La California in bancarotta la salva una tassa sulla marijuana
Dopo la liberalizzazione si potrà tassare: allo Stato 1,4 miliardi di dollari l´anno
Questa è l´unica città al mondo dove è vietato fumare all´aperto in molti parchi, nei quartieri attorno a scuole e ospedali, ma se vai a un concerto funky al Fillmore il fumo dello spinello, attivo o passivo, è obbligatorio. Non poteva che partire da qui la più curiosa delle rivoluzioni fiscali: risanare il deficit pubblico con le canne. Il profeta di questa battaglia è Richard Lee, 47 anni, il guru della liberalizzazione della marijuana a San Francisco. Per i suoi seguaci lui è la prova vivente che lo spinello libero è un ottimo business, privato e collettivo. All´altra estremità del Bay Bridge, sulla sponda dirimpetto a San Francisco, Lee ha scelto il porto di Oakland per creare un centro di formazione dei futuri imprenditori della marijuana. "Pot-repreneurs" li chiamano, un gioco di parole che si potrebbe tradurre liberamente "imprenditori in erba". Perché se passa il referendum sulla liberalizzazione in tutta la California, questo diventerà un business.
Dalla coltivazione alla distribuzione, il mercato che oggi è artigianale e semi-sommerso diventerà rispettabile e alla luce del sole. Lee ha visto lontano creando la sua università di Oaksterdam ("Oakland più Amsterdam") e gli effetti sono visibili. Città portuale stremata da recessione e disoccupazione, con dei ghetti neri in preda alla violenza delle gang, Oakland sta vivendo una mini-rinascita economica proprio nel quartiere del centro storico che Lee ha scelto come la culla della sua industria. Ai vecchi dispensari di erba "per scopi medici" ancora impregnati di nostalgia hippy, come il Bulldog Café dove risuonano a tutte le ore le note di "The Dark Side of the Moon", sono venuti ad aggiungersi nuovi negozi che puntano a un pubblico sempre più variegato, rispettabile, salutista e igienista.
E´ con questa filosofia pragmatica che Lee ha lanciato la raccolta di firme per il referendum, conclusa con successo mercoledì: superata la soglia di 434.000 cittadini, la consultazione popolare è convalidata. Si voterà a novembre insieme con le legislative nazionali e l´elezione del nuovo governatore della California. Ma è sul referendum per la marijuana che la campagna è partita per prima. Da lunedì le radio e tv locali di San Francisco manderanno in onda i primi spot pubblicitari. Quello scelto da Lee è il più sorprendente. Il guru del movimento per la liberalizzazione ha scelto come testimonial un vicesceriffo in carne ed ossa, che ammette il fallimento della politica di criminalizzazione e conclude: «E´ ora di controllare la marijuana. E di tassarla».
L´élite liberal e trasgressiva di San Francisco ha studiato la lezione della sconfitta precedente, un referendum analogo bocciato dagli elettori nel 1972. Basta coi messaggi troppo radicali, ora si punta sul concreto. Lee ha commissionato uno studio all´economista Jeffrey Miron di Harvard, che stima a 13 miliardi di dollari il costo complessivo del proibizionismo, più altri 7 miliardi di potenziale gettito fiscale perduto. Proprio questo sta diventano l´argomento martellante della campagna pro-cannabis. «La stessa authority che certifica i conti dello Stato – spiega Lee – ha calcolato che la California guadagnerà 1,4 miliardi l´anno di tasse sulla marijuana se viene legalizzata la vendita. Con 20 miliardi di deficit, questa nuova entrata sarà una manna dal cielo». Secondo i sondaggi la maggioranza dei californiani è d´accordo: il 56% propende per il sì. Dall´attuale vendita controllata per soli scopi medici, si passerebbe a una liberalizzazione totale, anche per il consumo ricreativo. Unico limite, la dose singola in vendita: un´oncia, circa 30 grammi. Se vince Lee, il dilemma finirà sulla scrivania di Barack Obama. La liberalizzazione totale violerebbe la legge federale. Ma se l´alternativa è la bancarotta della California?
Federico Rampini
Fonte: www.repubblica.it
27.03.2010
Gli Stati Uniti accusano la tedesca Daimler AG di aver corrotto funzionari pubblici di 22 paesi
DI ALBA KAN
Voci Dalla Strada
Tratto da http://www.gazeta.ru/
La Giustizia statunitense ha accusato la società tedesca Daimler AG di aver corrotto funzionari di 22 paesi - tra cui Germania, Egitto, Ungheria, Russia e Vietnam - per assicurarsi l' aggiudicazione di vantaggiosi appalti pubblici, scrive oggi Gazeta.Ru.
Anche il Times pubblica i dettagli della requisitoria del District Court of Columbia in relazione al caso di corruzione "Stati Uniti d'America contro Daimler AG". Gran parte della relazione si concentra sui fatti di corruzione di funzionari russi.
Negli anni 2001-2005, Daimler Mercedes ha venduto veicoli per un importo di 64.6 milioni di euro a diversi enti pubblici in Russia, in particolare, il Ministero degli Interni e della Difesa. Per garantire queste vendite, "ha pagato illegalmente tre milioni di euro a funzionari di governo".
Nel rapposto si parla della partecipazione nello scandalo della Cina con il la sua più grande compagnia petrolifera di stato China Petroleum & Chemical Corporation (Sinopec). Ma non è una rivelazione: a metà del 2009, l'ex capo della Sinopec Chen Tonghai è stato condannato a morte - per corruzione. Nel periodo dal 2001 al 2005, come risulta nel documento sono stati consegnati a funzionari cinesi sotto forma di tangenti e regali lussuosi 4,1 milioni di Euro.
In Turkmenistan, nel febbraio 2000, un alto funzionario ha ricevuto in regalo per il suo compleanno un'auto blindata Mercedes Benz Classe S del valore di 300 mila euro.
Altri regali costosi sono andati a funzionari della Liberia, Egitto e Costa D'Avorio, anch'essi hanno ricevuto una mercedes blindata.
Daimler, come riportato nel documento, ha dato tangenti a funzionari in Croazia, Grecia, Indonesia, Serbia e Montenegro, Tailandia, Turchia, Uzbekistan e Vietnam. Per questi "pagamenti impropri" Daimler ha aperto più di duecento conti fittizi in tutto il mondo. Il gruppo avrebbe speso per tangenti a funzionari, oltre 50 milioni di euro.
La casa automobilistica ha ammesso l'uso di regimi corrotti solo in due paesi: Germania e Russia, e ha proposto al sistema giudiziario degli Stati Uniti di risolvere la questione fuori dal tribunale, mediante un risarcimento di 185 milioni di dollari. Al rifiuto della loro offerta, è stata fissata la prima sessione del processo giudiziario, che si terrà il 1 aprile.
Financial Fraud on Wall Street
by Bob Chapman
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Global Research, March 27, 2010 | |
The re-nomination of Ben Bernanke, as Chairman of the Federal Reserve, has to be one of the ultimate political insults, particularly coming from Republicans, as did his predecessor, Alan Greenspan, both have taken America and the world down the sewer. Ben Bernanke saved Wall Street, the banks, insurance companies and a myriad of other financial firms.
This is the same Ben who refused to release records to uncover where $2 trillion had gone in the loan program that followed the collapse of Lehman Brothers. This is an appellate defeat for the Fed. We would expect they will next appeal to the Supreme Court. This is important to the Fed, because a loss would not only expose which institutions were insolvent, US and foreign, but it would expose what collateral was accepted for these so-called loans, and have they been paid back?
The Fed and American and foreign bankers gambled and lost, so it was up to American taxpayers to bail them out. Needless to say, these actions were outrageous. The Fed not only had no authority to do what they did, but they did, but they also suborned perjury. We wonder how the Appeals Court missed that? The Fed has buried our country in debt, allowed unbelievable leverage and absolutely refuses to tell us what they are up too. Except for a few in Senate and House hearings, questioning is a total farce. The Fed has done as it pleases for 97 years and that has to stop. We cannot allow Ben Bernanke to lie before Congress and get away with it either. We also cannot allow any corporation or financial institution to keep two sets of books and not mark their investment to market.
The financial world is a very small world and everyone knew what was going on at Lehman, just as they knew what Berne Madoff was up too. As usual a conspiracy of silence prevailed in order to allow the wholesale fleecing of the American public to continue unabated. In Wall Street and banking there is still honor among thieves. The Fed knew what was going on at Lehman and let it continue. That is how Mr. Bernanke purgered himself before Congress. Merrill Lynch had already warned the SEC and Fed as to what was actually going on at Lehman. Lehman committed fraud and its officers have thus far gotten away with it. Where is the SEC with civil charges and where is our Justice Department? They both only make selective prosecutions, most of which are based upon politics or the connections of the players. The only time they go after insiders is when they are forced to, like in the recent fine against Berkshire Hathaway, Warren Buffett’s firm, for accounting fraud of $200 million. The fine was $100 million, so as you can see crime pays. What is worse is that other firms are doing the same thing. This is all part of the mantra that no major financial firm should be allowed to fail. They are too big to fail.
The big bad secret is that if banks and other financial companies reported their true financial positions they’d be out of business – insolvent. The Fed and the SEC are certainly well aware of these problems, but the game goes on. The fraud is intentional and conscience. They know there are two sets of books, that MBS on their books are virtually worthless, they just bought $1.1 trillion worth of the toxic waste and they are well aware that the shadow inventory on their books is at best worth $0.30 on the dollar. In fact, everyone within the beltway knows it, just like seven years ago they all knew Fannie Mae and Freddie Mac were broke. As you can see, there is no law; it is only what these people want it to be. Faithfully all regulators and our elected representatives look the other way. They allow corruption to flourish. One thing that can be guaranteed is that if you report any of these frauds nothing is liable to happen. Today that is the American way – crime pays.
As we have said before the exposure of the problems in Greece, those of all the PIIGS and in the US, California, Arizona, Pennsylvania, New Jersey and New York, open a whole new phase of the debt crisis. The world is in a sovereign debt crisis. In Europe and in the US there are talks regarding a reduction in leverage in currency, which will only cause a liquidity crisis. A rise in interest rates will only compound the problem.
In addition we believe mortgage debt, both commercial and residential, will be sucked into the vortex adding to the woes. This is a replay of what occurred in the 1930s in the debt markets. Do not forget the bond market is 10 times bigger than the stock market and if something has to be sacrificed it will be the stocks, not the bonds. The replay will find stocks falling first, followed by bonds. The bond problem is already very visible; 19 nations have had their credit ratings cut and the US and UK and others will soon follow. That is why we continue to say that the only safe haven is in gold and silver related assets. As we have said previously the only way to handle the problem is for nations to meet, have a multilateral official devaluation and debt default settlement. That will be followed by a deflationary depression, which will be accompanied by another worldwide war.
The debt load, particularly in advanced economies, is overextended and unsustainable at more than 400% of GDP in the US alone. That is 25% higher than US debt was in the 1930s. Those who do believe debt will be settled and currencies devalued, also know that recovery from that debt will take 20 or more years.
At the center of this greed and corruption are derivatives and securitization, which are simply a Ponzi scheme form of finance. These instruments were central to bringing down AIG and GM. The lenders, the large banks, brokerage houses, investment banks and insurance companies wrote these financial products, most of which are and were uncollateralized. As a result of this unethical disaster the American taxpayer was put firmly on the hook to repay this debt and to bail out the lenders. In addition, as you have been recently informed, these products were responsible in part for Greece’s current problems. What Goldman Sachs did was transform government debt into derivatives, which were insured by CDSs. In time the euro zone will break up as a result of this and other factors. If England were to withdraw from the EU that could as well break up the European Union. Speculators have been purchasing Greek CDSs, anticipating debt default and as a result the euro has plunged. All of this is the result of turning world markets into a casino.
As you can see the problems are not going away and they won’t disappear until the system is purged. More than $3 trillion has been poured into GM, AIG, Fannie Mae, Freddie Mac and Wall Street banks and brokerage houses by American taxpayers via the Fed and the Treasury. As a result the biggest violators have become even bigger, which was the intention from the beginning. As an example, JPMorgan Chase, Bank of America, Wells Fargo, Citigroup and Goldman Sachs hold almost 40% of all bank deposits. The credit crisis and the debt crisis are far from over. The desk chairs have just been rearranged. Not only will seven million more people lose their homes this year creating a 3-year home inventory for sale, but also lenders will get hit with commercial real estate they cannot possibly finance. We see another minimum of four more years of defaults both in the US and Europe. Taxpayers cannot save the system indefinitely, especially when the players that caused all this are back leveraging and speculating again.
We are facing a commercial debt crisis that no one expects. We are going to see hundreds of US banks fail this year, which the FDIC does not have the funds to cover. This year or next we are facing a sovereign debt crisis in the US, Europe and elsewhere. We are looking at tariffs on goods and services next year. All derivatives should be outlawed except on transparent exchanges and present positions should all be unwound. Europe is already moving ahead on this matter and hopefully an international conclusion can be reached. In addition Glass Steagall should be reinstated and the Fed’s job be turned back to the Treasury Department.
Bearing out what we discussed earlier there is little talk of all G-7 members soon reaching more than 100% of GDP in public debt. As a result every one of these 7 countries have serious problems. In addition they are still expanding M3 or M4. Power and cash consumption shifts more and more toward governments. Banks have cut back lending by some 20%. They are holding government paper probably at the behest of government. The foreign treasury buying could very well be the Fed funding the purchases. Then the carry trade and hedge funds do their part as well. This could be a position of diminishing returns if interest rates rise in the real market, which we believe they will. Some 30 major nations have the same problem the US has and that is funding their own debt, as well as America’s. Again, we have long believed that Treasury funding from the UK, Caymans and other sources was merely a front for Fed purchase of Treasuries. That in part is what the swap agreements are all about. This 40% increase in US monetary base normally would cause inflation, perhaps even hyperinflation, but the affect of 22-1/8% unemployment, low wages and a strong deflationary undertow has held inflation at an official 2-1/2% to 3%, or a real 7-1/2%. We see money and credit continuing to grow at 16% although the Fed has been drawing liquidity from the system. Normally we’d say that the US would emulate Japan’s 20 years of deflationary depression, but this time it is different. Japan wasn’t carrying the debt load the US is today. Japan began off a lower center. The luxury of 20 years of sideways movement that Japan experienced is not available to the US, because of their massive sovereign debt that grows by the minute.
As we pointed out previously foreign holdings of dollars by other central banks has fallen from 64.5% of assets to 60.5%. this has been caused by internal funding needs and flight from the dollar. This fall in dollar reserves sooner of later will force the Fed to raise rates to draw in more dollars to fund US debt. These exercises will also crowd out other corporate borrowers, again putting upward pressure on interest rates. Somewhere along the chain problems will arise and it will snap. We believe that event will be when multilateral official devaluation and debt defaults take place and those events are not far away.
We are at a juncture where governments cannot really help like they could previously and in order to survive they will have to take care of themselves. For the moment they have neutralized a bankrupt banking system by creating enough liquidity to offset deflation. As demands grow the need for liquidity grows just to keep the insolvent system afloat. This approach is funding sovereign debt, but it is not allowing loans to small- and medium- sized businesses and individuals. The system’s worst days lie ahead. Take advantage of the interlude, it will be short lived.
The Mortgage Bankers Association reports its index, which shows purchase and refinance applications, saw the latest week in March loan application volume decrease 4.2%. The Purchase Index component rose 2.7%. The Refinance Index fell 7.1% week-on-week. The Purchase Index fell 15% year-on-year. These numbers were called an improvement by the mainline controlled media, if you can believe that.
JPMorgan Chase is cutting a deal with your government for a $1.4 billion tax refund. This is a benefit for taking over Washington Mutual. JPM paid only $1.9 billion for Wamu. If the tax break is allowed they have 73.6% of the purchase price back. JPM wants to score $10’s of billions for a $500 million investment.
Bob Chapman is a frequent contributor to Global Research. Global Research Articles by Bob ChapmanGold: The United States Of Crisis
John Ing
Last year it was Wall Street's debts, this year it is sovereign debt problems. Just when everybody was told it was safe to go into the water, once again investors are told that yet another bailout is needed to stem the threat of a default. This time it is sovereign defaults. Taxpayers are again being asked to pony up as governments pile up more debt, further devaluing their purchasing power. When will it end? Investors are losing confidence in propping up heavily indebted governments, banks and corporate entities, either explicitly or implicitly. Inflation and currency depreciation is next.
To make matters worse, Mr Obama looks out of his depth. President Obama did not cause this recession, but seems locked in its past. He pledged to give us more economic freedom but instead promoted more state handouts. His government has swung to the left whilst America remains centre-right. His banking system is broke and he continues to spend. He doled out stimulus money to the banks instead of the taxpayer and now calls for bank reform. With the economy mired in recession, he opted instead for a $1 trillion healthcare plan and he is on track to become the biggest spending president since Franklin Roosevelt in the Thirties. Mr. Obama has become the Pierre Elliot Trudeau of American politics who once lifted Canada's public hopes but took the country on a Keynesian path of financial destruction leaving behind the much hated National Energy Program, big government and a legacy of debt. Canada took years to recover. American does not have the time.
Debt, Debt and More Debt
Spurred by the loss of a Senate seat, President Obama has decided to tackle his ballooning national debt, for which he bears considerable responsibility by announcing the setup of a 18 member commission - how very Canadian. To solve the debt problem, he does not need a debt commission to study a public debt of more than $14 trillion or about $40,000 per American. He does not need a debt commission to resolve a $1.4 trillion budgetary deficit that is three times the previous 2008 record. He does not need a debt commission to tell him about America's profligacy with overall debt at 85 percent of GDP and still climbing. And, the bills of Wall Street are still coming in, particularly the growing debts of Fannie and Freddie Mac which continues to drain on America's finances. Obama only has to look at what is happening in Greece today, to know what is going to happen to his country tomorrow.
Meanwhile like the wolf at the door, central banker Bernanke threatens to raise interest rates as part of his exit strategy. Yet, in light of the growing US debt load, Bernanke must print more dollars to support the huge twin deficits, fed by America's insatiable need for cheap oil and desire to live beyond its means. Another element, while he threatens to blow the house down, rates remain near zero. Still he continues to buy assets with freshly minted dollars while his bloated treasury is filled with almost $1.4 trillion of mortgage linked assets and other toxic securities. At one time, the asset side of America's balance sheet consisted largely of Treasury securities with a bit of gold. And despite the threat, he continues to support the government's spending orgy, citing the threat of a recession as the rationale to keep on spending. Fast rising debt is worrisome and unsustainable. Bernanke's exit strategy is untried and untested.
The US has been living beyond its means for some time. The government has taken a bigger role in spending and borrowing but left unsaid is that by increasing spending, it takes away from the private sector. Bernanke doesn't even seem to be concerned nor about the prospects of $800 billion interest payments on the national debt by the end of this decade up from $207 billion this year. Save for the World War II expenditures, spending on average will reach the highest levels in American history to 25.2 percent of GDP, significantly above the 20.7 percent forty year average. While President Obama prefers to blame much on George Bush, he will take the gross debt to 103 percent by 2015. Both public and private debt totals 370 percent of GDP. Also missing is a discussion of what to do with the trillions of dollars of unfunded off balance sheet liabilities related to mandated Medicare and Social Security. To be sure, previous time honoured solutions for improving the economy such as slashing spending, eliminating the mountain of regulations or lowering taxes are not part of Mr. Obama's strategy. Instead we have a Keynesian mixture of increased spending, larger deficits, higher taxes and an agenda of redistribution of whatever is left over.
Beware Of Greeks Bearing Gifts
Meantime debt dependent Western governments continue to prop up the economic recovery with a dose of cheap money and government spending, but without the consumer. As a consequence of bailing out Wall Street, the US government has transferred private sector debt onto the government shifting debt repayment from shareholders to taxpayers. Indeed concerns about the level of sovereign debt prompted Moody's Investor Service to warn that even the United States and the United Kingdom were risking losing their blue chip Triple A status. First Iceland, Greece, and now Portugal. All need to put their fiscal house in order, with an exit strategy of lowering their lifestyles by raising taxes and slashing government expenditures. The dominoes have fallen.
The bigger problem is the need to finance their gargantuan liabilities at a time when there are trillions of government debt to be rolled over in the next year or so at a much higher cost and in direct competition with other deficit sovereign states. The United States alone must borrow nearly $2 trillion in 2012 to bridge its projected budget deficit and to refinance existing debt. This time, no one is too big to fail. By transferring the debt from its banking sector to the public sector, the United States only forestalls the inevitable as Greece found when it transferred its Olympian sized debt onto its own books. There is no easy way out. US debt today stands at 85 percent of GDP, compared with 115 percent for Greece, 59 percent for Spain, or 66 percent for Ireland. Yet the explosion of public debt continues as the White House projects that gross federal debt in public hands will exceed 100 percent of GDP in only two years. The US is in a much sorrier state than the other European ailing nations.
Obama's whopping $3.8 trillion budget will produce a $1.4 trillion deficit this year and trillions more over the next few years. The non partisan Congressional Budget Office (CBO) reveals that President Obama's fiscal 2011 budget would add almost $10 trillion to the national debt over the next decade. But to pay for those deficits, the US government must borrow one out every three dollars with the majority coming from foreigners. Other than a drop in the greenback, the consequence of depending on foreigners has so far been fairly benign. However as America's deficits balloon, its national security, sovereignty and even control over their currency will disappear. How long can America count on the market's tolerance? Very scary was reports that Russia almost caused the failure of mortgage giants, Fannie and Freddie last year when they dumped their positions.
China too has repeatedly expressed warnings about the sinking dollar and the growing deficits, because of concern for the safety of its vast holdings of US government debt denominated largely in dollars. China has also warned that pressing the Chinese on its currency policy amounted to a new form of protectionism last seen in the seventies in a "beggar thy neighbour" currency war that saw the US go off the gold standard. China's investments once cushioned America's finances, but China recently unloaded $34 billion of US government debt in December. Worrisome is that the Chinese have reduced their purchases of Treasuries from 40 percent of new issuances in 2006 to only 5 percent last year. Yet, the US responds with threats, selling Taiwan $6.4 billion of arms and receives the Dalai Lama, inflaming an already tenuous situation. And worse, hoping to score political points, American lawmakers threaten to slap duties on Chinese goods. Who's zooming who?
The Failure of Derivatives
Derivatives are the cornerstone of the shadow banking system and its global reach no doubt accelerated Greece's worsening financial position. Wall Street still believes that securitization is one of the greatest innovations of finance in the last quarter century. We side with former Fed Chairman Paul Volcker who said that the banking industry's greatest innovation was really the ATM. While securitization has channelled vast sums of money into housing, giving everyone the American dream without having to pay for it, the derivatives market has grown from nothing to a notational value of $600 trillion.
To some, the usage of derivatives produces no economic or social benefit. To us they are the Achilles heel of the financial system and are all about leveraged bets. Europe is calling for a ban while the Americans caution that their institutions should not discriminated against. Warren Buffett calls them weapons of mass destruction. They are worse.
Of concern is that some of those derivatives, such as interest rate and currency swaps made famous in the Lehman collapse were used to camouflage Greece's overall finances to hide its debts and mask the full extent of the problem. In Milan, four banks have been charged with fraud for devising a swap for the city. And others used derivatives to fudge their figures. A 2,200 page report into the collapse of Lehman Brothers noted the usage of the same sort of obscure derivatives that allowed Lehman similarly to over-inflate its balance sheet to hide its problem as it collapsed. Derivatives also sunk Long Term Credit Capital Management. Does anything change? The common denominator are these exotic instruments.
Hedge funds made huge speculative bets against Greek debt taking by advantage of swaps and over-exposed European banks. The centerpiece of the so-called swaps are the over-the-counter contracts that offer buyers the insurance against a default and the counterparty a premium for underwriting the contract. These contracts were written by insurance companies like AIG who originally hedged their portfolios. The seller agrees to pay the investor if the swap defaults. The swaps can be currency, credit, interest or even mortgage based. Acting as a middle man, Wall Street bastardized these instruments by underwriting these instruments to generate more fees without the need of ownership or capital of the underlying securities making "naked" bets on the direction. These instruments became increasingly complex. The more complex, the less the market understood.
And, since these instruments were really swaps without underlying assets or ownership, the credit default swaps morphed into an unregulated $50 trillion market, far exceeding the indebtedness that they were designed to protect. Furthermore, without the underlying asset, many institutions decided to syndicate or spread the risk among other dealers. When prices moved against the biggest underwriter AIG, Washington had to step in paying billions to bailout AIG and its counter-parties. AIG simply had too little capital of only $180 billion to cover a $2 trillion portfolio of derivatives. Financial markets have become so integrated that the failure of one, can cause the systemic failure of all. That is what happened two years ago. This time, having feasted on Wall Street's woes, the market is poised to feast on bigger prey, government sovereign debt.
And worse, the same big investment banks that turned themselves into commercial entities in order to be "first in line" when the Fed bailed out Wall Street are still recipients of the Fed's largesse with loans at near zero rates and their securities guaranteed by the taxpayer. The Federal Reserve was not so lucky, since today it is stuck with some $2 trillion worth of Wall Street's creations. These same banks today are lobbying the Senate to dilute President Obama's financial regulation package. Also unchanged is the mark to market accounting debacle that saw some assets inflated above their real worth. Worrisome is the apparent watering down of the Volcker Rule, which was to split proprietary trading from Wall Street's main lending businesses. There is also a need for less leverage as well as an overhaul of capital requirements and even level 3 assets. What is needed is a return to market discipline and to the basics of lending with collateral and of course proper due diligence. There is also a need for transparency, moving the liabilities and swaps to a regulated market, so regulators and investors could monitor and control risk. A simple move would be to list these liabilities on the world exchanges. Is anybody listening?
Obamanomics and Hyperinflation
Unfortunately for the Americans, there are only two realistic ways to bring the deficits down, either by increased taxes or spending cuts. How long will America's creditors continue to lend much of the money to finance America's spending? This is a lot of money. But the reality is that even with higher taxes, there is just not enough money to wrestle this and future deficits to the ground. For that, America could look for another Obama. The other alternative is for this President to inflate his way out through the monetization of deficits.
While the administration still believes that inflation is not such a bad thing since it reduces the real burden of debts, the reassurance to date about America's creditworthiness is somewhat suspect. Inflation is an increase in money and credit. Once unleashed, it is a dynamic beast, not easily contained. Amazingly Obamanomics appears to include a healthy dose of inflation to give more room to reduce rates, equating the lack of velocity with tame inflation. How wrong. However, through the next decade, his eye popping deficits (current account, budget and public deficits) will increase and not decline.
The American dollar thus faces the most serious crisis. History shows that the consequence of debt-fuelled spending, is inflation when too much money chases too few goods. Inflation is a monetary phenomena. Hyperinflation is out of control inflation. Government deficit spending is the beginning of the downward spiral. US monetary base or raw money has increased 100 percent with dollars in circulation in excess of $2.2 trillion, the greatest expansion in American history. Hyperinflation of the dollar has already occurred. As Greece found, when the music stops or an auction fails, the crisis begins.
And then there is the ever-present inflation risk. Stories abound about the horrors of raging inflation. There was a stark reminder of this recently in Zimbabwe and Argentina which twice experienced hyperinflation and today Argentina ousted the president of its central bank after he refused to hand over its reserves to pay off debts. Or there is the Weimar Republic experience in the early twenties, when Germany burdened with paying the debts from war reparations, inflated their debts away causing the horrible inflation in the thirties. We once reviewed the hyperinflation episodes in China, France, Argentina, Germany and Zimbabwe. In each hyperinflation, those countries were running massive annual deficits, accumulating unmanageable national debt and each had a central bank creating or printing money. The US is nowhere near hyperinflation yet. However, common with other hyperinflation periods, America has seen a large expansion of money and credit, chronic budgetary deficits, excessive debt to GDP ratios and an unprecedented currency explosion. Is it really different this time?
Today, Currency Hyperinflation, Tomorrow?
Central banks are the stewards of money by controlling the supply of money. Until the early 1970s, most global currencies were linked to gold. Currencies were readily exchangeable. However President Nixon severed the link between the dollar and gold in 1971 in the widespread inflation following the Vietnam era. The dollar soon became the world's de-facto currency and cornerstone of the international monetary system.
The three leading nations of America, Japan, and Germany accepted that their currencies would float against each other. The US dollar became the dominant and convertible currency. Most other currencies tied themselves to the dollar. So it has been ever since. Previous monetary systems were linked directly or indirectly to gold. If a government debased their currency by printing money, the currency fell in value. Today, like credit default swaps, without the discipline of convertibility, the Americans have printed dollars at an unprecedented scale. The current crisis is rooted in a combination of overly expansionary monetary policies as the Federal Reserve fed an unprecedented global supply of dollars to cover its obligations. The result is a world-wide dollar bubble that caused the subprime defaults, sovereign-debt defaults and the near collapse of Wall Street. Hyperinflation is next.
Gold is a barometer of currency fears. Gold has moved up because the purchasing power of the US dollar has moved down. Gold has moved up because investors are concerned about the mountain of debt and America's debt fuelled spending. Gold have risen 350 percent from its lows. The warning signal is clear. The US currency is no longer the dominant currency nor is it the bedrock of the world's global financial system. America's biggest creditor, the Chinese are looking for alternatives and even the beleaguered euro has replaced the US dollar in some places. To be sure, the US dollar is overvalued and the combination of economic stagnation and volatility makes gold a better store of value.
Gold is even an alternative investment to the US dollar for central banks as they have become net buyers for the first time in two decades. Gold has outperformed stock markets and been a much better investment than equities and currencies. We are moving towards a territorial world where the dollar will have less influence and a "balkan" basket of currencies will replace the dollar. Official transactions for example would expand the use of Special Drawing Rights (SDRs), the major oil countries a petro based basket, the West would float against the much diminished dollar and the Asians, a basket tied to the yuan. Like the euro, all will have a gold component - after all gold is money. The loss of a senate seat reminds investors of the political cycle in the US. The disease is set but the cure is not. Gold and the dollar are telling us that a perilous adjustment is ahead. As such, we no longer expect gold to peak at $2,000 per ounce, it will trade higher.
Today gold is the only asset class protecting investors from inflation, the loss of purchasing power and depreciating currencies. There is simply not enough supplies to meet demand and that is something that Wall Street has yet to explore due in part to its dislike of gold. We believe growing concerns about the credit-worthiness of government and the consequence of bailouts will see more and more investors look to gold as an alternative.
Conclusion
Bullion and exchange traded funds (ETFs) have been beneficiaries of gold's price rise. ETFs are now the seventh largest holder of bullion dwarfing the gold stockpiles of most central banks. On the other hand, gold mining stocks have lagged despite a pickup in profitability. This will change.
John R. Ing Maison Placements Canada 130 Adelaide St. West - Suite 906 Toronto, Ont. M5H 3P5 (416) 947-6040
26 March 2010
The information contained herein has been obtained from sources which we believe reliable but we cannot guarantee its accuracy or completeness. This report is not and under no circumstances is to be construed as an offer to sell for the solicitation of an offer to buy any securities. This report is furnished on the basis and understanding that Maison Placements Canada Inc. is to be under no responsibility whatsoever in respect thereof. Directors, shareholders or employees of this company may be beneficial owners of the securities referred to herein.Cancer
Don Stott
There is no more dreaded disease than cancer. Cancer causes millions of deaths each year in America, and it is painful, debilitating, and causes horrible pain. Cancer is rarely discovered in time to cure it. Like termites in a home, cancer gnaws at the body, and until the pain begins, it is almost never discovered until it approaches its final stages. My Dad started smoking at age 15, and lung cancer killed him at age 63. Until almost the end, he never knew he had it. A cough was the only symptom.
The pressure on gold backed dollars became so strong, that Nixon removed the backing, thereby allowing virtually unlimited printing. Politicians then, could spend as much as they pleased, because the bucks could be printed without any regard of re-paying the debts that were incurred as a result of irresponsible spending. After all, as the saying used to be, "We owe it to ourselves." Not to worry, we're going to raise everyone's standard of living, take care of the poor, and eliminate poverty. We're going to build an interstate highway system, and even though it will kill the passenger train and tens of thousands of businesses, when the highways by-pass their towns, everyone will be able to drive anywhere at high speed. We'll sponsor a government passenger train, which will only cost a hundred million a year. "Not to worry, we are a rich nation and so rich, that we can do anything we want," was the usual explanation given by politicians.
Everyone got so happy that they didn't need to do much hard work any longer, that Mexicans were imported to do what we white folk wouldn't do. More and more welfare and public housing was handed out and built. The cities were going down pretty quickly, forcing 'white flight,' but we were a rich nation, so not to worry. The cancer hadn't really been noticed as yet. We'd start HUD, and fix the cities.In 1965, Medicare was passed, and the cancer caused a little pain, but we were caring for the sick, and we "Owed most of it to ourselves," so not to worry. The cancer was at the point where it was at about a 25% cure rate, but few noticed. In 1972, the brains in D.C. brought on food stamps. Truman, LBJ, and Bush got us into wars in Korea, Vietnam, Iraq, and Afghanistan, but after all, our soldiers were going into battle, "To protect us," even though that was a blatant lie. The costs were usually not part of the budget, or were hidden, so even though the cancer was advancing, few bothered to worry. George Bush passed the prescription drug bailout program, and it's only cost a trillion so far, and Republicans and Democrats voted for it. We need to 'help' the aged, of course. Government had robbed them of the dollar value, and incentives to save and plan ahead, but we furnished Social Security, Medicare, and Prescriptions. We were a rich nation.
Obama got nominated and elected, and as he was running for office, he told everyone that he wanted to nationalize medicine and health, and actually turn America into a socialized state, but most were so sick of George Bush, and the Republicans picked a highly unelectable Senator as a candidate, that Obama got elected, and promptly kept his word. Now, the cancer was so obvious, that even the Republicans discovered it, and the majority of Americans discovered it also. The Democrats knew all along, but they thought that the cancerous handouts, welfare, programs, and other effluvia, were benign, and after all "We owe some of it to ourselves." Now, America owes China a trillion unbacked dollars, Illegals are everywhere, and the deficit is hundreds of billions every month. Welfare recipients, Social Security recipients, Medicare recipients, public housing dwellers, and millions and millions of businesses, groups and citizens which have been addicted to government handouts, contracts, and checks, are totally incapable of going it alone, because it would be impossible to go it alone...thanks to the cancer which now is at the 95% fatality stage.Suddenly, when it is probably too late, Republicans, who have been feeding the cancer for 77 years, say that they are opposed to Obama care. In strong speeches, and threats of lawsuits, Republicans now, are covering up all the misdeeds they have committed, which fed the cancer. They, like the Democrats, have acted irresponsibly for 77 years, and now, they are supposed to be able to cure the cancer? A vote in November will save America? Like it did when Republicans took over both houses before? When they controlled both houses, they quickly reverted to feeding the cancer.
The cancer has metastasized into the whole body of America. The few of us who have been warning of upcoming death, have not been listened to or heeded. The cancer has given us a virtually worthless currency, unpayable debts, upcoming runaway inflation, and a huge, worthless, underclass. We are now bogged down in two pointless, expensive wars, which seem to be un-winnable, and we are about to lose our credit rating. America needs huge infusions of cancer hiding loans to keep alive, and the purveyors of those loans have about decided we are a bad risk.Now what? Reform the Republicans with Tea Party threats? Throw the bums out in November, and take over the Congress? Even if that happened, and I hope it does, the debts are unpayable, and welfare recipients cannot be denied, because if they were, America would be in ruins pretty quickly from the riots and arson...which may happen anyway. Best thing, to me, is to get out of big cities and protect yourself with historic, beautiful, real, money, not government issued scrip.
(In my town of 17,000, there are three swank magnificent homes on a golf course, which originally were priced at a million or close, and can now be bought for about hundred bucks a square foot. They couldn't be built for three times that today. Call me and I'll give you the real estate gal's number).
Ron Paul: "What The Federal Reserve Still Fails To Realize Is That Intervention In The Economy Is Always Harmful"
Tyler Durden
As part of yesterday's hearing with Ben Bernanke before the House Financial Services Committee, Ron Paul provided the following statement in which he blasts the Fed's ever-increasing cluelessness over monetary policy and its disastrous Catch 22 implications: "the Fed only sees what is seen, the superficial results of its policies, and not what is unseen, the effects of its monetary intervention throughout the economy. Monetary inflation leads to malinvestment and causes the boom phase of the business cycle. Once the malinvestment is realized the bust phase occurs, and these malinvested resources need to be liquidated in order for the economy to recover. But the Fed actively works to prevent this liquidation and does everything in its power to continue inflating in order to prolong the boom. The first act of intervention begets the second and subsequent interventions, each bigger than the first, as each economic bust gets larger and more severe." As the only thing that currently matters for the economy, for LBO rumors, and for stock picking in general is the overabundance of liquidity, one wonders just to wha rabbit holes the Fed's push for central planning of the US economy will eventually leads us: "The Soviet Union's economy failed because of its central planning, and the United States economy will suffer the same fate if we continue down the path toward more centralized control."
Full Ron Paul statement:
Statement for the Record, Congressman Ron Paul
Mr. Chairman, today the Federal Reserve finds itself in an unprecedented and unenviable position. It has boosted the monetary base by nearly $1.5 trillion since September of 2008. Excess bank reserves remain at historically high levels, and the Fed's balance sheet has ballooned to over $2 trillion. If the Fed pulls this excess liquidity out of the system, it risks collapsing banks who rely on this newly created money to boost their balance sheets. However if the Fed fails to pull this excess liquidity out of the system we risk hyperinflation.
The Federal Reserve has never had such an inflated balance sheet, nor has it ever pumped up the monetary base by such a large amount. During the belt-tightening years of the late 1970s and early 1980s, both the balance sheet and the monetary base continued to expand during a severe recession. We have to look back to the 1920s and 1930s before we see the Fed lowering the monetary base, and even then the Fed lowered the base only by 16%. What we are talking about now is a 60% lowering of the monetary base in order to return to pre-crisis levels. That is a major decrease in the monetary base and, if it is undertaken once these excess reserves have begun to enter the system, it could undermine the viability of banks and lead to the collapse of the financial system that the Fed sought to avoid.
What the Federal Reserve still fails to realize is that intervention in the economy is always harmful
Unlike the late French economist, Frederic Bastiat, the Fed only sees what is seen, the superficial results of its policies, and not what is unseen, the effects of its monetary intervention throughout the economy. Monetary inflation leads to malinvestment and causes the boom phase of the business cycle. Once the malinvestment is realized the bust phase occurs, and these malinvested resources need to be liquidated in order for the economy to recover. But the Fed actively works to prevent this liquidation and does everything in its power to continue inflating in order to prolong the boom. The first act of intervention begets the second and subsequent interventions, each bigger than the first, as each economic bust gets larger and more severe.
The idea that a handful of brilliant minds can somehow steer the economy is fatal to economic growth and stability
The Soviet Union's economy failed because of its central planning, and the United States economy will suffer the same fate if we continue down the path toward more centralized control. We need to return to sound money, bring back free markets, and rein in the Fed.
Very Good Reason to Believe Home Prices Will Collapse
Peter Schiff
The latest housing initiative announced today by the Obama Administration draws the U.S. government and, by proxy, all taxpaying Americans, further into the inescapable quagmire of a devastated real estate market.
By transferring more underwater mortgage balances onto the public books, the plan puts taxpayers on the hook for further losses if housing prices continue to fall. Given the massive support for real estate already afforded by record-low interest rates and massive federal tax and policy incentives, there are very good reasons to believe that home prices will indeed collapse when these crutches are removed. Recent spikes in long-term interest rates warn of this prospect.
If the Administration had allowed losses to fall where they rightfully belong, namely on those who foolishly loaded up on toxic mortgage bonds, then the housing market would have already found its true clearing level. Instead, every measure is working to prolong and delay the ultimate reckoning, while setting up taxpayers as the patsy. Given the horrendous government deficit projections for the next several years, any losses incurred by the government mortgage portfolio may add a critical stress on America's fiscal viability.
In addition, the moves add even more incentives detrimental to economic growth. By targeting benefits toward unemployed homeowners, or those who are delinquent in mortgage payments, the program will encourage some mortgage holders to defer job-hunting and miss payments. Also, in offering loan-balance reductions, the program makes no distinction between homeowners who naïvely overpaid during the speculative peak and those who willfully put themselves underwater by taking advantage of home equity loans on existing mortgages. In short, these policies reward profligacy and penalize prudence.
The longer the government continues to distort the underlying economics of the real estate market, the longer it will take for the sector to heal itself – and the longer the sickness will infect the broader economy.
March 27, 2010
Peter Schiff is president of Euro Pacific Capital and author of The Little Book of Bull Moves in Bear Markets and Crash Proof: How to Profit from the Coming Economic Collapse.
Copyright © 2010 Peter Schiff
LaRouche: soffocare il piano britannico vòlto ad assassinare il Presidente Obama
27 marzo 2010 (MoviSol) - Nella generale espressione di disappunto e rabbia nei confronti del Presidente Barack Obama, per la sua riforma sanitaria nazista di ispirazione britannica, la stessa fazione britannica sta mettendo in moto le sue pedine con l'obiettivo di uccidere il Presidente", ha affermato il 25 marzo scorso lo statista americano Lyndon LaRouche. "Questa operazione criminale britannica deve essere ben individuata, e soffocata".
"Il sintomo eloquente dell'imminenza di un piano di eliminazione violenta del Presidente è nell'attuale discussione sullo 'ex membro della milizia dell'Alabama' Mike Vanderboegh, che è indicato come colui che istigò a gettare sassi contro le finestre degli uffici del Congresso", ha detto LaRouche. Rilasciando un'intervista, Vanderboegh si è quasi autodenunciato nel momento in cui si è definito una persona che odia Abramo Lincoln, ritenendolo responsabile, con l'avvio della guerra civile, della morte di centinaia di persone e di non meglio specificati danni alla costituzione degli Stati Uniti. "È chiaro che Vanderboegh sta facendo appello all'assassinio di Obama", ha proseguito LaRouche, e "il suo rifarsi ai Confederati, creature della Gran Bretagna, è una prova tangibile del fatto che siamo alle prese con un'operazione britannica".
Il comitato d'azione politica di LaRouche sta cominciando ad indagare in modo indipendente sulla personalità di questo individuo, anche in considerazione della promessa di quest'ultimo di guidare il prossimo 19 aprile "una marcia armata fino al Potomac".
"Si tratta di una vera minaccia al Presidente", ha continuato LaRouche. "Obama si è esposto, s'è reso un bersaglio, forzando l'approvazione di questa riforma sanitaria nazista e trasformandosi nella personalità politica meno desiderabile del Paese. Ora è diventato una zavorra per i Britannici che già lo manovravano: useranno il razzismo ed ogni altra forma di manipolazione alla loro portata, per trasformarlo in un bersaglio. Fu chiaro sin dal momento in cui Londra scelse Obama, che l'oligarchia lo tratta come il suo giocattolo, sempre pronta a trasformarlo in un martire, in modo da colpire brutalmente e distruggere gli Stati Uniti d'America. Ora, questa opzione è tornata in primo piano".
Il problema è che il Presidente è talmente stupido che sarebbe capace di camminare direttamente dentro una trappola britannica. Dal punto di vista britannico, è il tipo adatto, perfetto per queste cose".
"Siamo chiari. Resta assodato che, per la riforma sanitaria da lui proposta, questo Presidente si merita i baffetti alla Hitler e l'impeachment", ha ribadito LaRouche. "Solo con l'impeachment la nazione potrà riprendere il suo cammino e sistemare il disastro economico causato della globalizzazione di stampo britannico, tornando a F.D.Roosevelt ed adottando misure economiche tipiche del sistema americano, appunto. Ma le operazione straniere come quelle associate a questo tal Vanderboegh, devono essere denunciate e soffocate".
OBAMA E LA RIFORMA SANITARIA NEGLI USA
Argomento: Usa
DI RAFFAELE SCIORTINO
laclasseoperaia.blogspot.com
Due passetti avanti ed uno gigantesco indietro. La riforma sanitaria di Obama è dunque passata, anche se non proprio liscia, "alla Camera. Il commento più puntuale è forse quello dello stesso presidente: “Non è una riforma radicale, ma è comunque una riforma importante” e, più in generale, “ecco che cosa intendiamo per change”. Il punto allora è: importante per cosa e per chi, e in quale prospettiva? Qui andrebbero evitati due riflessi condizionati.
Primo: il farsi abbagliare dai fumogeni della spettacolarizzazione - nel campo Obama ci sa fare - per cui si sprecano titoloni con l’aggettivo “storico” a proposito di qualcosa che visto nel merito manifesta una evidentissima divaricazione, anche linguistica, tra contenuti e loro presentazione mediatica.
Secondo: intonare la litania per cui se la destra è contro una politica - ed è chiaro che è così - questa non può che essere buona. (Chi ritiene superflui questi criteri può fermarsi alla lettura dei "commenti del Manifesto " sulla “straordinaria vittoria”).
I contenuti del piano sono stati ampiamente riportati dalla stampa e qui non entreremo nei particolari. Vediamo piuttosto cosa hanno da dire al riguardo due testimoni non “estremisti” ma neppure imparziali rispetto alla necessità di trasformare in senso pubblico il sistema sanitario degli States. Michael Moore parla di due passi avanti e un gigantesco passo indietro: la legge vieta alle assicurazioni private di negare le cure a persone che si ammalano gravemente e ai bambini affetti da patologie preesistenti, che è quanto accade oggi nel paese guida del mondo libero, e permette polizze familiari che tutelano anche i figli fino ai 26 anni. Ma al tempo stesso lascia la salute completamente nelle mani delle compagnie private, anzi allarga di 32 milioni la platea dei clienti, di chi cioè avrà non le cure ma l’accesso alle cure alla condizione che esse procurino profitti a queste compagnie (v. il video).
Non si poteva dire meglio: la salute come la polizza auto. Ha quindi ragione Robert Reich, ex ministro del lavoro nella prima amministrazione Clinton che pure si è schierato a favore della legge, quando scrive che qui non c’è nessuna oscillazione del pendolo verso il New Deal ma al contrario l’applicazione di una vecchia idea dei repubblicani (risale a Nixon) che permetterà alle assicurazioni sanitarie di continuare a crescere e a guadagnare ancora di più nonché di ricaricare prezzi ancora più alti. Non a caso la cosiddetta public option - non un sistema sanitario universale ma pur sempre un intervento pubblico che avrebbe rotto l’oligopolio delle assicurazioni private - era tramontata fin dall’inizio del percorso legislativo tra gli stessi democratici. “Ma dovevamo aspettare un'amministrazione Democratica, il Presidente "storico", il Presidente del cambiamento e della speranza, per fare una riforma della sanità che non solo continua a parlare di mercato anziché di diritti, ma addirittura alimenta il sistema in maniera perversa perché introduce miliardi di dollari nelle tasche delle assicurazioni”, commenta il sito di Peacereporter. Questo il punto politico della questione: tutto andava fatto per evitare l’idea che la salute, se non proprio un bene comune, va almeno affermata come un diritto e non (o non solo) una merce. Con questa riforma siamo di fronte alla conferma e all’ampliamento della mercificazione privatistica di una sfera della riproduzione sociale.
Attenzione: letto sotto questa visuale non è affatto un incidente di percorso lo scambio politico tra Obama e i deputati democratici anti-abortisti sul divieto di usare i fondi federali per rimborsare le spese delle interruzioni di gravidanza, cifra del nesso strettissimo tra mercificazione e controllo dei corpi e della riproduzione. Bisogna allora sputar sopra sui miglioramenti anche minimi che la legge, nelle condizioni date, apporta? E’ di nuovo Reich a dare uno spunto in risposta all’argomento dei “realisti”: bastava ampliare il programma a domanda pubblica (comunque basato sull’offerta privata di servizi) Medicare di assistenza agli anziani invece di imporre, tralatro a partire dal 2014, l’obbligo ad assicurarsi a sedici milioni di utenti e di ampliare il ben più modesto Medicaid (assistenza agli indigenti) per gli altri sedici (al 2019 rimarrebbero comunque del tutto scoperti 23 milioni di individui). Con ciò Obama avrebbe almeno resa più comprensibile la battaglia sulla sanità, con chiari ed omogenei benefici per una platea troppo povera per accedere all’offerta privata ma non abbastanza per accedere a quella pubblica, e avrebbe acquisito più forza anche per l’altro obiettivo della riforma: quello di contenere l’incredibile inflazione, pro compagnie, dei prezzi dei servizi sanitari e dei medicinali che la legge appena varata - anche a dire dell’Economist - non riesce ad affrontare (resta talaltro per le assicurazioni sanitarie l’esenzione dalla norme antitrust). Ma Obama aveva promesso alle lobby sanitarie di non mettere in campo la questione… Insomma, se non vogliamo giocare con le parole, non di una ancorché minima riforma welfaristica si tratta ma, questo sì, di un tentativo di regolazione del mercato della salute le cui sorti - anche procedurali oltreché di implementazione - sono tutte da vedere.
Tutto fumo allora? No, il sommovimento e lo scontro politico d’oltreoceano, con una crisi che continua a mordere su tutti i piani, sono stati e continuano ad essere effettivi, ma vanno in tutt’altra direzione da quanto fanno presagire i peana per la “storica vittoria”. Innanzitutto, nel rapporto tra Obama e la sua base elettorale e sociale. La messa in pratica del change non l’ha vivificata e mobilitata. Pesano l’eterogeneità sociale e di interessi, la delusione liberal da sinistra soprattutto tra i più giovani, Wall Street che ha rialzato la testa, la crescita della disoccupazione (quella reale si avvicina al 18%) e dei fallimenti familiari… In questo quadro la battaglia sulla sanità non è stata impostata, e fin dall’inizio, come una battaglia di tutti capace di migliorare, contro lo strapotere delle assicurazioni, la situazione reale anche di chi la polizza per ora ce l’ha. Né, va detto, è stata sentita dalla base come un’occasione per attivizzarsi in questo senso, come uno scontro vero contro i potentati economici. La crisi deve ancora mordere in profondità perché le vecchie soluzioni appaiano non più praticabili.
A mobilitarsi è stata invece la destra sociale - che ha smosso un partito repubblicano mezzo moribondo - sul terreno ideologico e delle tasse cui si è aggiunto il tema del deficit statale. Vedremo se il Tea Party Movement si consoliderà, ma certo è un proprio un bel risultato per Obama e i fautori del change essere riusciti a polarizzare solo questa parte di società e a solo un anno o poco più dai disastri di Bush jr! E attenzione: questa parte potrà agitare contro presidente e democratici, già dalle prossime elezioni di medio termine a novembre, la paura di un aumento delle tasse e di un taglio alle prestazioni di Medicare per una middle class colpita dalla crisi economica. Tanto più che, in assenza di una opzione pubblica, le compagnie private aumenteranno i premi sanitari assicurativi scaricandone la colpa sulla riforma. Ciò potrebbe combinarsi con la reazione degli stati guidati dai conservatori che hanno già annunciato ricorsi alla Corte Suprema sull’incostituzionalità dell’obbligo all’assicurazione previsto dalla legge di riforma. La battaglia non è affatto finita ed è pronta a dislocarsi sul terreno del debito pubblico. Infine, c’è la battaglia interna al partito democratico. La “vittoria”di Obama suona assai amara per molti deputati moderati che a novembre rischiano il seggio. L’ultimatum del presidente è passato solo perché Obama ha messo la sua presidenza in gioco, come ha rimarcato il New York Times del ventun marzo, e al tempo stesso una sua sconfitta avrebbe significato lo smottamento del partito. Il voto finale non ribalta perciò l’indebolimento complessivo della presidenza - rispetto a lobbies, centristi, Wall Street - ma evita per ora la débacle dei democratici. Che è poi il significato dell’attivismo di Nancy Pelosi.
Il Congresso, pur a maggioranza democratica, si sta rivelando una palude con sabbie mobili: se col centrismo non si vincono le elezioni, esso è però in grado di bloccare dall’interno delle istituzioni federali ogni change. Ma senza di questo Obama non sarà in grado di rilanciare anche dal basso la leadership americana - che era poi l’obiettivo strategico che stava dietro il suo progetto di riforma sanitaria. Ora tutti i nodi dello scontro si dislocano intorno alla questione della regolazione finanziaria e della lotta alla disoccupazione. Nei confronti di Wall Street per Obama sarà però difficile ottenere una seconda vittoria… storica. Anche se un minimo di regolazione è indispensabile per il primato globale del capitalismo statunitense - come ha cercato di spiegare il ministro del tesoro Geithner davanti alla platea non proprio consonante del neocons American Enterprise Institute - i rapporti di forza interni e internazionali non vanno in questa direzione. Sul piano della lotta alla disoccupazione, la crescita economica se pure ci sarà è prevista essere jobless, senza crescita occupazionale significativa, e difficilmente risulteranno sufficienti le misure di cui si sta discutendo a Washington. Ne potrebbe venire fuori un incartamento definitivo della presidenza Obama - sulla falsariga dei disastri a noi ben noti dell’Ulivo: scontentare tutti e rivitalizzare la sola destra - e/o una diversione che tenti di scaricare all’esterno le difficoltà sempre meno padroneggiabili, come si inizia a vedere dalle frizioni con la Cina (moneta, misure protezioniste, ecc.) e dagli attacchi speculativi all’Europa e all’euro. In ogni caso - a meno di una immediata ripresa di lotte, e un segnale l’ha forse lanciato la mobilitazione dei migrants a Washington negli stessi giorni in cui si concludeva l’iter della riformicchia - l’Obamamania si avvia verso una rapida fine.
Raffaele Sciortino
Fonte: http://laclasseoperaia.blogspot.com
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26.03.2010
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DI RAFFAELE SCIORTINO
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Due passetti avanti ed uno gigantesco indietro. La riforma sanitaria di Obama è dunque passata, anche se non proprio liscia, "alla Camera. Il commento più puntuale è forse quello dello stesso presidente: “Non è una riforma radicale, ma è comunque una riforma importante” e, più in generale, “ecco che cosa intendiamo per change”. Il punto allora è: importante per cosa e per chi, e in quale prospettiva? Qui andrebbero evitati due riflessi condizionati.
Primo: il farsi abbagliare dai fumogeni della spettacolarizzazione - nel campo Obama ci sa fare - per cui si sprecano titoloni con l’aggettivo “storico” a proposito di qualcosa che visto nel merito manifesta una evidentissima divaricazione, anche linguistica, tra contenuti e loro presentazione mediatica.
Secondo: intonare la litania per cui se la destra è contro una politica - ed è chiaro che è così - questa non può che essere buona. (Chi ritiene superflui questi criteri può fermarsi alla lettura dei "commenti del Manifesto " sulla “straordinaria vittoria”).
I contenuti del piano sono stati ampiamente riportati dalla stampa e qui non entreremo nei particolari. Vediamo piuttosto cosa hanno da dire al riguardo due testimoni non “estremisti” ma neppure imparziali rispetto alla necessità di trasformare in senso pubblico il sistema sanitario degli States. Michael Moore parla di due passi avanti e un gigantesco passo indietro: la legge vieta alle assicurazioni private di negare le cure a persone che si ammalano gravemente e ai bambini affetti da patologie preesistenti, che è quanto accade oggi nel paese guida del mondo libero, e permette polizze familiari che tutelano anche i figli fino ai 26 anni. Ma al tempo stesso lascia la salute completamente nelle mani delle compagnie private, anzi allarga di 32 milioni la platea dei clienti, di chi cioè avrà non le cure ma l’accesso alle cure alla condizione che esse procurino profitti a queste compagnie (v. il video).
Non si poteva dire meglio: la salute come la polizza auto. Ha quindi ragione Robert Reich, ex ministro del lavoro nella prima amministrazione Clinton che pure si è schierato a favore della legge, quando scrive che qui non c’è nessuna oscillazione del pendolo verso il New Deal ma al contrario l’applicazione di una vecchia idea dei repubblicani (risale a Nixon) che permetterà alle assicurazioni sanitarie di continuare a crescere e a guadagnare ancora di più nonché di ricaricare prezzi ancora più alti. Non a caso la cosiddetta public option - non un sistema sanitario universale ma pur sempre un intervento pubblico che avrebbe rotto l’oligopolio delle assicurazioni private - era tramontata fin dall’inizio del percorso legislativo tra gli stessi democratici. “Ma dovevamo aspettare un'amministrazione Democratica, il Presidente "storico", il Presidente del cambiamento e della speranza, per fare una riforma della sanità che non solo continua a parlare di mercato anziché di diritti, ma addirittura alimenta il sistema in maniera perversa perché introduce miliardi di dollari nelle tasche delle assicurazioni”, commenta il sito di Peacereporter. Questo il punto politico della questione: tutto andava fatto per evitare l’idea che la salute, se non proprio un bene comune, va almeno affermata come un diritto e non (o non solo) una merce. Con questa riforma siamo di fronte alla conferma e all’ampliamento della mercificazione privatistica di una sfera della riproduzione sociale.
Attenzione: letto sotto questa visuale non è affatto un incidente di percorso lo scambio politico tra Obama e i deputati democratici anti-abortisti sul divieto di usare i fondi federali per rimborsare le spese delle interruzioni di gravidanza, cifra del nesso strettissimo tra mercificazione e controllo dei corpi e della riproduzione. Bisogna allora sputar sopra sui miglioramenti anche minimi che la legge, nelle condizioni date, apporta? E’ di nuovo Reich a dare uno spunto in risposta all’argomento dei “realisti”: bastava ampliare il programma a domanda pubblica (comunque basato sull’offerta privata di servizi) Medicare di assistenza agli anziani invece di imporre, tralatro a partire dal 2014, l’obbligo ad assicurarsi a sedici milioni di utenti e di ampliare il ben più modesto Medicaid (assistenza agli indigenti) per gli altri sedici (al 2019 rimarrebbero comunque del tutto scoperti 23 milioni di individui). Con ciò Obama avrebbe almeno resa più comprensibile la battaglia sulla sanità, con chiari ed omogenei benefici per una platea troppo povera per accedere all’offerta privata ma non abbastanza per accedere a quella pubblica, e avrebbe acquisito più forza anche per l’altro obiettivo della riforma: quello di contenere l’incredibile inflazione, pro compagnie, dei prezzi dei servizi sanitari e dei medicinali che la legge appena varata - anche a dire dell’Economist - non riesce ad affrontare (resta talaltro per le assicurazioni sanitarie l’esenzione dalla norme antitrust). Ma Obama aveva promesso alle lobby sanitarie di non mettere in campo la questione… Insomma, se non vogliamo giocare con le parole, non di una ancorché minima riforma welfaristica si tratta ma, questo sì, di un tentativo di regolazione del mercato della salute le cui sorti - anche procedurali oltreché di implementazione - sono tutte da vedere.
Tutto fumo allora? No, il sommovimento e lo scontro politico d’oltreoceano, con una crisi che continua a mordere su tutti i piani, sono stati e continuano ad essere effettivi, ma vanno in tutt’altra direzione da quanto fanno presagire i peana per la “storica vittoria”. Innanzitutto, nel rapporto tra Obama e la sua base elettorale e sociale. La messa in pratica del change non l’ha vivificata e mobilitata. Pesano l’eterogeneità sociale e di interessi, la delusione liberal da sinistra soprattutto tra i più giovani, Wall Street che ha rialzato la testa, la crescita della disoccupazione (quella reale si avvicina al 18%) e dei fallimenti familiari… In questo quadro la battaglia sulla sanità non è stata impostata, e fin dall’inizio, come una battaglia di tutti capace di migliorare, contro lo strapotere delle assicurazioni, la situazione reale anche di chi la polizza per ora ce l’ha. Né, va detto, è stata sentita dalla base come un’occasione per attivizzarsi in questo senso, come uno scontro vero contro i potentati economici. La crisi deve ancora mordere in profondità perché le vecchie soluzioni appaiano non più praticabili.
A mobilitarsi è stata invece la destra sociale - che ha smosso un partito repubblicano mezzo moribondo - sul terreno ideologico e delle tasse cui si è aggiunto il tema del deficit statale. Vedremo se il Tea Party Movement si consoliderà, ma certo è un proprio un bel risultato per Obama e i fautori del change essere riusciti a polarizzare solo questa parte di società e a solo un anno o poco più dai disastri di Bush jr! E attenzione: questa parte potrà agitare contro presidente e democratici, già dalle prossime elezioni di medio termine a novembre, la paura di un aumento delle tasse e di un taglio alle prestazioni di Medicare per una middle class colpita dalla crisi economica. Tanto più che, in assenza di una opzione pubblica, le compagnie private aumenteranno i premi sanitari assicurativi scaricandone la colpa sulla riforma. Ciò potrebbe combinarsi con la reazione degli stati guidati dai conservatori che hanno già annunciato ricorsi alla Corte Suprema sull’incostituzionalità dell’obbligo all’assicurazione previsto dalla legge di riforma. La battaglia non è affatto finita ed è pronta a dislocarsi sul terreno del debito pubblico. Infine, c’è la battaglia interna al partito democratico. La “vittoria”di Obama suona assai amara per molti deputati moderati che a novembre rischiano il seggio. L’ultimatum del presidente è passato solo perché Obama ha messo la sua presidenza in gioco, come ha rimarcato il New York Times del ventun marzo, e al tempo stesso una sua sconfitta avrebbe significato lo smottamento del partito. Il voto finale non ribalta perciò l’indebolimento complessivo della presidenza - rispetto a lobbies, centristi, Wall Street - ma evita per ora la débacle dei democratici. Che è poi il significato dell’attivismo di Nancy Pelosi.
Il Congresso, pur a maggioranza democratica, si sta rivelando una palude con sabbie mobili: se col centrismo non si vincono le elezioni, esso è però in grado di bloccare dall’interno delle istituzioni federali ogni change. Ma senza di questo Obama non sarà in grado di rilanciare anche dal basso la leadership americana - che era poi l’obiettivo strategico che stava dietro il suo progetto di riforma sanitaria. Ora tutti i nodi dello scontro si dislocano intorno alla questione della regolazione finanziaria e della lotta alla disoccupazione. Nei confronti di Wall Street per Obama sarà però difficile ottenere una seconda vittoria… storica. Anche se un minimo di regolazione è indispensabile per il primato globale del capitalismo statunitense - come ha cercato di spiegare il ministro del tesoro Geithner davanti alla platea non proprio consonante del neocons American Enterprise Institute - i rapporti di forza interni e internazionali non vanno in questa direzione. Sul piano della lotta alla disoccupazione, la crescita economica se pure ci sarà è prevista essere jobless, senza crescita occupazionale significativa, e difficilmente risulteranno sufficienti le misure di cui si sta discutendo a Washington. Ne potrebbe venire fuori un incartamento definitivo della presidenza Obama - sulla falsariga dei disastri a noi ben noti dell’Ulivo: scontentare tutti e rivitalizzare la sola destra - e/o una diversione che tenti di scaricare all’esterno le difficoltà sempre meno padroneggiabili, come si inizia a vedere dalle frizioni con la Cina (moneta, misure protezioniste, ecc.) e dagli attacchi speculativi all’Europa e all’euro. In ogni caso - a meno di una immediata ripresa di lotte, e un segnale l’ha forse lanciato la mobilitazione dei migrants a Washington negli stessi giorni in cui si concludeva l’iter della riformicchia - l’Obamamania si avvia verso una rapida fine.
Raffaele Sciortino
Fonte: http://laclasseoperaia.blogspot.com
Link: http://laclasseoperaia.blogspot.com/2010/03/obama-e-la-riforma-sanitaria-negli-usa.html
26.03.2010
CASO TREMONTI-DRAGHI: LA CIALTRONIZZAZIONE È UN’ARMA DEL COLONIALISMO
L’ennesima polemica fra il ministro Giulio Tremonti e il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi si è avvalsa della consueta attenzione spropositata da parte dei media, come se davvero si trattasse di uno scontro tra opposte concezioni dell’economia. In quest’ultima occasione è anche ricomparso il Tremonti “no global”, tanto da far ipotizzare ad alcuni che il ministro sia affetto da quella che gli psichiatri chiamano sindrome da personalità multipla.
C’è un Tremonti-uno che attacca l’euro ed un Tremonti-due che ne esalta la funzione di equilibrio, un Tremonti-tre che considera eccessiva la spesa sanitaria ed un Tremonti-quattro che la ritiene modesta, un Tremonti-cinque che difende il posto fisso ed un Tremonti-sei che continua a precarizzare il lavoro, un Tremonti-sette che condanna il pensiero unico del mercato ed un Tremonti-otto che si appella al mercato per impedire che i megastipendi dei manager vengano regolati, un Tremonti-nove che se la prende con gli “Illuminati” ed un Tremonti-dieci che si fa invitare al gruppo Bilderberg, un Tremonti-undici che vorrebbe ridurre le tasse ed un Tremonti-dodici che dice che le tasse non si toccano, ecc. ecc. Si potrebbe continuare all’infinito, al punto che viene il sospetto che in realtà Tremonti sia uno solo, lo stesso cialtrone di sempre.
Ultimamente Tremonti se l’è presa anche con esponenti del Fondo Monetario Internazionale, cosa che gli ha procurato le rampogne di Valentino Parlato, il quale sulle colonne del “il Manifesto” ha quasi gridato al sacrilegio. Valentino Parlato avrebbe fatto meglio a chiedersi come mai il Decreto Tremonti, diventato poi la Legge 133/2008, costituisca un elenco di privatizzazioni, che vanno dall’acqua ai patrimoni immobiliari delle Università e del Demanio dello Stato, un elenco che ricalca pedissequamente le istruzioni che il FMI impone da decenni ai governi di tutto il pianeta. Forse a distanza di due anni Tremonti si è pentito di aver privatizzato tanto? Per nulla, dato che con il federalismo fiscale si prepara addirittura a privatizzare la stessa esazione fiscale alla fonte, e non più il solo recupero crediti.
A Valentino Parlato occorrerebbe spiegare che i ministri hanno la tendenza a non dire quello che pensano, non solo perché difficilmente pensano qualcosa, ma soprattutto perché i loro obiettivi sono inconfessabili. La Legge 133/2008 non è soltanto incostituzionale, è illegale, poiché aliena dei beni pubblici senza contropartite, quindi per vararla non bastava farla approvare dal parlamento ad agosto, ma occorreva anche sollevare fumo, parlare d’altro. Così Tremonti svolge con discrezione il suo ruolo coloniale di servitore del FMI, recitando in pubblico la parte del nemico dei “poteri forti” sopranazionali.
È la logica delle pubbliche relazioni: dire alla gente ciò che vorrebbe sentire, senza far seguire alle chiacchiere le decisioni, ma recitando anche la parte della vittima circondata da nemici che mettono bastoni tra le ruote. In un periodo storico in cui tutti gli obiettivi dell’azione di governo sono illegittimi, illegali e inconfessabili, poiché finalizzati esclusivamente agli interessi del colonialismo e al criterio degli affari, la cialtroneria dei ministri diviene un accessorio indispensabile della loro funzione; una funzione che risulta appunto inseparabile dal seminare confusione nell’opinione pubblica.
La cialtroneria di un Tremonti o di un Brunetta - per non parlare di Berlusconi - costituisce quindi un elemento nel quadro generale della guerra psicologica, che include tra le sue armi la cialtronizzazione di un popolo, il suo annichilimento morale e culturale. Il colonialismo infatti è guerra; perciò anche quella che si considera “pace”, non è altro che guerra condotta con altri mezzi. Genocidio fisico e genocidio morale/culturale possono andare di pari passo nei processi di colonizzazione, come quando negli Stati Uniti i Pellerossa erano oggetto di sterminio e, nello stesso tempo, molti di loro venivano umiliati costringendoli ad esibirsi nel circo di Buffalo Bill. L'opinione pubblica deve essere però indotta ad accettare la cialtroneria dei propri rappresentanti, ed a ritenerla persino una norma sociale.
Il ruolo mediatico di Mario Draghi è quindi speculare alle esibizioni di Tremonti, per cui due personaggi di per sé inattendibili possono ri-acquisire credibilità criticandosi a vicenda. Tutti si sono accorti che, con lo scudo fiscale, Tremonti ha legalizzato il riciclaggio di denaro proveniente da traffici illegali, e in più non ha riportato un soldo in più nella casse dello Stato. Tutti sanno che la produzione crolla e che la disoccupazione aumenta. Arriva anche Draghi, buon ultimo, a scoprire l’acqua calda e allora i media possono finalmente esaltare il ruolo di “controllo” della Banca d’Italia. Arrivano poi i commentatori ufficiali a cantare lo scontro epico fra il liberista Draghi ed il “colbertista” (da Colbert, ministro di Luigi XIV) Tremonti, per conferire al tutto un alone pseudo-culturale a base di memorie confuse di manuale di liceo.
La figura di Draghi è anche legata ad un aneddoto reso popolare dagli interventi di Francesco Cossiga e, ultimamente, anche dal ministro Brunetta: la riunione del 1992, con l’allora Governatore della Banca d’Italia Ciampi, ed alcuni finanzieri internazionali, sul panfilo “Britannia”, in cui sarebbero state decise le privatizzazioni delle aziende italiane a partecipazione statale. L’episodio, in sé plausibile, non può comunque essere ritenuto decisivo, ma rientra nella logica delle pubbliche relazioni dei colonialisti nei confronti di una loro colonia: invece di fornire agli interessati soltanto un libretto di istruzioni, li si fa partecipare ad un incontro in cui si finge di dar loro importanza. Anche le famose riunioni del gruppo Bilderberg fanno parte di queste tecniche di pubbliche relazioni, in modo da offrire ai servi un momento di euforia e di gratificazione.
Undici anni or sono, fu ucciso dalle presunte Brigate Rosse il giurista Massimo D’Antona, consulente del ministro del Lavoro di allora, Bassolino. A distanza di qualche anno, nel 2002, fu ucciso un’altro consulente giuridico del governo, stavolta di centro-destra, Marco Biagi. Il ruolo di questi due consulenti è stato enfatizzato dai media, come se il loro apporto fosse stato davvero determinante nel varare le “riforme” successive delle relazioni sindacali e del rapporto di lavoro.
In realtà le cosiddette “riforme” vengono attuate dai governi, di destra o di “sinistra”, in base a moduli prestampati forniti dal Fondo Monetario Internazionale. Aver battezzato la Legge 30 sulla precarizzazione del lavoro con il nome di Marco Biagi risulta una tale forzatura propagandistica da rendere sospetto persino il suo “martirio”, dato che il sacrificio del giurista ha conferito un alone sacrale anche alla legge che ne porta pretestuosamente il nome. Lo stesso vale per il caso D’Antona, poiché non occorreva certo la creatività di un talento giuridico per andare a ridurre tout court i diritti sindacali. Qui non si tratta di “cultura del sospetto”, dato che non c'è nulla di strano a ritenere che chi abbia fatto trenta (in questo caso la Legge 30/2003,) possa anche aver fatto trentuno: la guerra psicologica può avere necessità di seminare cadaveri, appunto perché è guerra.
http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=343
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