Usa ostaggio della Cina, Snobbata l'asta dei titoli

Alla fine la crisi di liquidità, di moneta sonante, ha fatto il giro del mondo: è partita dagli Stati Uniti con l'esplosione della bolla dei mutui spazzatura, ha attraversato - e strapazzato - l'Europa, s'è fatta una capatina dalle parti di Dubai, ha mandato alle stelle il deficit giapponese ed è tornata in America, non a Wall Street ma a Washington. Perché la crisi è partita dalla Borsa ma rientra attraverso la porta delle finanze pubbliche. Questa settimana le aste dei Treasure bond (i titoli di Stato a stelle e strisce) sono andate quasi deserte: il governo americano fatica a finanziarsi sul mercato, al quale ha chiesto 118 miliardi di dollari, dopo averlo inondato di denaro perché restasse in piedi. E ha bisogno di soldi per ripianare i debiti fatti per inondarlo. A triplicare il sapore di beffa c'è il fatto che alle aste della traballantissima Grecia si registra il tutto esaurito e si fa anzi la coda, con richieste che doppiano e triplicano l'offerta dei titoli: 5 miliardi in vendita, 16 miliardi degli investitori pronti sul tavolo. Il tutto prima che l'Europa raggiungesse l'accordo salva-Atene che ora, infatti, farà scendere i rendimenti come desiderava Papandreou. Alla faccia degli anatemi contro la finanza allargata, la scommessa più cercata resta quella più rischiosa, quella che paga di più. Comprare il debito Usa, a dire il vero, non paga granché in questo momento: il rendimento a 10 anni resta sotto il 4% (quello dei titoli greci viaggia intorno a quota 6,25), tutti i segnali dicono che salirà rapidamente: meglio aspettare. Salirà perché la riforma della sanità americana si accompagna a un picco della povertà e della disoccupazione, e quindi la spesa pubblica Usa per il welfare e il bisogno di denaro del Governo si impenneranno. Salirà perché fino ad ora è stata la Federal Reserve a garantire gli acquisti che hanno tenuto i rendimenti ai minimi storici (Bernanke ha comprato T bond per 1.700 miliardi di dollari), ma il programma sta per terminare. E salirà anche perché le ultime offerte sono state snobbate dal mercato: tocca offrire di più per piazzare le obbligazioni agli investitori. Marco Sodano Fonte: www.lastampa.it 29.03.2010

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