Bolla cinese, a gennaio più prestiti che nei tre mesi precedenti

Bolla cinese, a gennaio più prestiti che nei tre mesi precedenti Complessivamente, il dato dovrebbe essersi attestato sui 1.380 miliardi di yuan (201 miliardi di dollari) lo scorso mese, secondo le stime di una serie di analisti intervistati dall’agenzia Bloomberg

Non si arrestano i segnali della crescita di una bolla speculativa in Cina. Le banche del Paese asiatico hanno infatti concesso nel solo mese di gennaio più nuovi prestiti di quanti non ne avessero accordati nei precedenti tre mesi. Complessivamente, il dato dovrebbe essersi attestato sui 1.380 miliardi di yuan (201 miliardi di dollari) lo scorso mese, secondo le stime di una serie di analisti intervistati dall’agenzia Bloomberg (i dati ufficiali saranno resi noti dal governo di Pechino entro la fine della settimana).

Una situazione che le autorità cinesi hanno già tentato di arginare, a metà del mese di gennaio, quando hanno chiesto alle banche di sospendere fino alla fine del mese la concessione di nuove linee di credito. A questo proposito, c’è da domandarsi quali cifre si sarebbero raggiunte qualora tale rallentamento non fosse stato suggerito.

Intanto, la prima conseguenza dell’eccesso di prestiti è un rialzo dei prezzi al consumo, che cresceranno probabilmente al ritmo più alto dal 2008. A questo punto, è facile immaginare che la Banca del Popolo cinese sarà costretta a modificare la propria politica monetaria, avviando un rialzo dei tassi di interesse e ponendo sotto stretto controllo lo yuan nei prossimi mesi. «La banca centrale potrebbe muoversi a breve - conferma Brian Jackson, economista di Royal Bank of Canada ad Hong Kong - ed è altrettanto probabile che la mossa cinese possa lanciare un effetto a catena anche nel resto della regione».

http://www.valori.it/italian/mondo.php?idnews=2022

Si accumulano i motivi per l'impeachment di Obama o le sue dimissioni

9 febbraio 2010 (MoviSol) - Due giorni dopo l'approvazione del "bilancio per lo spazio" che cancella ogni programma americano di esplorazione umana oltre l'atmosfera terrestre, Lyndon LaRouche ha dichiarato:

"L'intenzione del presidente Obama di chiudere e distruggere il cuore del programma della NASA, unitamente alla politica sanitaria hitleriana ed alle caratteristiche generali distruttive della sua politica economica, costituisce un affondo difficilmente tollerabile. Su questo pianeta non c'è più uno spazio occupabile simultaneamente dagli Stati Uniti e da un presidente Obama".

"Il bisogno di mettere da parte Obama, tramite le sue dimissioni o tramite l'impeachment, è ora diventato una questione esistenziale, sia per la nostra repubblica che per il bene comune del pianeta in generale".

"Sin dalla fondazione della repubblica, l'esistenza della nostra nazione dipende dall’aumento della capacità produttiva del lavoro, pro capite e per unità di superficie del nostro territorio, trainato dalla scienza e da sviluppi ad essa correlati. Ora, specialmente a partire dal regno dell'ex presidente George W. Bush, Jr. e dell'attuale presidente Obama, i mezzi più importanti della nostra esistenza in quanto repubblica, la scienza e la tecnologia, sono in via di distruzione, un po' alla volta, passo dopo passo. Le nostre industrie se ne sono andate, la sicurezza dei rifornimenti alimentari è stata messa a repentaglio e l'ultimo bastione del progresso tecnologico, il programma spaziale, è ufficialmente destinato alla distruzione".

"In parole povere, è giunto il momento che il Presidente Obama se ne vada, per scelta sua o nostra. È l'intenzione della nostra Costituzione federale a richiederlo".

Ad un giorno da quella dichiarazione, si sono aggiunti altri motivi per attivare la procedura di impeachment del presidente americano: l'amministratore della NASA Charles Bolden e il ministro della difesa Robert Gates hanno dichiarato di non essere stati minimamente consultati, né dal Presidente in persona né da altro personale della Casa Bianca.

Vari funzionari vicini al presidente hanno fatto chiaramente intendere che tutta l'operazione di affossamento della NASA è stata escogitata da Peter Orszag e dalla rete di economisti comportamentali facenti capo all'ufficio di gestione e bilancio (OMB), tutti forsennatamente impegnati a salvare gli speculatori e ad imporre agli Stati Uniti varie misure di austerità.

Questi traditori dello spirito americano e della missione costituzionale hanno fatto ricorso alle accuse più scontate: l'ente spaziale americano spenderebbe troppo per la ricerca e, addirittura, avrebbe cercato di operare oltre i propri scarsi mezzi.

http://www.movisol.org/10news031.htm

Solo gli stupidi non cambiano idea/3

February 8th, 2010

Il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, sarà il candidato presidente del centrosinistra alle elezioni regionali della Campania. (…) Attacca Luigi De Magistris: «Per noi è improponibile. Sono in corso due processi contro De Luca. La questione morale non può partire da lui». Incalza Antonio Di Pietro: «Il Pd ritiri questa scelta. Altrimenti siamo pronti a cercare un altro nome con il resto della coalizione».

(La Repubblica, 31 gennaio 2010)

«Ma mica De Luca se l’ è comprato, il Pd? Mica ce lo ha detto il Padreterno che deve essere lui? Non è assolutamente il nome adatto per dare alla Campania la svolta che merita. Non vedo perché impiccarsi al ricatto, alla forzatura di uno solo». Antonio Di Pietro, pur confermando che «l’ accordo con il Pd resta ed è forte in tutte le altre undici regioni», è categorico sul no alla candidatura del sindaco di Salerno.

Di Pietro, il veto dell’ Idv resiste anche dopo la designazione ufficiale del Pd?

«C’è un equivoco. Non c’ è un veto dell’ Idv. C’ è un nome che il Pd propone e sui cui praticamente il resto della coalizione non è d’ accordo».

C’ è chi nota una contraddizione: lei ha sempre auspicato discontinuità dopo il quindicennio di governo bassoliniano, e De Luca si è imposto proprio con questo slogan. Ora, in sintonia con i bassoliniani, chiedete un passo indietro a De Luca.

«Ma io voglio uscire dalla logica della lotta tra cacicchi o tra sultani. Non mi interessa. Allora, se la suonano e se la cantano tra loro? Noi diciamo che la candidatura di De Luca non unisce, ma divide. Di più. Osservo che è lui come candidato ad essere solo, non il centrosinistra ad essere spaccato. E vogliamo veramente regalare la Campania al centrodestra, ai Cosentino?»

Quali sono le vostre ragioni contro l’ opzione De Luca?

«Una ragione politica e un’ altra etica. Politicamente, non possiamo mettere la stessa faccia che governa da anni e anni il suo pezzo di territorio e spacciarla per il nuovo. La sua politica non rappresenta la discontinuità. Noi dell’ Idv non siamo per la politica del meno peggio, della rassegnazione».

L’ altra motivazione riguarda i due processi in cui è implicato il sindaco di Salerno?

«Sì. Suggerirei all’ imputato De Luca di impiegare il suo tempo a difendersi nei processi. Ne avrà di cose da ricostruire e da dire».

(Antonio Di Pietro, intervista a La Repubblica, 1^febbraio 2009)

L’Idv “assolve” De Luca con standing ovation

(Il Fatto quotidiano, 7 febbraio 2010)

Un colpo di teatro. Una trovata che, da sola, spiega quanto Antonio Di Pietro tenga in pugno la sua gente. Che cosa si fa dentro l’ Italia dei Valori quando il nome di un candidato altrui non passa, magari perché rinviato a giudizio,e dunque destinato automaticamente, per una platea sin qui giustizialista, alla lista nera? Semplice: si prende la persona in questione, nel caso Vincenzo De Luca, scelto dal Pd per il dopo Bassolino, e la si porta nella fossa dei leoni (ovvero di fronte alla platea del congresso dell’Italia dei valori; congresso che si è tenuto lo scorso fine settimana a Roma, NdA…). Votatemi, votatemi, non vi deluderò (dice in sostanza De Luca, di fronte alla platea dipietrista, NdA). E il rinvio a giudizio per truffa e concussione? De Luca si ripete: «Sono finito in questa storia perché ho difeso 200 operai licenziati…». Basta. Il «processo breve» è finito, l’ “imputato” ha convinto, può andare, acclamato dal popolo. Occorre votare? Ma no, è evidente la standing ovation, e ci sono i giornalisti che hanno visto tutto. «Da soli non se fa’ figli…», aveva detto Di Pietro in mattinata, già convinto di dover marciare con il Pd (Amen, NdA).

(La Repubblica, 7 febbraio 2010)

Di giravolte, nella politica italiota, se ne sono viste (e se ne vedono) tante. Ma un triplo salto mortale così - e per di più in soli sette giorni - merita una standing ovation.

Davvero un Belpaese, l’Italia. Dove il sole sempre splende, il mare sempre luccica. E la coerenza è un inutile optional.

P.S. Qui trovate il “Solo gli stupidi non cambiano idea” numero 1. E qui il numero 2. Buona (si fa per dire) lettura.

http://bamboccioni-alla-riscossa.org/?p=5281

I sogni di rivincita della politica sui banchieri s’infrangono a Davos

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Scritto da Oscar Giannino
lunedì 08 febbraio 2010
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In sintesi sono state tre le lezioni della quarantesima edizione del World Economic Forum, il grande circo Barnum della globalizzazione messo in piedi da quel geniaccio della comunicazione strategica che è Klaus Schwab. La prima: siamo ancora lontani dal sapere come darci regole nuove condivise per banche e intermediari finanziari. La seconda: possiamo dirlo ufficialmente, a 17 mesi dall’inizio della grande paura con Lehman Brothers, nel mondo post crisi le istituzioni nate a Bretton Woods, Fondo Monetario e Banca Mondiale, hanno perso ogni primazia.

Terzo: è inutile illudersi, i timori per la solidità della ripresa in campo europeo sono ancora molto forti. E, quel che è peggio, motivati. La prima lezione è stata quella che ha tenuto più banco, quella più evidente. I capi delle grandi banche americane sono in maggioranza nettamente contrari alla svolta “alla Volcker” annunciata da Obama per recuperare populisticamente consenso dopo la sconfitta in Massachussetts. In ogni caso, è stato assolutamente irresponsabile da parte di una personalità come il presidente degli Stati Uniti annunciare pubblicamente di punto in bianco la volontà netta di separare le attività bancarie commerciali da quelle d’investimento. È un tema delicatissimo, mai posto nelle sedi tecniche e riservate – il Financial Stabilty Forum – che per mandato del G20 approfondiscono l’agenda di una riforma condivisa tra le tre macroaree finanziarie del mondo, America, Europa e Asia. Dopo la sparata populista di Obama Inoltre, non corrisponde ad alcuna proposta tecnica sin qui avanzata dalla stessa Amministrazione in Congresso, un Congresso dove il denaro delle grandi banche conta eccome, per aver contribuito alla vittoria dei democratici. La sparata populista di Obama avrà sollevato l’entusiasmo di tutti coloro che sognano la rivincita della politica contro banchieri avidi e regolatori tecnici troppo vicini alle ragioni dei banchieri, ma di fatto a Davos non si è minimamente capito come possa porre le basi di una svolta politica vera, approfondita e condivisa con europei e asiatici. È a Mario Draghi, che nella seduta a porte chiuse dei banchieri Larry Summers si è rivolto dicendo «a te il compito di salvare il mondo». Non a Obama. Tanto meno alla sua scolorita copia europea, Sarkozy. Quanto alla triade del Washington Consensus che per decenni ha retto le sorti della globalizzazione e degli interventi straordinari di stabilizzazione in occasione delle crisi – Usa, Fmi e World Bank – essa appare ferita a morte. A Davos politici americani di rilievo, cioè dell’Amministrazione, tranne Summers non ce n’erano neanche. I rappresentanti del Fmi e della Wb sedevano in quarta o quinta fila, asiatici e latinoamericani hanno perfettamente capito che gli interventi di stabilizzazione finanziaria in caso di crisi nelle loro aree verranno da altre sedi, come l’Asean+3 che accomuna Cina, Giappone e Corea del Sud in un’idea primigenia di unione monetaria asiatica, e dalla convergenza tra Mercosur e Comunità Andina nel Sudamerica in vista della nascita di un comune Banco del Sur. Sarà pure un’idea all’inizio partorita da quel pazzo bolivarista di Chávez, ma nell’intero continente – tranne che in Cile – piace più del vecchio Nafta nordamericano. I debiti dell’euroarea A parole, dell’eclisse dell’intera cornice nata a Bretton Woods nel 1944 tutti si dicono convinti da più di un anno. Di fatto, non un solo passo avanti è stato compiuto per una nuova architettura di governo efficace, come non è il G20 inutilmente ampio e che è in realtà un G2 tra Usa e Cina profondamente diviso. Ricordo a tutti che nell’attuale board del Fmi la Cina “pesa” per soli tre quarti rispetto ai voti della Francia, il Belgio ha il 50 per cento di voti in più del Brasile, 8 dei 24 membri sono europei, e altre amenità di tal fatta, che nel mondo d’oggi candidano il Fmi a non contare più niente in quanto costruito su criteri preistorici. La terza lezione riguarda noi europei. Tutti, nei corridoi, parlavano in realtà della crisi dei debiti sovrani nell’euroarea, Grecia prima, Portogallo e Spagna poi, e via continuando. L’Italia può essere ragionevolmente grata alla prudenza di Tremonti, che ci tiene lontani dall’elenco dei paesi potenzialmente considerati a rischio di uscita dall’euro. Ma è l’euro stesso che appare un nano: aveva ragione Milton Friedman, ammonendo inascoltato più di 20 anni fa gli europei che una moneta comune sarebbe stata a rischio nella prima grande crisi, senza riunificazione dei mercati sottostanti e delle politiche sovrastanti. L’Europa vedrà il suo debito esplodere, ed è irrimediabilmente avviata all’invecchiamento. O è capace di grandi riforme per efficienza e produttività, oppure perderà altri punti nelle graduatorie del mondo nuovo, centrato sull’Oceano Pacifico.

www.Tempi.it

Quel peakoiler della Virgin.

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Pubblicato da Debora Billi alle 23:17 in

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Magari il nome sir Richard Branson non vi dirà nulla, ma il nome Virgin sicuramente sì. E' quello dei negozi di musica, delle linee aeree low cost, dei megastores, delle carte di credito, delle palestre, delle bevande, del turismo, degli alberghi, della televisione, dei cellulari, della radio, insomma una mostruosa conglomerata globale che spazia in tutti i campi dello scibile, anzi del commerciabile.

L'eclettico magnate che ha inventato tutto ciò si chiama appunto Richard Branson, e ha ultimamente dichiarato, secondo il Guardian:

Nei prossimi anni dovremo affrontare un'altra crisi, la crisi petrolifera. Questa volta, abbiamo l'opportunità di prepararci. La sfida, è usare bene il tempo che abbiamo. Il nostro messaggio ai governi e alle imprese è chiaro: agite. Non facciamoci cogliere di sorpresa dalla crisi petrolifera come abbiamo fatto con quella finanziaria.

Interessante, vero? Certo, è lecito che si preoccupi visto che nel suo core business ci sono le linee aeree, soprattutto considerando che già da un paio d'anni Branson va sperimentando gli aerei a biofuel. E visto che si tratta di una potenza mondiale, ci si affretta a dargli ascolto: già qualche think tank si è precipitato a sostenere che il biofuel per aviazione deve reso obbligatorio in tutta Europa entro il 2020.

Chissà a quanta gente toglieremo il pane, per i nostri viaggetti low cost...

http://petrolio.blogosfere.it/2010/02/quel-peakoiler-della-virgin.html

Oro, Argento, Acqua e Sale

  • di GZ
  • - 09/02/10
  • Ricordo che entro luglio probabilmente in base ai discorsi fatti la raccomandazione diventerà semplicemente e brutalmente di 1) comprare solo Oro (grafico), Argento (grafico), Platino (grafico) (e Palladio ed Uranio e magari anche di contorno alcuni titoli legati all'acqua, tipo l'ETF dell'acqua simbolo CWW e ad esempio al sale come Compass Group (grafico), che di sale ce ne sarà bisogno sempre) 2) vendere short tutto il resto, cominciando da Treasury bond USA, Gilt inglesi, bond giapponesi e altri titoli di stato e ovviamente Nasdaq S&P, Russell 2000 (grafico), Ibex 35 (grafico), Mib40, DAX (grafico), India, Cina China ETF (grafico), Messico Messico iShares MSCI (grafico), Sudafrica, Australia iShares MSCI (grafico) ecc... (quello che si fa ora è sostanzialmente di aspettare il crac grosso ed inevitabile, databile probabilmente da giugno-luglio, ma può arrivare anche prima, specie se il crolllo nei sondaggi di Obama continua, oggi è sui notiziari che è al 44% dal 72% di un anno fa) Un report di Sprott Assett Management, l'hedge fund canadese, questa settimana spiega in dettaglio perchè e come l'Oro (grafico) può solo salire da qui, difficilmente tornerà sotto 1.000 dollari l'oncia e mentre può triplicare Sprott spiega che le banche centrali occidentali hanno venduto 15mila tonnellate di oro dal 2001 cioè metà delle loro riserve (!!) a beneficio di arabi, russi, indiani, cinesi e altri investitori soprattutto asiatici per contenerne il prezzo e spiega anche bene il gioco per cui lo prestano in leasing alle mega banche come JP MOrgan che lo usano per venderlo short sul future a NY. Per dare un idea la produzione mondiale di oro è di 2.300 tonnellate l'anno, per cui si sono venduti i nostri governi 7 anni di produzione negli ultimi 8 anni Spiega anche che sul lato della produzione di oro nonostante i prezzi elevati non riescono più a produrre, il giacimento più grande del mondo che è quello in Sudafrica sembra stia esaurendosi e da solo produce il 10% dell'oro mondiale
    ... horrifying prediction was revealed in the South African Journal of Science. Chris Hartnady, the research and technical director of a Cape Town based consultancy, stated that South Africa's famous and extremely prolific Witwatersrand gold fields are around 95 percent exhausted and predicted that production rates should fall permanently below 100 tonnes per year within the next 10 years. This is truly shocking in that gold production from the Witwatersrand, the largest gold field ever discovered, peaked at around 1,000 tonnes per annum in 1970 and, though falling steadily since, still contributes around 230 tonnes per year or roughly 10 percent of world production. Aaron Regent, the new head of the world's largest gold company, Barrick Gold, was quoted at RBC's annual gold conference in London lamenting the state of the gold mining business. He went so far as to suggest that global gold production was in terminal decline despite record prices and Herculean efforts by mining companies to discover new orebodies in remote areas. He alluded to "peak gold," implying that production has reached levels that can't be exceeded, an expression that is commonplace in the oil industry, where the subject has been under discussion for some time. In view of these two evaluations by knowledgeable industry players, my negative view on production has been reinforced. Gold mine production is in the neighborhood of 2,350 tonnes per year, and I continue to believe that odds strongly favor it continuing to fall..
http://www.cobraf.com/forum/topic.php?topic_id=1162&reply_id=214750#214750

LO SCONTRO TRA TITANI: JP MORGAN CONTRO GOLDMAN SACHS

Argomento: Usa DI ELLEN BROWN webofdebt.wordpress.com Stiamo assistendo ad uno scontro epico tra due giganti bancari, JPMorgan Chase (Paul Volcker) e Goldman Sachs (Geithner/Summers/Rubin). A rimanere disseminati sul campo di battaglia ci potrebbero essere i vostri fondi pensione e i vostri 401K. Il compianto economista liberale Murray Rothbard scriveva che sin dal 1900, quando William Jennings Bryan non arrivò per poco alla presidenza, la politica degli Stati Uniti è stata una lotta tra due giganti bancari, i Morgan e i Rockefeller. A volte le parti si sono invertite ma il burattinaio che tirava i fili è sempre stato uno di questi facoltosi giocatori. Nessun altro candidato di successo ha mai avuto una reale possibilità di vittoria perché i banchieri avevano il potere esclusivo di creare l’offerta monetaria nazionale e, quindi, avevano in mano le carte vincenti. Nel 2000 i Rockefeller e i Morgan hanno unito le forze, quando JPMorgan si è fusa con Chase Manhattan per diventare JPMorgan Chase Co. Oggi i colossi bancari che stanno combattendo sono JPMorgan Chase e Goldman Sachs, una banca di investimenti che ha guadagnato notorietà a causa delle sue pratiche speculative negli anni Venti. Nel 1928 venne lanciato il Goldman Sachs Trading Corp, un fondo chiuso simile ad uno schema di Ponzi. Il fondo fallì nel crollo azionario del 1929, rovinando la reputazione della società negli anni a venire. Gli ex Segretari al Tesoro Henry Paulson, Robert Rubin e Larry Summers provenivano tutti da Goldman, e l’attuale Segretario al Tesoro Timothy Geithner è stato promosso alle schiere governative essendo un protetto di Summers e Rubin. Un commentatore ha definito il Tesoro americano “Goldman Sachs Sud”. I superpoteri di Goldman derivano da qualcosa di più del semplice accesso ai rubinetti del denaro del sistema bancario. A dire il vero, Goldman ha l’abilità di manipolare i mercati. Un tempo solamente una banca di investimenti, nel 2008 Goldman si è magicamente trasformata in una holding bancaria, dandole accesso alla finestra di prestito della Federal Reserve. Ma allo stesso tempo è rimasta una banca di investimenti, speculando in maniera aggressiva sui mercati. Il risultato è che ora può prendere a prestito enormi quantità di denaro ad un tasso di interesse praticamente nullo, e può utilizzare questo denaro non solo per speculare per conto proprio ma per piegare i mercati a piacere. Ma Goldman Sachs è stata pescata così spesso in questa sfacciata manipolazione dei mercati che alla fine la fazione dell’impero bancario di JPMorgan ne ha avuto abbastanza. Anche gli elettori ne hanno evidentemente avuto abbastanza, come si è dimostrato nel recente ribaltone nel Massachussets che ha assegnato il seggio del compianto senatore democratico Ted Kennedy ad un repubblicano. Questa perdita importantissima ha dato a Paul Volcker, presidente del Comitato Consultivo sulla Ripresa Economica da poco nominata dal presidente Obama, un’opportunità per mettere sul piatto alcune proposte per una seria riforma del sistema bancario. A differenza della sfilza di Segretari al Tesoro che sono giunti al governo tramite la porta girevole di Goldman Sachs, l’ex presidente della Federal Reserve Volcker è arrivato direttamente da Chase Manhattan Bank, dove ricopriva il ruolo di vicepresidente prima di entrare a far parte del Tesoro. Il 27 gennaio, il commentatore economico Bob Chapman scriveva nella sua newsletter settimanale The International Forecaster: “E’ avvenuta una rottura tra le potenze di carta di Goldman Sachs e JP Morgan Chase. Volcker rappresenta gli interessi di Morgan. Entrambe le parti sono Illuministe, ma la sponda di Morgan è stanca dell’avidità e dell’arroganza di Goldman… Non che JPMorgan Chase sia esente da colpe, anche loro hanno saccheggiato e danneggiato il sistema, ma non nel modo così prepotente e arrogante in cui hanno agito gli altri. Il richiamo di Volcker è un tentativo per riparare il più possibile i danni. Ciò significa che l’influenza di Geithner, Summers, Rubin e degli altri verrà messa per il momento in soffitta, così come l’influenza di Goldman. Sarà lentamente e astutamente messa fuori gioco…. Washington ha bisogno di una faccia nuova a Wall Street, non quella di un cartello criminale”. I crimini di Goldman, sostiene Chapman, sono stati quelli “di essere stata beccata a rubare. Prima in vendite allo scoperto, poi in operazioni di front-running, cose che stanno continuando a fare mentre la SEC guarda dall’altra parte, e poi vendendo MBS e CDO [1] ai loro migliori clienti e, contemporaneamente, vendendoli allo scoperto”. La proposta di Volcker limiterebbe questi abusi, sia ponendo fine al rischioso “proprietary trading” (la negoziazione per conto proprio) intrapreso dalle banche troppo grandi per fallire sia obbligandole a ridimensionarsi vendendo quelle parti delle loro attività che si sono cimentate in queste operazioni. Fino a poco tempo fa, il Presidente Obama si era rifiutato di appoggiare il piano di Volcker, ma lo scorso 21 gennaio lo ha definitivamente approvato. La reazione immediata del mercato è stata quella di scendere – giorno dopo giorno. Quella è sembrata essere perlomeno la reazione del “mercato” ma l’analista finanziario Max Keiser indica una prospettiva più spiacevole. Goldman, che ha il potere di manipolare i mercati con i suoi programmi di contrattazioni ad alta velocità, potrebbe arrivare a provocare una paralisi. La velata minaccia suona come “Fate marcia indietro sulla riforma del sistema bancario oppure state qui a guardare mentre facciamo crollare i vostri mercati”. Le stesse manipolazioni erano evidenti nel salvataggio bancario imposto al Congresso dal Segretario al Tesoro Henry Paulson nel settembre 2008. Nella sua trasmissione del 23 gennaio insieme all’altra conduttrice Stacy Herbert, Keiser spiega come vengono effettuate le manipolazioni di Goldman. Keizer parla velocemente, quindi questa non è una trascrizione letterale ma si avvicina molto. “Le contrattazioni ad alta velocità incidono per il 70% di tutte le contrattazioni alla Borsa di New York. Di norma, un acquirente e un venditore si incontrano in sala e uno specialista fissa il prezzo di una contrattazione che soddisfi entrambi, e questo è il prezzo di mercato. Se ci sono troppi venditori e non abbastanza acquirenti, lo specialista abbassa il prezzo. Le contrattazioni ad alta frequenza così come sono condotte da Goldman Sachs rivelano che prima che lo specialista compri o venda e prepari il mercato, Goldman inonda elettronicamente lo specialista con migliaia e migliaia di contrattazioni per scompaginare totalmente il processo e, in sostanza, per sequestrarlo, appropriandosi di una piccola quantità di denaro contante. Non solo si appropriano di contanti dalla Borsa di New York, ma stanno anche manipolando i prezzi. Quella che vedo come una possibilità è che la prossima settimana, se i banchieri di Wall Street decidono che non vogliono essere riformati in alcun modo, impostano semplicemente l’algoritmo delle contrattazioni ad alta frequenza su “vendere”, creando un’enorme tendenza negativa al corso delle azioni. E fondamentalmente faranno crollare il mercato, e ci sarà una paralisi. Il mercato è rimasto al ribasso per tre giorni di fila, cosa che non accadeva dall’estate scorsa. E’ un gioco del coniglio, fino a che Obama dice “Va bene, forse c’è bisogno di rivedere tutto”. Ma il Presidente non si è ancora fatto mettere i piedi in testa. Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione del 27 gennaio, non si è dilungato molto sulla questione della riforma del sistema bancario ma si è mantenuto fermo sulla propria posizione, dicendo: “Non possiamo permettere che gli istituti finanziari, compresi quelli che incassano i vostri depositi, si prendano dei rischi che mettono a repentaglio l’intera economia. La Camera ha già approvato una riforma finanziaria con numerose modifiche e i lobbysti stanno già tentando di affossarla. Bene, non permetteremo che vincano questa battaglia. E se il disegno di legge che finirà sulla mia scrivania non corrisponderà al testo della vera riforma, lo rimanderò indietro”. Come sarà questa “vera riforma” è ancora un argomento aperto a tutte le ipotesi, ma Bob Chapman colma un po’ di dubbi e suggerisce ciò che sarebbe necessario per un’effettiva riorganizzazione: “Il tentativo sarà quello di riportare il sistema finanziario alle cose serie… e questo comprenderà l’utilizzo di pochi o di nessun MBS e CDO, la regolamentazione dei derivati e degli hedge fund e la fine dell’enorme manipolazione dei mercati, sia da parte del Tesoro, della Fed e dei giocatori di Wall Street. Il Congresso deve porre fine al ‘Gruppo di lavoro del Presidente sui mercati finanziari’, o almeno limitarne l’utilizzo per le vere emergenze… la legge Glass-Steagall dovrebbe essere reintrodotta nel sistema e dovrebbero terminare le pressioni delle lobby e i contributi alle campagne elettorali… Basta con le attuali politiche di prestito, le banche dovrebbero essere limitate a prestare denaro in un rapporto di 10 a 1… Già non va bene la leva che hanno adesso. Le banche statali come quella del Nord Dakota sono un’idea migliore”. Il 28 gennaio la prevedibile reazione del “mercato” è stata quella di precipitare per il settimo giorno consecutivo. Era in corso la battaglia tra i Titani. Ellen Brown Fonte: http://webofdebt.wordpress.com Link: http://webofdebt.wordpress.com/2010/01/29/jpmorgan-vs-goldman-sachs-why-the-market-was-down-7-days-in-a-row/ 29.01.2010 Note di traduzione: [1] Gli MBS (Mortage-backed securities) sono titoli finanziari che hanno a garanzia un mutuo immobiliare. I CDO (Collateralized debt obligations) sono obbligazioni finanziarie che hanno a garanzia un debito [NdT] Traduzione a cura di JJULES per www.comedonchisciotte.org
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