Nuove leggi sul segreto di Stato e sui poteri militari in caso di crisi

Il Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo ha anticipato emendamenti legali attesi, ma con poche novità. Confermati e accresciuti i poteri di autorità civili e militari. Pechino ha difficoltà a contenere il crescente malcontento sociale.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il Comitato permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo (Anp) ha approvato due importanti leggi sul segreto di Stato e sui poteri straordinari dell’esercito in caso di guerra e disastri naturali, alla vigilia dell’Assemblea Nazionale del Popolo che si apre questo fine settimana. Il problema della sicurezza pubblica appare dominante nei pensieri di Pechino e il premer Wen Jiabao tre giorni fa ha scritto su internet che il 2010 può essere l’anno “più complesso” del secolo per l’economia cinese, che vuole continuare la ripresa ma deve contenere l’inflazione e le bolle speculative e si confronta con irrisolti problemi sociali.

In Cina il “segreto di Stato” copre ambiti molto ampi, comprendendo, ad esempio, anche i disastri naturali. La rivelazione di segreti di Stato è un crimine gravissimo, punito con molti anni di carcere. Però manca una precisa definizione di cosa sia “segreto” e spesso le autorità sono state accusate di usarlo per far tacere i critici e restringere la libertà di parola. Se l’Ufficio per la Sicurezza Statale classifica una notizia come segreta, né il tribunale né altre autorità possono disapplicare la decisione e chi diffonde tali notizie non ha in pratica possibilità di contraddire l’accusa.

Anche il nuovo emendamento non risolve l’incertezza e definisce il segreto come “le questioni riguardanti la sicurezza nazionale e interessi che, se divulgati, possono causare problemi alla sicurezza nazionale e gli interessi nelle aree della politica, dell’economia e della difesa nazionale”. Le autorità pubbliche continuano a decidere cosa sia “segreto” senza controlli esterni: solo il governo centrale e i funzionari della provincia possono definire una notizia top-secret, ma i funzionari inferiori possono definire i documenti come “classificati” o “segreti”.

Il 26 febbraio il Comitato permanente ha anche approvato la Legge la Mobilitazione nazionale per la Difesa, che attribuisce all’esercito poteri straordinari, in caso di guerra o grandi disastri o di “minacce alla sovranità nazionale, all’integrità territoriale e alla sicurezza”. I militari potranno controllare, tra l’altro, le banche, le fabbriche di energia e quelle di proprietà di ditte estere, trasporti e comunicazioni, forniture alimentari e di farmaci. E’ la prima volta che una legge scritta codifica il potere dei militari di utilizzare risorse civili, in tempo di crisi. Sun Zhenping, direttore dell’ufficio legale del Comitato permanente, ha ribadito che la legge è “davvero necessaria per rispondere ai vari tipi di minacce alla difesa e alla sicurezza nazionali”, perché “esistono ancora minacce tradizionali e non tradizionali alla sicurezza”. Per minacce “non tradizionali” molti pensano che si intendano attacchi terroristici.

Analisti osservano che Pechino appare preoccupata non solo per la difficile situazione economica, ma soprattutto per le crescenti proteste e malcontento sociale.

La scorsa settimana, l’Accademia delle scienze sociali ha pubblicato il “Rapporto annuale sullo Stato di diritto in Cina” e ha rilevato che nei primi 10 mesi del 2009 i crimini sono aumentati del 10%, giungendo a quota 5,3 milioni, mentre il numero di casi legati alla pubblica sicurezza (che comprende anche proteste e rivolte) sono aumentati del 20%, giungendo a 9,9 milioni. Il rapporto collega l’aumento di crimini e problemi di ordine sociale alla crisi finanziaria e ai problemi economici, per cui paventa il rischio di un ulteriore aumento nel 2010. E’ un dato di fatto che la Cina, anche se è ripresa la crescita industriale, ha gravi problemi sociali irrisolti, a cominciare dalle decine di milioni di migranti che hanno perso lavoro e che solo in parte sono stati riassorbiti dal mercato di lavoro.

Il rapporto rileva come il malcontento sia cresciuto, manifestandosi in continue petizioni, proteste di massa e scontri anche violenti con le autorità locali e rileva che “spesso i governi locali non riescono ad analizzare la causa profonda degli incidenti. Per spiegare l’accaduto alle autorità superiori e al pubblico, essi si limitano a valutazioni semplicistiche del tipo: La gente non capisce la verità, oppure: sono stati istigati da una minoranza di malfattori”. “In questo modo non si risolvono questi incidenti di massa”.

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