Piano, piano, lentamente si incomincia a reputare più utile e talvolta necessario un esame periodico, atto a verificare lo stato di salute dell'economia e in particolar modo della finanza, un vero e proprio check up che sino ad oggi si è limitato ad una serie di stress test, particolarmente fantasiosi alquanto lontani dalla realtà, che lasciano il tempo che trovano, in particolare per quanto riguarda l'occupazione.
Ma i migliori check up dell'economia ce li forniscono giornalmente alcuni sondaggi che talvolta non sono certo quelli ufficiali, quelli che abbisognano di una versione particolare della realtà!
Come ho scritto nell'ultimo post..... dimenticate le meraviglie che analisti e giornalisti in questi giorni vi racconteranno sulle spese di un mondo che deve ritrovare il suo equilibrio, un mondo perduto, quello dei consumi, soggetto ad una nemesi "deleveraging" inarrestabile.
E puntuale è arrivato uno dei tanti check up della realtà, una realtà che questo sistema si ostina a dipingere in maniera diversa, ma che chi analizza ha il dovere di dipingere con colori reali anche se soggettivi.
"... Le vendite al dettaglio nel lungo weekend di Thanksgiving chiamato Black Friday sono andate molto peggio di quel si e' voluto far intendere, secondo l'istituto di statistica e sondaggi americano Gallup. In una rilevazione appena pubblicata, risulta che durante lo scorso weekend la spesa dei consumatori Usa in negozi, ristoranti, pompe di benzina e acquisti online e' stata in media di $69 al giorno per persona, esattamente come la settimana precedente. Tuttavia rispetto al weekend di Thanksgiving del 2008 si e' verificato un crollo di -25%, nonostante l'anno scorso si fosse nel pieno della crisi finanziaria. I consumatori americani, secondo Gallup, nel 2008 spesero in media $92 al giorno. ... WALL STREET ITALIA
In attesa dei dati relativi alla disoccupazione americana di domani, la favola della crescita economica che il buon Bernanke continua a raccontare, subisce l'ennesimo ed inquitante confronto con la realtà, una realtà che si evidenzia in un nuovo decennio perduto nell'occupazione privata. Abbiamo già visto lunedi ed ora anche ieri che nonostante il PIL del terzo trimestre sia cresciuto solo grazie ad una dose massiccia di stimoli monetari e governativi. gli ISM segnalano l'inizio della fine delle favola della ripresa economica. Abbiamo bisogno di ristrutturare questo sistema, prima di pensare a riprendere il mare con lo stesso veliero che fa acqua da tutte le parti, con al timone gli stessi capitani che ci hanno portati contro gli scogli e i banchi di sabbia della Madrea di tutte le crisi.
Abbiamo già visto alcuni mesi fa e recentemente come l'economia americana, spesso evidenziata da un percorso da montagne russe con annesso l'ultimo giro della morte, in questi ultimi dieci anni nella realtà non ha prodotto un solo posto di lavoro reale.
Sul WSJ on line, troviamo che oggi gli Stati Uniti producono minori posti di lavori privati rispetto ad un decennio fa, come nel caso del mese di agosto. Nel mese di ottobre ad esempio, le aziende del settore privato hanno assunto 108.401 milioni di lavoratori, un milione in meno rispetto ad ottobre 1999, quando erano impiegati 109.487 lavoratori.
Dal 1939 quando è iniziato il monitoraggio dell'occupazione da parte del BLS, ma ciò era accaduto! Mai! Il WSJ sostiene che ci vorranno mesi se non anni per colmare questa lacuna, ma come abbiamo visto spesso non c'è ancora la reale percezione di quanto è successo.
Ci si chiede come è possibile spiegare il divario, identificando nelle due recessioni dell'ultimo decennio la causa principale. Inutile ricordare l'imponente aumento della produttività di questi anni, inutile rispolverare il grande dogma che ha permesso maggiori profitti tagliando l'occupazione. Nel lungo periodo si sostiene che questa conbinazione porta ad incrementi di reddito ma i costi a breve termine sono sempre più debilitanti. Solo la produzione di due milioni di posti di lavoro da parte del governo hanno permesso di ottenere un risultato complessivo positivo. Abbiamo distrutto le nostre industrie manifatturiere nel nome della produttività e della concorrenza, abbiamo tranciato milioni di posti di lavoro che naturalmente hanno intrapreso la strada dell'occidente, dei paesi emergenti, di quella forza vitale che è nascosta in paesi immensi, spesso sconosciuti.
15 Stati americani, hanno preso in prestito 15 miliardi di dollari per pagare i sussidi di disoccupazione e almeno 9 sono in difficoltà nei pagamenti, si i sussidi scendono, ma lentamente, troppo lentamente al punto tale che probabilmente resteranno strutturalmente alti per oltre un decennio.
Non mi avventuro a fare previsioni per il numero di anime che hanno perso il lavoro nel mese scorso, gli analisti sussurrano 100.000, l'oracolo Goldman Sachs conferma, ma tramite Reuters ci racconta anche che l' outlook per il 2011.....
The key features of our 2011 outlook: (1) a strengthening in growth from 2.1% on average in 2010 to 2.4% in 2011, with real GDP rising at an above-potential 3½% pace in late 2011; (2) a peaking in unemployment in mid-2011 at about 10¾%; (3) extremely low inflation – close to zero on a core basis during 2011; and (4) a continuation of the Fed's (near) zero interest rate policy (ZIRP) throughout 2011.
Un picco della disoccupazione addirittura nel 2011, con un'inflazione estremamente bassa e la politica monetaria che vola radente il suolo. Oggi i check up intermedi farebberpo pensare ad un miglioramento, ma ho i miei dubbi che possa arrivare sino alla perdita di "soli" 100.000 posti di lavoro, sempre che il demenziale modellino stagionale CES/NET BIRTH DEATH, con la sua proverbiale fantasia non continui ad aggiungere nuovi posti di lavoro fantasmi.
Destagionalizzando ogni dato recente e rapportandolo agli ultimi mesi dello scorso anno quando all'improvviso il mondo crollò, non vi è un solo indicatore, dalle abitazioni alle automobili, dall'occupazione alle vendite che non segnali una crescita anemica, fantasma, deludente da ogni punto di vista, stimolata da un'imponente liquidità e stimolazione governativa che ha sostanzialmente fallito. Per il momento l'ultimo indice ISM manifatturiero ne è l'evidenza empirica.
L'ultimo ""Black Book" della Fed sussurra che la crescita è stata modesta, i prezzi immobiliari sono piatti o stanno ancora calando, mentre le condizioni del mercato immobiliare commerciali sono deboli e in molti casi in continuo deterioramento. C'è ci dice che gli immobili garantiti dalla FHA saranno il futuro fenomeno subprime americano, in fondo, non c'è agenzia governativa americana che non sia stata infettata da questa imponenti crisi.
Ieri CalculatedRisk, un grande blog ha detto che l'audizione di Bernanke è stata molto povera se per affermare l'indipendenza della Banca Centrale un governatore si mette a parlare di deficit da tenere sotto controllo e se è tempo o meno di mettere in atto altre mosse fiscali per stimolare l'economia. Concordo, sono altre le cose di cui deve parlare Bernanke in questo momento, dare un'occhiata in casa propria e relazionare il suo fallimento. Secondo un sondaggio, il "Rasmussen report" solo il 21 % degli americani vorrebbe continuare a lasciare il timone della politica monetaria in mano a Bernanke, non c'è che dire un messaggio di fiducia esaltante!
Ieri il senatore Bunning, ha identificato Bernanke con l'azzardo morale stesso e in fondo non ha poi tutti i torti...
ANSA) - ROMA, 3 DIC - "Come presidente della Fed lei e' stato un fallimento, non e' riuscito a prevedere lo scoppio della bolla immobiliare e sul caso Aig dovrebbe ritornare a Princeton per studiarne una soluzione". E' il torrente di accuse rivolto dal senatore repubblicano del Kentucky Jim Bunning al presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, durante l'audizione alla commissione bancaria del senato Usa, secondo quanto scrive Bloomberg. Nel suo attacco al presidente della Fed, Bunning ha aggiunto che Bernanke ha trasformato l'istituto centrale Usa in una ramificazione del Tesoro e ha creato un sistema bancario fatto di "zombi". Bunning fu l'unico senatore ad opporsi alla nomina di Bernanke a capo della Fed nel 2005. (ANSA).
Non ho idea di come si evolverà la telenovela della conferma di Bernanke, ma almeno qualche dubbio, qualche crepa nelle sicurezze della sua riconferma si sta aprendo. Come ho scritto ieri nei commenti, comunque vada la nemesi continua, tolto il timone a Bernanke, il capitano......Summers, Larry Summers è pronto ad assumere il comando e se penso al ruolo che ha avuto nella distruzione di ogni barriera costruita nella Grande Depressione per arginare l'esaltazione finanziaria, per esaltare la deregulation, mi vengono i brividi........dove sei cara Yanet Yellen, dove sei altra metà del cielo!
Una donna al timone, Yanet Yellen, attuale governatrice della Fed di San Francisco, fed regionale da dove escono le migliori analisi degli ultimi mesi; ecco cosa ci vorrebbe, l'unica che sino ad oggi ha dato almeno l'impressione di avere compreso quanto è accaduto, esplorandone le origini attraverso Fisher e Minsky.
Non certo come quel simpatico ragazzo di nome Plosser, governatore della Fed di Philadelphia che si agita per raccontarci che l'inflazione è sempre e solo un fenomeno monetario e che il basso utilizzo delle risorse e della capacità produttiva non è un indicatore molto affidabile per l'inflazione.
Certo abbiamo un oceano di consumi, l'occupazione che assomiglia ad una catena di montaggio che produce lavoro giorno e notte, il debito è sparito e le aziende riducono la produzione solo per assecondare la produttività, tagliando il lavoro e rinunciando a qualsiasi tipo di investimento, solo perchè terrorizzate da questa imponente "asset inflation". Caro Plosser, l'inflazione è sempre e solo un fenomeno "soggettivo" nella Madre di tutte le crisi, un fenomeno che Voi banchieri centrali, amate aizzare per preservare sempre e solo le vostre ideologie e gli interessi corporativi, ma questa volta mi dispiace dovrete attendere molto di più di quello che siete in grado di immaginare. Certo i tassi saliranno, anche in Giappone salivano ma alla fine sono rimasti per un paio di decenni, vicini al livello dell'oceano.
Sento spesso parlare di Weimar, di iperinflazione, lasciamo perdere, non è nelle stelle neanche con l'immaginazione. Dopo questa imponente "debt deflation", deflazione da debiti, che è nella realtà senza alcun bisogno di check up, probabilmente assiteremo ad un ritorno dell'inflazione, un alto livello di inflazione, ma non oggi, ne domani, ne post domani, ma dopo che la Madre di tutte le crisi avrà ripulito il sistema da un eccesso generalizzato di capacità produttiva, di debito e avrà ristabilito una nota stonata, quella che nessun orecchio sembra voler sentire, quella della ......
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