Economiadi Pietro Salvato
pubblicato il 30 novembre 2009 alle 11:00 dallo stesso autore - torna alla home
Il provvedimento fa incamerare solo 3,5 miliardi di euro contro i 5 previsti da Tremonti. Perciò niente abbassamento dell’Irpef e dell’Irap. Nel frattempo, c’è chi guarda con preoccupazione a Dubai e alla nuova tempesta finanziaria. Sono le nostre Pmi.
“I soldi che rientreranno in Italia grazie allo scudo fiscale sono sacrosanti e ci serviranno per dare una mano a tutti coloro che hanno bisogno”. A dirlo fu lo stesso premier Silvio Berlusconi, in un’intervista al Tg5. Ancora più nel dettaglio era entrato il ministro delle Attività Produttive, Claudio Scajola, che al quotidiano La Repubblica dichiarò: “Con i soldi dello scudo ridurremo l’Irap”. Lo stesso ministero dell’Economia prevedeva, peraltro, un introito di almeno 5 miliardi euro, frutto di quel 5% di aggravio previsto sui capitali “scudati”. Del resto, al contrario degli analoghi provvedimenti varati dai governi degli altri paesi, il nostro “scudo fiscale” si presentava al quanto allettante: quasi quanto un “condono tombale”. Innanzitutto, permette l’anonimato, poi sana, di fatto, almeno una decina di reati tributari tra i quali qualcuno pure piuttosto grave come l’occultamento o la distruzione di documenti contabili (la pena prevede la reclusione anche fino cinque anni) e, dulcis in fundo, come detto, l’irrisoria “balzello” una tantum del 5% sul capitale illegalmente trasferito all’estero.
DIECI EMENDAMENTI POSSON BASTARE… - Dando un’occhiata alle proposte del governo sotto forma di emendamento alla sua stessa legge Finanziaria, che sarà discussa nei prossimi giorni alla Camera, abbiamo scoperto un pacchetto aggiuntivo di 10 emendamenti per un valore di circa 8 miliardi di euro. Queste proposte risultano coperte, per meno della metà, dalle risorse ora previste dallo scudo fiscale e per il rimanente si tratta di “spostamenti all’interno di capitoli di bilancio già esistenti”. Secondo quanto riferiscono fonti del ministero dell’Economia, le risorse extra scudo che serviranno a finanziare misure come Roma capitale, gli ammortizzatori sociali e l’ambiente “non sono soldi freschi, ma vengono presi da voci già esistenti, attraverso uno spostamento di poste di bilancio da un capitolo all’altro”. Compare, inoltre, anche un aumento delle tasse sui processi: in particolare aumenta il cosiddetto “contributo unificato”, cioè la “forfetizzazione” in un unico importo di tutte le spese collegate ad una causa. Fra le proposte avanzate dall’esecutivo ci sono anche gli sgravi fiscali per le banche promessi dallo stesso ministro dell’Economia Giulio Tremonti in conseguenza dell’accordo sulla moratoria sui debiti delle Pmi. Un emendamento, in particolare, poi propone la soppressione delle comunità montane (dopo che lo stesso governo Berlusconi, qualche tempo fa, ne ha permesso la costituzione persino di un paio a livello del mare!) e del difensore civico comunale. Scatta, infine, una stretta sui falsi invalidi con verifiche straordinarie.
DE TAX… IN TAX - La Finanziaria, quindi, che valeva già 4 miliardi di euro così come approvata dal Consiglio dei ministri e dopo il passaggio al Senato, si arricchisce di altri 4 miliardi che derivano dallo scudo fiscale, più altre risorse. In particolare, dallo scudo adesso si prevede di introitare solo 3-3,5 mld di euro, contro i 5 mld inizialmente previsti (non più di un mese e mezzo fa). Nel pacchetto del governo c’è anche l’emendamento che ripartisce gli introiti dello scudo fiscale: che dovrebbero andare, secondo quanto riferisce il vice-ministro dell’Economia, Giuseppe Vegas, nell’ordine: “alle missioni di pace, ai libri di testo scolastici, ai lavoratori socialmente utili della scuola, alle scuole paritarie, al fondo università e alla proroga del 5 per mille per il 2010”. Insomma, non c’è alcun taglio delle tasse. Già detto del finto “taglio dell’acconto sull’Irpef” , spacciato dallo stesso esecutivo e persino da certi “organi di informazione” come “il primo consistente taglio delle tasse messo in atto dal governo Berlusconi”, ora osserviamo come non ci saranno altri tagli, sconti o sgravi fiscali nella Finanziaria 2010. Questo, in particolare, è uno dei punti fermi assieme, all’assenza di sgravi sull’Irap (contrariamente, quindi, a quello che sosteneva Scajola) a favore delle imprese, ed al “no” alla cedolare secca sugli affitti. Dal Corriere della Sera di ieri, apprendiamo inoltre che: “Aperto lo scudo e pagata la sanzione, potrebbe esserci fino a un anno di tempo per il rimpatrio o la regolarizzazione con lo scudo fiscale dei capitali detenuti illecitamente all’estero. L’Agenzia delle entrate ha già fatto sapere che i contribuenti che avranno difficoltà nel disinvestimento dei capitali da scudare potranno far presente l’esistenza di «cause ostative» e procedere al rientro fisico in tempi “congrui”. E l’orientamento che sta maturando nell’Agenzia è quello di considerare “congruo”, in funzione della complessità delle operazioni, anche un anno di tempo. Non è chiaro se l’indicazione troverà accoglienza in un emendamento alla Finanziaria 2010 oppure, come sembra più probabile, in una nuova Circolare del direttore dell’Agenzia”.
Tradotto, significa che lo scudo, al pari peraltro dei suoi predecessori varati dall’altro esecutivo Berlusconi, nel 2002 e 2003, ha raccolto meno di quanto sperato. Adesso, in presenza di “cause ostative”, si estende ad un anno il tempo per il rientro, mentre resta ferma la scadenza al 15 dicembre per presentare la dichiarazione con il pagamento della sanzione del 5%, che di fatto apre l’ombrello giuridico dello scudo.
SILVIO E LA TEMPESTA DI DUBAI – “Se c’é bisogno di fare deficit, si fa solo sulla cassa integrazione, sul sociale”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti intervenendo in commissione Bilancio della Camera nel dibattito sulla Finanziaria, ricordando che la cassa integrazione “è l’unica causale che ha una cifra etica e morale condivisibile”. Se la tempesta finanziaria proveniente dal lontano Golfo Persico dovesse man mano crescere, probabilmente gli effetti si faranno sentire anche nel nostro Paese. Infatti, non basta fare spallucce, magari dicendo che “le nostre banche non sono esposte direttamente”. Non lo erano, più di tanto, nemmeno con la “bolla americana”, eppure gli effetti perversi della crisi prima finanziaria e poi economica, come sappiamo, li stiamo ancora scontando per intero anche nel nostro Paese. Oltre a ciò, non sono poche le piccole e medie imprese italiane impegnate direttamente nell’Emirato arabo. Come ricorda in una brillante analisi su www.ilsussidiario.net, Ugo Bertone: “Sono state le trivelle della Trevi a scavare le fondamenta di tanti tra le centinaia di grattacieli spuntati sulle rive del Golfo; nelle hall dei grandi alberghi (tra cui la Armani house) spiccavano le vetrine delle griffes, grandi e piccole; a Salvatore Ferragamo, nell’ottobre del 2008, era stato affidato l’incarico di arredare “la casa più lussuosa del pianeta” che, come tutti gli hotel di lusso, avrebbe dovuto avere le finiture, a partire dai rubinetti per finire con gli yacht parcheggiati davanti all’ingresso rigorosamente made in Italy”. E ancora: “Non sarà sufficiente stringere i tempi e aspettare che “passi ‘a nuttata”: l’economia reale italiana – sostiene Bertone – da sempre export oriented, rischia di pagare anche per il 2010 un prezzo più alto di altre, con una ricaduta negativa sia sulla crescita del Pil, che nella migliore delle ipotesi, sarà di un punto inferiore a Francia e Germania, sia sui consumi e sulle entrate fiscali […]. È questa la cornice in cui s’innesca il dibattito sulla Finanziaria. Da una parte, la tesi Tremont, ovvero, è importante sparare con parsimonia le (poche) pallottole a disposizione, frutto di un’iniezione una tantum, cioè lo scudo fiscale […] dall’altra,la tesi Baldassarri-Brunetta (è curioso che il dibattito più aspro avvenga all’interno della maggioranza…), che perciò necessario riqualificare la spesa in corsa, tagliando costi improduttivi a vantaggio degli sgravi fiscali nei confronti delle famiglie e delle imprese”. La chiosa è eloquente: “L’ottimismo di Tremonti è un’illusione, dicono i più critici: dietro l’apparente stabilità, resa possibile dalla tenuta dei bilanci familiari, ben più solidi, c’è il malcontento che cova sotto le ceneri, soprattutto nelle aree forti del Paese, quelle meno avvezze ad affrontare le emergenze. Un boomerang che potrebbe ritorcersi contro Silvio Berlusconi, che ha vinto le elezioni proprio sull’onda della protesta contro la pressione fiscale”.
http://www.giornalettismo.com/archives/43252/vi-sveliamo-il-grande-bluff-della-finanziaria-2010/