Spotlight on the Non-Recovery in Texas; Heads Still Buried In The Sand

Here are a pair of articles about the recovery in Texas that simply did not happen. Please consider New data, new story on jobs.

For much of 2009, Central Texas business leaders hung their hats on reports that showed, even in a recession, Austin was still adding jobs. Turns out there was a problem with those positive reports: They were wrong. Revised figures show Austin lost more in '09, and numbers began to decline earlier than thought. The revised data also show that Texas as a whole had a tougher job market last year than thought. The state lost 354,000 jobs in 2009, which is 78,000 more than the 276,000 previously estimated, according to the updated data. The commission and its counterparts around the country revise their job data each year based on newly available information from employers' tax records that show how many people were on payrolls. The monthly numbers are estimates, based on surveys from employers. The California Employment Development Department on March 1 reported the state had lost 292,000 more jobs in 2009 than officials had thought; the new estimate is 871,000 jobs cut, compared with the earlier estimate of 579,000. Oregon reported losing 28,000 more jobs in 2009 than previously estimated.
Texas cannot escape budget shortfall It goes to figure when unemployment is soaring, tax revenues will drop off. And so they did. Please consider Officials: State cannot escape budget shortfall.
The Texas economy seems to have turned a corner, but the improvement will not be enough for the state to avoid a significant shortfall in the next budget, state officials said Monday. Sales tax collections are slowly picking up as more jobs are added in Texas, said John Heleman , the Texas comptroller's chief revenue estimator. In February, the state's sales tax collections were down 8.8 percent compared with the same month a year earlier. Though still in the red, the February figure looked better than the previous months' double-digit decreases that have put the state 13 percent behind last year's collections six months into the budget year. "One month certainly doesn't make a trend, but it is encouraging to see that we are beginning to move in the right direction," said Heleman, who added that he expects to see sales tax growth starting this summer. The state's sales tax revenue collection is a key indicator of Texas' fiscal health because that money fills more than half of the state's general revenue fund, which pays for expenses such as education, health care and prisons. Even so, the state's budget shortfall is expected to be about $11 billion at a minimum and could reach as high as $15 billion, John O'Brien, the executive director of the Legislative Budget Board, told the House Appropriations Committee.
Heads In The Sand It is pretty amazing when you can put a positive spin on horrendous data like this: "In February, the state's sales tax collections were down 8.8 percent compared with the same month a year earlier. Though still in the red, the February figure looked better than the previous months' double-digit decreases that have put the state 13 percent behind last year's collections six months into the budget year." Good Grief. Nationally, retail sales for February 2009 were completely shell-shocking horrendous, and December 2009, and January 2010 figures were revised lower. Please see Please consider Stimulus About To Wither On Vine; A look At February Retail Sales for details. Texas could not even beat remarkably easy year over year comparisons, at least judging from national sales numbers. Regardless, there should be no conceivable way to spin that data positive, yet John Heleman, the Texas comptroller's chief revenue estimator, managed to do just that. Mike "Mish" Shedlock http://globaleconomicanalysis.blogspot.com

Un progetto anti-Keynes

Le misere condizioni in cui versa l'economia mondiale sono in larga parte attribuibili alle politiche keynesiane attuate dai governi occidentali. Con l'avvicinarsi dell'inevitabile collasso, Gary North ha pensato bene di adoperarsi per cominciare uno smascheramento sistematico della grande truffa chiamata Teoria Generale e dei suoi adepti, se possibile ancora più dannosi dello stesso Keynes. Se evitare il tracollo non è possibile, capire da cosa è derivato è almeno augurabile. ___________________________ Di Gary North L'11 marzo, ho parlato all'annuale Conferenza degli Studi Austriaci, promosso dal Ludwig von Mises Institute. Vedere tanti membri da non poter entrare in una sala è stato gratificante. Il Mises Institute è una struttura ad alta tecnologia. Hanno installato una videocamera ed il discorso è apparso su monitor in altre sale. Sarà anche online entro pochi giorni. Gratis. D'ora in poi chiunque nel mondo ha accesso alla rete potrà vederlo. Questo è un ottimo modello per la comunicazione e l'educazione. Il mio soggetto era “Keynes e la sua influenza.” Il mio obiettivo è di reclutare una mezza dozzina di giovani studiosi intelligenti per cominciare un progetto collettivo per la confutazione frase per frase della Teoria Generale dell'Occupazione, dell'Interesse e della Moneta di Keynes (1936). Ho approntato una sezione del mio sito web a questo scopo. Ho provato a dimostrare quattro punti principali nel mio discorso.
  1. L'influenza di Keynes è stata indiretta (mediata).
  2. La sua eredità sarà presto unicamente vulnerabile.
  3. Soltanto gli austriaci hanno previsto la recessione del 2008.
  4. È tempo per una confutazione completa di Keynes
IL PIÙ INFLUENTE ECONOMISTA MODERNO Non ci sono dubbi che John Maynard Keynes sia stato l'economista più influente nel ventesimo secolo. Tuttavia la sua influenza è stata differente da quella che gli economisti e l'intellighenzia hanno creduto. In un'intervista filmata del rivale principale di Keynes nel 1935, ma non nel 1965, F. A. Hayek, un economista della scuola austriaca, fece un'osservazione importante. Keynes era influente nel 1946, l'anno della sua morte, ma la sua influenza non era ancora schiacciante. Questo è accaduto più tardi. Hayek non disse quanto più tardi. Accadde in cinque anni. Potete vedere il video qui. La chiave per l'influenza di Keynes fu il manuale del 1948 scritto da Paul Samuelson, Economia. Esso divenne il testo universitario di economia più ampiamente assegnato. Non ha avuto concorrenza importante per almeno tre decadi ed anche i suoi concorrenti erano di vedute keynesiane. Samuelson promosse le idee di Keynes, ma usò una forma molto diversa. Non citava Keynes per esteso. Presentò quella che da allora è stata chiamata sintesi neo-keynesiana. Applicò il principio fondamentale di Keynes di spesa di deficit nella Grande Depressione all'economia generale in un mondo post-depressione. Provò a rendere davvero generale la Teoria Generale, cosa che il libro non era stato. La Teoria Generale era altamente specifica. Era un programma progettato per contrastare il calo della spesa e della massa monetaria in un'era in cui non c'era assicurazione di governo per i fallimenti bancari o dei loro depositanti. Era un programma per controbilanciare la tesaurizzazione diffusa della valuta. A partire dal giorno in cui venne creata la FDIC nel 1934, le banche americane smisero di fallire e la massa monetaria cominciò ad aumentare. Keynes scrisse il suo libro dopo questa transizione negli Stati Uniti. Il libro era una difesa teorica delle politiche che già erano state adottate negli Stati Uniti e nell'Europa occidentale e che la Seconda Guerra Mondiale avrebbe intensificato: spesa di deficit, massiccia inflazione e un'ampia espansione del ruolo del governo nell'economia. Non è così che i keynesiani hanno raccontato la storia. Ma è così che la storia dev'essere raccontata. Sto cercando di reclutare economisti e storici che dedichino parecchi anni di ricerca per farlo. La “Teoria Generale” di Keynes è stata a lungo un libro non letto posato sugli scaffali dei dottorandi e dei professori di economia. Nessuno l'ha letta davvero a parte gli specialisti di storia del pensiero economico. Il libro è quasi illeggibile. Confrontato ai suoi libri e saggi precedenti, è illeggibile in modo unico. Non vediamo le sue formule citate come prova delle politiche contemporanee o delle politiche suggerite. La letteratura citata nelle note a piè di pagina degli economisti è ciò che possiamo legittimamente chiamare keynesiana, ma questa letteratura è un'estensione del lavoro di Keynes, non il vero lavoro di Keynes. Se Keynes approverebbe o meno ciò che viene consigliato in suo nome è cosa discutibile. Hayek parlò a Keynes poche settimane prima che morisse. Secondo Hayek, Keynes non era soddisfatto degli sviluppi che venivano offerti nel suo nome. Keynes era sempre stato un oppositore dell'inflazione. I suoi lavori precedenti mettevano in guardia ripetutamente contro la minaccia dell'inflazione. Tuttavia, entro il 1945, l'inflazione era uno stile di vita in occidente. Dovremmo confrontare la Teoria Generale all'Origine delle Specie di Charles Darwin. I darwinisti citano raramente Darwin per sostenere i loro ultimi studi. Lo citano come il creatore dell'idea di evoluzione tramite selezione naturale. Gli attacchi alla reale esposizione di Darwin vengono dismessi dai suoi seguaci come irrilevanti. Troviamo un'intera scuola di darwinisti che predica un'idea opposta a ciò che Darwin ha insegnato: “l'equilibrio punteggiato.” Darwin credeva nei cambiamenti minimi durante lunghi periodi di tempo. Essi credono nei cambiamenti enormi in brevi periodi. Eppure, si definiscono darwinisti. Perché? Perché credono nella sua grande idea: la causa senza scopo e casuale antecedente all'uomo. Lo stesso è vero per la Teoria Generale di Keynes. Fu l'idea primaria di Keynes a dominare il pensiero agli economisti: deficit del bilancio pubblico come mezzo per il superamento delle crisi economiche. Per quanto riguarda le semplici formule e concetti nel presenti nel libro, gli economisti moderni li citano raramente nelle pubblicazioni professionali. Se uno o più punti specifici del libro vengono confutati, i suoi sostenitori lo stralciano. L'influenza di Keynes si riferisce all'unica grande idea, proprio come quella di Darwin. I punti specifici del libro oggi sono dimenticati, come la sua dichiarazione che il governo potrebbe piazzare delle bottiglie piene di soldi, seppellirle e lasciare che i lavoratori scavino e le estraggano per vivere. Disse anche che costruire l'equivalente delle piramidi egizie avrebbe contribuito a ristabilire la prosperità. Ci credeva davvero. I suoi discepoli non fanno riferimento a questi passaggi. Una volta pressati dai critici, li scartano come semplice retorica. Erano retorici, ma non soltanto retorici. UN'EREDITÀ VULNERABILE Oggi, i keynesiani insistono che il loro uomo aveva ragione. Si prendono il credito per il recupero della fine del 2009, come ci fosse stato. Questa asserzione è accettata ampiamente. È così ampiamente accettata che Wikipedia gli dedica un articolo: “Risurrezione keynesiana.” Tuttavia la realtà è molto diversa dalla sua percezione. La soluzione di Keynes nel 1936 era un programma di deficit fiscali, accoppiato con una mite espansione monetaria in un momento di contrazione monetaria. Questi deficit di governo si supponeva avrebbero stimolato la spesa di consumo. Tuttavia il cuore del programma del governo degli Stati Uniti nel 2008 non è stato il programma di spesa di 787 miliardi di dollari. Piuttosto, è stato il precedente raddoppio della base monetaria della Federal Reserve, gli scambi a valore nominale della Fed della propria parte di debito del Tesoro commerciabile per beni tossici non commerciabili di proprietà dalle maggiori banche, il salvataggio di AIG ed i susseguenti 1,25 trilioni pompati in Fannie Mae ed in Freddie Mac, dopo la loro nazionalizzazione da parte di Henry Paulson nel settembre 2008. Niente di tutto ciò è keynesiano. Tutto ciò è inflazione monetaria ad hoc e sovvenzioni della banca centrale alle grandi banche. Keynes consigliava spesa e occupazione pubblica. Non consigliava i salvataggi delle grandi banche da parte della banca centrale. Si concentrava sulla politica fiscale, non sulla politica monetaria. Le maggiori banche sono state salvate con questi interventi. Le piccole banche continuano ad affondare, di venerdì sera in venerdì sera. L'industria bancaria complessivamente ha ceduto i propri prestiti ad imprese commerciali e industriali. Le banche hanno aggiunto oltre 1 trilione alle loro riserve eccedenti alla Fed, sterilizzando così la moneta. Questo è anti-keynesiano: una limitazione della spesa, quindi una riduzione della domanda aggregata in confronto a quella che sarebbe stata altrimenti. Il keynesismo come idea ha ricevuto un grave colpo – principalmente con la moneta fiat, non con i deficit federali. Sì, i deficit sono stati enormi, solo non in confronto alla creazione di moneta della banca centrale. I deficit sono senza precedenti, ovunque. Tuttavia il recupero dell'economia è criticato da ogni parte come debole. Se gli enormi deficit non stanno servendo da stimolo per un diffuso recupero, allora quanto credito dovrebbe ottenere Keynes? I keynesiani dicono che le politiche del governo hanno salvato l'economia mondiale dal crollo. Ma questo non è lo stesso del dire che le politiche hanno ristabilito la prosperità. Non l'hanno fatto. Ci sono state alcune proteste da parte degli economisti. Diverse centinaia di economisti accademici, per la maggior parte in oscure università, hanno protestato pubblicamente contro il pacchetto di stimolo. Ma nessun gruppo di economisti, tranne gli austriaci, ha detto nel 2008 che la Fed non avrebbe dovuto fare niente, che Fannie e Freddie avrebbero dovuto esser lasciati affondare e che la legge di stimolo avrebbe dovuto essere bocciata. Con quest'unica eccezione, l'intera comunità accademica degli economisti si è trasformata in un gruppo di ragazze pon pon per i salvataggi della Fed del 2008. Hanno venduto i loro diritti di nascita non-keynesiani per un piatto di zuppa della Federal Reserve. Il silenzio della professione dal 2008 in poi li ha intrappolati. Sono difensori del moral hazard, malgrado i loro timidi avvertimenti contrari. Se si riassumono gli scenari economici alternativi che abbiamo di fronte, è un Merle Hazard. Merle non è il suo vero nome. È un pianificatore finanziario di Nashville. Ha cominciato a farsi conoscere su YouTube nel 2009. Lui ed il suo socio, Bretton Wood, hanno cantato la domanda: “Sarà Zimbabwe o Giappone?” Finora, è il Giappone. I governi occidentali hanno reso chiara oltre ogni dubbio una cosa. Non intendono imporre gli alti tassi di capitali delle banche stabiliti dalla Banca per gli Accordi Internazionali. L'Unione Europea e la Banca Centrale Europea hanno inoltre indicato chiaramente che non faranno rispettare le regole della UE sul rapporto deficit-PIL. Oggi c'è solo una regola: “tassare e tassare, spendere e spendere, inflazionare e inflazionare.” Gli incombenti fallimenti dei governi occidentali e del Giappone stanno ora diventando più evidenti per il pubblico colto. Gli osservatori stanno diventando più austriaci nella loro percezione. Gli investitori non accettano emozionalmente questo piano d'azione, ma i numeri sono chiari. Prima o poi sarà necessario tagliare l'assistenza sanitaria statale, la previdenza sociale ed i sussidi di disoccupazione. È inoltre chiaro che la disoccupazione non sarà significativamente ridotta dall'attuale recupero. Gli strumenti keynesiani non stanno funzionando. Non hanno funzionato per una generazione in Europa, dove vivere con il sussidio di disoccupazione è permanente per il 10% della forza lavoro. Quando arriverà il crollo, la colpa sarà dei keynesiani. Hanno voluto il merito per il recupero e lo hanno ricevuto. Oggi stanno consumando il favore del pubblico. Lo pagheranno più avanti. “L'AVEVAMO DETTO!” I rappresentanti della scuola austriaca avevano predetto la recessione. Il momento clou è stato il dibattito di Peter Schiff con Art Laffer nel 2006. Schiff disse che un crollo era in arrivo. Laffer lo ridicolizzò. Grazie a YouTube, questa storia non sarà dimenticata. Non è mai bello andare dai perdenti e dire, “te l'avevo detto.” È molto meglio però andare dal grande pubblico, che è sempre alla ricerca di una guida, e dire, “gliel'avevamo detto.” Non convertite molto spesso i veri credenti ed i portavoce, ma potete minare la loro leadership. La teoria austriaca del ciclo economico è lo strumento che ha permesso a Schiff e ad altri, come me, di predire nel 2006 che una recessione avrebbe colpito nel 2007. È successo – nel dicembre del 2007. Gliel'avevamo detto. Questo rafforza le nostre credenziali, ma più importante, rafforza le credenziali di Ludwig von Mises. Egli pensava che la sola logica economica fosse tutto ciò che serviva per difendere una posizione. Ma nel dibattito politico è anche necessario avere i numeri che dimostrano che avevate ragione. Quando l'URSS crollò economicamente nel 1988, quindi perse la guerra afgana nel 1989 ed infine commise il suicidio nel 1991, il marxismo è morto. Tutte le note a piè di pagina nei libri marxisti non hanno più avuto alcuna importanza nell'accademia. Tutti i lamenti post-1991 dei marxisti secondo i quali l'Unione Sovietica in realtà non era mai stata davvero marxista sono stati ignorati. Perché? Perché i marxisti si erano presi i meriti per l'URSS per 74 anni. Avevano elogiato la pianificazione centrale dell'Unione Sovietica. Così, nel 1991, non poterono fuggire dalla nave sovietica che affondava in tempo per giustificare il sistema marxista. Entro il 1991, l'economia della Cina ruggiva grazie all'abbandono di Deng dell'economia marxista nel 1978. Questo lasciò soltanto l'Albania, la Cuba e la Corea del Nord. I marxisti non avevano più dove guardare per offrire la prova di un successo economico. Nel giro di una notte, diventarono oggetto di scherno nei campus universitari. Questo sarà il destino dei keynesiani quando i governi occidentali alla fine o falliranno oppure abbandoneranno i deficit e la moneta fiat. Chi si resterà ancora in piedi per rimettere insieme i pezzi intellettuali? Gli economisti della scuola di Chicago non hanno predetto il 2008. Non hanno protestato per i salvataggi della Fed di settembre e ottobre. Né l'hanno fatto gli economisti della scelta pubblica, gli economisti dell'aspettativa razionale, o gli economisti comportamentali. Si sono arrampicati tutti a bordo della buona nave Keynes, che era in effetti la buona nave Bernanke. Gli austriaci non l'hanno fatto. Gli Austriaci, pochi nel numero, sono gli ultimi uomini che sfidano i keynesiani. Questa è la loro grande occasione. Hanno atteso per molto tempo. ANDANDO ALL'OFFENSIVA IN MODO AGGRESSIVO Come disse W.C. Fields molto tempo fa, “non dare mai tregua ad un babbeo.” Questo si applica anche ai parassiti. Il keynesiano è un apologeta per la classe parassita: collettori di tasse, espansori del deficit e imbroglioni di ogni risma. Ho creato www.KeynesProject.com per contribuire a mobilitare le truppe guerrigliere in un assalto totale al fortino di Keynes. È un supplemento all'ampia collezione di libri e materiali gratuiti che si trovano su www.Mises.org, in particolare i libri nella sezione Bibliografia nell'Homepage. Bisogna attuare un assalto totale alla Teoria Generale che mostri quanto è illogica, frase per frase. In passato questo è stato fatto sporadicamente, ma non sistematicamente. Perché opporsi al sistema generale di Keynes significava commettere il suicidio accademico. Quando il tavolo sarà ripulito, si dovrà fare una valutazione sistematica della bibliografia post-Keynes. Ma questo è un lavoro troppo grande per una manciata di studiosi. Ci vorrà almeno un decennio per produrre una critica di base di Keynes. La mia speranza è che questo progetto sia pronto in tempo per la crisi prodotta dalle odierne politiche. Per persaudere la prossima generazione di economisti e di teste parlanti che Keynes si sbagliava, e che quindi i suoi apologeti sono e sono stati nel torto, abbiamo bisogno di due cose: (1) un corpo di materiale in tutti i media possibili che dimostri come la Teoria Generale fosse una truffa fin dall'inizio; (2) un'economia che soffre universalmente per gli effetti delle politiche che sono state giustificate in nome di Keynes. Dato che stiamo per ottenere la seconda, perché non lavorare alla prima? CONCLUSIONE Abbiamo vissuto nell'ombra di Keynes dal 1936. Quell'ombra ha oscurato l'accademia per oltre 70 anni. Keynes ha giustificato ciò che i politici ed i burocrati accademici stipendiati avevano sempre voluto: più potere per i politici ed i burocrati di ruolo. Keynes ha giustificato questo sistema parassita. Ora sta arrivando il conto. Gli elettori stanno per unirsi in una rivolta fiscale contro questo conto. Cercheranno una giustificazione. L'economia della scuola austriaca è oggi la meglio posizionata per offrire quella giustificazione. Per prendere una posizione ancora migliore, una più giovane generazione di economisti della scuola austriaca deve sviscerare pubblicamente la Teoria Generale.
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La fine è nota

Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, parlando al Forum di Confcommercio in svolgimento a Cernobbio, ha colto l’occasione per ribadire alcuni punti fermi (meglio sarebbe dire fissi) del suo pensiero. Ad esempio, che la globalizzazione sarebbe la vera madre della crisi: «Difficile definire la crisi ma comunque è una crisi profondissima. Una crisi che ha origini negli squilibri prodotti dalla globalizzazione: la scoperta economica dell’Asia ha prodotto effetti rivoluzionari cambiando in soli venti anni la storia del mondo» Come noto a (quasi) tutti, la crisi è stata innescata dagli enormi squilibri macroeconomici tra l’eccesso di consumo americano e l’eccesso di risparmio asiatico, indotti dal regime di cambi semifissi sorto dalle macerie della crisi asiatica del 1997. L’eccesso di risparmio dell’Asia (e della Germania, giusto per puntualizzare) in caccia di rendimenti elevati ma “sicuri” perché garantiti da alti rating ha incontrato il proprio destino nelle cartolarizzazioni e nei titoli strutturati di credito da esse generati: gli Abs, i Cdo, i Clo. Strumenti necessari per consentire alle banche globali di fare spazio nei propri bilanci a nuovi prestiti, quelli che permettevano ai consumatori americani di restare a galla e ad alcuni politologi occidentali di affermare che l’Europa arrancava dietro al Grande Motore a stelle e strisce. La fine è nota, ma non per Tremonti, per il quale la crisi si è invece prodotta dall’improntitudine asiatica di voler fornire paio di migliaia di calorie al giorno ad ognuno dei propri abitanti. Piccolo inciso pedante: il regime di cambi semifissi alla base dello squilibrio globale è stato ribattezzato “Bretton Woods II”; non a caso, Tremonti da sempre va cianciando di “una nuova Bretton Woods”, senza probabilmente sapere di che si tratti. Se per “Bretton Woods” si intende una situazione di cambi globali all’incirca fissi e tali da cristallizare squilibri e porre in incubazione nuove crisi abbiamo già dato, grazie. A Cernobbio il Nostro ha poi rispolverato il repertorio classico, come quello della crisi-videogame che cambia di livello è partorisce nuovi mostri. Ma c’è anche stato spazio per qualche piccola variazione sul tema. Ad esempio, Tremonti conferma che “la crisi non è finita, ci gira intorno”. E qui ci sembra di visualizzare plasticamente la pinna della crisi mentre solca il mare di guano in cui ci troviamo. Cavalchiamo l’ottimismo, dice il premier. Tremonti lo segue solo in parte, quando ricorre alla metafora del Titanic, dove i passeggeri di prima classe fanno la stessa fine di quelli della terza, quelli che “quando piove si può star dentro ma col bel tempo veniamo fuori”, per dirla con De Gregori. Ma l’approccio italiano alla crisi (non fare nulla, né riforme né stimoli) è stato vincente, secondo il ministro, per l’occasione trasformatosi in un ibrido tra un neo-hegeliano ed un post-socratico. “Siamo stati bravi a fare così, e rifiutare l’avventurismo, il deficitismo e il costruttivismo economico sperimentale”. E così spero di voi. Chissà se Tremonti un giorno riuscirà a capire che gli altri paesi (con la rilevante eccezione francese) non hanno fatto esattamente deficit spending ma sono “semplicemente” stati travolti dal loro deficit delle partite correnti e dall’implosione di consumi e immobiliare, che hanno abbattuto il gettito d’imposta. Ma sono dettagli. Poi Tremonti rispolvera il suo Opus Magnum, la riforma fiscale. Serviranno due-tre anni, dice. Conoscendo l’ultimo Tremonti, che è il gemello social-moralista del genio che partorì il Libro Bianco fiscale del 1994, siamo colti da sudori freddi. Una riforma fiscale degna di tale nome deve basarsi sui principi-cardine di massimizzare il gettito minimizzando le distorsioni ai mercati (avercene di mercati, in Italia!), senza cedere alla tentazione di microgestire l’economia secondo canoni “etici”. Che invece è proprio il virus che da qualche anno ha colpito Tremonti. Come potrà essere la riforma fiscale tremontiana, è già intuibile: basta rileggersi il fondamentale testo “La paura e la speranza“, è tutto scritto lì, pur se con riferimento alla Ue e non alla piccola Italia. Ad esempio, possiamo immaginare una stabilizzazione del cinque per mille. Oppure la rivoluzionaria proposta della “Detax” (sic), contenuta nel capitolo 8 del libro. In pratica, tutti gli esercenti che aderiscono ad iniziative “umanitarie” ed “etiche” (con un bel comitato a decidere ciò che è etico, immaginiamo) potranno tagliare di un punto l’Iva (nientemeno), a condizione che il cliente aderisca all’iniziativa, trasformando lo sconto in una offerta a favore delle iniziative del negoziante. Rivoluzionario, non trovate? Una raccolta di punti-fedeltà, originariamente prevista “per l’Africa”, come era scritto sulle cassettine delle missioni carmelitane che i meno giovani tra i lettori ricorderanno far bella mostra di sé sui banconi di panettieri e macellai, alcuni lustri addietro. Al termine di questo faticoso paperwork, e quando l’economia africana sarà ormai in pieno boom grazie agli investimenti cinesi, Tremonti potrà dire di aver introdotto la filantropia in un paese da sempre ammalato di statalismo. Basta crederci, in fondo. Come basta credere alla bella fiaba della Banca del Sud, quella nata dalla premessa di insufficiente raccolta (e per ciò stesso dotata di fiscalità di vantaggio), salvo poi scoprire che il problema sta negli impieghi, non nella raccolta. E’ la realtà che ci rema contro, evidentemente. Ma in tutta questa inquietante progettualità ci soccorre il pensiero che la riforma fiscale di Tremonti sarà come il ritorno al nucleare di Scajola: servirà solo a imbrattare d’inchiostro i nostri analitici quotidiani, senza che nulla di concreto accada. E’ già qualcosa, attendendo il ritorno del fratello buono di Tremonti, quello del 1994. Per il quale purtroppo è già stata presentata istanza di morte presunta. http://phastidio.net/

Idrati di metano: le ultime parole famose...

Mar 1014

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Pubblicato da Debora Billi alle 18:53 in Risorse

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Degna conclusione ai nostri post terroristici sugli idrati di metano. Non abbiamo neanche fatto in tempo a sghignazzare -ha ha!- all'indirizzo dei pazzoidi che vorrebbero mettere a repentaglio il pianeta per estrarre gli idrati e bruciarli nella Punto, che ecco arrivare questa notiziola:

Siccome il metano è un potente gas serra, i ricercatori sono preoccupati per gli effetti ambientali di un'eventuale estrazione degli idrati di metano. D'altronde, se fatto con cautela, l'uso del metano come carburante potrebbe essere più sicuro che lasciarlo sciogliere da solo.

Perciò, lo sviluppo di una tecnologia sicura per scavare tale carburante è una priorità. Con questa sfida in mente, il Ministro della Terra e delle Risorse cinese ha stimato la scorsa settimana che il suo Paese potrà cominciare ad usare il "ghiaccio combustibile" entro 10 o 15 anni.

Così, dopo il "carbone pulito" e il "nucleare sicuro", ci tocca preoccuparci anche per gli "idrati con cautela"...

http://petrolio.blogosfere.it/2010/03/idrati-di-metano-le-ultime-parole-famose.html

La Cia drogò il pane dei francesi.

La Cia drogò il pane dei francesi. Svelato il mistero delle baguette che ammattirono un paese nel 51 L' inchiesta di un reporter Usa sugli esperimenti con l' Lsd. Svelato il mistero delle baguette che fecero ammattire un paese nel ' 51. A quasi sessant' anni di distanza, il mistero del famigerato «pain maudit» continua a tormentare gli abitanti di Pont-Saint-Esprit, un tranquillo e pittoresco villaggio di 9.265 abitanti nella regione della Linguadoca-Rossiglione, nel sudest della Francia. Il 16 agosto 1951 il paese fu scosso da una misteriosa ondata di follia collettiva. Almeno cinque persone morirono, decine finirono in manicomio, centinaia diedero segni di delirio e allucinazioni. Per decenni, l' episodio fu attribuito a una muffa «psichedelica» che aveva accidentalmente contaminato la farina del pane. A risolvere il giallo è ora un reporter investigativo Usa, che ha dissotterrato le prove di un coinvolgimento della Cia nell' incidente. «I suoi 007 contaminarono le baguette vendute nei forni del paese con Lsd», afferma H.P. Albarelli, «nell' ambito di un esperimento top secret di controllo della mente che dal 1953 al 1965 coinvolse anche migliaia di americani ignari, tra militari, studenti universitari e pazienti di ospedali». La somministrazione di acido lisergico, una fra le più potenti sostanze psichedeliche conosciute, ebbe un effetto devastante sul paese. Un ragazzo di 11 anni tentò di strangolare la nonna. Un uomo cercò di annegare urlando che il suo ventre era divorato da serpi. Un altro gridò «sono un aeroplano» prima di buttarsi dalla finestra. Molti finirono in ospedale con la camicia di forza. Ma il caso venne presto archiviato. Le baguette allucinogene furono ricondotte dagli scienziati della società farmaceutica svizzera Sandoz a un fornaio che avrebbe, senza saperlo, contaminato la farina con l' ergot, un fungo della segale. Un' altra teoria, diffusa all' epoca, sosteneva invece che il pane fosse stato avvelenato con mercurio organico. Secondo Albarelli l' incidente fu invece il frutto di un esperimento condotto dalla Cia, insieme alla Special Operation Division (Sod), l' unità top secret dell' Esercito Usa di Fort Detrick in Maryland. «Gli scienziati che premettero per chiudere l' incidente - scrive il reporter nel libro «Un terribile errore: l' omicidio di Frank Olson e gli esperimenti segreti della Cia durante la Guerra Fredda» - lavoravano tutti per la Sandoz, che segretamente forniva all' intelligence Usa l' Lsd per gli esperimenti». Albarelli si è imbattuto nel caso del «pane maledetto» investigando sulla misteriosa morte di Frank Olson, un biochimico del Sod che cadde da una finestra, due anni dopo l' episodio. Nessuna delle fonti da lui interpellate ha saputo chiarire il coinvolgimento dei Servizi segreti francesi nell' operazione. Ma in seguito alle rivelazioni del libro, il capo dell' intelligence francese Erard Corbin de Mangoux avrebbe chiesto spiegazioni al Dipartimento di Stato. E a cercare chiarimenti sono i sopravvissuti di Pont-Saint-Esprit. «Ho rischiato di morire - afferma il 71enne Charles Granjoh alla rivista francese Les Inrockuptibles -. Vorrei sapere perché». Alessandra Farkas Fonte: www.corriere.it 14.03.2010

Obama chiede alla Cina di rivalutare lo Yuan

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C’è preoccupazione nel mondo finanziario occidentale per la fiammata inflattiva in Cina. I prezzi al consumo sono aumentati in febbraio del 2,7% dopo la crescita registrata a gennaio dell’1,5%. L’economia di Pechino dà segni di forte ripresa con la produzione industriale aumentata nei primi due mesi di quest’anno del 20,7%, mentre i sussidi di disoccupazione sono diminuiti seppur lievemente di 6.000 unità. Il rischio è che il forte aumento dei prezzi possa indurre Pechino ad aumentare i tassi di interesse, il che avrebbe riflessi negativi sulle economie occidentali alle prese con i problemi della ripresa economica. La moneta cinese ulteriormente deprezzata renderebbe ulteriormente competitive le merci favorendo l’export e svuotando gli immensi depositi di merci invendute cinesi bloccate dalla crisi mondiale.

Il Presidente americano Barack Obama sta premendo sul governo di Pechino chiedendo una rivalutazione dello Yuan che lo riporti ad un tasso di cambio più orientato al mercato, una condizione considerata essenziale per permettere una crescita bilanciata delle economie mondiali.

In sostanza l’amministrazione Usa accusa Pechino di tenere artificialmente basso il tasso di cambio della moneta cinese per favorire il suo export. Non si tratta solo di una discussione teorica. La pressione della amministrazione Usa è estremamente concreta tanto che il prossimo 15 Aprile il Dipartimento del Tesoro americano presenterà il suo rapporto biennale in cui la Cina potrebbe essere definita come “Nazione manipolatrice di valute” .

“ Il 95% dei consumatori mondiali - afferma Obama - è fuori dai confini americani, e noi dobbiamo competere per questi consumatori perché altri Paesi lo fanno. Non possiamo rimanere in panchina – conclude il Presidente Usa- non possiamo tornare ad una economia basata su bolle passeggere e speculazione rampante”.

Le critiche americane hanno avuto immediata risposta dalle autorità di Pechino. Il vicegovernatore della Banca centrale cinese Su Ning nega che un tasso di cambio dello Yuan più forte possa ridurre il surplus commerciale cinese, e rilancia invitando gli Usa a lavorare per aumentare le proprie esportazioni , invece che accusare altri Paesi. “Abbiamo sempre rifiutato la politicizzazione del tasso di cambio dello Yuan, conclude il banchiere cinese, e non abbiamo mai pensato che un Paese debba chiedere aiuto ad un altro Paese per risolvere i suoi problemi”.

http://www.reportonline.it/2010031341573/economia/obama-chiede-alla-cina-di-rivalutare-lo-yuan.html

(Speriamo che sia) un’astensione che vi seppellirà!

MESTIZIA A PIAZZA DEL POPOLO

La prima volta come tragedia, la seconda come farsa, la terza come buffonata C’erano una volta due destre.
La berlusconiana e quella che, mascherata come centro-sinistra, tesseva le lodi della globalizzazione e del mercato; avviava la più grande ondata di privatizzazioni della storia; aggrediva il mondo del lavoro e le sue conquiste introducendo misure di flessibilità selvagge; varava riforme devastanti all’insegna della mercificazione, come quella della scuola; procedeva con politiche di sacrifici che hanno fatto sì che i salari italiani, a parità di produttività, siano diventati tra i più bassi d’Europa; partecipava alla guerra contro la Jugoslavia e a quella in Afghanistan; introduceva misure penali da Stato di polizia; e che non ha voluto mettere mano al conflitto d’interessi.
Anche per questo il centro-sinistra venne cacciato dal governo. Per questo la cosiddetta “sinistra radicale” subì un tracollo. Ora ci risiamo. Tutti assieme appassionatamente, con l’aggiunta dei Radicali, il cui tasso di democraticità è pari solo al loro liberismo e alla loro fedeltà ad Israele. Il tramonto del berlusconismo ha ringalluzzito questi rottami. Sentono l’odore irresistibile della rivincita, del bottino, di una manciata di voti. Pareva, nei mesi scorsi, che l’antiberlusconismo coerente, colorandosi di viola, si stesse separando dai demagoghi di centro-sinistra. La manifestazione di oggi ha già seppellito quella tenue speranza. Il cosiddetto “popolo viola” è stato incorporato, assorbito, devitalizzato. E’ già morto, assorbito come una forza complementare dell’antiberlusconismo del grande capitale. La prova simbolica infallibile del carattere, una volta si sarebbe detto “borghese”, di questa penosa rappresentazione, è che nessun oratore ha tirato in ballo il presidente Napolitano e che la piazza non ha osato violare la consegna dell’omertà. E se questo è accaduto una grande responsabilità la portano non solo i dipietristi, prevedibilmente ammansiti, ma le tre forze della sinistra radicale, che per il loro puro e semplice tirare a campare come mini-casta politica, si sono ricongiunti al loro assassino del PD. Gli interventi di Vendola e Ferrero in Piazza del Popolo sono stati disarmanti non solo per la loro demagogica mediocrità, ma per il servilismo consapevole che li animava, per il loro ritorno all’ovile del bipolarismo. Di nuovo uniti, come se niente fosse accaduto negli ultimi vent’anni. Non riusciamo a credere che in nome dell’antiberlusconismo tutto ritorni come prima. In effetti nulla tornerà come prima. La crisi economica, che va ad aggiungersi a quella sociale, politica e istituzionale, è più forte degli spettacoli e delle pantomime. Sta solo adesso iniziando a scavare la fossa di questa seconda repubblica con tutti i suoi nani e ballerine. Sarà un processo lungo, anche doloroso. Ma tutto è destinato a cambiare, da cime a fondo. Il distacco di ampi settori popolari dal berlusconismo, anzitutto dei lavoratori, non sarà nuovo carburante per la seconda destra. Esso andrà ad alimentare quello che abbiamo chiamato “Aventino popolare”, l’esodo dalla casta politica in tutte le sue varianti. (Speriamo che sia) un’astensione che vi seppellirà!