Un premier che ne fosse provvisto, come non perde occasione (
neppure la più inidonea) di ribadire, avrebbe preso l’iniziativa di dare vita ad una
finanziaria di riforme e di sviluppo. Invece, ha delegato in bianco al suo ministro dell’Economia, ottenendo una
asfittica gestione vetero-democristiana di varie prebende rigorosamente discrezionali, tutte altamente inefficaci ed inefficienti rispetto all’obiettivo di rilanciare la crescita e riformare il paese, oltre che destinate a lasciare vari trascinamenti nei prossimi esercizi. Tanto alla fine alcuni
fini comunisti a cui dare la colpa di tutto si trovano sempre. Il teatrino continua, mentre sullo sfondo si staglia minacciosa
l’ombra del Partenone.
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