Non si arrestano i segnali della crescita di una bolla speculativa in Cina. Le banche del Paese asiatico hanno infatti concesso nel solo mese di gennaio più nuovi prestiti di quanti non ne avessero accordati nei precedenti tre mesi. Complessivamente, il dato dovrebbe essersi attestato sui 1.380 miliardi di yuan (201 miliardi di dollari) lo scorso mese, secondo le stime di una serie di analisti intervistati dall’agenzia Bloomberg (i dati ufficiali saranno resi noti dal governo di Pechino entro la fine della settimana).
Una situazione che le autorità cinesi hanno già tentato di arginare, a metà del mese di gennaio, quando hanno chiesto alle banche di sospendere fino alla fine del mese la concessione di nuove linee di credito. A questo proposito, c’è da domandarsi quali cifre si sarebbero raggiunte qualora tale rallentamento non fosse stato suggerito.
Intanto, la prima conseguenza dell’eccesso di prestiti è un rialzo dei prezzi al consumo, che cresceranno probabilmente al ritmo più alto dal 2008. A questo punto, è facile immaginare che la Banca del Popolo cinese sarà costretta a modificare la propria politica monetaria, avviando un rialzo dei tassi di interesse e ponendo sotto stretto controllo lo yuan nei prossimi mesi. «La banca centrale potrebbe muoversi a breve - conferma Brian Jackson, economista di Royal Bank of Canada ad Hong Kong - ed è altrettanto probabile che la mossa cinese possa lanciare un effetto a catena anche nel resto della regione».
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