Londra affonda nei debiti

Londra affonda nei debiti, ma per le elezioni si fa l'Agenzia Spaziale Bilanci truccati anche in Gran Bretagna, ma i giornali economici preferiscono prendersela con la Grecia e gli altri «piigs» Altro che Atene. Se Sir Gordon Brown e il suo ministro delle finanze, Alistair Darling, compilassero il bilancio dello Stato con le regole dei paesi di Eurolandia (e in base al Trattato di Maastricht) verrebbe fuori il bluff: il saldo delle decine di miliardi di sterline prelevate dalle tasche dei sudditi di Sua Maestà per salvare il sistema bancario britannico dal tracollo. E dei decenni di Ultraliberismo all'anglosassone che hanno alleggerito pensioni e salari, spalancato ogni porta possible alla finanziarizzazione dell'economia privatizzando il privatizzabile - e anche il non privatizzabile - e sostenendo i consumi esclusivamente con la folle leva dell'indebitamento delle famiglie. Se a Londra contabilizzassero quei costi, verrebbero fuori i numeri reali del deficit e dell'indebitamento pubblico. Di fronte ai quali la Grecia - su cui si concentrano gli strali del «moralismo finanziario» della stampa economica liberista - da cicala quale è effettivamente stata finirebbe per fare addirittura la figura della formica. Per esempio, si scoprirebbe che il rapporto tra debito pubblico e Pil non viaggia affatto tra il 43,6 e il 68%, i numeri ufficiali, ma sta intorno al 170%. Livelli quasi giapponesi, addirittura peggiori di quelli italiani. E comunque ben oltre il «misero» 112% di Atene: a Londra non hanno certo bisogno di farsi insegnare dai greci come si fa a truccare i conti pubblici Chi volesse spulciarsi le statistiche governative ufficiali (www.statistics.gov.uk) e analizzare i «fondamentali», scoprirebbe cose anche peggiori: commercio estero a picco, crollo degli investimenti, Pil quasi fermo dopo il crollo del 6% a metà 2009. Tutti allora potrebbero constatare che la pecora nera d'Europa non va affatto cercata tra i PIIGS (maiali in inglese), la simpatica espressione creata dalle volpi della City per indicare Portogallo, Italia, Spagna e Grecia con la recente aggiunta dell'Irlanda. Ma semmai proprio lì, a Downing Street. Dove invece pensano ad altro. Alle elezioni del sei maggio, soprattutto. E così l'altro ieri Alistair Darling ha presentato alla Camera dei Comuni un tipico piano di sostegno (pre-elettorale) all'economia da 2,8 miliardi di sterline. Ma ancora meglio ha fatto Lord Paul Drayson, ministro della Scienza e dell'Innovazione, annunciando ufficialmente la nascita dell'Agenzia Spaziale Britannica. Ce l'avevano da anni Francia, Germania e Italia e pare che che Sua Maestà ne sentisse proprio il bisogno. Verrà varata il primo aprile e si chiamerà UKSA, United Kingdom Space Agency. Coordinerà, probabilmente molto più in chiave atlantica (NASA) e duale (spaziale civile e militare) che europea, le attività di un settore che Oltremanica vale circa 6 miliardi di sterline l'anno. Budget iniziale 230 milioni di di sterline (circa 1/3 dell'Agenzia Spaziale Italiana), ma enormi ambizioni. «Possiamo crescere fino a 40 miliardi l'anno e creare 100mila posti di lavoro entro le prossime due decadi» ha dichiarato Drayson, che evidentemente non teme di spararle grosse, ma ha molta paura che Cameron vinca le elezioni. Massimo Bongiorno Fonte: www.ilmanifesto.it 28.03.2010