Storia di Barry l’“abbronzato”

http://www.ladestra.info/public/wordpress2/wp-content/uploads/2009/08/obama_smoking.png Barrack Hussein Obama è presidente degli USA da oltre un anno. Ma cosa sappiamo di lui veramente? Della sua storia famigliare? Che nacque da una donna statunitense di razza bianca, Ann Dunham, e da un uomo di colore originario di Nyang'oma Kogelo in Kenya. La Dunham, che di primo nome faceva Stanley, perché il padre voleva un maschio, conobbe Barrack Obama Senior all’Università delle Hawaii ad un corso di russo. Obama senior era il primo studente africano dell’ateneo e, a 23 anni, lasciava in Kenya una moglie incinta ed un bimbo in fasce. A dispetto dell’opposizione di entrambe le famiglie (almeno ci dicono), i due si sposarono nel 1961. La diciottenne Ann era incinta al terzo mese al momento del matrimonio e lo sposo si guardò bene dal rivelare di avere già moglie e figli al di qua dell’oceano. Disse di essere divorziato e solo anni dopo la donna seppe la verità. Dalle Hawaii la vicenda si sposta ora in Indonesia. Poiché Ann Dunhan, dal ’64 divorziata dal keniota, conobbe, sempre all’università, un indonesiano che sposa nel 1967. Lolo Soetoro, un geologo originario dell’isola di Java, dalla quale era fuggito nel 1946 in seguito alla guerra, nella quale erano morti il padre e fratelli minori. In Indonesia dall’età di 6 fino ai 10 anni il giovane Barrack visse a Jakarta frequentando la scuola elementare cattolica San Francesco d’Assisi. In quella scuola egli era censito come “Barry Soetoro”, come attestato dal certificato scolastico (1). Successivamente frequentò la Model Primary School, a Menteng in cui fu registrato come “musulmano” in quanto il padre naturale era maomettano. Li fu edotto della religione islamica. Barry Soetoro doveva essere il suo vero nome dato che in Indonesia è proibito porre “soprannomi” su questo genere di documenti. E nel paese quello è ancora il suo nome con validità legale. Dal documento si evince che la sua cittadinanza è indonesiana, importante poichè quel paese non consente la doppia cittadinanza. Il che ci allontana parecchio dalla teoria che Obama sia “natural-born” come impone la costituzione per consentire a una persona di diventare presidente USA. Il suo presunto certificato di nascita americana è improvvisamente spuntato in internet e riportato perfino sul suo sito personale (2). Questo documento appare essere un plateale falso, se non altro per i caratteri usati per compilare i campi che sembrano molto più da Photoshop che da macchina da scrivere di inizio anni 60. Il timbro dell'anagrafe è totalmente illeggibile. Ma ora forse sappiamo di più. Jay McKinnon, un tizio che afferma di essere uno specialista in documenti addestrato presso il Dipartimento della Homeland Security, ha dichiarato di essere implicato nella falsificazione di un certificato di nascita dello stato delle Hawaii (3). Molto simile a quello prodotto da Obama e mostrato nel suo sito web. McKinnon si sarebbe giustificato adducendo “Io credevo che il senatore Obama fosse un cittadino americano”. La controprova che ciò che dice l’uomo costituirebbe verità potrebbe essere che sono stati trovati dei “certificati di nascita in bianco” (4), riportanti il medesimo luogo e data di quello esibito da Obama , pronti per essere ceduti, dietro congruo compenso, a qualcuno bisognoso di dimostrare la cittadinanza. Del resto le Hawaii sono, per antonomasia, un “porto di mare”. In cui per la sua localizzazione isolana sono un continuo via vai di persone dato il grande traffico mercantile e turistico. Non impossibile per un estraneo acquattarsi in una qualche isoletta dell’arcipelago e, dopo qualche tempo, avere bisogno di un ”certificato autentico” di cittadinanza americana per sistemare i propri affari lavorativi e famigliari. Facile immaginare che nelle isole tale “industria” sia fiorente. Barry è il perfetto burattino per il piano finale degli Illuminati. Egli non ha parenti stretti che possano confermare qualcosa di diverso dalla verità ufficiale su di lui. I genitori, naturali e acquisiti, morirono ben prima egli divenisse famoso, per cui non esistono loro interviste che possano essere analizzate e sviscerate in qualche modo. Che cosa potrebbero testimoniare? Un certo Larry Sinclair, ex trafficante di droga e omosessuale dichiarato, testimonia che nel 1999, quando era già senatore dell’Illinois, Barrack gli aveva fornito crack (cocaina da fumare), in cambio di cosa? Di sesso gay sui sedili posteriori di una limousine. Il che smentirebbe le attestazioni presidenziali secondo le quali il consumo di sostanze stupefacenti fu limitato alla sua adolescenza. (5) Ricapitolando. Non esiste il suo certificato di nascita americano. Nessuna prova del cambiamento legalizzato di nome da “Barry Soetoro” a Barrack H. Obama”. Niente documentazione attestante il suo rimpatrio legale anche nel caso si fosse trattato di autentico cittadino americano. E nessun certificato di battesimo o di affiliazione a una qualunque religione. Figlio di un genitore fedifrago. Forse cocainomane fino al seggio senatoriale Dunque, il perfetto archetipo dell'individuo di un universo anti-identitario globalizzato. Privo di una razza e una religione, di una vera patria, dedito alla dissoluzione morale. Il vero “cittadino del mondo”. Incarnazione concreta di “Dwayne Elizondo Rugiada di Montagna Comacho, 5 volte campione di wrestling e pornodivo”, il “presidente d’America” nero del film Idiocracy. Per questo è stato scelto dalla nota setta. Il mito di Obama “uomo del popolo”, “nato dalla rete”, l’”obamania” è stato una costruzione mediatica uguale a ogni altra onerosissima campagna pubblicitaria. I cui enormi costi segreti, “black budget”, furono camuffati nel tracollo finanziario di Lehman Brothers. Andate a vedere chi concertò la liquidazione di Lehman. Obama è un immigrato clandestino messo al comando del più grande arsenale nucleare del mondo. Beffa delle beffe per gli idioti teledipendenti convinti che siccome Barry è un negro debba essere come un semi-dio, buono e giusto. In verità egli è un semi-diavolo, strumento degli “Adelphi della Dissoluzione”, materializzato per portare a compimento il più sinistro e fantasmagorico Piano della Storia. La ricostruzione fattuale della Torre di Babele con il riaffacciarsi di Lucifero, con i suoi angeli decaduti, dall’Abisso degli Inferi (6). Barry non morirà di vecchiaia. Neanche riuscirà e terminare il mandato. Verrà ucciso in un attentato, probabilmente atomico, che darà origine a sconvolgimenti prodigiosi con una potenza abbastanza grande da interrompere il ciclo della civiltà. Se lo guardate negli occhi mentre parla, capite che lui lo sa. Ciò che invece la maggioranza non ha ancora capito, per questo ho apostrofato “idioti”. F. Maurizio Blondet 1 ) http://rosettasister.files.wordpress.com/2008/09/barry-soetoro-indonesia-school-record.jpg 2 ) http://latimesblogs.latimes.com/photos/uncategorized/2008/06/13/bobirthcertificate.jpg 3 ) http://my.barackobama.com/page/community/post/opendna/gGxdHK 4 ) http://doctorbulldog.files.wordpress.com/2008/06/hawaiian-birth-certificate-blank.jpg 5 ) http://www.youtube.com/watch?v=MceFVpJ-Gyc 6 ) http://www.youtube.com/watch?v=g2cK9mvEOGE
http://falsoblondet.blogspot.com/2009/12/storia-di-barry-labbronzato.html

Le 25 notizie più censurate del 2009.

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Pubblicato da Debora Billi alle 15:11 in Mass media

Come ogni anno, Project Censored pubblica le 25 notizie più censurate dai media negli ultimi 12 mesi. Qui la lista. Nuovimondimedia pubblica il libro, con tutti gli approfondimenti. Ecco un'anticipazione:

Ancora oggi nel mondo esistono 27 milioni di schiavi. Globalizzazione, povertà, violenza e avidità facilitano la crescita di nuove forme di schiavitù, non solo nel Terzo Mondo ma anche nei paesi sviluppati. Dietro la facciata di una qualsiasi capitale o città del mondo, esiste un fiorente commercio di esseri umani; un commercio che tiene testa a quello di droga o di armi. Finora le Nazioni Unite, i cui principi fondanti richiamano alla lotta alla schiavitù in ogni sua forma, hanno fatto ben poco per combattere tali forme di schiavitù moderna.

Naturalmente, sarebbe interessante anche preparare un elenco delle 25 notizie più censurate dai media nostrani riguardo al BelPaese...

http://crisis.blogosfere.it/2009/12/le-25-notizie-piu-censurate-del-2009.html

Bamboccioni e neo-mamme chiedono aiuto al governo

Economiadi Andrea Orritos
pubblicato il 30 dicembre 2009 alle 13:00 dallo stesso autore - torna alla home

Ieri l’Istat ha pubblicato un rapporto che mette in evidenza la difficoltà dei giovani italiani ad uscire dalla casa dei genitori e le criticità che incontrano le giovani mamme nei loro percorsi di vita.

sexy poster Bamboccioni e neo mamme chiedono aiuto al governo L’accusa di essere dei “bamboccioni”, lanciata ai giovani italiani dall’ex-ministro dell’economia Padoa Schioppa, sembra ormai essersi consolidata anche negli studi dell’istituto nazionale di statistica. Infatti ieri l’ISTAT ha pubblicato un’analisi in cui vengono messi in evidenza due fra i temi più critici che dovrebbero affrontare i nostri governanti: la prolungata permanenza dei giovani nella famiglia d’origine e le difficoltà lavorative e assistenziali a cui vanno incontro le neo-mamme italiane dopo la nascita del primo figlio. Il rapporto, pubblicato il 28 dicembre, si riferisce ad un campione di 10000 persone fra i 18 e i 64 anni, monitorate dall’ISTAT dal 2003 al 2007 in modo da rendere possibile un raffronto fra le intenzioni e le speranze sul futuro espresse durante la prima intervista e la condizione effettiva della rilevazione più recente.

GIOVANI SVOGLIATI? - Il primo tema che l’ISTAT mette in evidenza è la permanenza dei giovani nelle famiglie d’origine: fra il 2003 e il 2007, nella fascia d’età fra i 18 e i 39 anni, solo il 20% degli intervistati ha lasciato effettivamente la famiglia d’origine, a fronte di una dichiarata intenzione di lasciare l’innominabile condizione di “bamboccione”. Non si può proprio definire una “forzata permanenza”, infatti se il 47% degli intervistati ritiene che i problemi economici siano l’ostacolo più grande alla ricerca di una indipendenza abitativa, ben il 44% sostiene invece di rimanere nella casa dei genitori perché “sta bene così e mantiene comunque la sua libertà”. Anche i meno giovani sembrano amare la casa dei genitori, infatti fra gli intervistati ultra trentaquattrenni si riscontra l’intenzione più bassa ad abbandonare l’attuale condizione abitativa: questo fa ritenere ai ricercatori che se la decisione di rendersi indipendenti non matura entro una certa età subentra la rinuncia, con il conseguente risultato di individui quarantenni che vivono ancora con papà e mamma.

MAMME POCO ATTIVE? - Anche la condizione delle giovani mamme non è delle migliori, a giudicare dal rapportobamboccioni thumb Bamboccioni e neo mamme chiedono aiuto al governo dell’istituto di statistica. Le donne italiane sembrano non riuscire a conciliare bene il lavoro con la nascita di un figlio: fra le donne occupate nel 2003 che hanno avuto un figlio nei tre anni successivi, ben il 20% ha infatti perso il posto di lavoro diventando casalinga a tempo pieno. Ma la causa della perdita del posto non è da ricercarsi nella scarsa forza di volontà delle giovani mamme: la difficoltà a mantenersi attive pare invece da ricondursi all’elevata mobilità del mercato del lavoro e alla scarsa attenzione dei nostri governi per le politiche sociali. Fra il 2003 e il 2007 infatti ben il 48% delle neo-mamme dichiara di non aver ricevuto per il nuovo nato un aiuto da parte delle istituzioni, né di averlo richiesto a delle strutture private.

IL MONITO - Il rapporto dell’ISTAT pare quasi un monito a chi ci governa: che il partito dell’amore e quello dell’odio collaborino per rendere meno ardua la strada che conduce i giovani italiani a diventare adulti, attivando in tempi brevi delle politiche sociali che rendano un po’ più roseo il loro sguardo verso il futuro.

http://www.giornalettismo.com/archives/45560/bamboccioni-neo-mamme-chiedono/

NON E’ TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA

Data: Mercoledì, 30 dicembre @ 05:54:55 CST Argomento: Economia DI MASSIMO MAZZUCCO luogocomune.net Diversi siti specializzati in materia finanziaria hanno riportato una notizia che mette in dubbio persino l’ultima delle certezze mai esistite al mondo: l’oro. Il più antico dei simboli di ricchezza, la più classica metafora dello splendore, il parametro universale più diffuso per gli scambi commerciali, sembra aver perduto di colpo la sua capacità di garantire nel tempo il proprio valore, superando indenne le intemperie della storia. Chiunque ne possieda un solo lingotto oggi rischia infatti di avere in casa del “comunissimo” tungsteno, che vale ovviamente molto di meno. Non è solo dai “Rolex” taroccati che bisogna guardarsi, a quanto pare. Grazie al suo peso specifico identico a quello dell’oro, è impossibile distinguere visivamente un lingotto di tungsteno laminato in oro da uno in oro puro, e diventa necessario praticare un piccolo “carotaggio” per accertarsi della sua reale composizione. Questa curiosa caratteristica deve aver scatenato la fantasia di alcuni “operatori del settore”, visto che sembrano esserci oggi in circolazione tonnellate di lingotti d’oro che valgono poco più del semplice tungsteno. L’idea di falsificare l’oro non è nata certo ieri, ma è anche grazie alla difficoltà di imitarlo che l’oro ha sempre conservato il posto d’onore fra i metalli pregiati. Il modo più semplice per falsificare un lingotto d’oro ... ... è quello di laminare in oro un volume equivalente di acciaio. Ma l’acciaio pesa decisamente meno dell’oro, e chiunque sia avvezzo a maneggiare lingotti si accorge subito della differenza. Invece di pesare le classiche 400 once, che costituiscono lo standard degli scambi interbancari, un lingotto in acciaio pesa solo 162 once, cioè il 60% dell’originale. Anche il piombo, divenuto proverbiale per la sua pesantezza, pesa solo il 60% dell’oro, e pone quindi gli stessi problemi a chi volesse utilizzarlo come sostituto. Vi sono solo due materiali con un peso specifico simile a quello dell’oro, l’uranio e il tungsteno. Il primo però non si compra certo al supermercato, e ben pochi avrebbero comunque voglia di maneggiare materiale radioattivo per riuscire a truffare i loro simili. Sarebbe come lanciarsi a testa in giù dal picco di una montagna per riuscire a sfondare una cassaforte rubata. A sua volta il tungsteno è un metallo estremamente rigido e fragile, molto difficile da trattare, avendo un punto di fusione fra i più alti in assoluto: oltre 3400 gradi C°. (Chi non riuscisse a fonderlo, può sempre provare con il kerosene delle Torri Gemelle). Battute a parte, esiste un sito cinese che offre apertamente al compratore “tungsteno laminato in oro” come perfetto sostituto del materiale più pregiato. "La sua densità di 19,25 g/cm3 – dice il sito - è praticamente la stessa dell’oro (19,3g/cm3), e ciò rende il tungsteno il sostituto ideale per i più costosi metalli come oro e platino. Una moneta fatta di tungsteno ricoperto d’oro non può essere riconosciuta come falsa con la semplice pesatura. Siamo esperti nel trarre i massimi vantaggi dalle recenti tecnologie di lavorazione del tungsteno ricoperto in oro, che costituisce uno dei nostri prodotti principali”. Naturalmente i responsabili del sito si premurano di sottolineare che l’utilizzo del tungsteno ricoperto d’oro è limitato a gioielli e monete da collezione, ed invita gli acquirenti ad “astenersi da un uso illegale dei loro prodotti”. Un pò come dire “facciamo bombe atomiche da decorazione, ma siete diffidati dall’usarle contro i vicini di casa”. La presenza di questo sito dimostra che oggi debbano esistere tecnologie che permettono di trattare il tungsteno a costi contenuti, e questo impone di domandarsi quanti possano essere i lingotti in tungsteno ricoperto d'oro che riposano oggi nei caveau delle varie banche mondiali. Secondo questo sito specializzato in finanza internazionale, sarebbero comparsi di recente dei lingotti di tungsteno ricoperto proprio nei caveau della sede LBMA di Hong-Kong. (London Bullion Market Association, che si occupa di allocare virtualmente la proprietà dei lingotti d’oro, senza doverli trasferire fisicamente). Una volta scoppiato lo scandalo, i cinesi avrebbero accusato la vecchia amministrazione Clinton – Alan Greenspan, sempre lui - di aver orchestrato la produzione segreta di oltre un milione di lingotti di tungsteno ricoperto, dei quali circa 600.000 riposano oggi nei caveaux di Fort Knox. Se questo fosse vero, gli altri 400.000 chi li ha? Naturalmente, non è possibile verificare l’accuratezza di tutte queste informazioni, ma bisogna dire che il traffico di tungsteno laminato non è certo un’idea di oggi: già nel 1983 la polizia austriaca aveva arrestato una banda di falsari – quattro italiani e un austriaco, per la cronaca – che cercavano di piazzare lingotti d’oro ripieni di tungsteno. Ad un livello diverso, questo genere di notizia offre anche una lettura fortemente simbolica della attuale situazione: in un mondo dove tutte le certezze sembrano crollare, e dove le apparenze cominciano a mostrare finalmente la cruda realtà che nascondono, anche il più pregiato dei metalli, e l’unico in grado di garantire “ricchezza” a chi lo possiede, rischia di rivelarsi solo un tragico velo dietro al quale si nasconde la più assoluta insignificanza di qualunque bene materiale. (Grazie a Reby per la segnalazione) Massimo Mazzucco Fonte: www.luogocomune.net Link: http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=3453 28.12.2009
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FINANZA/ La nuova crisi europea del 2010

mercoledì 30 dicembre 2009

La guerra, ora, è quella contro il debito. E se da un lato il 2010 sarà l'annus horribilis del corporate debt, ovvero aziende che subiranno ristrutturazioni feroci tali da cambiare la loro fisionomia e che già nella City vengono appellate come “zombie firms”, saranno gli Stati a mettere in campo le mosse principali da qui al prossimo mese di aprile, quando in molti temono che i ricaschi sociali della crisi economica toccheranno un po' dappertutto il punto più critico.

Nel silenzio generale, dovuto anche alla nuova emergenza terrorismo negli Usa che ha silenziato ogni altra decisione, il Senato statunitense ha rialzato di altri 290 miliardi di dollari il tetto di indebitamento del governo, portandolo a 12.394 miliardi di dollari: hanno votato a favore di tale mossa 60 senatori e contro in 39.

Cosa significhi questo è presto detto: l'iniziativa consentirà infatti al governo di emettere altre obbligazioni sul debito e avere due ulteriori mesi di operatività. Siamo, cioè, all'emergenza bella e buona. Segnale che negli Usa, a differenza che in Europa, la politica sta guardando in faccia la realtà e non sta nascondendosi dietro il dito del “ormai si vede la luce in fondo al tunnel”: ricordatevi, infatti, che con ogni probabilità quelle luci sono di un treno in arrivo.

Di più. Sempre nel silenzio la Federal Reserve ha messo in campo una mossa strategica nella lotta a quello che sarà il potenziale nemico del domani, ovvero l'inflazione, creando il “term deposit facility”, un meccanismo con il quale si è in grado di prelevare denaro dal sistema bancario in caso la politica decida per una rafforzamento della politica monetaria.

Attraverso questo, le banche potranno guadagnare interessi sui prestiti basati su maturities lunghe e si vedranno accordato un interesse anche sulle riserve overnight. Insomma, le riserve bancarie, la liquidità degli istituti diviene un nuovo strumento per la Fed al fine di supportare un'implementazione effettiva della politica monetaria. Ovviamente, le somme prestate alla Banca Centrale non possono essere ritirate dagli istituti se non sui tempi voluti dallo schema.

Insomma, se Francoforte dorme il sonno degli incoscienti, Washington lavora e si prepara alla ripresa evitando che l'ormai prossimo rialzo dei tassi d'interesse si trasformi in una trappola iper-inflattiva ingestibile in una tale situazione di debolezza e instabilità dell'economia. Questo, inoltre, pone rimedio al problema delle riserve in eccesso, una sorta di bolla creata negli anni che ha portato a un esubero di credito verso il sistema bancario di 2,2 trilioni di dollari: come trasformare un problema, in una soluzione.

E l'Italia, costretta a muoversi tra le tenaglie dell'Ue e la cronica mancanza di fondi per intervenire, si lancia ancora sul mercato. È infatti italiana l'ultima emissione di titoli pubblici del 2009 nella zona euro. L'asta di oggi dei titoli a medio lungo termine della Repubblica - il maggior emittente di Eurolandia - cade in un momento di nervosismo del mercato internazionale per la grave situazione finanziaria di un Paese ad alto debito come la Grecia, non certamente nostro gemello ma non molto dissimile se prendiamo il puro dato del rapporto di indebitamento, almeno quello percepito.

Peccato che la percezione, così come i giudizi delle agenzie di rating, spesso siano fallaci. Il nervosismo imperante nell'eurozona - come sottolineava l'altro giorno il Wall Street Journal - non si infatti è riversato sull'Italia anche perché quest'anno il deficit pubblico del Paese è stimato a circa il 5% del Pil contro l'oltre 12% previsto per la Grecia. L'asta italiana riguarderà i Btp e i Cct con gli ammontari indicativi e le caratteristiche dei titoli che saranno pubblicati nell'ultimo giorno lavorativo pieno dell'anno.

Ma l'asta non sarà - segnalava il quotidiano statunitense - pienamente indicativa di come i mercati accolgano il debito pubblico italiano a causa del probabile basso volume in emissione. Per i titoli pubblici ma anche per le obbligazioni societarie, intanto, gennaio si preannuncia come un mese di fuoco. L'attenzione del mercato si concentra sulla Germania visto che il governo di Berlino ha programmato quattro aste per un totale di 22 miliardi di euro, oltre un decimo dell'ammontare in emissione per l'intero 2010 escludendo i titoli indicizzati all'inflazione.

E la Germania si candida a essere uno dei protagonisti del mercato, considerando che l'ammontare nominale complessivo delle emissioni programmate per il prossimo anno sarà superiore del 35% rispetto all'anno in corso a causa dell'esigenza di copertura del maxi-piano di spesa pubblica a sostegno dell'economia, prima che venga iniziata l'opera di rientro del deficit.

Insomma, Berlino tenta la carta della maxi-emissione perché sa che - come diciamo da mesi su ilsussidiario.net - o si dà vita entro marzo alla bad bank o il sistema bancario - con a cascata quello assicurativo - salterà come un tappo di spumante a Capodanno. Meno chiaro è se la Grecia tenterà di testare i mercati con nuove imminenti emissioni in asta.

Le previsioni infatti indicano il ricorso a consorzi di collocamento bancari senza, dunque, calendari prefissati: negli ultimi giorni i titoli della Repubblica ellenica sono stati sommersi dalle vendite dopo il doppio declassamento subito da Fitch lo scorso 8 dicembre a BBB-plus e successivamente da Standard & Poors. Mosse che, però, hanno fatto festeggiare la Borsa di Atene con un rialzo di quasi il 5%: miracoli del mercato e degli avvoltoi che già si aggirano sopra i cieli del Pireo.

In generale, per quest'anno le emissioni complessive di titoli pubblici di Eurolandia dovrebbero toccare il record di 920 miliardi di euro, 50 miliardi in più dell'anno scorso secondo le stime della banca tedesca WestLb.

Stime che prevedono comunque una buona accoglienza da parte del mercato anche grazie all'opera della Banca Centrale Europea che sta assicurando una sufficiente liquidità al mercato: speriamo, poiché WestLB è tecnicamente fallita e potrà salvarsi solo se parzialmente nazionalizzata - quindi i suoi giudizi potrebbero essere, diciamo così, un po' orientate ed eterodiretti da uno Stato che, come già detto, si prepara ad emissioni record per il 2010 - e la politica monetaria della Bce non appare sufficientemente strutturata per garantire un flusso sia costante che pienamente votato a una politica che cerchi di salvare tutti o quantomeno evitare sacrifici statali per salvare i figli e non i figliastri.

La lezione di interventismo della politica Usa e della Fed dovrebbe insegnarci qualcosa. Purtroppo, non lo farà.

http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2009/12/30/FINANZA-La-nuova-crisi-europea-del-2010/58568/

HOME SWEET HOME!

Come ho sottolineato più volte, questo viaggio non sarebbe mai stato possibile senza l'aiuto di fonti di primissima importanza, di esperti e autentici fuoriclasse dell'analisi non solo finanziaria ma soprattutto economica.

Certo di esperti ed "illuminati" ve ne sono per sempre nei mercati finanziari, nell'immobiliare, in ogni singola attività economica, ma la differenza sta alle volte nell'andare a cercare di comprendere sino in fondo il loro ragionamento, le loro visioni, la natura stessa delle loro sensazioni, delle loro analisi, delle loro motivazioni.

Inutile ricordare a tutti come questo mondo, sia intriso in ogni ambiente, da un latente e talvolta evidente, conflitto di interesse, che indirizza spesso in via esclusiva verso quelle assimmetrie informative che sostengono in maniera evidente un sistema che oltre che essere autoreferenziale si è dimostrato in grado di sequestrare la vita economica e sociale, di distruggere il vero capitalismo e mettere a repentaglio la democrazia.

L' asimmetria informativa è una condizione in cui un'informazione non è condivisa integralmente fra gli individui facenti parte del processo economico, dunque una parte degli agenti interessati ha maggiori informazioni rispetto al resto dei partecipanti e può trarre un vantaggio da questa configurazione. ( Wikipedia)

Come ho già scritto .... Suppongo che per i " capitalisti flessibili ", sia affascinante continuare ad assaporare il gusto del successo senza dovere sopportare il dolore del fallimento, utilizzando il contribuente ... come metadone.

Ma torniamo al nostro argomento!

"Non siamo mai sicuri, in una certa misura siamo sempre ignari!

"La nostra conoscenza del modo in cui funzionano le cose, nella società o nella natura, è avvolta nella nebbia della vaghezza. Grandi mali sono derivati dalla fede nella certezza." (...) Le nostre vite abbondano di numeri, ma a volte ci dimentichiamo che i numeri sono soltanto strumenti. Pur non avendo un'anima, possono diventare dei feticci. Molte decisioni cruciali sono prese dai computer, strani congegni che divorano numeri, come mostri voraci, e che chiedono di essere nutriti con quantità sempre maggiori di cifre da masticare, digerire e risputare." Kenneth Arrows nobel all'Economia.

Uno dei punti di forza di questo viaggio è stato quello di conoscere queste fonti e condividerle con i lettori, lasciando loro il compito di comprendere se queste fonti fossero degne di essere studiate e comprese, fonte di ulteriore consapevolezza. Ovviamente il tutto è stato accompagnato da una serie di analisi decisamente soggettive, che dal punto di vista macroeconomico si sono rivelate assolutamente adeguate e continuano ad esserlo tuttora.

Certo chi vive di breve termine, e in questo sistema, praticamente tutti, non ama attendere, vuole risultati a breve termine a tutti i costi.

Inutile ricordare a tutti, che la favola del breve termine è una delle maggiori responsabili della " Madre di tutte le crisi" il cui racconto ha prodotto una spasmodica fantasia e creatività finanziaria che ha, nella sostanza, distrutto le dinamiche dell'economia reale.

Oggi, nonostante tutto, si vive ancora di breve termine, anche perchè come diceva il grande J.K.Galbraith, nella sua proverbiale ironia... La salvezza a lunga scadenza non è mai stata apprezzata dagli uomini d'affari se essa comporta adesso una perturbazione nel normale andamento della vita e nel proprio utile. Cosi si auspicherà l'inazione al presente anche se essa significa gravi guai nel futuro.

Una di queste fonti è sempre stata quella del professor Robert J. Shiller sin dai tempi del suo libro " Euforia Irrazionale " un autentico professionista in grado di osservare le dinamiche dei mercati, sopratutto dal punto di vista emozionale, comportamentale oltre che ovviamente tecnico ed analitico-

L'economia comportamentale dovrà assolutamente essere uno dei punti fondamentali per la ricostruzione del tessuto universitario, insieme ad altre materie di derivazione umanistica, senza assolutamente dimenticare la STORIA!

Ebbene nel 2003, Robert, scrisse su Project-syndicate.org... Is There a Bubble in Home Prices? In tutto il mondo, il giornali urlano la notizia che una bolla "edilizia" è sul punto di scoppiare; sono tali timori giustificati, comefacciamo a sapere se il mercato è in una bolla...scriveva Shiller. La cattiva notizia è che tutto ciò significa che molte famiglie saranno lasciate con un passivo superiore al valore stesso delle loro abitazioni, con un conseguente aumento dei fallimenti.

Decisamente profetico, non c'è che dire. Più volte negli ultimi anni mi sono trovato a dover difendere la mia visione negativa di un mercato immobiliare che stava continuando a salire ben oltre i fondamentali, sia con amici che con clienti, ma in fondo non si trattava altro che delle solite leggende metropolitane.

I prezzi delle case non possono che salire, non esiste nulla di più sicuro e redditizio del mattone, questa volta è diverso, da noi è diverso, da noi non capiterà mai!

Inutile ricordare quanto è accaduto ed inutile è ricordare come nella sostanza in Italia le dinamiche siano state completamente diverse, sostenute da un sistema meno innovativo e per fortuna più tradizionale e dal risparmio privato, vero e proprio fiore all'occhiello della nostra cara Italia.

Ma tutto ciò non vuole dire nulla! La complessità delle dinamiche immobiliari, dipende da moltissimi fattori, come abbiamo visto più volte, come abbiamo visto in altre analisi e oggi uno dei fattori determinanti sono le condizioni economiche e il rapporto tra redditi e prezzo delle abitazioni, la fiducia, oltre che naturalmente alle singole aspettative.

Altrettanto interessante è questa analisi apparsa sul SOLE24ORE sempre di Robert Shiller che spiega nella sostanza come in fondo un immobile, il suo valore non è altro che la percezione del momento che spesso non ha nulla a che vedere con il suo effettivo valore, di cui vi propongo alcuni pezzi:

(...)I prezzi delle case salgono e scendono di continuo; dare un senso compiuto ai loro spostamenti forse è un'impresa impossibile e ci dovremo accontentare di comprendere questa loro volatilità. In un mercato speculativo volatile, dove la gente compra e vende in previsione di ulteriori movimenti dei prezzi, la storia conferma che è difficile spiegare tali movimenti, anche a posteriori: questo perché i saliscendi dei prezzi riflettono i mutamenti della psicologia dell'investitore, un fattore difficile da individuare, e le nuove informazioni, che possono essere indistinte e ambigue. Questa impennata della volatilità sembra riflettere un atteggiamento nuovo e differente verso le case intese come patrimonio, un atteggiamento che si è diffuso in gran parte del mondo. Prima pensavamo che le case appartenessero alla stessa categoria delle automobili, cioè beni che si deprezzano e diventano obsoleti col tempo, sono costosi da mantenere e passano di moda, fino a quando non vengono rottamate e sostituite. Ora le concepiamo come la proprietà di una risorsa sempre più scarsa in un mondo in rapida crescita, con i prezzi che ogni giorno potenzialmente si impennano.

(...) Ma probabilmente è più esatto interpretare i saliscendi dei mercati immobiliari di tutto il mondo come un riflesso del nostro nuovo approccio alla casa come investimento. Se è così, significa che la volatilità dei prezzi delle case dal 2000 in poi è stata il risultato di concezioni errate, non degli effetti della crescita economica globale, che prosegue da decenni a ritmi relativamente omogenei. Queste concezioni errate, a loro volta, hanno incoraggiato gli erogatori di mutui ad adottare pratiche approssimative e hanno spinto le Banche centrali a non prendere nessuna misura contro le bolle immobiliari che si stavano sviluppando.

Nel 2009, i governi di molti paesi hanno reagito allo scoppio delle bolle immobiliari istituendo politiche mirate a sostenere questi mercati speculativi. Il risultato, però, è stato quello di spingere la gente ad aggiungere un'altra componente, politica questa volta, alla valutazione dei prezzi delle case, svincolandoli ancora di più dai fondamentali dell'economia. C'è un dato di fondo di cui spesso ci si dimentica. La moderna industria delle costruzioni è in grado di realizzare enormi quantità di case moderne di qualità, tra cui appartamenti in grandi condomini, a costi di gran lunga inferiori ai prezzi che hanno raggiunto oggi le case in molte aree urbane. Questo dovrebbe mettere fine alla lunga escalation dei prezzi degli immobili. Gli speculatori immobiliari spesso sembrano scommettere sull'equilibrio politico che limita l'offerta di case e sul prolungamento a tempo indefinito dei puntelli artificiali introdotti in occasione di questa crisi finanziaria. (...)

Conclude il suo intervento Shiller sottolinenando come...

(...)Ecco perché sembra più verosimile, per il 2010, attendersi un'elevata volatilità dei prezzi delle case piuttosto che un incremento.

Nessuno sa cosa ci attende nel 2010, ma una cosa è certa; senza sostegni governativi in America i prezzi torneranno a scendere, badate bene a scendere e non crollare, anche perchè nella sostanza questa depressione immobiliare sembra poter raggiungere alla fine del 2010, massimo nel 2011 un punto di equilibrio.

L'indice S&P Case Shiller ha testimoniato ieri un punto di massimo raggiunto grazie agli incentivi governativi, da ora in poi i prezzi torneranno a fluttuare liberamente, senza dimenticare che come abbiamo visto in un paio di analisi dedicate, il fattore locazioni, il prezzo delle locazioni in sensibile calo, non mancherà di continuare ad esercitare un decisa pressione al ribasso sul valore delle stesse abitazioni oltre che sulla dinamica dell'inflazione nel prossimo anno.

Colgo l'occasione per augurare a Voi Tutti, un Anno pieno di Serenità, nelle cose che nella vita contano, spesso invisibili agli occhi!!

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Postato da: icebergfinanza a dicembre 30, 2009 06:24 | link | commenti (9)

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Per continuare a crescere, la Cina non rivaluterà lo yuan

30/12/2009 09:21 CINA In ripresa i profitti industriali, secondo i dati ufficiali. Il premier Wen dice che occorre ora di nuovo contenere l’inflazione, specie nel settore immobiliare, e che uno yuan “stabile” è benefico per l’economia mondiale. Intanto il governo non riesce nemmeno a contenere la corruzione.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Cina dice che nel 2010 intende contenere l’inflazione a livelli “ragionevoli”, anche frenando i prezzi immobiliari in rapido aumento e “resistendo” alle pressioni per rivalutare lo yuan. Così ha spiegato il premier Wen Jiabao in un’intervista online con l’agenzia ufficiale statale Xinhua il 27 dicembre. Intanto Zhong Shan, viceministro al commercio, stima “probabile” che nel 2009 la Cina sia stato il maggior esportatore mondiale superando la Germania.

Wen ha manifestato preoccupazione soprattutto per i rapidi aumenti degli immobili “in alcune zone” e ha annunciato l’intento di “stabilizzarli” soprattutto con interventi “sulle imposte e sugli interessi per i finanziamenti”, ma anche con la costruzione di alloggi popolari a basso prezzo, al fine di contrastare manovre speculative rendendo meno vantaggiosi gli investimenti.

A novembre i prezzi immobiliari nelle 70 maggiori città sono cresciuti del 5,7% rispetto al novembre 2008, aumento record dal luglio 2008. Gli esperti ritengono esserci una vera bolla speculativa.

Il Paese teme il ritorno di una forte inflazione, annunciata dagli aumenti dei prezzi delle materie prime, e a novembre i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,6%, dopo 9 mesi di deflazione. Anche per questo Wen ha detto che “mancano ancora del tutto” le condizioni per rivalutare lo yuan. Stati Uniti e Unione Europea accusano Pechino di tenere la valuta bassa in modo artificioso, per favorire la vendita delle sue merci a danno di quelle degli altri Paesi. Ma Wen ha insistito che “uno yuan stabile ha dato un importante contributo” alla stabilità dell’economia mondiale. Da sempre la Cina insiste che i bassi prezzi dei suoi prodotti sono un grande aiuto per le economie delle famiglie degli altri Paesi.

Il premier ha aggiunto che sarebbe “un errore” togliere con troppa rapidità i robusti finanziamenti statali erogati alle imprese. Nei primi 11 mesi del 2009 Pechino ha erogato finanziamenti per 9.200 miliardi di yuan (oltre 920 miliardi di euro) per sostenere le imprese in crisi, anche a seguito del crollo delle esportazioni. Zhong ha indicato come “probabile” che “la Cina abbia superato la Germania come maggior Paese esportatore”, seppure le sue vendite all’estero sono diminuite del 18,8% secondo dati ufficiali, massimo declino da almeno 30 anni. L’Ufficio nazionale di statistica dice che i profitti per le imprese industriali sono comunque saliti del 7,8% nel novembre 2009 rispetto a un anno prima. Anche se questi dati suscitano perplessità tra gli esperti, considerato che da gennaio ad agosto l’Uns aveva indicato una perdita del 10,6%.

Altri esperti osservano che questi dati statistici non sono verificabili e che la Cina, per combattere la crisi globale, dovrebbe affrontare importanti cambiamenti nel proprio sistema interno, con un minor spazio per le imprese statali e maggior trasparenza amministrativa. Ieri l’Ufficio centrale investigativo ha detto che nel 2009 i pubblici funzionari hanno sottratto o utilizzato in modo improprio 234,7 miliardi di yuan (circa 23,5 miliardi di euro). Ogni anno l’Ufficio ispettivo annuncia di avere individuato decine di funzionari disonesti e il governo proclama tolleranza zero contro la corruzione. Ma la situazione non appare migliorare e l’ispettore capo Liu Jiayi ha detto ieri, in una conferenza, che “nonostante alcuni miglioramenti, negli uffici centrali ancora esistono sottrazione di fondi, sprechi e falsificazioni di dati fiscali”.

Peraltro l’Ufficio ispettivo non ha indicato i nomi dei responsabili, che spesso Pechino preferisce processare in segreto e senza dare notizie all’opinione pubblica.

http://www.asianews.it/