Pubblicato da Debora Billi alle 09:01 in Current Affairs
Su Energy Bulletin esce un bel report che riguarda lo Yemen e la sua produzione di petrolio. Con buona pace di tutti coloro che, nell'ultimo mese, si sono affrettati a concludere che lo Yemen galleggia su oceani di greggio e che per questo gli americani stanno tentando di metterci le mani sopra, scopriamo che il più povero tra i Paesi arabi ha una produzione di petrolio ridicola.
Dal picco di produzione, avvenuto intorno al 2001, il Paese è sceso da 440.000 barili al giorno ai 300.000 di oggi. Per capire le cifre di cui stiamo parlando, l'Arabia Saudita produce circa 10 milioni di barili al giorno, e la produzione yemenita sarebbe appena sufficiente ad una città come Roma.
Ma oltre che ad un calo del 32% nella produzione, assistiamo ad un ancora più clamoroso calo nelle esportazioni: meno 56%, appena 148.000 barili. Che succede? Si tratta, ancora una volta, dell'Export Land Model in tutto il suo fulgore. Ne abbiamo parlato parecchie volte, in particolare qui. Lo Yemen non fa eccezione, e puntualmente dopo il picco ha visto una vertiginosa crescita dei consumi interni che ha tagliato le gambe alle esportazioni. La stessa cosa che accade in Iran, Messico, Venezuela, Regno Unito.
Il petrolio yemenita sarà anche scarso ed insignificante, ma sono altri barili che vengono a mancare sul mercato. Non tanti da giustificare una guerra, ma abbastanza da ricordarci che il petrolio non scarseggerà solo per naturale depletion, ma anche perché, sempre di più, chi lo produce lo consuma. Con buona pace di tutti gli altri.
http://petrolio.blogosfere.it/2010/01/yemen-petrolio-ed-export-land-model.html
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