BERNASCONI

Un greggie di pecore pascola tranquillamente. Gli spostamenti sono minimi ma non bisogna lasciarsi ingannare. Al primo segnale d'allarme sono pronte a schizzare tutte nella medesima direzione. Ieri le borse si sono improvvisamente ed incomprensibilmente indebolite. Niente di grave ma il nervosismo tra gli investitori aumenta. Il rischio di un movimento a valanga é concreto.

Ieri gli indici azionari europei hanno iniziato male ma in tarda mattinata avevano recuperato le perdite. Sembrava una giornata tranquilla senza grandi movimenti. Poi sono arrivate le vendite che hanno messo le borse sotto pressione - gli analisti hanno provato a dare spiegazioni senza convincere (debiti di Grecia e Dubai, calo del prezzo del petrolio, cattivi risultati di 3M e McDonald's). Tecnicamente vediamo che i mercati si sviluppano nella direzione da noi prevista ma per ora restano all'interno di un trading range che ormai blocca qualsisi movimento da almeno tre settimane.

Ieri l'S&P500 é calato a 1091.93 punti (-1.03%) dopo un minimo giornaliero a 1088. Evidentemente l'indice sta scendendo a testare il supporto e limite inferiore del trading range a 1085 punti. Fino a quando però questo livello resiste non fà senso parlare di correzione o ribasso. Notiamo una marcata espansione dei nuovi minimi a 20 giorni (719) ed il fatto che alcuni oscillatori cominciano a mandare segnali di vendita. Per ora però la pressione verso il basso é limitata. Ieri il rapporto advances /declines é stato di 1 a 2 e l'importante settore tecnologico (con i semiconduttori) si é indebolito meno del resto del mercato. Una settimana fà dicevano di non vedere abbastanza forza per una continuazione del rialzo. Oggi non vediamo (ancora) abbastanza pressione di vendita per credere in un marcato e sostenibile ribasso. Naturalmente bisogna considerare l'incognita dollaro. Venerdì scorso avevamo scritto: "Nelle ultime due settimane l'S&P500 é rimasto in una stretta fascia di circa il 3% con un supporto sui 1085 punti ed una resistenza a 1115 punti. È ora che si muova e tecnicamente vediamo la molla compressa. Manteniamo la nostra opinione e prevediamo una rottura al ribasso per una necessaria ma (a questo punto) sorprendente correzione. Gli investitori si preparano al rally natalizio ed una cambiamento di trend sarebbe la classica sorpresa. Tenete d'occhio il dollaro americano ed in particolare l'USD Dollar Index...! Se volete sapere cosa potrebbe succedere al dollaro guardate il Nikkei negli ultimi dieci giorni." Le borse si muovono secondo le nostre aspettative. Ora dovrebbe arrivare il decisivo test del supporto a 1085 punti. Tecnicamente non sappiamo quale sarà il risultato di questo test ma naturalmente puntiamo su un'accelerazione al ribasso.

Nel caso che la correzione indotta dalla forza del dollaro si concretizzasse vi ricordiamo gli obiettivi definiti due settimane fà: "...dobbiamo ora avere un calo del -3 fino ad un -5% a seconda dell'indice. Per l'S&P500 abbiamo un'obiettivo a 1050 punti mentre l'Eurostoxx50 dovrebbe ridiscendere sui 2700-2750 punti."

Il trend rialzista sugli indici azionari é strettamente correlato alla debolezza del dollaro americano. Questo a sua volta influenza i prezzi delle materie prime e dell'oro. Noi siamo convinti che il dollaro stia terminando questa fase di debolezza e stia iniziando, contro le indicazioni fornite dall'analisi fondamentale, un perido di rivalutazione. Se questa nostra teoria é corretta e l'USD Index sta formando un bottom, é probabile che gli indici azionari stiano formando un largo top a medio termine. Sembra però che questa fase prenda più tempo e sia più complessa del previsto. Ieri l'USD Index é salito a 76.31 (+0.72%). Il cambio EUR/USD é sceso a 1.4715. Il rally in atto potrebbe essere stato l'inizio di quel rialzo che attendiamo da tempo. Il comportamento del dollaro americano é cruciale e decide la differenza tra continuazione del rialzo e correzione sui mercati azionari. Per scatenere un ribasso sostenibile e di ampie proporzioni sui mercati azionari l'USD Index deve superare la forte ed importante resistenza a 76.50-77 punti. L'oro settimana scorsa ha toccato un massimo storico a 1226 USD/l'oncia. Tra venerdì e stamattina é crollato a 1132 USD in quello che é stato un cambiamento di tendenza e l'inizio di una sostanziale correzione. Avevamo ragione dicendo "Crediamo che l'oro stia compiendo un'accelerazione finale di tipo esaustivo per formare un top ma come per il dollaro abbiamo bisogno di conferme." e fissando un possibile ed indicativo obiettivo del rialzo a 1200 USD.

Passiamo ora ad esaminare la situazione (charts a sei mesi) sui singoli mercati.

L'S&P500 (-1.03% a 1091 punti) sta scedendo a testare l'importante e decisivo supporto a 1085 punti. Questo sviluppo corrisponde alle nostre aspettative: "L'indice é bloccato da due settimane nel trading range 1085 - 1115. È ora che ne esca. Noi, basandoci sull'improvvisa forza del dollaro americano, speculiamo su una rottura del supporto..." Manteniamo il nostro conosciuto scenario correttivo: "Prevediamo ora una fase di debolezza ed un calo dell'S&P500 fino ai 1050 punti. Questo ritracciamento dovrebbe seguire l'esempio dei tre precedenti e lasciare intatta la linea di trend ascendente dal minimo di agosto."

Il Nasdaq100 (-0.61% a 1772 punti) si é indebolito meno del resto del mercato e l'importante settore dei semiconduttori é rimasto invariato. Non vediamo pressione di vendita ma é evidente che se a New York si sviluppa una correzione al ribasso anche la tecnologia parteciperà. A questo punto la variante negativa delle nostre previsioni diventa quella più probabile: "Nei prossimi giorni si decide l'andamento dell'indice fino a fine anno. Un superamento dell'ovvia resistenza a 1815 punti aprirebbe la strada ad una continuazione moderata del rialzo. Un ritorno sotto i 1740 punti unito ad un'ulteriore rafforzamento dell'USD potrebbe far ridiscendere l'indice sui 1650 punti."

L'Eurostoxx50 (-1.62% a 2849 punti) ha avuto una strana seduta. Dopo un logico inizio in calo l'indice ha recuperato e sembrava volersi bloccare sul livello dei giorni precedenti. Poi improvvisamente l'euro é calato e le borse si sono insaccate. Questo sviluppo é tecnicamente interessante ed apre la strada verso il basso. Per ora però é solo stata una giornata negativa senza rottura di supporti. Non parliamo quindi di ribasso ma manteniamo il nostro conosciuto scenario moderatamente negativo: "Si sta formando una testa e spalla ribassista che verrebbe confermata dalla rottura del minimo di novembre sui 2700 punti. Strutturalmente non vediamo molta debolezza e quindi ci aspettiamo ora una lenta ed irregolare discesa fino a questo supporto che dovrebbe reggere."

Il DAX (-1.66% a 5688 punti) si é comportato come l'Eurostoxx50. L'indice é riuscito a risalire brevemente sopra i 5800 punti ma poi ha preso decisamente la via del ribasso. Per ora la pressione di vendita é limitata. Prevediamo una discesa almeno a testare il supporto a 5580-5600 punti. Una continuazione della correzione sotto questo livello dipende dal cambio EUR/USD.

L'SMI (-1.10% a 6399 punti) é rapidamente tornato sotto il precedente massimo a 6470 punti e sotto la barriera psicologica dei 6400 punti. Il nuovo massimo raggiunto settimana scorsa a 6506 punti risulta a questo punto essere la temuta falsa rottura al rialzo. Lunedì a questo proposito avevamo osservato: "L'SMI ci ha sorpreso in bene chiudendo su un nuovo massimo annuale. L'indice ha chiuso prima del resto dell'Europa ed ha bisogno di scontare ancora un ritracciamento. Di conseguenza siamo un pò scettici sulla validità della rottura al rialzo di venerdì e preferiamo attendere le prime sedute di questa settimana prima di parlare di rally natalizio." Manteniamo invariato il nostro scenario: "Cominciamo a sentirci ridicoli a dover parlare di ribasso o rialzo guardando il grafico di un'indice che praticamente non si muove da due mesi. Fino a quando l'SMI non esce con decisione dal range 6200 - 6470 preferiamo stare zitti e lasciare l'indice oscillare lateralmente senza tendenza."

Scenario fine 2009 - 2010 Per i prossimi mesi prevediamo una sostanziale correzione. Il minimo a 666 punti di S&P500 raggiunti il 6 di marzo deve essere confermato. Un nuovo minimo sotto questo livello é ormai da escludere. Probabilmento l'S&P500 toccherà nel corso dell'anno prossimo un minimo ascendente tra i 740 ed i 820 punti. Gli analisti fondamentali stanno continuamente rivedendo le stime degli utili delle società. Ad un certo momento erano scesi fin sotto i 30 USD. Ora che la recessione sembra alle nostre spalle, le stime ufficiali per il 2009 (al 3 novembre 2009) sono risalite a 56.22 USD. Quelle per il 2010 sono addirittura al'incredibile livello di 74.99 USD. Capitalizzando gli utili 2009 con un P/E normale di 15/16 si arriva ad un valore teorico dell'S&P500 di 900 punti. In questi dati é però scontato un recupero marcato dell'economia ed un forte aumento degli utili delle imprese. Ricordiamoci che gli utili operativi 2008 delle società dell'S&P500 sono stati di 15.09 USD. Debitiamo inoltre che i dati relativi al 2010 siano realistici. Di conseguenze stimare ora correttamente gli utili delle società e determinare un giusto rapporto P/E per capitalizzare questo valore é un'impresa ardua. Troppe sono le variabili e le incognite. Se gli utili risalissero solo a 50 USD e la ripresa fosse anemica (come ritiene una buona parte degli economisti), un P/E di 12 sarebbe più adeguato portando il valore teorico dell'S&P500 a 600 USD. Riassumendo, tecnicamente e fondamentalmente i 1100 punti di S&P500 raggiunti a novembre corrispondono secondo noi ad una sopravalutazione del mercato. La prossima dovuta sostanziale correzione ci dirà a quale punto si trova la congiuntura mondiale.

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