La ripresa economica? Nel reparto rianimazione
Da banditalia un grafico interessante:
Il credito è calato da inizio 2009. Tra l´altro la figura del credito totale evidenzia come dal 2004 e fino al 2006
il credito totale sia aumentato notevolmente e fa vedere come questo abbia attutito la caduta
della produzione industriale che altrimenti sarebbe avvenuta molto prima.
Dal 2007 è calata drasticamente innescando la crisi in cui siamo attualmente.
La diminuzione del credito attualmente in corso preannuncia un aumento delle difficoltà delle imprese
E una conseguente ripresa di disoccupazione e crisi della produzione industriale.
In sostanza: se dai ossigeno (debito) al sistema produttivo, questo momentaneamente si riprende,
mentre se glielo togli la situazione peggiora dopo poco tempo (circa 6 mesi).
Prepariamoci, fra poco...si ballerà!!!
Pierluigi Paoletti
www.centrofondi.it
CRISI: TRICHET, CONTI FUORI CONTROLLO RISCHI PER TASSI
Tirana, Italia - La pillola rossa del weekend
Tirana, Italia. Ma anche Bucarest, Italia. Istanbul, Italia. E Buenos Aires, Italia. Il quotidiano “La Repubblica” - oggi - racconta l’ennesimo caso di “fuga” delle imprese italiane all’estero. Anzi, e più precisamente, a Est e a Sud. Secondo il quotidiano diretto da Ezio Mauro: Telecom avrebbe trasferito parte dei suoi call center - quelli, per esser chiari, che rispondono alle chiamate dei clienti italiani - in Albania, Romania, Turchia e Argentina; e la stessa cosa avrebbero fatto o starebbero per fare Wind (Romania e Albania); la compagnia telefonica “3″ (Argentina); Fastweb (Romania e Albania); e le televisioni tricolori di Rupert Murdoch, ovvero quelle della piattaforma Sky (di nuovo Albania).
Fin qui, nomi e fatti. Ora i numeri: secondo i sindacalisti della Cgil - solo nel settore telecomunicazioni e dintorni - sarebbero ben 1.500 i posti da telefonista di call center “delocalizzati” all’estero. E non sarebbe neppure finita qui: “Il numero raddoppierà tra fine anno e il 2010 - ha spiegato il sindacalista della Cgil, Alessandro Genovesi a “Repubblica” - C’è la crisi e le nostre aziende creano posti di lavoro dove costano la metà“.
Giusto qualche anno fa, sui giornali italiani debuttavano le storie dei call center delle grandi corporations americane spostati in India o ovunque si parlasse inglese e i lavoratori costassero poco. Parevano fanatascienza. Facevano folklore di un mondo - quello del turbocapitalismo Usa - che appariva lontano. Adesso quegli stessi giornali cominciano a raccontare quelle stesse storie in salsa tricolore. E’ il tempo che passa. E un certo progresso che avanza. Senza che nessuno - o quasi - se ne accorga. O voglia accorgersene.
http://bamboccioni-alla-riscossa.org/?p=4910
La Grecia sull´orlo del crac con lo spettro della violenza "Ma i cinesi ci salveranno"
CUORI E BUOI DEI PAESI TUOI
FINANZA/ La guerra tra UK e Francia rischia di far fuori Draghi
lunedì 7 dicembre 2009
Sarebbe un errore archiviare come un’umorale perfidia tardo-gollista l’annullamento della visita di Nicolas Sarkozy a Londra, all’indomani delle schermaglie per le nomine Ue. Certamente il presidente francese si è potuto permettere uno sgarbo plateale a Gordon Brown: un premier uscente, un laburista isolato in un’Europa dominata dai partiti moderati. Ma sarebbe superficiale fermarsi anche all’oggetto formale dell’attuale contendere tra Francia e Gran Bretagna: l’affidamento al transalpino Michel Barnier - all’interno della Commissione “Barroso 2” - della delega strategica al mercato interno e ai servizi finanziari, finora retta dall’inglese Charles McCreevy. La polemica politica è in sé trasparente: Sarkozy ha rivendicato a Barnier, già suo consigliere personale e ministro dell’agricoltura del governo Fillon, il compito di realizzare la riforma della regulation finanziaria dell’Unione, definitivamente impostata nei giorni scorsi a Bruxelles. Un pacchetto che risente certamente di qualche compromesso con la Gran Bretagna (cioè con la City di Londra), ma conferma l’approccio rigorista all’exit strategy dalla Grande Crisi, portato avanti dall’Europa continentale (Francia, Germania e, non ultima, Italia) in tutti i recenti G20: in particolare nel secondo, tenutosi nell’aprile scorso proprio a Londra.
Lì e allora, al debutto di Obama anche sulla scena del crollo dei mercati originato in America, si scontrarono la linea anglosassone dell’”incidente di percorso” da superare a colpi di sussidi pubblici alle banche e quella del “collasso strutturale”, da curare (secondo la Vecchia Europa) con una revisione profonda di modelli e regole della finanza. C’è ancora questo nella presa di posizione del cancelliere dello scacchiere britannico, Alistair Darling, che ha messo ufficialmente le mani avanti contro un’evoluzione accentuatamente anti-mercatista delle regulation finanziaria in Europa sotto la regia francese: il che ha fornito a Sarkozy il pretesto per un’escalation diplomatica con Londra, che ha avuto l’effetto immediato di screditare ulteriormente la nomina istituzionale di lady Catherine Ashton a ministro degli Esteri dell’Unione.
Ma se le nuove authority macro e micro-prudenziali a livello Ue-27 sono ancora sulla carta e non presentano fisionomie particolarmente incisive, è altresì vero che la Francia rafforza parecchio la sua presa sostanziale sullo scacchiere finanziario del dopo-crisi. La poltrona di Barnier si affianca a quelle di Dominique Strauss-Kahn e Pascal Lamy (rispettivamente direttori generali di Fmi e Wto) ma - soprattutto - a quella di Jean-Claude Trichet, presidente della Bce. Il quale, tuttavia, è praticamente in scadenza: non stupisce, quindi, che Parigi faccia il possibile per dare subito il massimo profilo alla nuova autorità politica dei mercati europei in attesa della designazione del nuovo presidente della banca di Francoforte, che non sarà un francese.
Ma il rinnovo del vertice Bce - destinata inesorabilmente ad accrescere il proprio peso tecnico-istituzionale - si annuncia come il tema forte del 2010, con problematiche e impatti attesi probabilmente più rilevanti di quelli che hanno accompagnato la fresca nomina del belga Herman Van Rompuy alla presidenza della Ue. All’ultimo piano dell’Eurotower di Francoforte arriverà il leader italiano del Financial Stability Board, accreditato dal passaggio alla Goldman Sachs prima della nomina al vertice della Banca d’Italia? Oppure Alex Weber, il presidente della Bundesbank, un economista per cui qualsiasi “economia di mercato” è sempre “un po’ sociale”? Proprio su questo sfondo la geopolitica di una finanza ancora in mezzo al guado sembra dare ulteriori chance alla Francia: il cui sistema bancario ha retto all’urto dello tsunami di Wall Street con un utilizzo relativamente ridotto di aiuti pubblici. E d’altro canto Euronext-Nyse (l’asse tra le Borse di Parigi, Amsterdam, Bruxelles e New York maturato prima che Wall Street implodesse) è un ponte rimasto in piedi tra le due sponde dell’Atlantico. Invece il London Stock Exchange (che ha incorporato anche la Borsa Italiana) è una cittadella semidiroccata ed assediata: una piattaforma di un paese in piena recessione e fuori dall’Eurozona, circondata da banche che (come Royal Bank of Scotland) erano veramente fallite e sono state salvate solo con massicce iniezioni di capitali e liquidità da parte di Governo e Banca d’Inghilterra (per di più le reazioni protezioniste del Governo inglese agli sviluppi dell’Opa Cadbury stanno appannando l’ultra-mercatismo ortodosso della City). Al centro del vecchio continente, infine, la Deutsche Boerse di Francoforte rimane ancorata nella più grande economia europea, ma anche a una forza geopolitica (la Germania di Angela Merkel) che non ha avuto la forza di imporre il passaggio di Opel da General Motors a un consorzio appoggiato dal nuovo capitalismo russo. Anche per questo, non solo per questo, Londra ha sbagliato un’altra mossa, dopo la goffa proposta di “Tobin tax” sulla finanza da parte di Brown al G20 di Pittsburgh: chiudere il tunnel sotto la Manica a Sarkozy, questa volta non significa che “il Continente è isolato”. Isolata è la City. E lady Ashton non potrà farci nulla. E sarà interessante verificare la tenuta della leggendaria “special relationship” tra Stati Uniti e Gran Bretagna alla prova della ricostruzione e della ripresa dei mercati. http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2009/12/7/FINANZA-La-guerra-tra-UK-e-Francia-rischia-di-far-fuori-Draghi/54018/
BRI: scricchiolano i Cds, ma nel complesso vola il mercato Otc
Il mercato dei derivati sul credito ha subito una contrazione nella prima metà del 2009, spinto al ribasso dall’onda lunga della peggiore crisi finanziaria dagli anni Trenta. A riferirlo è stata, ieri, la Banca per i Regolamenti Internazionali, che ha specificato come il segmento dei credit-default swap, i particolari strumenti finanziari che proteggono gli investitori contro le potenziali perdite, sia sceso del 14% (a causa della copertura record di 36 mila miliardi nei primi sei mesi dell’anno).
Gli investitori, dunque, si stanno allontanando dai credit-derivatives. Dopo i collassi di Lehman Brothers e il salvataggio di AIG - riferisce l’agenzia Bloomberg - sono stati alimentati infatti i timori sulla possibilità che le controparti possano non onorare i contratti. «L’attività nella prima metà dell’anno è stata stagnante, con i mercati del credito che sono ancora in difficoltà», ha spiegato gli analiste della BRI, Jacob Gyntelberg, Karsten von Kleist e Carlos Mallo.
Secondo l’istituto di Basilea, invece, a crescere è stato il volume complessivo dei prodotti derivati legati ai mercati over the counter (Otc). Il settore ha registrato un +10% dall’inizio dell’anno, raggiungendo un giro d’affari pari a 605 mila miliardi di dollari, dopo la contrazione subita della seconda metà del 2008. L’incremento è stato guidato soprattutto dai derivati sui tassi d’interesse, che hanno fatto segnare una crescita del 13% a 438 mila miliardi di dollari.
Tasso disoccupazione: recessione o inversione?
Il dato di venerdì sulla disoccupazione USA non deve essere fuorviante. Non è cambiato nulla ed è presto per decretare l’arrivo del giro di boa.
Il dato di venerdì sul tasso disoccupazione ha sorpreso un po’ tutti. Si passa da un 10.2% ad un tasso disoccupazione del 10%. C’è chi grida all’inversione e chi spera nel giro di boa. Io tengo sempre a precisare che si tratta sempre del 10%, una tasso disoccupazione elevatissimo che fa sempre molta paura. Lasciando in disparte le motivazioni ed i ragionamenti fatti su Compass, andiamo a vedere il grafico del tasso disoccupazione.
Tasso disoccupazione : 10%
Come vedete il grafico resta comunque invariato e parlare di invesione di tendenza è assolutamente prematuro. Già in passato ci sono state delle fisiologiche e normali pause di assestamento. E questa, secondo me, è una di quelle.
Quando disoccupazione fa rima con recessione
In questo dato tartto dal sito dshort potete vedere il forte legame che c’è tra tasso disoccupazione, recessione e indici di borsa. E’ sicuramente prematuro dire che il giro di boa è arrivato.
STAY TUNED!
http://intermarketandmore.investireoggi.it/tasso-disoccupazione-recessione-o-inversione-8461.html
Afghanistan: qualcosa non torna (RQ-170 Sentinel)
di Andrea Gilli
Negli ultimi giorni è successo qualcosa di strano in Afghanistan. Un sito di informazione francese ha pubblicato la foto di un velivolo mai visto prima e di cui nessuno sapeva nulla. Di fronte all’evidenza, l’USAF ha confermato l’esistenza del programma segreto: si tratta del RQ-170 Sentinel. Uno UAV prodotto da Lockheed Martin. Quale sarebbe il problema?
Qualcosa non torna, almeno non del tutto. I programmi militari sono segreti. Ma l’industria che li produce è privata. Ciò fa sì che molte informazioni siano, almeno superficialmente, disponibili. Negli Stati Uniti, inoltre, una serie di normative sulla libertà di informazione fa sì che ci sia una certa conoscenza anche dei programmi segreti. Infine, la produzione di armamenti avviene solitamente attraverso bandi di gara. Bandi a cui partecipano più imprese. Questo processo è un altro sistema che rende pubbliche una serie di notizie sui programmi, anche se ciò non vale per tutte le informazioni (dei programmi).
Come ha fatto dunque un intero programma a rimanere tanto segreto? Evidentemente la volontà del governo USA era precisa: nessuno ne doveva sapere niente. Il dato ci sembra rilevante per un punto: queste logiche erano vigenti durante la Guerra fredda. Va bene preservare segreti industriali e militari, ma per quale ragione un tale livello di segretezza avrebbe favorito, sul campo, i soldati americani? La cosa non si spiega.
Vi è poi un’altra questione che desta sospetto. Il veivolo è uno UAV, un unmanned aerial vehicle. Un mezzo guidato da terra da un pilota professionista. I vantaggi di questi mezzi sono numerosi: non dovendo portare un individuo, sono più piccoli e più leggeri. Ciò perchè oltre alla cabina di pilotaggio, questi mezzi non devono neppure contenere gli strumenti necessari per tenere in vita il pilota (dall’ossigeno al riscaldamento). Infine, non mettendo a rischio la vita di alcuno, gli UAV possono svolgere missioni più rischiose, sia in termini di volo a bassa quota che in termini di missioni in zone coperte da difese anti-aeree.
Il RQ-170 Sentinel ha però una qualità insolita: è un velivolo stealth, ovvero invisibile alle difese anti-aeree. Inoltre, le sue dimensioni sono nettamente più grandi degli altri UAV. Stime al momento non sono possibili, ma le foto disponibili rendono l’idea: questo è il RQ-170 Sentinel. Questo è l’MQ-1 Predator, questo il MQ-9 Reaper (i due UAV in dotazione alle forze americane più usati in Afghanistan). Come si evince dalle foto, per le sue dimensioni il Sentinel è più simile al RQ-4 Global Hawk.
In altri termini, è più grosso del Predator e del Reaper, ma è anche stealth, a differenza del Global Hawk. Cosa significa?
Tre conclusioni ci sembrano possibili.
1) Il Sentinel ha potenzialità nettamente superiori agli altri UAV. In particolare, le sue maggiori dimensioni gli permetterebbero operazioni a più lunga distanza, ad altitudini più elevate mentre le sue caratteristiche stealth gli permetterebbero di entrare in territori terzi senza essere identificato (evitando così tanto le difese anti-aeree che impacci diplomatici).
2) Ciò spiegherebbe la ragione di tanta segretezza. Il velivolo è invisibile, ma per evitare che ci siano dei dubbi sul suo utilizzo è anche necessario tenerlo invisibile alla stampa e non quindi rivelare la sua dislocazione in Afghanistan.
3) Da ciò, l’unica conclusione che possiamo trarre è che in Afghanistan il Sentinel stia svolgendo missioni che poco hanno a che fare con la guerra ai talebani. Poichè i Reaper e i Predator già volano sul Pakistan, non si capisce per quale ragione dovrebbe essere necessario un Sentinel per sorvolare le posizioni talebane nel Paese. L’unica spiegazione è che il mezzo stia girando allegramente sul territorio di altri Paesi. L’Afghanistan, non per caso, confina sia con l’Iran che con la Cina – i due Paesi verso i quali si concentrano le preoccupazioni statunitensi sul futuro geopolitico del mondo.
http://epistemes.org/2009/12/07/afghanistan-qualcosa-non-torna-rq-170-sentinel/
Revisioni
Nemo propheta in patria
OCCUPAZIONE: LA VERA STORIA DI BABBO NATALE!
Una moderna leggenda nata guarda caso negli Stati Uniti, è quella della renna Rudolph, nata negli anni della Grande Depressione, dalla fantasia della Montgomery Ward, una grande catena di magazzini, una leggenda creata ad uso e consumo dei propri clienti. Rudolph, la renna preferita di Babbo Natale, nelle giornate di grande nebbia, dal grosso naso rosso, che la distingueva dalle altre, una sorta di brutto anatrocolo, che aiutò Babbo Natale a sfidare le lunghe notti di nebbia polare.
Ci voleva proprio lei, la cara renna Rudolph nelle lunghe notti di nebbia dell'economia americana, ad annunciare ancora una volta, se qualcuno ha ancora dei dubbi, che Babbo Natale esiste e che arriva sempre puntuale sul luogo dell'appuntamento.
Più che ci penso, più che ritengo il dato sull'occupazione americana di venerdi, sbalorditivo, un'autentica sorpresa, come quella che si legge nello sguardo di un bambino non appena ha scoperto che Babbo Natale è venuto a farli visita.
Vi ricordate quel simbolo che appare davanti alle percentuali che vengono comunicate in relazione alle vendite di nuove abitazioni americane, che testimonia la percentuale di errore dei dati stessi? Ebbene mai quella percentuale ha superato il 15 %, mentre questa volta le revisioni sulla situazione del mercato del lavoro americano nei mesi precendenti, da parte del BLS, hanno raggiunto l'incredibile percentuale del 45 %....una percentuale di errore decisamente sensibile ad essere buoni, un'autentico regalo di Babbo Natale!
Certo poi la media delle revisioni degli ultimi 12 mesi si attesta intorno al 13 %, ma intanto questo è il dato comunicato, con una variazione positiva di quasi il 45 %.
Un po come la sorpresa che ebbi nell'ormai lontano maggio del 2007 quando all'improvviso il BLS ( dipartimento del lavoro americano ) comunicò una imponente revisione relativa al terzo trimestre del 2006, quando i dati precendentemente comunicati, passarano da quasi 500.000 posti di lavoro prodotti a soli 19.000.
Quasi 480.000 posti di lavoro in meno prodottti, rispetto alle precedenti stime ufficiali comunicati otto mesi dopo, ma il tutto fu comunicato nell'indifferenza generale.
Un anno dopo mentre Icebergfinanza continuava ad esplorare lo strano mondo dei metodi di rilevazione dell'occupazione americana, in un'altro post. posi all'attenzione del lettore, in REMAKE, la recessione consapevole, una nuova società di rilevazione dell'occupazione, la TRIMTABS la quale ha una metodologia che tiene conto dei risultati delle assicurazioni contro la disoccupazione, delle " daily income tax deposits " qualcosa di estremamente soggettivo.
Tralasciando il fatto che l'11 febbraio del 2008, Goldman Sachs, annunciò di aver effettuato un investimento di minoranza in TrimTabs attraverso la sua società di servizi, la Hudson Street, nel 2002 la società in questione, ha lanciato la sua " Trimtabs Macro Weekly Analysis, che utilizza indicatori in tempo reale, come le tasse sui redditi appunto e le offerte di lavoro on line.
Nell'agosto di quest'anno il ceo della società in questione, Biderman, sottolineò come il mercato del lavoro è stato anche peggio di quello che è apparso nel corso del primo semestre dell 'anno, attendendosi una revisione negativa nettamente superiore ai dati precedentemente comunicati. In riferimento ai salari e agli stipendi, Biderman si dimostrò molto scettico sui dati forniti dalla BEA la quale ignorando i dati in tempo reale, come ad esempio i versamenti fiscali, fornisce una visione imprecisa della salute dell''economia americana. ( economywatchblog.dallasnews.com )
Real GDP Growth | Percent Payroll Growth | Annual Payroll Growth (000s) | Monthly Payroll Growth (000s) | Approximate Unemployment Rate in One Year |
---|---|---|---|---|
6.0% | 3.5% | 4,563 | 380 | 8.0% to 8.3% |
5.0% | 2.8% | 3,684 | 307 | 8.6% to 8.9% |
4.0% | 2.1% | 2,806 | 234 | 9.1% to 9.4% |
3.0% | 1.5% | 1,928 | 161 | 9.7% to 10.0% |
2.0% | 0.8% | 1,049 | 87 | 10.3% to 10.6% |
1.0% | 0.1% | 171 | 14 | 10.8% to 11.1% |
Icebergfinanza come un cantastorie che si esibisce nelle strade e nelle piazze delle città!
La "filosofia" di Icebergfinanza resta e resterà sempre gratuitamente a disposizione di tutti nella sua "forma artigianale", un momento di condivisione nella tempesta di questi tempi, lascio alla Vostra libertà, il compito di valutare se Icebergfinanza va sostenuto nella sua navigazione attraverso le onde di questo cambiamento epocale!
Non solo e sempre economia e finanza, ma anche alternative reali da scoprire e ricercare insieme cliccando qui sotto in ..........
Postato da: icebergfinanza a dicembre 06, 2009 22:09 | link | commenti (6)
mercato del lavoro occupazione, arms adjutable rate mortgage
http://icebergfinanza.splinder.com/post/21831236/OCCUPAZIONE%3A+LA+VERA+STORIA+DI
L'uomo e lo spazio
Etichette: mobilità, sociologia
# posted by Frank Galvagno : 8:55 AM 4 comments links to this post http://aspoitalia.blogspot.com/2009/12/luomo-e-lo-spazio.html#links