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Scritto da Matteo Cazzulani | |
lunedì 29 marzo 2010 | |
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http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=28106
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Scritto da Matteo Cazzulani | |
lunedì 29 marzo 2010 | |
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Mentre vi accingete ad andare a votare, e ad effettuare la drammatica scelta tra zuppa e pan bagnato, vi propongo una riflessione su questo bel grafico pubblicato da Der Spiegel (cliccate per ingrandirlo):
Si tratta, come potete vedere accanto, dei soliti PIIGS, tra i quali si annovera anche l'Italia. E sono le scadenze del debito pubblico: nel mese di Aprile, saranno circa doppie rispetto al mese di Marzo, 70 miliardi di euro entro Maggio nel caso italico. Il doppio anche rispetto ai nostri inseguitori, come la Spagna.
Magari è la volta buona che riusciamo a spezzare le reni alla Grecia.
Dopo l’iniziale reazione positiva dei mercati al piano di ristrutturazione di Dubai World, cominciano ad arrivare i primi dubbi. A lanciarli, ieri, è stata la banca americana JPMorgan Chase, che ha spiegato come l’operazione possa risultare «negativa» per gli istituti finanziari creditori, dal momento che la restituzione dei capitali sarà finanziata prevalentemente attraverso la vendita di asset.
Dubai World, holding di proprietà dello Stato, sta chiedendo infatti a chi le ha fornito in passato linee di credito di aspettare circa otto anni prima di ricevere indietro il denaro, nell’ambito di un complesso programma da 23,5 miliardi di dollari annunciato la scorsa settimana. «Non c’è traccia di alcuna garanzia governativa sul ripianamento del debito - ha spiegato all’agenzia Bloomberg Zafar Nazim, analista londinese di JPMorgan -. Da parte dell’esecutivo saranno iniettati solamente 1,5 miliardi di dollari in contanti al fine di supportare i creditori. Per cui è tutto subordinato alla vendita di asset e ai dividendi».
Una visione pessimistica, dunque, che contrasta con le prime reazioni giunte giovedì scorso, quando furono resi noti i primi dettagli del piano. Tra questi, ad esempio, c’è la richiesta a chi ha prestato i propri capitali al braccio immobiliare della società degli Emirati Arabi Uniti, la Nakheel PJSC, di ristrutturare il debito.
http://www.valori.it/italian/finanza-globale.php?idnews=2194
Non si arresta l’emorragia occupazionale delle società finanziarie inglesi. Le financial-services companies, infatti, potrebbero arrivare a tagliare 17 mila posti di lavoro nei primi sei mesi di quest’anno, nonostante la lenta uscita dal momento peggiore della crisi. A spiegarlo è la Confederation of British Industry, il cui dirigente Ian McCafferty ha precisato come circa 10 mila persone possano aver già perso il proprio posto nel primo trimestre, e altre 7 mila si prevede siano costrette a farlo nei successivi tre mesi.
I dati sono contenuti in un rapporto pubblicato questa mattina dalla CBI insieme a PricewaterhouseCoopers, nel quale si sottolinea come i livelli occupazionali siano ancora «in una fase negativa». Nonostante ciò, specifica McCafferty, gli istituti finanziari hanno registrato un incremento dell’ottimismo nei loro confronti, a partire dallo scorso mese di dicembre, soprattutto grazie al ritorno alla profittabilità.
Complessivamente, dall’inizio della crisi il numero di lavoratori impiegati nei servizi finanziari che sono stati cancellati dai libri paga è stato pari a 116 mila, su circa un milione di persone occupate nel settore.
http://www.valori.it/italian/finanza-globale.php?idnews=2198