Crollo di Dubai: a rischio 250mila lavoratori migranti filippini

di Santosh Digal La crisi impedisce ai migranti di pagare i debiti contratti con le banche locali. Per molti è già scattata l’incarcerazione. Nell’emirato l’80% della forza lavoro è costituita da lavoratori stranieri.

Manila (AsiaNews) – Per il crollo di Dubai oltre 250mila lavoratori migranti filippini residenti nell’emirato, rischiano di perdere il lavoro e di essere imprigionati per non poter pagare i debiti. È quanto afferma in una nota Susan Ople, responsabile della Blas F. Ople Policy Center, ong attiva nella tutela dei migranti.

“Per combattere la crisi molte compagnie licenziano il personale e riducono i salari - continua la Ople – l’alto costo della vita ha costretto molti filippini ha chiedere prestiti alle banche locali. Essi non riescono a pagare i debiti e nell’emirato questo è un reato”. Secondo l’ambasciata filippina ad Abu Dhabi molti migranti sono già stati incarcerati. Per altri è invece impossibile lasciare il Paese.

Secondo cifre ufficiali i filippini residenti negli Emirati sarebbero in realtà 350mila, metà di questi a Dubai. Circa l’80% della forza lavoro di Dubai è composta da stranieri e i filippini rappresentano una delle maggiori comunità. La maggior parte di loro è impegnata nel settore del turismo, uno dei primi ad essere investito dalla crisi.

“La paura di perdere il lavoro a Dubai o altrove avrà conseguenze devastanti sulle famiglie dei migranti – afferma p. Arsie Lumiques professore del Jesuit Ateneo di Manila – il governo filippino deve prendere rapide misure per avviare nuove opportunità di lavoro nel Paese per poter reintegrare chi rimpatria e frenare le partenze”.

A causa della disoccupazione ogni giorno partono dalle Filippine oltre 2mila persone. In totale sono circa 10 milioni i lavoratori residenti all’estero, molti di loro in condizioni di clandestinità. Le loro rimesse annuali ammontano a miliardi di euro.

http://www.asianews.it/index.php?l=it&page=9

Sia negli Usa sia negli Stati Uniti!!!!!

CRISI: FED DISCUTE COME COMBATTERE BOLLE; BERNANKE IN SENATO
(ANSA) - NEW YORK, 2 dic - La maggior parte degli economisti
lo promuove e l'appoggia. La politica lo critica per come ha
gestito la crisi e per come non ha saputo prevenirla. Il
presidente della Federal Reserve Ben Bernanke si prepara a
presentarsi davanti alla commissione bancaria del Senato a
caccia della conferma per il suo secondo mandato alla guida
della banca centrale americana: la riconferma - secondo gli
osservatori - appare scontata. Questo non toglie il fatto che
Bernanke si trovera' a gestire un'audizione infuocata, durante
quale cerchera' di difendere l'indipendenza e i poteri della
Fed, attaccati e minacciati dai progetti di legge al vaglio del
Congresso per la riforma delle regole del sistema finanziario.
Pronti a difendersi dagli attacchi esterni, Bernanke e altri
esponenti della Fed sono al momento impegnati a discutere
l'approccio seguito dalla banca centrale nell'ultimo decennio,
concentrandosi sulle bolle finanziarie che rappresentano
''probabilmente il problema piu' difficile del decennio per la
politica monetaria''. Bernanke - riporta il Wall Street Journal
- vuole utilizzare i poteri della Fed come autorita' regolatoria
per sgonfiare eventuali bolle ma ''la commissione bancaria del
Senato, davanti alla quale apparira' domani, ha allo studio un
progetto per ridurre i poteri della Fed''. Allo stesso tempo la
Camera americana sta vagliando una proposta per limitare
l'indipendenza della Fed, che potrebbe essere sottoposta al
controllo del Government of Accountability Office (Gao, la Corte
dei conti americana) e quindi vedere le sue decisioni di
politica monetaria valutate e influenzate dalla politica.
Combattere eventuali bolle e' per la Fed - aggiunge il Wall
Street Journal - di fondamentale importanza. Ma la questione non
e' di facile soluzione: per prevenire le bolle la Fed ha pochi
strumenti, identificarle inoltre non e' facile. A questo si
aggiunge il fatto che sgonfiarle attraverso l'aumento dei tassi
di interesse puo' rallentare la crescita. Le alternative per
prevenire eventuali bolle sembrano per il momento due, con
Bernanke che predilige la via di una maggiore regolamentazione
per proteggere il sistema finanziario dagli eccessi. Sia negli
Usa sia negli Stati Uniti, i regolatori del sistema finanziari
hanno all'esame regole per chiedere alla banche capitali
maggiori cosi' da scoraggiare eccessive prese di rischio.(ANSA).

Orizzonti di recessione

 

Come sottolinea Paul Krugman sembrano crescere le probabilità di cadere in una nuova recessione. L'ipotesi di trovarci di fronte a una "double dip recession" o ad una recessione a forma di W non va per la maggiore ma è quella che da tempo tutti i segnali, che mi sforzo di evidenziare un giorno sì e l'altro pure, ci dicono si stia minacciosamente profilando all'orizzonte.
Nonostante borse e mercati continuino ad alimentarsi di speranze e della liquidità immessa a fiumi nel cuore della crisi, ci sono molte ragioni che dovrebbero far riflettere sulla possibilità di una ricaduta. In primo luogo buona parte della crescita che abbiamo visto realizzarsi in questi mesi è dovuta ai programmi di stimolo messi in campo dai governi.
Nel motore del mercato senza la cui ripartenza non c'è speranza di ripresa per il resto del mondo industrializzato, quello degli Stati Uniti, lo stimolo ha già prodotto il suo massimo impatto sulla crescita del Prodotto Interno Lordo e raggiungerà l'apice dei suoi effetti sul livello del Pil a metà del prossimo anno e quindi comincerà ad affievolirsi, ci avverte Krugman.
In secondo luogo, la crescita della produzione manifatturiera è dovuta per larga parte, come ho sottolineato tante volte, alla ricostituzione delle scorte di magazzino e anche questo fattore è destinato a svanire nei prossimi trimestri. Due articoli pubblicati ieri sul Wall Street Journal descrivono bene questi segnali messaggeri di una nuova recessione.
Nel primo, intitolato Si profilano tagli occupazionali allo svanire dello stimolo, si parla delle società costruttrici di grandi vie di comunicazione che, dopo aver completato la maggior parte dei piccoli progetti finanziati dal pacchetto di stimoli economici messo in campo dal governo, stanno cominciando a veder fermarsi le proprie attività, un minaccioso presagio per il debole quadro occupazionale della nazione.

Highway-construction companies around the country, having completed the mostly small projects paid for by the federal economic-stimulus package, are starting to see their business run aground, an ominous sign for the nation’s weak employment picture.

Nello stesso tempo sempre ieri l'Institute for Supply Management (ISM) ha dichiarato che l'indice dell'attività manifatturiera è sceso rispetto al precedente mese di ottobre, passando a novembre da 55.7 a 53.6, sebbene pur sempre al di sopra dei 50 punti che indicano espansione, ma suggerendo che la crescita della produzione sta già rallentando.
Anche Paul Krugman si direbbe più ottimista rispetto a questi segnali preoccupanti se ci fosse qualche indicazione di una sia pur tenue ripresa della domanda privata, dei consumi, degli investimenti produttivi, di qualunque cosa. Ma non c'è nulla che vada in questa direzione. Solo le borse sembrano impermeabili ai venti di tempesta. Ma si sà che proprio nell'occhio del ciclone regna la calma più perfetta.

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http://ildiariodiperestroika.blogspot.com/2009/12/orizzonti-di-recessione.html

Dubai e le prognosi errate.

Dic 09 2

 

Pubblicato da Debora Billi alle 10:44 in Peak Oil

dubai-2050.JPG

Ne abbiamo parlato spesso qui, della situazione paradossale di Dubai. Ora tutti si stupiscono del crack che si è verificato: qualche segnale c'era già da alcuni mesi. Ma non occorreva essere dei geni dell'economia per capire che si era creato un sistema insostenibile, una pazzesca disneyland nel deserto basata su assunti sbagliati. Come questo, ad esempio.

Oppure il dogma dell'eternità del petrolio. Sostiene Kjell Alekjlett, Presidente di ASPO International, ricordando il recente scandalo dei dati gonfiati dalla International Energy Agency:

Gli investimenti che sono stati realizzati a Dubai sono basati su prognosi simili a quelle che la IEA fa ogni anno. In questo caso, ciò che conta non è l'ultima edizione del report World Energy Outlook, ma le prognosi fatte 5 anni fa. Nel 2004 la IEA ha concluso che la produzione petrolifera del 2030 sarebbe stata pari a 120 milioni di barili al giorno. La realtà che invece noi abbiamo stimato su Energy Policy è un massimo di 75 milioni di barili al giorno nel 2030.

La tragica verità è che le stime pubblicate da questi enti sconosciuti ai più e all'apparenza poco importanti, sono in realtà considerate vangelo da governi ed imprese, e contribuiscono non poco a dare forma al nostro futuro. Un Paese intero, come ricorda Alejklett, ha basato il proprio avvenire sul turismo per via aerea, sulla disponibilità illimitata di enormi quantitativi di energia elettrica (pensiamo all'indispensabile condizionamento dell'aria per sopravvivere a Dubai) e tutto ciò invece non ha un futuro, o almeno non lo ha a prezzi competitivi. Ora i nodi vengono al pettine. Di chi è, davvero, la responsabilità?

(Nella foto: un progetto per Dubai nel 2050. Ormai, pura fantascienza.)

http://petrolio.blogosfere.it/2009/12/dubai-e-le-prognosi-errate.html

Il fantoccio Obama


Fonte: InformationClearingHouse
Traduzione: http://saigon2k.altervista.org
di Paul Craig Roberts
1 Dicembre 2009 — Non c’è voluto molto per la Lobby di Israele a mettere in ginocchio il Presidente Obama per il suo divieto di costruire nuovi insediamenti illegali Israeliani nei territori Palestinesi occupati. Obama ha scoperto che un semplice presidente Americano è impotente quando viene affrontato dalla Lobby di Israele, e che agli Stati Uniti semplicemente non viene permesso di avere una politica in Medio Oriente diversa da quella di Israele.
Obama ha anche scoperto che non può cambiare niente, sempre che ne avesse mai avuto l’intenzione.
Nell’agenda della lobby militare e della difesa c’è la guerra e uno stato di polizia interno, e un semplice presidente Americano non può farci niente.
Il Presidente Obama può ordinare che vengano chiuse le camere della tortura di Guantanamo, e che i sequestri di persona e le torture vengano fermati, ma nessuno esegue i suoi ordini.
In pratica, Obama è irrilevante.
Il Presidente Obama può promettere che porterà a casa le truppe, e la lobby militare dice, “No, invece li manderai in Afghanistan, e nel frattempo inizierai una guerra in Pakistan e costringerai l’Iran in una posizione che ci darà un pretesto per fare una guerra anche lì. Le guerre sono troppo lucrose per noi perchè tu possa fermarle”. E il piccolo presidente dirà, “Sissignore!”.
Obama può promettere l’assistenza sanitaria a 50 milioni di Americani che non ce l’hanno, ma non può sconfiggere il veto della lobby della guerra e della lobby delle assicurazioni. La lobby della guerra dice che i profitti di guerra sono più importanti dell’assistenza sanitaria e che il paese non si può permettere sia la “guerra al terrore” che la “medicina socializzata”.
La lobby delle assicurazioni dice che l’assistenza sanitaria deve venir data dalle assicurazioni sanitarie private; altrimenti non possiamo permettercela.
Le lobbies della guerra e delle assicurazioni hanno sventolato le loro agende con i contributi versati in campagna [elettorale] e molto velocemente hanno convinto il Congresso e la Casa Bianca che lo scopo reale del progetto di legge sull’assistenza sanitaria è di salvare soldi tagliando i benefici a Medicare e Medicaid, e quindi “mettere gli entitlements [Ndr. diritti acquisiti] sotto controllo”.
Entitlements è una parola usata dalla destra per denigrare le poche cose che, in un lontano passato, il governo faceva per i suoi cittadini. La Social Security e Medicare, ad esempio, vengono denigrati come “entitlements”. La destra continua senza sosta a parlare della Social Security e di Medicare come se fossero regali dati a persone incapaci che rifiutano di prendersi cura di se stesse, quando in realtà i cittadini vengono di gran lunga sovratassati con un’imposta del 15% nelle loro paghe per avere in cambio dei magri benefici.
Infatti per decenni ormai il governo federale ha finanziato le sue guerre e i budget militari con le entrate in surplus raccolte dalla tassa sul lavoro della Social Security.
Sostenere, come fa la destra, che non possiamo permetterci l’unica cosa nell’intero budget che ha in modo consistente prodotto delle entrate in eccesso sta ad indicare che lo scopo reale è di portare il cittadino medio ad uno stato di indigenza.
I veri entitlements non vengono mai menzionati. Il budget della “difesa” è un entitlement per il complesso militare e della difesa, sul quale il Presidente Eisenhower ci mise in guardia 50 anni fa. Una persona dev’essere folle per credere che gli Stati Uniti, “l’unica superpotenza del mondo”, protetta da oceani ad Est e a Ovest e da stati fantoccio a Nord e a Sud, abbia bisogno di un budget della “difesa” superiore all’intera spesa militare del resto mondo messo insieme.
Il budget militare è nient’altro che un entitlement per il complesso militare e della sicurezza. Per nascondere questo fatto, l’entitlement viene mascherato come una protezione contro i “nemici” e fatto passare attraverso il Pentagono.
Io dico, eliminiamo l’intermediario e distribuiamo semplicemente una percentuale del budget federale al complesso militare e della sicurezza. In questo modo non avremo bisogno di inventare scuse per invadere altri paesi e andare a fare la guerra con il solo scopo di dare al complesso militare e della difesa il suo entitlement. Sarebbe molto più economico dargli i soldi direttamente, e salverebbe anche un sacco di vite umane e sofferenze in patria e all’estero.
L’invasione Statunitense dell’Iraq non aveva proprio niente a che fare con gli interessi nazionali Americani. Aveva a che fare con i profitti sugli armamenti e con l’eliminazione di un ostacolo all’espansione territoriale Israeliana. Il costo della guerra, oltre i 3 trilioni di dollari, è stato di 4,000 Americani morti, oltre 30,000 feriti e mutilati, decine di migliaia di matrimoni Americani distrutti e carriere perdute, un milione di Irackeni morti, quattro milioni di Irackeni dislocati e un paese ridotto in macerie.
Tutto questo è stato fatto per i profitti del complesso militare e della sicurezza e anche affinchè la paranoide Israele, armata con 200 bombe nucleari, potesse sentirsi “sicura”.
La mia proposta renderebbe il complesso militare e della difesa ancora più ricco dato che le compagnie riceverebbero i soldi senza aver bisogno di costruire le armi. Piuttosto, tutti i soldi potrebbero venir usati per bonus multimilionari e dividendi distribuiti agli azionisti. Nessuno, in patria o all’estero, dovrebbe venir ucciso, e il contribuente sarebbe ben più felice.
Non c’è alcun interesse nazionale Americano nella guerra in Afghanistan. Come rivelato dall’ex Ambasciatore Britannico Craig Murray, lo scopo della guerra è di proteggere gli interessi della Unocal per un oleodotto che passa attraverso l’Afghanistan. Il costo della guerra è di gran lunga superiore all’investimento dell’Unocal nell’oleodotto. L’ovvia soluzione è di comprare l’Unocal e dare l’oleodotto agli Afghani come parziale risarcimento per la distruzione che abbiamo inflitto a quel paese e alla sua popolazione, e di portare le truppe a casa.
Il motivo per cui le mie ragionevoli soluzioni non verranno attuate è che le lobbies pensano che i loro entitlements non potrebbero sopravvivere se diventassero evidenti a tutti. Loro pensano che se il popolo Americano sapesse che le guerre stanno venendo combattute per arricchire le industrie degli armamenti e del petrolio, la gente fermerebbe le guerre.
In realtà, il popolo Americano non ha diritto di opinione su ciò che il “suo” governo fa. I sondaggi mostrano che metà o più della metà del popolo Americano non sostiene le guerre in Iraq e Afghanistan e non sostiene l’escalation del Presidente Obama per quanto riguarda la guerra in Afghanistan. Nonostante ciò, le occupazioni e le guerre continuano. Secondo il Generale Stanley McChrystal, le 40,000 truppe aggiuntive sono sufficienti per mettere in stallo la guerra, cioè, per farla continuare all’infinito, una situazione ideale per la lobby degli armamenti.
Il popolo vuole l’assistenza sanitaria, ma il governo non lo ascolta.
Il popolo vuole un lavoro, ma Wall Street vuole azioni più costose e costringe le aziende Americane a trasferire i posti di lavoro in paesi dove la manodopera è più economica.
Il popolo Americano non ha il controllo su niente. Non può influire su niente. E’ diventato irrilevante come Obama. E continuerà ad essere irrilevante fino a quando gruppi di interesse organizzati potranno comprare il governo USA.
L’incapacità della democrazia Americana di produrre un qualsivoglia risultato che gli elettori vogliono è un fatto dimostrato. La completa assenza di reazione del governo al popolo è il contributo che il conservatorismo ha dato alla democrazia Americana. Qualche anno fa ci fu un tentativo di rimettere il governo nelle mani del popolo mettendo un freno alla capacità dei gruppi d’interesse organizzati di versare enormi somme di denaro nelle campagne politiche e, quindi, obbligare gli ufficiali eletti ad essere dipendenti a coloro che avevano versato i soldi. I conservatori dissero che ogni restrizione sarebbe stata una violazione del Primo Amendamento che garantisce la libertà di parola.
Gli stessi “protettori” della “libertà di parola” non ebbero alcuna obiezione però quando la Lobby di Israele fece passare il disegno di legge sull’ “hate speech”, che ha criminalizzato le critiche al trattamento genocida che Israele riserva ai Palestinesi e al costante furto della loro terra.
In meno di un anno, il Presidente Obama ha tradito tutti i suoi sostenitori e rotto tutte le sue promesse. Obama è il prigioniero dell’oligarchia degli imperanti gruppi d’interesse. A meno che venga salvato da un evento orchestrato tipo l’11 Settembre, la presidenza Obama non durerà più di un termine. In realtà, l’economia al collasso lo dannerà indipendentemente da un “attacco terrorista”.
I Repubblicani stanno preparando la Palin. La nostra prima presidentessa femmina, dopo il nostro primo presidente nero, completerà la transizione ad uno stato di polizia Americano arrestando i critici e i contestatori dell’immorale politica estera e domestica di Washington, e la Palin completerà così la distruzione della reputazione Americana all’estero.
La Russia di Putin ha già paragonato gli USA alla Germania Nazista, e il premier Cinese ha paragonato gli USA ad un debitore irresponsabile e immorale.
In modo sempre più crescente il resto del mondo vede gli USA come l’unica fonte di tutti i suoi problemi. La Germania ha perso il capo delle sue forze armate e il suo ministro della difesa, perchè gli USA convinsero o premettero, in un modo o nell’altro, il governo Tedesco a violare la propria Costituzione e mandare truppe a combattere per gli interessi della Unocal in Afghanistan. I Tedeschi hanno fatto finta che le loro truppe non stavano davvero combattendo, ma che fossero impegnati in una “operazione di peace-keeping”. Questo ha funzionato più o meno finchè i Tedeschi hanno ordinato un’attacco aereo che ha ucciso oltre 100 donne e bambini che aspettavano in fila per un pò di carburante.
Gli Inglesi stanno indagando sul loro capo criminale, l’ex primo ministro Tony Blair, e l’inganno che mise in piedi contro il suo stesso consiglio dei ministri per fornire una scusa a Bush per la sua invasione illegale dell’Iraq. Agli investigatori Inglesi è stata negata l’abilità di presentare accuse penali, ma la questione della guerra basata interamente su una macchinazione di bugie e inganni sta venendo ben diffusa. Riecheggierà per tutto il pianeta, e il mondo vedrà che non esiste un’indagine simile negli USA, il paese da dove ebbe origine la Guerra Falsa.
Nel frattempo, le banche d’investimento USA, che hanno distrutto la stabilità finanziaria di molti governi, incluso quello degli USA, continuano a controllare, come hanno sempre fatto fin dall’amministrazione Clinton, la politica economica e finanziaria degli USA. Il mondo ha sofferto in modo terribile per i gangsters di Wall Street, e adesso guarda all’America con un occhio critico.
Gli Stati Uniti non suscitano più il rispetto che suscitavano sotto il Presidente Ronald Reagan o il Presidente George Herbert Walker Bush. I sondaggi nel mondo mostrano che gli USA e il suo capo-fantoccio vengono visti come le due più grandi minacce per la pace. Washington e Israele superano nella lista dei più pericolosi il regime pazzoide della Nord Korea.
Il mondo sta iniziando a vedere l’America come un paese che deve andarsene via. Quando il dollaro sarà sovra-inflazionato da una Washington incapace di pagare i suoi conti, il mondo sarà motivato dall’avidità e cercherà di salvarci per salvare i suoi investimenti, oppure dirà, grazie a Dio, che liberazione.
Fonte: InformationClearingHouse
Traduzione: http://saigon2k.altervista.org

Crisi, le banche europee ne escono ipertrofiche: «Così si pongono le base di un nuovo tracollo»

 

Crisi, le banche europee ne escono ipertrofiche: «Così si pongono le base di un nuovo tracollo» 

Le banche europee stanno uscendo dalla crisi del credito più grandi di prima. In senso strettamente quantitativo...

Le banche europee stanno uscendo dalla crisi del credito più grandi di prima. In senso strettamente quantitativo. E questo potrebbe costituire un nuovo importante pericolo per le economie nazionali dei Paesi del Vecchio Continente. BNP Paribas, Barclays e Banco Santander sono infatti tra i 353 istituti di credito che hanno aumentato la propria “taglia” rispetto al 2007, secondo un’analisi resa nota oggi dall’agenzia Bloomberg. In particolare, 15 banche possiedono asset per un valore superiore a quello delle economie nazionali, rispetto alle 10 di tre anni fa.

Il problema delle “too big to fail”, dunque, non solo non è stato risolto (nonostante gli sforzi dell’Unione europea e di alcuni governi europei, Gran Bretagna in testa), ma si è aggravato. Complessivamente gli asset degli istituti di credito sono cresciuti del 25%, superando anche la crescita delle banche statunitensi, che hanno registrato invece un +20%. «Così si pongono le basi per una nuova crisi», ha spiegato David Lascelles, del Centre for the study of Financial Innovation di Londra.

Il gruppo BNP Paribas, il più grande del mondo in termini di asset, ha incrementato il suo bilancio del 59%, a 2.290 miliardi di euro dall’inizio della crisi: un dato pari al 117% del prodotto interno lordo francese. Similmente, gli asset di Barclays sono cresciuti del 55% a 1.550 miliardi di sterline: il 108% del pil del Regno Unito. Non diversa la situazione di Santander, che ha registrato una crescita dei propri asset del 30%, a 1.080 miliardi di euro: una cifra non lontana dal prodotto interno lordo spagnolo.

Non a caso, l’Ue sta insistendo con alcune banche, comprese Royal Bank of Scotland, Commerzbank, ING Groep e Lloyds Banking Group affinché vendano alcuni asset come condizione per ricevere aiuti statali. Ma si tratta di istituti che sono stati salvati, appunto, dai governi nazionali: su quelli che non hanno ricevuto capitali pubblici Bruxelles non ha alcuna autorità. Anche per questo 38 dei 100 principali istituti finanziari europei possiede oggi più asset rispetto all’inizio dell’anno.

http://www.valori.it/italian/finanza-globale.php?idnews=1826

Tre lezioni dal Dubai. E ora attenti ai porti


Scritto da Oscar Giannino

Tuesday 01 December 2009

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L’esplosione della speculazione immobiliare in Dubai insegna almeno tre cose. E mette ora le imprese italiane creditrici di fronte a una scelta. O compongono presto un trust unitario. Oppure le banche estere che sono più esposte tratteranno al meglio le garanzie per sé e i propri clienti. E rischiamo di prenderci un’altra sveglia. Non sul mattone dubaino, questa volta. Ma sui porti di mezzo mondo. Andiamo per ordine.  La prima lezione è che quando come nel caso del Dubai non si hanno attività reali – né materie prime né attività di trasformazione – puntare tutto sull’obiettivo di offrire al mondo globalizzato un hub di servizi tax free – in Dubai non c’è obbligo di partner locali per società di qualunque tipo, l’aliquota personale è zero, la tassazione societaria per 25 anni è garantita free of charge – comunque non garantisce che il prezzo degli asset immobiliari continui ad avvalorarsi, sostenendo in quanto tale l’esposizione crescente per realizzarli. Francamente, capisco che i governo del Dubai abbia ribadito che non risponde del debito du Dubai Wolrd, come del resto era esplicitamente scritto nel prospetto di ogni sua emissione obbligazionaria: è infatti una lezione per le banche internazionali e soprattutto britanniche, esposte per l’equivalente del 100% del pil di Dubai, non per per l’emiro Rashid al Maktoum che aveva preso le sue esplicite precauzioni.

La seconda lezione è per le imprese che lavoravano in Dubai, perché si troveranno esposte a bei buchi nel conto economico atteso . E la lista è lunga, anche di italiane o comunque di sussidiarie italiane di gruppi multinazionali: per restare solo alle maggiori ABB, Ansaldo Energia, Astaldi, Belleli, Fisia Italimpianti, Snamprogetti, Saipem, Danieli-Officine Meccaniche, IANUA, Nuovo Pignone, Italconsult, Pizzarotti, Tecnosistemi, Italian Design, Technip Italy, Pacorini SpA, Salini… un bel mix di engineering, edilizia, design, arredo casa, ceramica e mattonelle.

La terza lezione è ancor poco chiara ai più, ma interessa un settore centrale edecisivo negli adffari mondiali: il traffico comerciale navale, cioè l’arteria principe della globalizzazione. Vedremo se i responsabili Deloitte della ristrutturazione del debito, nominati da Dubai Wolrd in riservata tratytativa con le maggiori banche internazionali creditrici, a fronte degli impegni assai poco calorosi offerti dal governo del Dubai – che non risponde dei 60 bn $ in bonds di Dubai World da restituire al 2011– e a maggio ragione tanto più di quello di Abu Dhabi, non si rifaranno su uno degli asset che più fa gola di Dubai World, cioè Dubai World Port. Ricordo a tutti che è il quarto gigante al mondo per gestione diretta di terminali logistici marittimi: in 49 porti disseminati tra USA, UK, Germania, Emirati, Africa, Cina, Vietnam, Australia e via continuando, con altri 13 mega progetti in via di realizzazione. Bush aveva posto il veto alle attività del gigante britannico P&O nei maggiori porti USA, quando nel 2006 esso fu rilevato dai dubaini. Ma i 48 milioni e rotti di TEU movimentati da Dubai World Port nel 2008, che al terzo trimestre di quest’anno registravano solo un –6% sul terzo trimestre 2007 e cioè erano a mala pena scalfiti dal -15% di calo del commercio mondiale a cui chiuderà se va bene il 2009, insieme a molti porti in mezzo mondo farebbero gola a gran parte delle banche creditrici. Inutile dire che per le banche americane e nordeuropee l’interesse prioritario è esattamente opposto a quello italiano, nel commercio navale. Noi dobbiamo difendere i flussi che dall’Asia passano per il Golfo, Suez e il Mediterraneo.  Loro, hanno l’interesse a minimizzarli. 

Attenzione dunque: il buco che molte aziende italiane stanno rischiano non riguarda loro da sole, riguarda noi tutti. I creditori italiani dovrebbero essere energicamente invitati dal governo a costituire un trust unitario nel più breve volgere di tempo possibile, trust al quale dare una rappresentanza bancaria e legale altrettanto unitaria da costituire al più presto presso i ristrutturatori ufficiali del debito dubaino. Altrimenti, i più eposti avranno i porti che attualmente fanno molta più gola di nuova carta finanziaria degli Emirati. Noi, niente.  

Da:http://www.chicago-blog.it/2009/

Il vertice di Copenhagen dovrà respingere la politica genocida di Londra

 

2 dicembre 2009 (MoviSol) - "Quando i capi di stato e di governo si riuniranno a Copenhagen il 7 dicembre, sarà loro compito respingere decisamente la politica di genocidio promossa da decenni dai principali 'ambientalisti' al mondo quale il Principe Filippo d'Edimburgo e i suoi fautori della frode del cambiamento climatico", ha dichiarato Lyndon LaRouche il 24 novembre. "I pianificatori del cosiddetto vertice sull'ambiente hanno già espresso chiaramente l'intento di ridurre la popolazione al fine di ridurre il presunto ruolo dell'uomo nel provocare i cambiamenti climatici, facendo così eco alla politica di spopolamento del World Wildlife Fund del Principe Filippo. Tale intento non solo è genocida, ma viene promosso a sostegno di quella che si è dimostrata, ripetutamente, la frode del riscaldamento globale causato dall'uomo".

"Le recenti rivelazioni sulle manipolazioni e l'insabbiamento dei dati da parte dell'Unità di Ricerca Climatica della University of East Anglia corroborano prove già esistenti del fatto che tutta la campagna sul clima è una frode scientifica fin dall'inizio. Non c'è alcun dubbio sull'accuratezza delle accuse mosse da seri scienziati di portata mondiale sul fatto che sopprimere il progresso tecnologico nel nome della riduzione delle "emissioni di CO2" condurrà al genocidio. Ora questa realtà non potrà più essere nascosta.

"Particolarmente rivelatorio è il modo in cui il World Wildlife Fund stesso, il cui principale sponsor, il Principe Filippo, desidera reincarnarsi in un virus mortale per risolvere il 'terribile' problema della 'sovrappopolazione', è coinvolto nel formulare le raccomandazioni sui cambiamenti climatici. Il WWF stesso è uno degli sponsor dell'unità climatica della East Anglia, e dunque direttamente coinvolto nelle formulazioni sviluppate dal Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici, che ha assunto il ruolo del dittatore sulla ricerca climatica e sostiene che l'aumento della popolazione umana e dei suoi livelli di vita sia la principale causa dell'aumento delle emissioni globali. Sinistramente, il rapporto del Fondo ONU sulla Popolazione del 2009 ha adottato la valutazione dell'IPCC che chiede di ridurre la crescita demografica mondiale in modo che non superi gli 8 miliardi di abitanti entro il 2050.

"Il britannico Lord Christopher Monckton, che si batte contro la frode del clima, ha ragione quando afferma, a proposito delle rivelazioni sulla East Anglia, che la cricca degli scienziati del clima è fatta di imbroglioni e criminali. Ma il crimine peggiore, che intendono perpetrare a Copenhagen, chiedendo la riduzione della popolazione e dello sviluppo scientifico ad alta tecnologia, può ancora essere fermato. Le nazioni agiscano ora per denunciare l'ordine del giorno genocida del Principe Filippo, e bloccarlo sul nascere".

Helga Zepp-LaRouche, presidente del Movimento Solidarietà tedesco (BüSo), si è spinta ancora più in là e ha chiesto di annullare il vertice di Copenhagen. Il vertice, ha dichiarato la signora Zepp-LaRouche, "si basa su una gigantesca frode e deve dunque essere immediatamente annullato, quanto meno per risparmiare le spese ingenti di questa conferenza neo-maltusiana il cui vero scopo è imporre di fatto un governo mondiale".


Vedi:
Video del LaRouchePAC: "Cancel Copenhagen"


Leggi:
Anno 2002
"Apologia di genocidio: alcune citazioni famose"

Anno 2004
"Dalla 'guerra al terrorismo' alla 'guerra al clima'"

Anno 2006
"Il manto di ghiaccio della Groenlandia sta crescendo: che cosa causa un'era glaciale?"

Anno 2007
"I veri dati sul biossido di carbonio ignorati da Al Gore"
"LaRouche denuncia la frode ambientalista di Al Gore"
"La vera bandiera di Al Gore e il suo tour europeo"
"Esplode l'indignazione internazionale per la truffa di Al Gore"
"Da Hitler a Gore, la strategia ecologista dell'Impero Britannico"
"Gore denunciato a Washington e in Canada"
"Bild sulla frode del riscaldamento globale"
"Il film di Al Gore nelle scuole: un atto di bullismo?"
"Il Movimento Solidarietà interviene contro le balle 'globali' di Pecoraro Scanio"
"Le menzogne del film di Al Gore sul clima"

Anno 2008
"Il malthusianesimo di Al Gore"
"Ben 31072 scienziati sfidano Al Gore e la sua frode genocida nota come 'riscaldamento globale'"

Anno 2009
"Cambiamento climatico: verso la glaciazione"
"CO2: Il mito del riscaldamento globale"
"L'India e l'Unione Africana minacciano di disertare il vertice di Copenhagen"
"Uno studioso russo del sole mette in guardia da improvvise cadute di temperatura, invece che dal 'riscaldamento globale'"
"Il tema 'ambiente' al centro della politica di genocidio"
"Il Fondo dell'ONU sulla Popolazione: riduzione demografica per salvare il clima"


In inglese

"CO2: The Greatest Scientific Scandal Of Our Time", 21st Century Science and Technology, 2007

http://www.movisol.org/09news231.htm

FAMIGLIA/ Campiglio: smascherate le false accuse degli economisti alla Giavazzi

 

Luigi Campiglio

Economia e Finanza

mercoledì 2 dicembre 2009

Nel loro libro “L’Italia fatta in casa” gli economisti Alberto Alesina e Andrea Ichino propongono un bilancio dei costi e dei benefici generati dalla famiglia italiana, sulla base dell’approccio economico oggi prevalente, cioè la famiglia intesa come nucleo di individui distinti, ma fra loro interconnessi.
Gli autori individuano nella riduzione delle tasse sul reddito per le donne lo strumento centrale che può restituire loro autonomia economica e spazi di libertà nell’ambito della famiglia: si favorirebbe in tal modo un riequilibrio dell’eccessivo carico di lavoro sulle spalle delle donne - fuori e dentro casa - nonché, con una maggiore partecipazione al mercato del lavoro, un aumento del Pil del paese.
Sul piano fiscale l’obiettivo è, coerentemente, l’equità fiscale fra i coniugi, piuttosto che l’equità fiscale fra le famiglie, come avverrebbe con il quoziente familiare: infine, se la famiglia è in grado di fornire “sicurezza sociale” ai suoi componenti essa è anche un soggetto che frena la mobilità sociale. La questione centrale è, non casualmente, cosa si debba intendere per famiglia e in particolare il ruolo che gli affetti hanno nell’amalgamare preferenze economiche e personali, secondo una logica di “ragionevolezza” analoga alla razionalità delle scelte collettive.
L’evidenza empirica che emerge da un’indagine Istat del 2003 sulla “Vita di coppia” suggerisce un quadro che merita di essere approfondito rispetto a quello proposto nel libro.
Per misurare “il potere dei mariti” nel libro si osserva che “solo il 17,5% delle donne coniugate ha un conto corrente personale (contro il 50% delle non coniugate)”, mentre dalla medesima tabella del volume Istat risulta che il 50% delle donne ha anche un conto corrente cointestato, come è ragionevole attendersi se le decisioni vengono “amalgamate”, e quindi prese insieme. E infatti il 61% delle coppie dichiara di avere un uguale peso nella gestione dei risparmi, senza alcuna apprezzabile differenza fra Nord e Sud.

Ciò che colpisce di questa indagine sul campo è l’ampiezza delle decisioni - spesso delicate, come l’educazione dei figli - in cui entrambi i componenti della coppia dichiarano di avere uguale peso, quando il peso non è maggiore da parte delle donne, sia coniugate che non.
La medesima indagine conferma invece come la soddisfazione per la suddivisione del lavoro domestico, e il suo corrispettivo carico, sia un problema di potenziale disaccordo della coppia, che pare tuttavia legato in modo significativo all’età della donna.
Forse ciò è il segnale di un mutamento generazionale in corso e/o delle diverse condizioni abitative e familiari della coppia.
L’eccessivo costo delle case per le giovani famiglie pare il vero ostacolo per l’uscita dalla famiglia di origine, piuttosto che un eccesso di “welfare familiare”. La questione della suddivisione del carico di lavoro familiare all’interno della famiglia italiana è una questione reale, specialmente nel confronto con gli altri paesi, ma vi è ragione di ritenere che sia anche in via di miglioramento, attraverso il dialogo e la ragionevolezza del rapporto di coppia piuttosto che sul piano puramente economico.
Gli autori considerano infine “debole” la questione dell’esistenza di reali opportunità per la donna che intenda lavorare: ma è difficile conciliare questa valutazione con la realtà italiana. Il tasso di occupazione dei maschi in età di lavoro (15-64 anni) è al Nord del 76,3% nel 2007, mentre nel Mezzogiorno è più basso, e pari al 62,2%: per le donne i corrispondenti tassi di occupazioni registrano un divario più accentuato, pari al 56,8% al Nord e il 31,1% nel Mezzogiorno (fonte Istat).
Per i maschi il tasso di occupazione in Italia è pari al 70,8%, rispetto alla Francia con il 69,4% mentre per le donne è del 47,5% in Italia (41,5 nel 2000) rispetto al 60,4% in Francia (dati 2008, Banca d’Italia).
Se la questione centrale diventa l’opportunità di lavoro delle donne nel Mezzogiorno, come questi dati suggeriscono, e delle quali una parte è già coinvolta in un’area di sommerso difficile da rilevare, allora l’efficacia di una riduzione dell’imposta sui redditi da lavoro diventa molto più problematica.

http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2009/12/2/FAMIGLIA-Campiglio-smascherate-le-false-accuse-degli-economisti-alla-Giavazzi/53088/

BERNASCONI

È arrivato l'inverno. Con questo freddo ci si preoccupa del proprio benessere e si presta meno attenzione agli avvenimenti del mondo circostante. Questa scimmia non sembra molto felice ed attiva - é bloccata dal gelo.
Ieri le borse europee si sono rafforzate ma non sembrano in grado di involarsi. Gli investitori sono unicamente scossi da singoli avvenimenti. I mercati sono bloccati in un trading range e non sembrano aver voglia di iniziare una nuova gamba di rialzo od un trend sostenibile.

Ieri gli indici azionari europei si sono decisamente rafforzati e l'America ha seguito. L'S&P500 ha chiuso a 1108 punti in rialzo del +1.21%. Malgrado che il massimo giornaliero a 1112 punti sia stato solo ad un punto dal massimo annuale, non abbiamo l'impressione che gli indici siano pronti ad accelerare al rialzo ed iniziare un rally natalizio. Ieri sera i nuovi massimi a 20 giorni hanno raggiunto i 1135 (contro 546 nuovi minimi) mostrando che la partecipazione é insufficiente per scatenere una nuova gamba di rialzo.
La nostra osservazione del mattino é ancora valida: "Per il momento manteniamo il nostro scenario moderatamente negativo che prevede una correzione per l'S&P500 con obiettivo i 1050 punti. Ora però compratori e venditori sembrano in equilibrio e fino a quando non vedremo accelerazioni sopra o sotto i minimi e massimi delle ultime due settimane non osiamo fare grandi previsioni. In generale vediamo maggiori rischi verso il basso che potenziale verso l'alto."
È probabile che ora gli indici azionari vengano respinti verso il basso e rientrino nel trading range delle ultime due settimane.

A questo punto vi ricordiamo anche il nostro scenario e previsioni formulati una decina di giorni fà: "In generale sembra che i mercati hanno nuovamente raggiunto la cresta di un'onda di rialzo ed ora devono ritracciare per una decina di giorni. Se così fosse il caso e lo svolgimento segue quello delle tre precedenti occasioni registrate da agosto, dobbiamo ora avere un calo del -3 fino ad un -5% a seconda dell'indice. Per l'S&P500 abbiamo un'obiettivo a 1050 punti mentre l'Eurostoxx50 dovrebbe ridiscendere sui 2700-2750 punti. È probabile che in questa fase il trend di base resti rialzista e lasci intatte le possibilità per un rally natalizio. Vediamo però numerose costellazioni tecniche di tipo distributivo (testa e spalle in Europa, cuneo ascendente in America, triplo massimo sul Transportation) che potrebbero sfociare in un ribasso ed ampliare la correzione."
Non pensiamo che lo scenario correttivo sia già da eliminare ma piuttosto che si sposti nel tempo. Siamo consci del fatto che questa teoria non viene supportata al momento dai grafici ma confidiamo nell'esattezza dell'analisi strutturale. Questa ci dice che la via verso l'alto é (ancora) sbarrata.

Il trend rialzista sugli indici azionari é strettamente correlato alla debolezza del dollaro americano. Questo a sua volta influenza i prezzi delle materie prime e dell'oro. Noi siamo convinti che il dollaro stia terminando questa fase di debolezza e stia iniziando, contro le indicazioni fornite dall'analisi fondamentale, un perido di rivalutazione. Se questa nostra teoria é corretta e l'USD Index sta formando un bottom, é probabile che gli indici azionari stiano formando un largo top a medio termine. Sembra però che questa fase prenda più tempo e sia più complessa del previsto.
Ieri l'USD Index é sceso a 74.37 senza toccare il minimo annuale a 74.17. Il cambio EUR/USD é tornato sopra gli 1.50 (1.5090). Continuiamo a seguire il dollaro con attenzione in cerca di segnali e conferme di un cambiamento di una tendenza che al momento é ancora ribassista. Il comportamento del dollaro americano é cruciale e decide la differenza tra continuazione del rialzo e correzione sui mercati azionari. Per scatenere un ribasso sostenibile e di ampie proporzioni sui mercati azionari l'USD Index deve superare la forte ed importante resistenza a 76.50-77 punti.
L'oro é esploso al rialzo toccando i 1213 USD/l'oncia. Crediamo che l'oro stia compiendo un'accelerazione finale di tipo esaustivo (obiettivo teorico a 1200 USD/oncia raggiunto!)) per formare un top ma come per il dollaro abbiamo bisogno di conferme.

Passiamo ora ad esaminare la situazione (charts a sei mesi) sui singoli mercati.

L'S&P500 (+1.21% a 1108 punti) ha superato di slancio la barriera dei 1100 punti ed ha avvicinato il massimo annuale a 1113 punti. Malgrado questa buona performance ottenuta con volumi in aumento, non pensiamo che l'indice sia pronto ad accelerare al rialzo. La partecipazione (advances/declines e nuovi massimi) é troppo bassa. Di conseguenza prevediamo che l'indice resti bloccato nel trading range delle ultime due settimane e manteniamo vivo il nostro conosciuto scenario correttivo: "Prevediamo ora una fase di debolezza ed un calo dell'S&P500 fino ai 1050 punti. Questo ritracciamento dovrebbe seguire l'esempio dei tre precedenti e lasciare intatta la linea di trend ascendente dal minimo di agosto. A livello grafico abbiamo un cuneo ascendente che in due casi su tre si tramuta in un ribasso. La conferma arriverebbe solo con una rottura del minimo di novembre a 1029 punti, cosa che per ora non sembra possibile."

Il Nasdaq100 (+1.15% a 1787 punti) ha terminato la giornata con una performance positiva ma sui livelli dell'apertura. Fino a quando l'indice non riesce a superare la resistenza a 1800 punti manteniamo vivo lo scenario negativo di dieci giorni fà: "L'indice sembra aver iniziato un sano ritracciamento e dovrebbe ridiscendere sui 1650-1700 punti. Questa discesa potrebbe trasformarsi in un ribasso nel caso che l'indice rompesse il supporto a 1650 punti toccando un minimo discendente. Le probabilità non sembrano però molto alte e teniamo quindi questo scenario molto negativo in riserva."

L'Eurostoxx50 (+2.66% a 2871 punti) ha avuto un'ottima seduta spazzando via le preoccupazioni del caso Dubai. L'indice é tornato su quei 2870 punti che hanno contraddistinto molte aperture e chiusure nelle ultime due settimane. Non abbiamo l'impressione che l'indice voglia continuare a salire e pensiamo che la barriera psicologica dei 2900 punti dovrebbe reggere. L'indice dovrebbe quindi continuare a muoversi lateralmente e noi manteniamo lo scenario negativo presentato dieci giorni fà come possibile alternativa: "Si sta formando una testa e spalla ribassista che verrebbe confermata dalla rottura del minimo di novembre sui 2700 punti. Strutturalmente non vediamo molta debolezza e quindi ci aspettiamo ora una lenta ed irregolare discesa fino a questo supporto che dovrebbe reggere."

Il DAX (+2.68% a 5776 punti) si é comportato come l'Eurostoxx50. Malgrado la buona prestazione non abbiamo l'impressione che l'indice possa superare la resistenza a 5800 punti e dovrebbe quindi venir respinto verso il basso. Vediamo un certo equilibrio tra compratori e venditori e non abbiamo chiare attese per il prossimo futuro. Poiché la via del rialzo sembra bloccata manteniamo la possibilità della correzzione presentata dieci giorni fà: "Vediamo la formazione di una testa e spalle ribassiste ma pensiamo che l'indice non dovrebbe crollare ma scivolare nei prossimi dieci giorni solo verso il supporto a 5350-5400 punti."
Non siamo più così negativi - un solido supporto sembra essere già sui 5580 punti.

L'SMI (+1.77% a 6372 punti) si é rafforzato tornando al centro del trading range.
Il nostro scenario per l'SMI é invariato da tempo: "Cominciamo a sentirci ridicoli a dover parlare di ribasso o rialzo guardando il grafico di un'indice che praticamente non si muove da due mesi. Fino a quando l'SMI non esce con decisione dal range 6200 - 6470 preferiamo stare zitti e lasciare l'indice oscillare lateralmente senza tendenza."

Scenario 2009

Per i prossimi mesi prevediamo una sostanziale correzione. Il minimo a 666 punti di S&P500 raggiunti il 6 di marzo deve essere confermato. Un nuovo minimo sotto questo livello é ormai da escludere. Probabilmento
l'S&P500 toccherà nel corso dell'anno prossimo un minimo ascendente tra i 740 ed i 820 punti. 
Gli analisti fondamentali stanno continuamente rivedendo le stime degli utili delle società. Ad un certo momento erano scesi fin sotto i 30 USD. Ora che la recessione sembra alle nostre spalle, le stime ufficiali per il 2009 (al 3 novembre 2009) sono risalite a 56.22 USD. Quelle per il 2010 sono addirittura al'incredibile livello di 74.99 USD. Capitalizzando gli utili 2009 con un P/E normale di 15/16 si arriva ad un valore teorico dell'S&P500 di 900 punti. In questi dati é però scontato un recupero marcato dell'economia ed un forte aumento degli utili delle imprese. Ricordiamoci che gli utili operativi 2008 delle società dell'S&P500 sono stati di 15.09 USD. Debitiamo inoltre che i dati relativi al 2010 siano realistici. Di conseguenze stimare ora correttamente gli utili delle società e determinare un giusto rapporto P/E per capitalizzare questo valore é un'impresa ardua. Troppe sono le variabili e le incognite. Se gli utili risalissero solo a 50 USD e la ripresa fosse anemica (come ritiene una buona parte degli economisti), un P/E di 12 sarebbe più adeguato portando il valore teorico dell'S&P500 a 600 USD.
Riassumendo, tecnicamente e fondamentalmente i 1100 punti di S&P500 raggiunti a novembre corrispondono secondo noi ad una sopravalutazione del mercato. La prossima dovuta sostanziale correzione ci dirà a quale punto si trova la congiuntura mondiale.

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Legno, Oro, Platino, Terra Agricola, ma solo Quelli

  • 02:22 02/12/09
  • Bisogna ammettere che la domanda di materie prime, a parte gas naturale e petrolio, continua ad aumentare da mesi, c'è il classico rame che fa nuovi massimi senza aspettare le borse (perchè i cinesi forse ne fanno incetta per speculare, ma comunque ne comprano sempre) e così alluminio, ferro e derivati con Goldman Sacha che astutamente due giorni fa da un buy sul settore Acciaio per cui oggi i titoli più speculativi come AKS fanno un balzo. Il costo dei noli marittimi per trasporto di materie prime è salito in effetti da settembre in moto impressionante e ha riflesso questi acquisti
    Poi ovviamente l'Oro (grafico) che ha sfondato 1.200 dollari l'oncia con Argento (grafico), Platino (grafico) e Palladio (grafico) che possono anche superarlo in velocità ora (l'Oro ha sfondato i massimi, ma al platino manca un 40% per arrivarci ad esempio). Il petrolio e benzina stessi, aiutandosi un attimo con un assist dell'Iran che sequestra 5 inglesi in barca ieri, è tornato dai 73 dollari a 77 e rotti al barile superando la crisi dell'Abu Dhabi (ma è sostanzialmente fermo da due mesi)
    Negli ultimi giorni invece guarda il balzo del Legname (grafico) a Chicago che da ottobre è salito di colpo di un +25% (ricordo che esiste un future che te ne compra 70 mila dollari di valore con 6 mila di margine)
    Inoltre è riesplosa la mania dell'agricoltura con Monsanto (grafico) e i fertilizzanti e anche trattori come CNH. (grafico) e terra agricola (vedi la Cresud SACIP (grafico)) e il resto vagamente associato all'agricoltura che viene comprato a testa bassa
    Ma sul lato Consumo, spesa al dettaglio nei supermercati e iper in occidente e in giappone resta un disastro: il famoso "Black Friday" il weekend appena passato che è una prova generale delle feste natalizie con sconti tremendi e file alle 5 del mattino per approfittarne in America ha dato come risultato:
    -9% le spese in USA rispetto al weekend analogo di Novembre del 2008, quando la crisi era già scoppiata in settembre con Lehman, -9% è un disastro
    Quindi intuitivamente compri tutto quello che a che fare con agricoltura, oro, argento, platino, palladio e simili e vendi short titoli legati al consumo
    Nella foto: il consumo medio il weekend appena passato e poi il future del Legname (grafico), simbolo LB o LBS


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  • http://www.cobraf.com/forum/topic.php?topic_id=4267&reply_id=203937

    Obama ha deciso: 30 mila nuove truppe in Afghanistan


    Saranno dispiegate entro l’estate 2010. Fissato anche il periodo del ritiro, il 2011. Alla Nato richiesti 5 mila soldati in più. Il bilancio delle spese militari sale di 30 miliardi di dollari. Velate accuse a Karzai per la corruzione. Fonti di AsiaNews scettiche sull’efficacia della maggiore presenza militare.

    West Point (AsiaNews/Agenzie) – Il presidente Usa Barack Obama ha ordinato l’invio di altre 30 mila truppe in Afghanistan entro l’estate 2010 e ha detto che gli Stati Uniti inizieranno il loro ritiro da quel Paese entro il 2011.

    Nel suo discorso all’Accademia militare di West Point, trasmesso in diretta alla televisione, Obama ha sottolineato che lo scopo di questo nuovo spiegamento di forze servirà a combattere i talebani, a rendere sicure le città afghane e a preparare forze di sicurezza locali prima del ritiro Usa.

    La decisione è stata presa dopo tre mesi di tentennamenti e revisioni e porterà a circa 100 mila le forze americane in Afghanistan. Oltre a quelle statunitensi, vi sono nel Paese truppe da altre 43 nazioni e una forza Nato di 32 mila soldati. Obama si è augurato che la Nato accresca di almeno altre 5 mila unità i soldati.

    La decisione di Obama è stata sofferta. Il gen. Stanley McChrystal, comandante Usa in Afghanistan domandava da tempo l’invio di 40 mila truppe. La crescita delle violenze contro i soldati Usa, le accuse di corruzione al governo Karzai e la crisi economica spingevano l’opinione pubblica a ritirare le truppe al più presto per non cadere in “un altro Vietnam”.

    Quest’anno l’amministrazione Obama ha già chiesto per l’Afghanistan ben 65 miliardi di dollari; l’invio di nuove truppe costerà un aumento di 30 miliardi di dollari.

    Il governo di Karzai si è detto soddisfatto della decisione del presidente Usa. Nel suo discorso Obama ha fatto un riferimento velato alle accuse di corruzione verso il presidente afghano, dicendo che “l’epoca delle cambiali in bianco è finita” e che “spiegheremo con chiarezza ciò che ci aspettiamo da coloro che aiutiamo”.

    Fonti afghane di AsiaNews hanno dubbi sull’efficacia di una maggior presenza militare. “Non è con l’esercito che si risolve il problema” dicono le fonti. “Il vero problema è la sensazione diffusa di insicurezza e corruzione che abbraccia non solo il fronte governativo, ma anche i miliardi di dollari per la ricostruzione investiti dalla comunità internazionale ”.

    “La presenza dei militari – continuano le fonti - deve avere un valore di ricostruzione del Paese, mentre oggi mancano ponti, scuole, strade, strutture mediche, il 90% della popolazione è analfabeta e negli ultimi mesi la situazione è peggiorata”.

    http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=17016&size=A

    USA E NATO CIRCONDANO MILITARMENTE IL VENEZUELA

     


    Il premio Nobel per la Pace vuole implementare nella regione una dottrina militare imperialista
    Il governo degli Stati Uniti, il cui presidente è stato premiato recentemente con il Premio Nobel per la Pace, persiste nel suo intento di circondare militarmente il Venezuela per via aerea, terra e mare. Per questo, conta sull’appoggio e la collaborazione dell' Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO), dei Governi della Germania, Colombia, Panama e della Guyana Francese, dipartimento della Repubblica della Francia.
    La denuncia è stata fatta dal vicepresidente del Gruppo venezuelano del Parlamento Latinoamericano (Parlatino), deputato Carolus Wimmer. Il funzionario ha informato che oltre alle 10 basi militari nel territorio colombiano e la IV flotta nei Caraibi- già note- adesso Washington conterà su due nuove basi navali in Panama e il lancio di un satellite per comunicazioni militari dalla Guyana Francese.
    Wimmer si riferisce specificamente ad un accordo militare che sarà firmato il 30 d’ottobre prossimo, dai governi di Panama e Stati Uniti, e che sarà firmato dal neo-eletto presidente panamense, Ricardo Martinelli, e dal Segretario di Stato USA, Hillary Clinton.
    Fa notare che le due basi navali saranno installate, una a Bahia Piña, nella Provincia di Darién, al confine con la Colombia, e l’altra a Punta Coca, al sud della provincia occidentale di Veraguas, entrambe sul litorale Pacifico di Panama.
    A tale proposito, ha ricordato che l'accordo in contrasto con il Trattato Torrijos-Carter,

    firmato a Washington il 7 settembre 1977 da Omar Torrijos (Capo del Governo del Panama) e Jimmy Carter (Presidente Usa), e che ha messo fine alla presenza militare nordamericana in Panama, in poche settimane. A quel tempo il paese centroamericano si è reso politicamente e militarmente indipendente dagli Stati Uniti.
    Il deputato ha riferito inoltre che movimenti sociali panamensi denunciano la costruzione di un’ampia pista d’atterraggio a Metetì, Darién, che verrà utilizzata da aerei nordamericani.
    La NATO e la Germania in Sud America
    Dall’altra parte, il parlamento ha detto che la NATO ha recentemente lanciato un satellite di comunicazioni militari dalla Guyana Francese, ad est del Venezuela, che sarebbe al servizio di Bundeswehr, l’Esercito Federale tedesco.
    “Il satellite è stato chiamato SatcomBw ed è stato lanciato dalla base spaziale di Kourou nella Guyana Francese, un porto a disposizione dell’Agenzia Spaziale Europea”, ha detto.
    Il Comando Sud cerca anche un posto nella Guyana Francese che permetta alle aeronavi militari di raggiungere luoghi in Africa, attraverso Isla Ascensión. Sembra che gli Stati Uniti hanno già cercato di utilizzare le proprie installazioni a Recife (Brasile) con lo stesso scopo, ma agenzie di stampa internazionali hanno espresso che le relazioni politiche con il Brasile non sono favorevoli all’accordo.
    Militarizzazione della Colombia e dei Caraibi.

    http://marxistleninist.files.wordpress.com/2009/08/obama_uribe_talk.jpg

    Barak Obama e Alvaro Uribe (Presidente della Colombia)

    Il Governo degli Stati Uniti ha già tre basi militari in Colombia. La prima in Arauca, progettata per “combattere” il narcotraffico in Colombia, ma in realtà usata come punto strategico per il monitoraggio della zona petrolifera, specialmente quella venezuelana.
    La seconda si trova in Larandia, e serve come base di elicotteri, possiede una pista d’atterraggio per bombardieri B-52, una capacità operativa che supera il territorio colombiano e che permette la copertura per gli attacchi in quasi tutto il sud del continente.
    La terza si trova in 3 Esquinas, serve per operazioni terrestri, aeree e fluviali, ed è diventata un punto strategico per attacchi contro la guerriglia. Questa installazione è ricettrice permanente di armamenti, logistica e serve per l’addestramento di truppe di combattimento.
    Inoltre, il Pentagono, ministero della guerra degli Stati Uniti, è sul punto di installare sette basi militari nuove sul territorio colombiano: tre aree in Malambo, dipartimento dell’Atlantico a Palanquero a Cundinamarca e Apiay a Meta. Altre due dell’Esercito a Tolemaida a Cundinamarca e Larandia a Caquetà. E le due restanti sarebbero a Cartagena e Bahia Malaga, nel dipartimento di Valle del Cauca.
    L’amministrazione di Obama ha espresso che l’idea è quella di sostituire l’antica Base Militare e Aeronavale di Manta, sfrattata dal Governo dell’Ecuador. Manta era il principale centro di spionaggio elettronico, con tecnologia satellitare, del Pentagono nel Sud America, usata come piattaforma logistica dell’intelligence militare per portare avanti operazioni del Comando Sud.
    Intanto, ci sono altre due installazioni, la Base Militare Reina Beatriz ad Aruba e la Base Militare Hatos a Curazao. Tutte e due conformano la conosciuta IV Flotta e vengono usate per il monitoraggio satellitare e come appoggio per il controllo nel Mare dei Caraibi.
    Minaccia dichiarata
    “Effettivamente si tratta di una minaccia multipla, da parte degli Stati Uniti e della NATO, una seria minaccia d’intelligence e operativa”, ha condannato il deputato Wimmer.
    Sebbene il presidente Obama ha appena ricevuto il Premio Nobel per la Pace per il suo “discorso pacifista”, Wimmer sostiene che adesso la politica sta nuovamente cambiando e ritornando ad avere l’aspetto di quella passata, dando l’impressione che il governo di Obama vuole implementare nella regione la dottrina militare imperialista, anche se il suo discorso dice il contrario.
    Per questo, Wimmer, ha sottolineato che le azioni sono chiare. “L’amministrazione di Obama invece di ridurre la sua presenza militare nel continente, continua ad aumentarla costantemente. In questo senso, la minaccia militare contro il Venezuela si approfondisce e rafforza”.
    Fonte: http://www.abn.info.ve/noticia.php?articulo=203118&lee=16
    Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da VANESA

    Pubblicato da Alba kan. a 08:55 0 commenti

    Etichette: America Latina, NATO, Obama, Usa

    http://www.vocidallastrada.com/2009/12/usa-e-nato-circondano-militarmente-il.html

    ANDREA PROFETICO!!!

    MIOPIA GLOBALE: 2010 ANNO DELLA VERITA'!

    Nella miopia, gli oggetti tendono ad apparire sfocati e solo quando essi sono vicini, la visione migliora e diventa più nitida. Ci vorrà del tempo ma piano, piano, lentamente, la realtà fondamentale assumerà contorni sempre più definiti.

    Un indice ISM manifacturing che stupisce negativamente, anche il sottoscritto, con una occupazione che torna ad arretrarere anticipando un dato occupazionale per venerdi non certo entusiasmante e una nuova e salutare ondata deflativa sulle illusioni di prezzi in continuo aumento. Purtroppo anche il settore manifatturiero conferma una anemica ripresa senza occupazione. Gli inventari nel frattempo continuano a raccontare la favola della ripresa economica americana.

    MANUFACTURING AT A GLANCE
    NOVEMBER 2009

    Index
    Series
    Index
    November
    Series
    Index
    October
    Percentage
    Point
    Change
    Direction
    Rate
    of
    Change
    Trend*
    (Months)

    PMI

    53.6

    55.7

    -2.1

    Growing

    Slower

    4

    New Orders

    60.3

    58.5

    +1.8

    Growing

    Faster

    5

    Production

    59.9

    63.3

    -3.4

    Growing

    Slower

    6

    Employment

    50.8

    53.1

    -2.3

    Growing

    Slower

    2

    Supplier Deliveries

    55.7

    56.9

    -1.2

    Slowing

    Slower

    6

    Inventories

    41.3

    46.9

    -5.6

    Contracting

    Faster

    43

    Customers' Inventories

    37.0

    38.5

    -1.5

    Too Low

    Faster

    8

    Prices

    55.0

    65.0

    -10.0

    Increasing

    Slower

    5

    Backlog of Orders

    52.0

    53.5

    -1.5

    Growing

    Slower

    4

    Exports

    56.0

    55.5

    +0.5

    Growing

    Faster

    5

    Imports

    51.5

    51.0

    +0.5

    Growing

    Faster

    3

    OVERALL ECONOMY

    Growing

    Slower

    7

    Manufacturing Sector

    Growing

    Slower

    4

    Ebbene l'unico settore produttivo americano quello manifatturiero foraggiato dagli stimoli del governo americano anche se quello meno significativo, ha gà finito la sua corsa, ha già terminato di provare a produrre occupazione.

    Non spaventatevi, ma sarà un post lungo, molto lungo alla vecchia maniera. Ci sono molte cose da dire, oggi, troppe cose.

    Lucio un caro Compagno di viaggio, si è offerto di darmi una mano, di sollevarmi talvolta dal compito delle traduzioni e insieme abbiamo tradotto un pezzo di un grande analista, una delle poche stelle polari di Icebergfinanza, JohnHussman in Reckless Myopia, un pezzo che esplora la miopia dei mercati, se non che io la chiamerei cecità permanente della storia.

    " Mi sbagliavo. Non riguardo all'implosione dei mercati del credito, della quale ho avvertito con urgenza nel 2007 e all'inizio del 2008. Non circa la recessione, che abbiamo spostato anticipandola a novembre 2007. Non riguardo alla caduta del mercato azionario, che ha cancellato l'intero guadagno del periodo 2002-2007, che non era stato una sorpresa. SOLE24ORE al di la delle petizioni degli economisti per salvare l’indipendenza della Fed vi è ben altro. 

    Non riguardo al "flusso e riflusso" di dati a breve termine, che ho spesso notato potevano produrre una potente (anche se forse bruscamente interrotta) crescita del mercato anche a fronte di pericolose tendenze di lungo termine.
    Non mi aspetto nemmeno la "sorprendente" seconda ondata di sofferenze del credito, che ci si può aspettare nel 2010. (…). Ma, chiaramente, mi sono sbagliato sulla misura in cui Wall Street avrebbe potuto rispondere al "flusso e riflusso" dei dati economici - in particolare alla ovvia e temporanea tregua nel reset dei mutui tra marzo e novembre 2009 - e guidare le azioni fino al punto dove sono non solo nuovamente sopravvalutate, ma straordinariamente subordinate a una ripresa economica sostenuta ed al raggiungimento e mantenimento di margini di profitto record negli anni a venire.
    Avrei dovuto supporre che la tendenza di Wall Street verso la miopia sconsiderata - radicata negli ultimi dieci anni - sarebbe tornato al primo segno di stabilità, anche temporaneo. Il desiderio degli investitori di inseguire le tendenze prevalenti, e la loro riluttanza a tener conto di prevedibili rischi a lungo termine, ha guidato una serie successiva di rialzi speculativi e crolli durante l'ultimo decennio - la bolla dot-com, la bolla tecnologica, la bolla mutui, la bolla private equity, e la bolla delle materie prime. Ed eccoci di nuovo qui.

    Ci troviamo di fronte due possibili scenari del mondo. Uno è un mondo in cui i nostri problemi economici sono in gran parte risolti, i profitti sono in via di guarigione, e le cose saranno presto tornate alla normalità, tranne che per un sacco di disoccupati il cui destino è, ammettiamolo, di nessun interesse per Wall Street. L'altro è un mondo che ha goduto di un breve intermezzo prima di un terribile secondo atto in cui una quota ancora maggiore di perdite su crediti sarà sopportata, e in cui il numero di scelte politiche sarà più limitato, perché abbiamo già emesso più passività governative di una repubblica delle banane, e deprezzerà profondamente la nostra moneta, se lo faremo di nuovo. "

    Abbiamo sfacciatamente subbordinato al rischio sistemico gli aiuti incondizionati all'intero sistema finanziario mondiale, aggiungo io, da aver creato degli autentici mostri "too big to fail" da esserne ostaggio per il resto della nostra esistenza e tutto per non avere avuto il coraggio di far assumere ad azionisti e obbligazionisti le proprie responsabilità. Non solo è mancato il coraggio di nazionalizzare questi autentici "zombies" ma le lobbies hanno impedito qualsiasi possibilità di cambiare il sistema, addirittura spingendo per assumere norme contabili demenziali a dir poco.

    Proseguendo con Hussman, esploriamo gli scenari per il prossimo anno, in perfetta sintonia, ormai da tempo a parte la variabile inflazione....

    " Non è affatto chiaro se i dati recenti hanno eliminato ogni incertezza in quale dei due mondi siamo.Prendendo la media ponderata del risultato dei due scenari del mondo, otteniamo ancora uno scarso bilanciamento tra rendimento/rischio. Se mi sono o no concentrato troppo sulla probabile "seconda" ondata di rischi di credito è un qualcosa che si scoprirà nei trimestri a venire - il mio record di analisi economica è abbastanza forte che una "mancanza" su questo fronte sarebbe una grossa anomalia. Quello che io penso è che negli ultimi dieci anni, gli investitori (tra cui persone che resistono come professionisti degli investimenti) sono diventati molto più sensibili alla miopia sconsiderato di quanto mi sarebbe piaciuto credere. Sono diventati speculatori fino al punto del disastro.

    Francamente, sono portato a credere che i mercati non sono più affidabili o hanno l’aria di meccanismi inconsiderati. Il ciclo ripetuto di bolle e crolli prevedibile nel corso degli ultimi dieci anni lo rendono chiaro. Piuttosto, gli investitori sembrano rispondere ai rischi emergenti con non più di circa tre mesi di anticipo. Peggio, troppi analisti e strateghi sembrano tener conto del futuro nel modo più pedestre, prendendo le stime degli utili per l’anno a venire al loro valore nominale, e applicando stupidamente alcuni multipli arbitrari e storicamente inconsistenti.

    Come scrive John, la speculazione in fondo non fa altro che riflettere la visione di leader politici che cercano sempre e solo soluzioni veloci senza guardare in alcun modo alle conseguenze di lungo termine, incoraggiando gli investitori ad abbracciare sempre e solo il demenziale dogma del breve termine. Paul Volcker è stato l'ultimo presidente della Fed ad evere la percezione che la disciplina e l’accettazione del disagio temporaneo siano sinonimo di positività per il lungo termine.

    Come abbiamo più volte visto….. come sempre nella storia, capacità finanziaria e perspicacia politica sono inversamente proporzionali. La salvezza a lunga scadenza non è mai stata apprezzata dagli uomini d'affari se essa comporta adesso una perturbazione nel normale andamento della vita e nel proprio utile. Cosi si auspicherà l'inazione al presente anche se essa significa gravi guai nel futuro. Questa è la minaccia per il capitalismo (...) E' ciò che agli uomini che sanno che le cose vanno molto male fa dire che la situazione è fondamentalmente sana! JK GALBRAITH.

    E' agghiacciante, giorno dopo giorno, questa nemesi continua, attraverso l'urlo della Storia che indica la strada da evitare, la l'esaltazione, l'avidità, l'ignoranza e spesso la pura demenza indicano vie fallimentari.

    Azionisti ed obbligazionisti hanno la preminenza sull’economia reale, lobbies e centri di potere economico e politico e finanziario, stanno letteralmente sequestrando la democrazia, la vita reale di ogni paese.

    Avete mai visto qualcuno in Italia preoccuparsi seriamente della FAMIGLIA, avete mai visto qualcuno preoccuparsi di un problema sia esso sociale o economico, senza essere condizionato da interessi privati o corporativi, nel paese delle mille caste.

    Abbiamo trovato le risorse per ipotetici sostegni al sistema finanziario e non vi è un solo euro per la FAMIGLIA!

    Negli ultimi tempi Bernanke cerca di difendere l’indipendenza della banca centrale americana, un’indipendenza figlia di una ideologia estremista sostanzialmente fallita che cerca di difendere a qualsiasi costo una scuola di pensiero che volge ormai al tramonto.

    Secondo Bernanke la Fed ha giocato un ruolo importante nell’ arrestare la crisi, un ruolo che dovremmo preservare non degradare la capacità dell’istituzione di promuovere la stabilità finanziaria e rilanciare una ripresa economica senza inflazione.

    Peccato che il signor Bernanke dimentichi che la Fed è uno dei maggiori responsabili di questa crisi, della madre di tutte le crisi, con la sua demenziale politica di "boom & bust" crescita e crollo, il monetarismo oltranzista, peccato che il signor Bernanke dimentichi che lui grande studioso della Grande Depressione e della Lost Decade, non è stato in grado di comprendere e prevedere nulla, anzi ha assecondato e chiuso un occhio su un’infinità di segnalazioni rispetto al pericolo di una devastante crisi finanziaria ed immobiliare.

    È come attribuire a un medico responsabile di un errore nella diagnosi il merito di aver inventato una cura miracolosa. Oggi noi tutti abbiamo bisogno di un nuovo medico, oggi noi tutti abbiamo bisogno di diventare medici di noi stessi, della nostra vita, dei nostri risparmi, delle nostre speranze, abbiamo bisogno di prendere in mano il nostro destino senza lasciarlo in mano a coloro che hanno dimostrato di interessarsi sempre e solo della loro salute e non di quella dei loro pazienti.

    "Vorrei un medico che non ha mai rinunciato a cercare una cura, ma preferisco qualcuno con una migliore capacità di diagnosi "

    Come scrive Luigi Zingales sul

    Ma la reazione degli economisti ignora completamente il motivo per cui l'emendamento di Ron Paul ha trovato così ampio consenso in Congresso. Negli ultimi diciotto mesi la Fed ha smesso di occuparsi puramente di politica monetaria: si è messa a fare politica fiscale.
    Quando è intervenuta per salvare Aig (o meglio le controparti che si erano assicurate con Aig), la Fed ha trasferito risorse dai contribuenti alle banche. Quando ha deciso di abbassare i tassi d'interesse a zero per permettere alle banche di rimpinguare il proprio capitale, la Fed ha trasferito risorse dai risparmiatori alle banche. Quando ha deciso di comprare mille miliardi di dollari di titoli legati ai mutui per tenere bassi i tassi sui nuovi mutui e sostenere i prezzi delle case, la Fed ha trasferito risorse dai contribuenti ai possessori di case (e alle banche che li avevano finanziati). Si può discutere sull'opportunità di queste decisioni, ma non si può negare che si tratti di una forte redistribuzione di risorse, simile a quella che generalmente avviene attraverso le imposte e la politica industriale. In un paese democratico la leva fiscale non può essere affidata a un'autorità tecnica che non risponde agli elettori, tantomeno negli Stati Uniti, che sono nati sul sacrosanto principio di "no taxation without representation."
    L'errore della Fed non è stato tanto quello di aver preso queste decisioni, ma di fare lobbying per conquistarsi il diritto a continuare a prenderle. Lungi dal voler limitarsi alla sua competenza primaria (la politica monetaria), la Fed ha fortemente sostenuto l'iniziativa dell'amministrazione Obama di attribuirle il ruolo di regolatore sistemico (e salvatore di ultima istanza). Contemporaneamente, la banca centrale ha fortemente osteggiato la proposta di trasferire a una agenzia ad hoc la protezione dei consumatori. In poche parole, la Fed sta cercando di accaparrarsi il massimo potere possibile, suscitando giustamente le preoccupazioni del legislatore. Ad aumentare questi timori ha involontariamente contribuito un recente libro sulla crisi, "In Fed we trust" ("Abbiamo fiducia nella Fed"). Scritto dall'inviato del Wall Street Journal presso la banca centrale, il libro dipinge in termini molto positivi lo sforzo di Ben Bernanke per salvare il paese dagli abissi di una nuova depressione. Nel farlo, però, inevitabilmente attribuisce alla Fed e al suo governatore un ruolo (e quindi un potere) enorme, tanto che il sottotitolo del libro recita «come la Fed è diventata il quarto potere dello stato».
    Una banca centrale così potente deve essere supervisionata dal potere politico: ne va di mezzo la democrazia. Ma una supervisione politica può essere estremamente pericolosa per la politica monetaria. A differenza della banca centrale europea, la Fed ha un doppio mandato: non solo la stabilità dei prezzi, ma anche l'occupazione. Con la disoccupazione al 10,2%, pressioni politiche per alimentare l'inflazione non sono un rischio, sono una certezza. Per tutelare la propria indipendenza nella politica monetaria la Fed deve abbandonare ogni velleità a ricoprire altri ruoli. È meglio fare una cosa sola, ma farla bene.

    Si meglio fare una cosa sola, ma neanche quella è riuscita a farla bene, forse l'unico intervento degno di nota dell'ultimo secolo della Federal Reserve è stato quello di Paul Volcker quando èlacò l'inflazione, ma a costo di una terribile recessione.

    Mai una sola volta, la banca centrale ha provveduto a sottrarre il carrello dei liquori da un festa che rischiava di degenerare, mai una sola volta ascoltando l'ideologia demenziale di mercati in grado di autoregolamentarsi, introducendo addirittura un camion pieno di alcolici nei mercati come sta avvenendo ora, dove il carry trade sta letteralmente sommergendo di alcool tutti i mercati.

    Che una terribile dinamica deflattiva in atto e gli illuminati delle banche centrali cercano in ogni maniera di seminare inflazione attraverso una illusoria "asset inflation" che distrugge risorse, che si limita a creare una inflazione virtuale, salvo poi esclamare come fa Mishkin che la proposta di Ron Paul per limitare l'indipendenza della Fed è estremamente pericolosa e potrebbe aizzare l'inflazione.

    Paul's bill “would be very dangerous in terms of promoting inflation,” Mishkin said. You make the central bank beholden to politicians on a short-run basis, you get very bad outcomes: high inflation and less of the ability to deal with shocks like the ones we had recently.”

    Assolutamente isalarante, la dichiarazione di Mishkin, una dichiarazione di chi sa di avere l'acqua alla gola. L'indipendenza della Federal Reserve è legata ad altri aspetti, ma non certo ai rischi dell'inflazione!

    Date un'occhiata a questi due articoli su Bloomberg .... ARMING-GOLDMAN_WITH_PISTOLS_AGAINST_PUBLIC e

    Dec. 1 (Bloomberg) -- Deutsche Bank AG Chief Executive
    Officer Josef Ackermann said the financial industry’s
    contribution to economic growth outweighs the losses suffered
    during the worst financial crisis since the Great Depression.

    Il settore finanziario ha contribuito alla crescita economica, riparando al danno subito dalla peggiore crisi finanziaria dalla Grande Depressione.... se almeno facessero silenzio, questi illuminati, farebbero decisamente migliore figura.

    Il Giappone si è aggiunto alla festa, terrorizzato dal fantasma della deflazione, dando via ad un nuovo ed imponente programma di "quantitative easing" sommergendo i mercati di denaro, di alcool!

    Quello che ben pochi hanno il coraggio di esplorare, al di la dell’indipendenza della Fed è quella del tesoro americano dove da tempo ormai si alternano i figli della Finanza, figli di conflitti di interesse abnormi, il dipartimento del tesoro americano, il tempio di Wall Street dove ormai da anni si alternano banchieri che camminano su un sottile e misterioso filo di intrecci politici e finanziari.

    Quello è assolutamente indipendente, immagino!

    Tornando all’analisi di prima, ecco che Hussman esprime la mia stessa convinzione che il prossimo anno abbiamo almeno l’80 % delle probabilità di assistere ad una nuova recessione, "double dip recessione" accompagnata da una contestuale dinamica nel mercato immobiliare. Certo lui sottolinea che non si tratta di certezze, ma le prove osservate su qualunque mercato sono chiare-

    Come abbiamo visto ad Assisi è dura per i responsabili politici comprendere come le tre grandi deflazioni della storia, ( Grande depressione del 1873 Grande Depressione del 1929 e la crisi Giapponese del 1990 ) abbiano impiegato decenni e non mesi, trimestri o anni per rivedere una sostenibile espansione economica. E’ dura per tutti ma è la realtà!|

    Eccesso di debito, eccesso di produzione e iniqua ditribuzione dei redditi, sono i fattori principali che hanno determinato questa crisi oltre alla demenziale ideologia della massimizzazione a breve termine di tutto ciò che era insostenibile.

    Il mercato è saturo, S A T U R O e immerso nel debito, D E B I T O!

    Riguardatevi questi due grafici della Fed di San Francisco, testimoniano a quale livello di rientro dal debito siamo. Abbiamo bisogno di un decennio e nella migliore ipotesi di un lustro altro che mesi o anni.

      thanks to FED San Francisco

    Come abbiamo visto nelle analisi dedicate, dando un'occhiata al CAPE SHILLER, oggi il mercato è sopravvalutato almeno di un 40 % ma credo che il prossimo anno con la realtà economica lo sarà anche molto di più.

    Miopia globale, miopia totale, al di la dell'analisi comportamentale che avrebbe bisogno di altre considerazioni, di essere intrecciata con altre realtà che esulano dal volere dell'uomo. Come ha scritto David Leonhardt sul NYT la media degli ultimi dieci anni riferita agli utili societari, rispetto alla previsione degli utili del prossimo anno, piuttosto che il raffronto con quelli appena passati è una chiara stella polare, come sono stelle polari gli strumenti messi a disposizione da Robert Shiller e John Campbell.

    Probabilmente conclude Leonhardt, il recente exploit dei mercati si è spinto oltre l'immaginario, troppo per l'analisi fondamentale. Lo stesso Benjamin Graham ci dice che i profitti vanno valutati almeno nell'arco di cinque anni, preferibilmente sette o dieci, e non sappiamo cosa ci dice il CAPE SHILLER!

    Date un'occhiata inoltre alla dinamica dei consumi, dimenticate le meraviglie che analisti e giornalisti in questi giorni vi racconteranno sulle spese di un mondo che deve ritrovare il suo equilibrio, un mondo perduto, quello dei consumi, soggetto ad una nemesi "deleveraging" inarrestabile.

    Tim1

    thanks to Economistsview

    Tim2

    Grafici che non hanno bisogno di alcun commento se non ricordare a tutti che i consumi incidono per oltre il 70 % nella crescita del PIL americano.

    Paul Krugman, ieri ha lanciato un allarme di una possibile nuova recessione il prossimo anno, altro che 2011. Paul sostiene di non aver mai creduto sino in fondo alla possibilità di una doppia recessione anche se era evidente che si trattava di una seria possibilità in quanto la crescita è stata sostenuta dagli stimoli governativi che scenderanno di intensità e l'aumento del settore manifatturiero era figlio della leggenda degli inventari, la ricostituzione delle scorte che svanirà nei trimestri che verranno.

    Si potrebbe essere ottimisti se vi fosse anche solo un timido accenno di una ripresa della domanda finale, degli investimenti, ma nulla suggerisce che questa dinamica sia in atto. Le probabilità di una ricaduta in recessione stanno aumentando.

    Avrei voluto raccontarvi anch'io una bella favola, avrei voluto intravvedere all'orizzonte segnali di luce, ma è difficile, terribilmente difficile, sono tenue luci artificiali, lasciate da coloro che hanno assistino inermi alla Madre di tutte le crisi, provocandola con le loro demenziali ideologie. Oggi il timone è ancora una volta nelle loro mani......il prossimo uragano probabilmente all'orizzonte.

    Nel fine settimana ho mandato ai lettori che sostengono Icebergfinanza  l'ultima analisi "dedicata", se qualcuno non l'avesse ricevuta è pregato di segnalarlo anche perchè molte mail ormai sembrano non essere più "attive" e quindi vengono disguidate.

    Per sostenere ICEBERGFINANZA clicca qui sotto

    Icebergfinanza come un cantastorie che si  esibisce nelle strade e nelle piazze delle città!

    La "filosofia" di  Icebergfinanza resta e resterà sempre gratuitamente a disposizione di tutti nella sua "forma artigianale", un momento di condivisione nella tempesta di questi tempi, lascio alla Vostra libertà, il compito di valutare se Icebergfinanza va sostenuto nella sua navigazione attraverso le onde di questo cambiamento epocale!

    Non solo e sempre economia e finanza, ma anche alternative reali da scoprire e ricercare insieme cliccando qui sotto in ..........

    Postato da: icebergfinanza a dicembre 01, 2009 17:47 | link | commenti (8)

    http://icebergfinanza.splinder.com/post/21799822/MIOPIA+GLOBALE%3A+2010+ANNO+DELL

    I Bonds sequestrati a Chiasso: clamorosi sviluppi

    Dic 09 2

     

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    Pubblicato da Pietro Cambi alle 00:12 in Apocalypse now, Bugie, Finanza, Ordine Pubblico, Vita quotidiana, politica

    no us courrency please

    "Vi prego aiutatemi!! ( Niente monete americane, per favore)".

    Vi ricordate la vicenda dei 138 miliardi di dollari di Bonds USA sequestrati a Giugno dalla Guardia di finanza di Chiasso? Siamo stati tra i primi a parlarne, ed anche diffusamente. Da un nostro post è perfino scaturita una interrogazione parlamentare al Ministro Tremonti, rimasta per ora senza risposta.

    Se vi ricordate vi erano due fonti che erano apparse, fin dall'inizio, bene informate; Asia News, diretta da padre Cervellera e il blog di un losco individuo, Hal Turner, un suprematista bianco titolare anche di una web-radio e non nuovo ad indiscrezioni clamorose, da insider, sulla tenuta del sistema finanziario americano.

    Negli ultimi mesi, dopo un caso apparentemente analogo di sequestro, verificatosi all'aeroporto di Malpensa con i bond prontamente (e semplicisticamente, come vedremo) riconosciuti come falsi, era stata messa la sordina a tutta la vicenda.

    Silenzio e buio totali.

    Anzi, da parte americana avevano fatto qualcosa di più che mettere la sordina al misterioso Hal Turner: l'avevano arrestato, con accuse alquanto capziose, tanto che lo stesso Hal in questo accorato appello, risalente al giorno dell'arresto, avanzava l'ipotesi che fosse tutto un pretesto e che volessero fermarlo per le sue rivelazioni sul dollaro e sui bonds di Chiasso. (si ascolti dal minuto 7.49).

    Farneticazioni di un fanatico?

    Mica tanto.

    Nei mesi successivi, tramite il blog di famiglia  era riuscito a raccogliere poche misere decine di dollari di donazioni per la sua liberazione, ma improvvisamente, circa due mesi fa, è riuscito a trovare 500.000 dollari (in bonds !!) per il suo rilascio su cauzione (con lo strano diveto di usare internet o qualunqe altro mezzo di comunicazione). Da dove siano arrivati non è difficile capirlo. Si tratta di un bell'aiutino dalla stessa FBI, di cui in effetti era, provatamente, un informatore. Il motivo è presto detto: il suo diretto superiore è nel frattempo diventato il Governatore del New Jersey ed aver finanziato con cifre intorno ai 100.000 dollari/anno un tipo come Hal è in effetti il primo serio scandalo politico in cui è coinvolto.

    Ricapitolo: Esplode lo scandalo dei bonds di Chiasso anche sui media americani, uno strano soggetto, sicuramente ben informato e/o con ottime entrature ad alto livello, pubblica riservatissime foto dei bonds e dei passaporti dei due giapponesi fermati ( e rilasciati!!) dalla nostra guardia di finanza, foto che potevano essere a disposizione solo dell'US Secret Service, incaricato dell'indagine, e viene immediatamente arrestato con accuse del tutto capziose. In seguito, grazie alle indagini, si scopre che il tipo è un informatore storico della FBI, con ottime entrature in strani circoli antisemiti e suprematisti, oltre che con notevoli accessi a fonti superiservate, tra cui l'attuale governatore del New Jersey.

    Nel tentativo di tacitarlo lo si rilascia su cauzione, con l'espresso e pubblico, stranissimo, vincolo al silenzio, ma "purtroppo" la cosa è ormai scappata di mano e va ingigantendosi di ora in ora.

    E l'altra beninformata fonte, Asia News?

    Beh, a quanto pare si è deciso di usare i grossi calibri, da questo lato, un segno che si vuole dare autorevolezza al lavoro svolto sottotraccia, attingendo a fonti chiaramente ben informate.

    E' infatti intervenuto, con un articolo ricco di informazioni, L'Avvenire, il quotidiano cattolico per eccellenza, insieme al cattedratico  "L'Osservatore Romano".

    Si parla di "intrigo mondiale" e giustamente.

    Nonostante le buone premesse, nell'articolo si ricostruisce, a partire da buone informazioni, una storiella che non sta in piedi nemmeno con le stampelle.

    Sarebbero, i Bonds, dei "falsi autentici", ovvero VERI bonds, fraudolentemente realizzati da funzionari infedeli della Federal Reserve o del Governo Americano. Questo per cercare, in qualche disperato modo, di trovare una spiegazione al fatto, ormai evidente, che NON SI TRATTA DI FALSI.

    Giova qui ricordare che, da un lato l'Italia ha un DISPERATO BISOGNO dei 38 miliardi di euro di penale che potrebbe legittimamente esigere sui bonds sequestrati e dall'altro, anche prendendo per buona la stiracchiatissima ipotesi formulata, pare evidente che vi sia in circolazione una ENORME quantità di denaro e/o titoli "autentici", stampati senza controllo (poco importa se da funzionari "deviati" o scrupolosi), circolanti per vie traverse e segrete, in cambio di servigi altrettanto trasversali e misteriosi ed in barba a qualunque garanzia.

    Uh, ma guarda. E pensare che c'e' chi insiste a ritenere che tenere segreto il totale del circolante in dollari, come fa la Federal da qualche anno, non sia poi cosi importante.

    A me invece pare che tutto si leghi, ma non voglio ripetermi ancora. Quel che avevo da scrivere, anche senza le ultime novità, che danno maggior forza alle mie convinzioni in merito, l'ho scritto qui.

     

    http://crisis.blogosfere.it/2009/12/i-bonds-di-chiasso-clamorosi-sviluppi.html