LE SCALE TEMPORALI DELL’ECONOMIA

Nella dinamica Hamiltoniana, energia e tempo sono variabili coniugate. In virtù di tale relazione, dall’omogeneità del tempo (invarianza per traslazione temporale) discende il principio di conservazione dell’energia in un sistema chiuso. In economia non è valido il principio di conservazione dell’energia poiché il sistema economico nel suo complesso non è a divergenza nulla in quanto l’energia monetaria fluisce dal futuro verso il passato attraverso la creazione del debito (fermo restando che l’integrale delle variazioni di energia monetaria lungo un tempo lungo deve essere nullo perché il debito deve essere restituito onde preservare la sopravvivenza del sistema). Per analogia con la meccanica quantistica la non conservazione dell’energia monetaria è intrinsecamente connessa con la non omogeneità del tempo in economia. Questo è il mutamento epistemologico che consente di comprendere in una luce nuova inflazione e deflazione. L’inflazione è un fuoco distruttore (chiaramente quando supera una soglia tollerata e forse anche necessaria) che accelera il tempo, incrementa la velocità con cui avviene qualsiasi processo economico. Viceversa la deflazione è associata ad un rallentamento della scala temporale e come conseguenza aumenta il valore del debito. L’inflazione riscalda liquefando i debiti ma anche il potere d’acquisto (e quindi distrugge i risparmi), la deflazione ghiaccia il debito accumulandolo e condensa il risparmio in una staticità mortale. La politica di Bernanke di coniare moneta attraverso il processo di Quantitative Easing evitando nel contempo l’incremento della massa M1 (tutti i dati sono contenuti nel post precedente) presente nel mercato reale ha effettuato una segregazione definitiva tra il sistema finanziario (in iperinflazione) dall’economia reale (in deflazione). Le scale temporali con cui si evolvono i due sistemi sono sempre più divergenti. Il sistema finanziario sta aumentando la temperatura, mentre l’economia reale è in fase di congelamento. Il Quantitative Easing ha funzionato da macchina frigorifera che sta raffreddando sempre più il sistema reale rubandogli energia che procede a riscaldare ulteriormente il sistema finanziario. I sistemi sono per ora tenuti incollati dall’incremento del debito pubblico (malgrado consideri gli USA come l’esempio più eclatante, con particolari specificità la medesima situazione sta ormai avvenendo anche in Europa e Giappone), ma ciò determina un circolo vizioso che aumenta la velocità con cui avviene lo spostamento di energia dal sistema a scala temporale rallentata (l’economia reale) verso il sistema con tempo accelerato (l’economia finanziaria). Il crescente deficit pubblico sta solo temporaneamente rallentando gli effetti deflattivi, ma al più presto le ricadute saranno drammatiche. Bernanke con la socializzazione delle perdite e l’aumento del debito pubblico ha accoppiato sistema finanziario con il sistema valutario ancorando il dollaro con l’andamento dei mercati finanziari attraverso il processo di carry-trade. Con il Quantitative Easing ha segregato economia reale e sistema finanziario che si muovono su due scale temporali divergenti. Il sistema nel suo complesso è entrato in una fase di assoluta instabilità. In tale ambito una qualsiasi perturbazione, seppur piccola, potrà avere effetti destabilizzanti se non addirittura distruttivi. Malgrado si desideri trasmettere la sicurezza che tutto sia sotto un ferreo controllo, ho l’impressione che fra non molto si tornerà a ballare e non sarà un ballo lento.
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