Non usa mezzi termini Gianfranco Fini per definire chi usa “qualche parola di troppo” nei confronti degli immigrati, che il presidente della Camera non esista a definire degli “stronzi”. Nel corso di un incontro nel centro ‘Semina’ con i ragazzini, per la maggioranza stranieri tra gli 8 e i 18 anni di età, della associazione ‘Nessun luogo e’ lontanò, Fini ha fatto diverse domande ai ragazzini presenti: “Qualche volta vi pesa essere qui? C’é qualcuno che ve lo fa pesare? O qualche volta c’é qualche stronzo che dice qualche parola di troppo?”. I ragazzini ridono e il presidente della Camera prosegue: “Uso questa parola perché se qualcuno dice che siete diversi la parolaccia se la merita: voi la pensate io la dico”.
(Gianfranco Fini, Ansa, 22 novembre 2009)
«L’alternativa al sistema resta la nostra strategia: un’alternativa politica che mira a restituire l’Italia agli italiani». (Gianfranco Fini, 20 gennaio 1987)
«Davvero è ineluttabile la trasformazione delle nostre città in metropoli della violenza multirazziale? Noi diciamo di no». (Gianfranco Fini, 9 agosto 1991)
(Dichiarazioni tratte da “Il fascista del 2000”, di Corrado De Cesare, e da “Settanta interviste a Fini”, a cura di Francesco Storace. Le ha raccolte e ripubblicate il quotidiano “Libero”, lo scorso 24 novembre 2009)
Il Msi (…) chiede che siano cacciati 1 milione e 700 mila stranieri (con una diffida a questori e prefetti), promette (se tutto questo non bastasse) un referendum per “fare pulizia”. Un’ avvisaglia che la prossima crociata del Movimento sociale in versione “partito del presidente” sarebbe stata la caccia all’ extracomunitario stava da una settimana su tutti i muri di Roma. Migliaia di manifesti fatti affiggere dal federale romano Teodoro Buontempo, contro gli stanieri che agli incroci lavano i vetri delle auto. “Lasciateci in pace ai semafori”, c’ è scritto (…) Ieri è sceso in campo Fini, il segretario generale (del Movimento sociale italiano), per annunciare agli italiani che se le norme che regolano l’ immigrazione non saranno modificate, naturalmente in senso restrittivo, il suo partito comincerà a raccogliere le firme per un referendum. Il solo pensiero di un referendum anti-immigrati lo accende: sarà un’ altra campagna dalla parte della gente, dice (…). L’ idea di fare da bandiera alla xenofobia non sempre latente e di scatenare in Italia un’ ondata in stile Le Pen è nata dall’ osservazione di cifre che Fini esibisce sdegnato: gli stranieri nel nostro paese sono il 2% della popolazione, gli extracomunitari in carcere sono il 15% dei detenuti (…)
(La Repubblica, 19 dicembre 2001)
L’ affermazione dell’ estrema destra in Francia è salutata con “viva soddisfazione” dai missini italiani. “Se con l’avanzata di Le Pen il partito socialista, e con esso il sistema, è crollato in Francia - dice il segretario nazionale Gianfranco Fini - in Italia il crollo dovrebbe riguardare tutto il contesto di forze politiche che compongono il governo”. Il movimento francese, noto per la sua marcatissima campagna razzista, figlio della destra più oltranzista, ha lo stesso simbolo del Movimento sociale: una fiamma tricolore. Perciò Fini si augura che i voti che quel movimento ha ottenuto dai francesi in questa tornata elettorale regionale (per Le Pen le previsioni erano addirittura superiori al risultato effettivamente conseguito, che si attesta intorno al 15 per cento dei voti) “è di buon auspicio per l’ affermazione della fiamma anche in Italia”.
(Gianfranco Fini, “La Repubblica”, 24 marzo 1992)
«Le Pen ha dimostrato il grande consenso che certi temi hanno nella società francese… e la situazione italiana, di qui a qualche anno, rischia di essere simile». (Gianfranco Fini, 27 Marzo 1992)
«La società multirazziale è un ibrido meticciato che scatena solo guerre tra poveri». (Gianfranco Fini, 4 aprile 1992)
«Ci accusano di razzismo? Rispondo con una frase di Mussolini: “Il razzismo è la sovrana imbecillità, roba per popoli biondi”. La verità è che noi ci batteremo fino in fondo contro la nascita di una società multirazziale. Si illude chi la immagina pacifica. La massicce immigrazioni che incombono sull’Italia provocherebbero fenomeni di acuta tensione sociale. Più che aprire le frontiere, occorre aiutare i popoli del terzo mondo intervenendo con investimenti economici e produttivi. Vorrei solo ricordare che in Somalia ci rimpiangono ancora» (Gianfranco Fini, 20 settembre 1992)
(Dichiarazioni tratte da “Il fascista del 2000”, di Corrado De Cesare, e da “Settanta interviste a Fini”, a cura di Francesco Storace. Le ha raccolte e ripubblicate ill quotidiano “Libero”, lo scorso 24 novembre 2009)
Il direttore della Caritas diocesana, monsignor Luigi Di Liegro, dice che lei e’ un razzista e che il suo arrivo in Campidoglio (ovvero sulla poltrona da sindaco di Roma, NdA) sarebbe un pericolo per tutti gli stranieri che vivono a Roma. “Per quanto riguarda l’ accusa di fomentare il razzismo e’ un’ idiozia bella e buona. Io non sono razzista, non lo e’ il Msi. Il razzismo e’ un’ autentica bestialita’ perche’ non esiste alcuna superiorita’ ne’ di razza, ne’ di lingua, ne’ di religione, ne’ di colore della pelle”. Le sue idee sull’ immigrazione? “Quanto al fatto che Di Liegro possa temere che con me ci sara’ un’ inversione di tendenza, ha ragione. Pero’ quella di Di Liegro e’ l’ affermazione di un politico, di un politico anche a corto di argomenti, piuttosto che quella di un sacerdote. Nel senso che lui finge di non distinguere i due livelli sui quali ci si deve muovere affrontando il problema dell’ immigrazione”. Quali sono i due livelli? “Il primo e’ quello dell’ amministrazione che deve prevenire situazioni di forte disagio, di emarginazione. Poi c’ e’ il livello di monsignor Di Liegro che e’ quello di aiutare gli stranieri disagiati. Per cui paradossalmente potrei dire: che qualora dovessi vincere le elezioni, Di Liegro si troverebbe nella condizione di poter lavorare molto meglio. Perche’ non avrebbe la necessita’ di aiutare, e lo dico senza ironia perche’ lui lo fa molto bene, 250-300 mila immigrati. Ce ne sarebbero sicuramente di meno. Ripeto: la politica previene, la Caritas e il volontariato intervengono nel momento in cui si creano situazioni di emarginazione”. Cosa intende per “prevenzione” nei confronti degli extracomunitari? “Primo: individuare e colpire gli sfruttatori. Quello dell’ immigrazione e’ un dramma che cresce perche’ c’ e’ chi ha tutto l’ interesse ad avere a Roma 250-300 mila disgraziati che devono in qualche modo mangiare. Perche’ si tratta di manodopera a costo molto basso, perche’ non si versano i contributi: non si puo’ intervenire su questo problema soltanto prendendosela con gli immigrati”. Cosa pensa quando incontra un nordafricano che vende ombrelli per strada? “Bisogna reprimere tutte le forme di accattonaggio, di ambulantato abusivo. Qui si sta verificando un razzismo alla rovescia: l’ altro giorno hanno sequestrato i fiori agli abusivi italiani davanti al cimitero. Non vedo perche’ , allora, non si prendono di mira tutti quelli che espongono le loro mercanzie per le strade: spesso gli stranieri vengono ignorati”. Da quale quartiere inizierebbe? “Il sindaco ha poteri in materia di igiene: allora sara’ necessario bonificare il quartiere Esquilino per arginare un fenomeno di altissimo allarme sociale”. Lei pensa al “numero chiuso” per gli stranieri? “Si’ “.
(Gianfranco Fini, intervista al Corriere della Sera, 8 novembre 1993)
«Sono contrario a concedere il voto amministrativo ai cittadini stranieri residenti in Italia… Non credo che l’ospite straniero possa avere gli stessi diritti dei cittadini italiani» (Gianfranco Fini, 4 dicembre 1993)
(Dichiarazioni sono tratte da “Il fascista del 2000”, di Corrado De Cesare, e da “Settanta interviste a Fini”, a cura di Francesco Storace. Le ha raccolte e ripubblicate ill quotidiano “Libero”, lo scorso 24 novembre 2009)
Il Fini giustifica i mezzi/2
December 1st, 2009Fini: “No ma lui, l’uomo (Berlusconi, NdA) confonde il consenso popolare che ovviamente ha e che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di… qualsiasi altra autorità di garanzia e di controllo… magistratura, Corte dei Conti, Cassazione, Capo dello Stato, Parlamento… siccome è eletto dal popolo…” E il procuratore della Repubblica Nicola Trifuoggi gli risponde: “E’ nato con qualche millennio di ritardo, voleva fare l’imperatore romano“. Replica Fini: “Ma io gliel’ho detto… confonde la leadership con la monarchia assoluta…. poi in privato gli ho detto… ricordati che gli hanno tagliato la testa a… quindi statte quieto”.
(Gianfranco Fini, Repubblica.it, 1^ dicembre 2009)
Mentre Fini, al telefonino, fa queste precisazioni le agenzie rilanciano le dichiarazioni di fuoco di Claudio Petruccioli, che critica un’ intervista che il leader di An ha rilasciato ieri alla Stampa. Fini aveva definito Mussolini “il piu’ grande statista del secolo”, mettendo in dubbio che Berlusconi sia in grado di eguagliarlo. “Berlusconi dovra’ pedalare per dimostrare di appartenere alla storia come Mussolini. Sappia, comunque, che due uomini identici non nascono in un anno e neanche in un secolo”. Petruccioli ribatte: “Lo stato delle liberta’ , quando era al potere “il piu’ grande statista del secolo”, e’ ben noto, come sono note le condizioni in cui lascio’ l’ Italia dopo un ventennio di dittatura. Non ha nulla da dire Berlusconi, il presidente del Consiglio in pectore, al quale Fini propone (per il vero con qualche scetticismo) un cosi’ alto modello? Glielo chiediamo di fronte agli italiani e glielo chiederemo davanti al Parlamento”. Risponde Fini: “Gli ex comunisti non si sono accorti che la campagna elettorale e’ finita, e continuano nel tentativo di demonizzare l’ avversario. Un tentativo, questo, che e’ gia’ stato punito dagli elettori”.
(Gianfranco Fini, Corriere della Sera, 2 aprile 1994)
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