Cielo nero, aria velenosa, tumori, neonati deformati, minatori mutilati e morti premature: questa l’agghiacciante realtà della città più inquinata del mondo. Linfen, che ospita circa 4 milioni di abitanti e tantissime miniere di carbone, rappresenta l’altra inquietante faccia della crescita economica della Cina: la distruzione dell’ambiente, nonché della salute umana.
Nelle mattine d’inverno lo smog è talmente fitto che un visitatore è in grado di vedere appena 100 metri più avanti. Gli edifici scompaiono nella nebbia. Nei templi antichi, i Buddha sono anneriti dalla polvere di carbone. Il sole è appena visibile nel cielo scuro.
Linfen è una città fantasma, abitata da persone che si profilano nello smog come presenze spettrali.
Soprannominata negli anni ’80 “la moderna città della frutta e dei fiori” e rievocata da un’antica leggenda come la capitale di un remoto regno esistente fino a 4000 anni fa (lo Yan), oggi Linfen è tristemente conosciuta come la città più inquinata del mondo.
Situata sul fiume Fen, nello Shanxi meridionale, Linfen ospita circa 4 milioni di abitanti e grandi miniere di carbone, legali e non, da cui annualmente vengono estratte 650 milioni di tonnellate di carbone (pari a due terzi del fabbisogno nazionale). Nei dintorni delle miniere sono sorti edifici e fabbriche di ogni genere: stabilimenti siderurgici, raffinerie, fonderie e anche industrie alimentari, che consumano 50 milioni di tonnellate di carbone all'anno.
La città è popolata da gente modesta: minatori, operai ed ex-contadini che vivono in misere abitazioni. Al contrario, i proprietari delle miniere stanno ben attenti a tenere le dovute distanze da questa tetra realtà: vi si avvicinano soltanto un paio di volte alla settimana, per conteggiare i succulenti profitti. I benestanti boss del carbone, infatti, hanno acquistato lussuose ville nelle località marittime, distanti circa 12 ore di auto da Linfen, dove l’aria è fresca e pulita.
I ricchi padroni possono permettersi di scappare dallo smog, tutti gli altri sono troppo poveri per poter fuggire.
Il 52 per cento delle falde acquifere è compromesso in modo irreversibile.
L’acqua, impiegata in grandi quantità nelle industrie e nelle miniere, scarseggia nelle abitazioni comuni. Ceneri, monossido di carbonio, azoto, arsenico, piombo: nell’aria e nell’acqua sono disperse oltre 200 sostanze tossiche.
Gli anziani di Linfen trascorrono le giornate chiusi in casa, per la paura di respirare l’aria nelle strade. I ragazzi sono cresciuti senza aver mai visto le stelle di notte a causa della foschia.
Gli automobilisti sono costretti ad accendere i fari anche di giorno. La gente per le strade indossa sempre abiti scuri, i vestiti chiari diventano inevitabilmente neri, così come si anneriscono le mascherine bianche che tutti indossano. Il veleno oltrepassa gli indumenti e logora, inevitabilmente, i corpi degli sventurati cittadini.
“Quando tossisco il prodotto dei miei polmoni è catarro nero”, dice un abitante di Linfen.
Gli ospedali sono affollati da pazienti che soffrono di bronchite, polmonite e altri problemi respiratori. Moltissime persone hanno la tosse perenne. Tre milioni di individui risultano contaminati. L’avvelenamento da piombo è una delle malattie più diffuse tra i bambini. Il tasso di neonati malformati è il più alto del Pianeta, per non parlare dell’incidenza del cancro ai polmoni.
Ogni anno tantissima gente muore prematuramente per problemi respiratori causati dall’inquinamento. Chi non viene ucciso dal veleno, perde la vita nelle miniere. Negli ultimi tre anni sono morte 470 persone in 49 disastri.
Negli ultimi mesi, tuttavia, qualcuno ha deciso di portare alla luce questa infernale realtà.
Il fotografo Lu Guang ha ritratto quell’aria nera, le miniere ed i campi inceneriti. Soprattutto, però, Guang ha fotografato la gente. Le immagini di bambini ed adulti devastati dalle malattie o mutilati nei crolli hanno scioccato una miriade di persone che, nel giro di poche ore, hanno espresso online la loro rabbia ed il proprio dispiacere. Così svelata, questa drammatica realtà è apparsa come un prezzo troppo alto da pagare per la crescita economica. Anche le autorità di Pechino si sono allarmate.
Un mese fa, quindi, il governatore dello Shanxi ha annunciato che entro breve tempo le società minerarie della regione saranno ridotte da 2.200 a 100, le miniere passeranno da 2.600 a 1000 e verranno adottate misure elementari contro gli infortuni e regole anti-corruzione.
Se gli interessi economici verranno messi da parte, forse a Linfen tornerà a spendere il sole. Nel frattempo, in questa buia città, la luce è soltanto un miraggio.
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