- Rai: il replicante di Emilio Fede -
di Paolo De Gregorio,16 gennaio 2010
Ho goduto intensamente, al limite orgasmico, nel leggere una preziosa
intervista, frutto del lavoro certosino ed intelligente di Travaglio,
pubblicata sul “Fatto quotidiano” di oggi 16 gennaio, risalente al 19 novembre
1993, dove l’attuale direttore del TG1, Minzolini (allora giornalista per “La
Stampa”), oggi apologeta di Craxi per conto terzi, intervistava Fabrizio
Cicchitto (oggi portavoce del governo), sui fatti riguardanti il partito
socialista e il suo segretario.
Stupite e godete!
“””Ho capito (diceva Cicchitto a Minzolini) che Craxi e Martelli c’entrano
dentro fino al collo con Gelli e Ortolani (n. 2 della P2), ad esempio la storia
dei 30 milioni di dollari del “Conto Protezione” non è mica uno scherzo. C’è da
credere davvero che in quegli anni con tutti quei soldi si siano comprati il
PSI”
Io -rievocava Cicchitto- ho sempre in testa quel comitato centrale del ’79,
che avremmo potuto vincere per tre voti. Signorile, invece, non volle provarci
e non se ne fece niente. In questi anni gli ho chiesto spesso il perché, gli ho
chiesto se era ricattato, ma lui mi ha sempre detto che fu solo uno sbaglio…C’è
da credergli perché se Craxi avesse avuto in mano qualche dossier contro di lui
lo avrebbe usato.
Dentro il Psi ci furono lotte davvero pesanti. Fecero scoppiare il caso Eni-
Petromin (craxiani contro Signorile ndr). Lo stesso Nenni che si era accorto
che Craxi voleva strafare, gli scrisse una lettera per chiedergli di
dimettersi.
Eh, altrochè se contano i soldi in politica. Ad esempio, se io, Signorile e
De Michelis fossimo rimasti insieme,saremmo riusciti a contrastare Craxi.
Insieme funzionavamo.
Purtroppo alla rottura contribuì anche un problema finanziario. De Michelis
era fortemente indebitato per via dell’avventura finita male dei Diari con
Parretti. Si parlava di 500 milioni di lire che allora non erano uno scherzo.
Signorile, tirchio, non si mosse ad aiutarlo. E De Michelis ci rimase male,
anche perché in quei mesi giravano le storie dei finanziamenti a Signorile per
l’Eni Petromin. Così quando Craxi e Martelli bussarono alla sua porta ci misero
poco a convincerlo a passare con loro.”””
Ecco, conclude Travaglio, 16 anni fa, Cicchitto confessava a Minzolini che il
PSI era una associazione a delinquere dove tutti intascavano, si indebitavano,
si ricattavano.
E’ veramente inquietante che la revisione storica su Bottino Craxi sia stata
fatta da un soggetto, Minzolini, che aveva raccolto tali testimonianze.
Il Psi non è più presente in Parlamento, ma i soggetti piduisti, che
costituivano la sua classe dirigente, si sono riciclati nel partito di
Berlusconi, il maggior beneficiario della politica craxiana che consegnò ad un
piduista il monopolio delle Tv private.
In questo senso il PDL, spacciato ai gonzi per una novità, e da un calcio
alla vecchia politica, è solo il contenitore che ha raccattato gli storici
ladroni democristiani e socialisti, trovatisi orfani dei loro partiti, li ha
sommati a quelli della destra e della Lega,ed è da 15 anni al potere.
E’ evidente che questa operazione, espressione dell’intreccio tra affari e
politica, è la cosa più vecchia e conservatrice che si poteva fare, ed è
riuscita solo per lo strapotere mediatico che la destra possiede.
L’uscita di Minzolini sul maggior telegiornale italiano, nella fascia di
massimo ascolto, assolutoria dell’operato di Craxi, dà la misura dell’enorme
potere di manipolare “l’opinione pubblica”, spinta da due valutazioni
fondamentali: la gente ha dimenticato, e Berlusconi ha bisogno di un clima
assolutorio per poter ottenere una qualsiasi legge che gli consenta l’impunità
per i suoi processi.
Se si arriva ad una santificazione dello “statista Craxi”, trasformato da
latitante in esule, perseguitato dal malvagio giustizialista Di Pietro, ecco
creato un clima favorevole a Berlusconi, che da 15 anni recita la parte del
perseguitato ingiustamente.
Gli attori e gli strateghi di questa operazione mediatica sono gli stessi
piduisti di sempre, con un alleato in più, il TG1, che rende pubblico servizio
assolvendo i condannati da regolari tribunali della Repubblica.
Questa sarebbe democrazia!
Cinque reti nazionali che orchestrano questa operazione, nessuna opposizione
della “sinistra sparita”, anzi omertà di D’Alema, e solo i 100.000 lettori del
“Fatto” di Travaglio a fronteggiare la sistematica disinformazione e
falsificazione.
Mai come in questa occasione è emersa con chiarezza la necessità di avere un
vero “servizio pubblico”, invece di un covo di vipere in mano ai partiti, con
giornalisti che servono solo il potente di turno.
Finchè non si metterà in piedi un movimento in grado di pretendere che la RAI
diventi una “public company” al servizio dei cittadini e di cui essi eleggono
il direttore generale, queste squallide operazioni di revisionismo storico
avranno successo, con milioni di cittadini raggirati dal sistema televisivo
contro i 100.000 controinformati dal soldato Travaglio.
Se non si tocca il santuario del potere mediatico non ci sarà mai
democrazia.
Paolo De Gregorio
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