Fatevi una ragione, stiamo messi peggio degli altri

Cito dall’Ansa di ieri ( http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2009/12/08/visualizza_new.html_1644333803.html ) : La spesa pro-capite italiana per la sanità è pari a 2.686 dollari, al di sotto della media dei 30 Paesi Ocse, di 2.984 dollari. Lo segnala il rapporto 2009 sulla salute dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, pubblicato oggi. In generale, si rileva nel rapporto, nel decennio 1997-2007 la spesa pro-capite per la salute è aumentata nei Paesi Ocse al ritmo del 4,1% l’anno. In Italia, come in altri Paesi industrializzati, la spesa è cresciuta a un ritmo decisamente inferiore (2,4%). In testa alla classifica della spesa sanitaria ci sono gli Stati Uniti, che con 7.290 dollari, unico Paese nel quale la spesa privata supera quella pubblica. Con 4.763 dollari, la Norvegia è seconda nella classifica della spesa sanitaria pro-capite e la Svizzera è terza con 4.417 dollari e un’alta proporzione del privato. I livelli di spesa più alti (fra 3.000 e 4.000 dollari), rileva l’Ocse, si concentrano nei paesi dell’Europa settentrionale e occidentale. Dunque l’OCSE è composto da 30 paesi, e l’Italia è sotto la media della spesa sanitaria. Lo stesso dicasi per i tassi di incremento nel finanziare questa voce. Ora non voglio parlare del fatto che ogni volta che si deve dare qualche sforbiciata al nostro bilancio — ahimé oberato da un enorme e indiscutibile debito — si torni a parlare degli “sprechi della sanità”. E’ un discorso che merita un approfondimento a parte. Quello che ora mi interessa è sottolineare la realtà che si nasconde dietro un indicatore di civiltà e progresso come la spesa sanitaria dei paesi industrializzati. Se ai vertici del G8 vediamo Silvio Berlusconi che fa il mattacchione con Obama e la Merkel qualcuno potrebbe chiedersi cosa ci fa lì l’Italia, mentre paesi come la Svezia e a Finlandia rimangono a casa. E’ semplice: l’Italia è un paese con un ragionevole grado di sviluppo della propria economia che, pur non essendo esaltante, è spalmato su un popolo di 56-57 milioni di abitanti, mentre Svezia e Finlandia sono realtà sociali e demografiche molto più contenute. Tanto l’indicatore del Pil quanto l’impatto sul commercio internazionale del nostro paese è maggiore di altri — Svezia e Finlandia– ben più civili e progrediti di noi. La destra del nostro paese prova una rabbia livida per la stampa britannica, di destra e di sinistra, che osa raccontare ai propri lettori la verità su chi e cosa è Silvio Berlusconi. Per reazione, in queste settimane vediamo dimostrazioni di spasso da parte berlusconiana perché gli indicatori macroeconomici del Regno Unito sarebbero peggio dei nostri. Mi piacerebbe rivedere un po’ quei dati da vicino per capire come sono stati scelti, ma prendiamo pure per buona la cosa. L’Italia ha un’economia fortemente incentrata sulla manifattura, mentre la Gran Bretagna è altamente finanziarizzata — centralità del settore bancario e assicurativo. Ora, in una situazione di depressione globale che ha colpito soprattutto il settore finanziario, noi “facciamo meglio degli inglesi”, semplicemente perché siamo caduti a picco più lentamente di loro. Ma credete che la Gran Bretagn rimarrà a lungo alle nostre spalle quando la situazione si sarà stabilizzata e i veri fondamentali dell’economia emergeranno dalle distorsioni della congiuntura: qualità delle università, ricerca scientifica, innovazione tecnologica,infiltrazione mafiosa, squilibri regionali dello sviluppo economico, corruzione politica, nepotismo e clientelismo, logistica e infrastrutture…? Le istituzioni politiche ed economiche di un paese non assumono la propria struttura dalla sera alla mattina. Sono processi lenti, contraddittori, difficili da guidare. Come italiani dobbiamo imparare a guardarci senza autocompiacimenti e comprendere la realtà del declino al quale siamo avviati come nazione. Non sarà facile rimetterci sulla strada giusta. Al tempo stesso la storia ci insegna che abbiamo capacità creative notevoli, dispiegate in diverse occasioni: dall’unificazione d’Italia, alla ricostruzione del secondo dopoguerra, al boom economico. Tra il berlusconismo da una parte e una sinistra pavida e preoccupata solo della propria sopravvivenza dall’altra non siamo neanche in grado di guardare in faccia la realtà. Gianluca Bifolchi Fonte: http://subecumene.wordpress.com Link: http://subecumene.wordpress.com/2009/12/09/fatevi-una-ragione-stiamo-messi-peggio-degli-altri/ 9.12.2009

1 commento:

ces57 ha detto...

non sarebbe più giusto fare il calcolo su chi lavora