Crisi di Google, è iniziata la guerra tra Usa e Cina?

Mi sono sempre chiesto come faranno gli americani a non pagare il debito immenso che hanno contratto con la Cina e che li vedrebbe nella miseria più cupa per almeno una decina d’anni.
Sappiamo che hanno creato e alimentato tutta una campagna mediatica di disinfornmazione ed un abile sostegno alle sacrosante ma di fficile attuazione, mire indipendentiste del Tibet attraverso agenti segreti che hanno organizzato e coordinato le proteste di piazza già al tempo delle olimpiadi.
Ragionevolmente possiamo valutare solo 3 ipotesi. La prima l’immissione della nuova moneta nordamericana l’Amero, già pronto, che andrebbe a diluire con una svalutazione di circa il 90% il valore della massa monetaria in dollari che detiene Pechino. La seconda il rovesciamento del tavolo di gioco in nome dei diritti umani e la necessità di esportare la famosa democrazia con una conseguente guerra economica prima e militare subito dopo. In questo caso sarebbe l’Europa a sostenerla secondo quanto sta emergendo dai piani americani Nato. Terza ipotesi: la pandemia globale, con blocco delle frontiere , dei traffici commerciali ed imposizioni di ogni tipo. Questa di Google sembra essere proprio un elemento che depone a favore di un attacco alla Cina suio famosi diritti umani, che tradotto significa diritti del mercato, che tradotto significa dirtti del WTO- OMS- ONU- Nato, che tradotto significa diritti delle multinazionali della guerra e della finanza non che di Big Pharma.
Staremo a vedere.
LB
Crisi di Google, è iniziata la guerra tra Usa e Cina?
di Marcello Foa – 17/01/2010

Più volte su questo blog ho scritto come gli Usa fossero ormai succubi della Cina, come la recente visita di Obama a Pechino aveva dimostrato. Cina e Stati Uniti sembravano aver consolidato l’equilibrio che caratterizza da un decennio i loro rapporti.

Gli americani chiudevano un occhio sulla violazione dei diritti umani e le loro multinazionali continuavano a fabbricare oltre Pacifico, contribuendo allo sviluppo dell’economia locale. I cinesi si sdebitavano comprando a mani basse i Buoni del Tesoro che consentivano a Washington di finanziare il suo ingente debito pubblico. Intanto Pechino ampliava, con molta discrezione, la propria influenza in Africa, in Asia, persino nell’America latina, siglando accordi di cooperazione con Paesi ricchi di materie prime. Una politica che la Casa Bianca non ha mai gradito, ma che era costretta ad accettare proprio perché sotto ricatto finanziario. In questo contesto la continuità tra Bush e Obama appariva assoluta. Con il nuovo anno, però, l’atteggiamento americano è cambiato. Washington ha venduto armi a Taiwan, infischiandosene delle rimostranze di Hu Jintao. E poi è scoppiata la crisi per google.

Perché il motore di ricerca dopo aver accettato per anni le condizioni imposte dai cinesi, improvvisamente si ribella alla censura? Semplice esasperazione per gli attacchi degli hacker alle caselle di Gmail di dissidenti cinesi? Irrefrenabile amore per la libertà? C’è da dubitarne, anche perché rischia di dover rinunciare al più grande mercato al mondo, perlomeno momentaneamente. Un’osservatrice attenta delle vicende asiatiche come Enrica Garzilli ritiene che alla fine Google uscirà ancora più forte.

Per capire la vera posta in gioco, bisogna considerare un’altra notizia, già trapelata sulla stampa statunitense e che verrà ufficializzata la prossima settimana, quando Hillary Clinton annuncerà una nuova «politica tecnologica» per aiutare i cittadini di altri Paesi ad avere accesso a Internet senza censure. E quali sono quelli che oggi limitano la Rete? Innanzitutto la Cina, l’Iran, la Corea del Nord; ovvero tre nemici degli americani. Il riferimento, implicito, a Teheran e a Pyongyang non sorprende, quello a Pechino sì. È rivoluzionario.

Inoltre bisogna considerare che il fondatore di Google, Eric Schmidt, è grande amico di Barack Obama; durante la campagna elettorale lo ha finanziato generosamente ed è diventato suo consigliere, seppur informalmente.

I legami, insomma, sono strettissimi. È inverosimile che Google abbia deciso di sfidare Pechino senza aver concordato la mossa con la Casa Bianca. Infatti il portavoce di Obama, Robert Gibbs, ha annunciato che «il presidente appoggia una Rete libera in Cina», confermando che la società californiana si è consultata preventivamente con Washington. E ieri si è alzato quello che gli esperti di comunicazione chiamano «rumore mediatico». Lo speaker della Camera Nancy Pelosi ha dichiarato di appoggiare incondizionatamente Google, il ministro al Commercio Gary Locke ha affermato che l’intrusione del governo cinese «è inquietante sia per il governo che per le società americane» e lo ha invitato «a collaborare per garantire operazioni commerciali sicure in Cina». Un alto funzionario del governo Usa, protetto dall’anonimato, ha osservato: «Quel che è importante per la Cina è che praticamente chiunque abbia sentito la notizia lo ha commentato con un Wow!». Da notare che tra poco Obama riceverà il Dalai Lama, altra svolta che farà infuriare Pechino. Troppi segnali, troppi indizi in un’unica direzione.

Forse è iniziata la vera guerra tra Usa e Cina. Una guerra che non sarà militare ma psicolgica, economica e civile. Con conseguenze imprevedibili.

Domanda: lo scenario di un cambiamento strategico della politica estera americana è plausibile o l’episodio di Google rappresenta solo un sussulto, destinato a rientrare rapidamente?

Io propendo per la prima ipotesi, ma mi chiedo se Washington sia in grado di reggere il colpo. Non dimentichiamo il deficit….

http://www.stampalibera.com/?p=8614

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