Mentre la maggior parte dei piccoli cigni non osano abbandonare la madre, c'é un ribelle che preferisce l'indipendenza. Gli altri osservano perplessi. Mentre la massa degli investitori é felicemente riunita sul carrozzone del rialzo si notano i primi abbandoni. Vedremo chi ha ragione nel prossimo futuro.
Ieri le borse europee sono oscillate senza costrutto seguendo gli impulsi forniti dall' America e dai dati economici. Hanno terminato la seduta in guadagno anche se le plusvalenze sono state al di sotto delle aspettative. A Wall Street é successo poco. L'S&P500 ha guadagnato un punto muovendosi in un range ristretto di 5 punti. Forti invece trasporti e tecnologia. La nostra opinione tecnica é invariata: "È evidente che, malgrado la situazione di ipercomperato e la scarsa partecipazione, gli indici azionari non vogliono più correggere. È questo un segno evidente che ci avviciniamo alla fine del lungo rialzo iniziato il 6 marzo dell'anno scorso. I mercati sono ormai arrivati alla fase esaustiva di questo movimento. Non ci saranno più correzioni né ritracciamenti superiori ai tre giorni fino al raggiungimento di un massimo definitivo." Per quel che riguarda gli obiettivi vi abbiamo dato questa indicazione: "Sembra che il top non sia imminente. Prepariamoci quindi ad un'ulteriore salita dell'S&P500. Abbiamo definito un range tra i 1200 ed i 1270 punti per il massimo definitivo di questo lungo rialzo." Stamattina le borse asiatiche sono a sorpresa deboli. I futures americani scendono del -0.5% e anche l'apertura in Europa sarà in calo. Oggi scadono le opzioni di aprile. In teoria non dovrebbe succedere molto ma proprio per questo potrebbe essere il momento ideale per un forte movimento. Il cambio EUR/USD stamattina é sceso a 1.3545. Il cambio potrebbe nelle prossime settimane risalire fino a 1.38 prima che il ribasso riprenda in direzione 1.30. L'oro é stabile a 1154 USD/oncia e resta sotto la resistenza a 1160 USD. Prossimamente dovrebbe seguire un tentativo verso l'alto. La rottura di questa resistenza segnerà l'inizio di una nuova gamba di rialzo a medio termine con obiettivo 1220 USD.
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Passiamo ora ad esaminare la situazione (charts a sei mesi) dell'S&P500.
L'S&P500 (+0.08% a 1211 punti) non si é mosso. La fase esaustiva del rialzo segue le nostre previsioni: "Durante il fine settimana abbiamo precisato il nostro scenario per la fase finale di questo lungo rialzo dal minimo del marzo 2009. Abbiamo fissato un range 1200-1270 punti nel quale il rialzo si esaurirà senza più correggere."
Scenario 2010 (aggiornato a marzo 2010) Nel corso del 2010 ed al termine di alcuni mesi di distribuzione prevediamo una sostanziale correzione delle borse dopo il rally di marzo 2009 - gennaio 2010. Probabilmento l'S&P500 toccherà nel corso di quest'anno un minimo tra i 740 ed i 820 punti. La performance annuale dovrebbe essere negativa e l'S&P500 dovrebbe terminare il 2010 intorno ai 900 punti. Ora che la recessione sembra alle nostre spalle, le stime ufficiali per per gli utili operativi 2009 (al 3 novembre 2009) delle societâ dell'S&P500 sono risalite a 56.22 USD. Quelle per il 2010 sono addirittura al'incredibile livello di 74.99 USD. Capitalizzando gli utili 2009 con un P/E normale di 15/16 si arriva ad un valore teorico dell'S&P500 di 900 punti. In questi dati é però scontato un recupero marcato dell'economia ed un forte aumento degli utili delle imprese. Ricordiamoci che gli utili operativi 2008 delle società dell'S&P500 sono stati di 15.09 USD. Debitiamo inoltre che i dati relativi al 2010 siano realistici. In America si differenzia tra Operating Earnings (i guadagni ripuliti da tutti quelli che il Management definisce perdite o guadagni straordinari) e i Reported Earnings (che sono i soldi guadagnati o persi dalla società indipendentemente dalla loro provenienza o causa). Fino all'inizio del 2000 tra questi due valori le differenze erano trascurabili. Poi é arrivata la moda di definire tutte le grandi perdite come eventi straordinari che non vengono più attribuiti alla normale attività della società. Il risultato é una sovrastima sistematica dei guadagni. Una prova? Le stime ufficiali per i Reported Earnings 2010 per l'S&P500 sono a 45.50 USD (contro i 74.99 USD di Operating Earnings). La capacità delle società di generare profitti viene sistematicamente gonfiata. Se un giorno gli investitori aprissero gli occhi si renderebbero conto che una oggettiva valutazione dell'S&P500 con i tassi d'interesse sul USTB a 10 anni al 3.70% (stato ad inizio marzo 2010) é sui 790 punti (nostro calcolo). Immaginatevi cosa potrebbe succedere se i tassi d'interesse aumentassero! Ammettiamo che stimare ora correttamente gli utili delle società e determinare un giusto rapporto P/E per capitalizzare questo valore é un'impresa ardua. Troppe sono le variabili e le incognite. La nostra valutazione tecnica e fondamentale é però che i 1150 punti di S&P500 raggiunti a gennaio 2010 corrispondono ad una sopravalutazione. La prossima dovuta sostanziale correzione ci dirà a quale punto si trova la congiuntura mondiale.
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DI MARCO DELLA LUNA
nuke.lia-online.or
FONTE: EURASIA–RIVISTA.ORG
In un’intervista a RussiaToday, l’economista ed analista geopolitico William Engdahl, frequente contributore a “Eurasia”, parla della crisi greca, del coinvolgimento delle grandi banche statunitensi, del futuro dell’eurozona e del ruolo geopolitico dell’Europa. (Sintesi dell’intervista a cura di Francesco Rossi)
Prendendo spunto da una celebre affermazione dell’allora segretario di Stato nordamericano Henry Kissinger, secondo il quale “chi controlla il petrolio controlla le nazioni, chi controlla il cibo controlla le popolazioni, chi controlla il denaro controlla il mondo intero”, William Engdahl introduce il suo ultimo libro, Gods of Money (“Gli dei del denaro”), un’opera frutto di una trentennale ricerca dell’autore sugli sviluppi del sistema economico e finanziario internazionale basato sul dollaro.
Nella foto: William Engdahl
Già dall’emergere dell’attuale crisi nell’agosto 2007, sostiene Engdahl, è apparso evidente come la Federal Reserve, il Tesoro americano ed il Congresso siano stati pronti a salvare e sostenere (con trilioni di dollari dei contribuenti) le banche di Wall Street responsabili, con i loro comportamenti fraudolenti ed ingannevoli, della crisi stessa. In una recente intervista ad un quotidiano londinese, il CEO di Goldman Sachs avrebbe addirittura affermato “noi siamo semplicemente banchieri che svolgono il lavoro di Dio”, espressione significativa che rivela il modo di porsi dell’élite finanziaria nei confronti della società e del mondo: in un’espressione, al di sopra della morale.
Circa la crisi che sta investendo l’area euro, continua Engdahl, occorre inserirla nella giusta prospettiva e nelle corretta proporzione, anche quando ci si riferisce ai cosiddetti PIGS (Portogallo, Irlanda/Italia, Grecia e Spagna). Il centro di gravità dell’attuale crisi è e rimarrà New York, in particolare Wall Street ed il sistema basato sul dollaro. Subito dopo, per importanza, vengono la City di Londra e la sterlina. In confronto a questi due centri economico/finanziari, quello che accade in Grecia assomiglia a nulla più di una “tempesta in una teiera”. L’attivazione di tale tempesta è certamente “politica” ed è stata opera di quegli stessi “gods of money”, Goldman Sachs, JP Morgan, Citigroup, che influenzano fortemente agenzie di rating quali Moody’s, Standard and Poor’s e Fitch. In un momento di enorme pressione sul dollaro, nel novembre 2009, queste agenzie abbassarono la loro valutazione sul credito ellenico, esponendo il fatto che la Grecia avesse manipolato i propri conti per riuscire ad entrare nella zona euro nel 2002. Ironia della sorte, proprio JP Morgan e Goldman Sachs (il principale consigliere finanziario del governo Papandreou, salito al potere nell’ottobre 2009) avevano aiutato Atene a porre in essere queste operazioni di cosmesi finanziaria.

