L’erosione dei sudati guadagni degli italiani

Economiadi Carlo Cipiciani (Comicomix)
pubblicato il 2 marzo 2010 alle 10:30 dallo stesso autore - torna alla home

Già prima del terremoto della crisi economica, le famiglie perdevano terreno nella spartizione della torta del reddito nazionale. E a soffrire di più, tanto per cambiare, è stato il mezzogiorno. Soprattutto dal 2001

I dati recentemente diffusi dall’Istat sugli aggregati che concorrono a formare il reddito disponibile delle Famiglie nelle regioni italiane illustrano cosa è successo negli ultimi 15 Low Income Family Health Insurance L’erosione dei sudati guadagni degli italianianni, prima dell’esplodere della crisi economica, nel processo economico che va dalla produzione del Pil, alla sua distribuzione agli attori economici e infine alla redistribuzione tra gli italiani. Grazie al confronto tra andamenti di Pil, reddito primario e reddito disponibile si può capire se le famiglie italiane hanno “guadagnato” o “perso” rispetto agli altri settori istituzionali (Pa, resto del mondo, società di capitali). E se a soffire sono stati di più i redditi d’impresa o quelli da lavoro dipendente. Qual è stato il ruolo della redistribuzione dei redditi, confrontando gli andamenti del reddito guadagnato (il reddito primario) e quello disponibile. E gli effetti di queste dinamiche a livello territoriale.

QUALCHE PREMESSA – Il Pil rappresenta il prodotto generato all’interno dello Stato o della ripartizione geografica, indipendentemente dalla residenza. Esso viene distribuito, sotto forma di Reddito nazionale lordo, che è invece calcolato in base a dove risiede chi lo percepisce, agli attori che contribuiscono alla sua formazione: soprattutto famiglie e imprese di capitali e finanziarie, sotto forma di retribuzioni, utili d’impresa, interessi e dividendi societari. Ma anche Pa e “estero”. La parte che va alle “famiglie” – sia come percettori di redditi di varia natura e di consumatori che come società semplici e imprese individuali produttrici – ovvero la somma di tutti questi redditi “guadagnati”è definita reddito primario. Questo viene poi redistribuito mediante le imposte e i contributi sociali (che vengono sottratti al reddito guadagnato) e le prestazioni sociali ed i trasferimenti netti (che vengono aggiunte allo stesso) portando alla definizione del reddito disponibile. Quello che le famiglie possono risparmiare o consumare, alimentando così il circuito dell’economia.

L’EROSIONE DEL REDDITO DELLE FAMIGLIE – Un circuito che sembra essersi inceppato. Il Reddito nazionale lordo è cresciuto in questi anni a ritmi via via decrescenti, come il Pil di cui è in grande misura lo “specchio”. Nel 2000 cresceva di circa il 6% all’anno in termini nominali, mentre a fine periodo, nel 2008, l’aumento è stato di appena lo 0,8%. A calare è stato soprattutto il contributo della famiglie alla sua formazione, passato da ritmi di crescita del 4% annuo a inizio 2000 fino a meno dell’1% a fine periodo. Poche variazioni invece nel reddito “prodotto” da Pa, Società non finanziarie (le imprese di capitali) e finanziarie (la banche), più o meno sempre attorno al +1% annuo. Un’erosione che è confermata dal peso calante del reddito primario (quello guadagnato) delle famiglie rispetto al Pil. Nel 1995 era pari a circa l’84%: gran parte del valore aggiunto prodotto in Italia veniva distribuito alle famiglie residenti in Italia, traducendosi quindi in capacità di spesa delle stesse. Alla fine degli anni 2000 il reddito primario rappresenta solo il 77% del Pil: quindi, quote sempre più consistenti di Pil sono state “sottratte” alle famiglie, a vantaggio dagli altri settori istituzionali (società di capitali e Banche) ed una fetta non irrilevante è finita all’estero. Le famiglie si sono impoverite e la crescita economica si è azzerata.98119 L’erosione dei sudati guadagni degli italiani

CHI PERDE E CHI GUADAGNA – Ma quali sono i redditi che hanno rallentato di più? Il reddito primario si divide in reddito da lavoro dipendente, reddito d’impresa, risultante dall’attività imprenditoriale svolta dalle famiglie, i redditi netti derivanti dalla proprietà di abitazioni in cui risiedono le famiglie e di altre abitazioni a disposizione e i redditi da capitale (interessi e dividendi). Nel corso del tempo, di fronte ad un reddito primario che complessivamente perde colpi, tengono sia il reddito da lavoro dipendente, che aumenta più della media (+4,1% medio annuo), sia il reddito dell’attività imprenditoriale delle famiglie, che è quello che aumenta più di tutti, in media del 6,3% all’anno. La riduzione del reddito delle famiglie è quindi legata alla minore dinamicità dei redditi netti derivanti dalle abitazioni e di quelli da capitale. Invece, l’effetto della redistribuzione del reddito attraverso le imposte e i trasferimenti per prestazioni sociali resta più o meno costante nel tempo: il reddito disponibile rappresenta circa l’88% del reddito primario a livello italiano in tutto il periodo considerato. Le differenze si notano però scendendo a livello territoriale.

IL REDDITO PRIMARIO CALA AL SUD – A livello territoriale, una prima differenziazione sta nella diversa tenuta del reddito primario delle famiglie, soprattutto negli ultimi 10 anni. Infatti, come si vede dalla tabella qui, mentre tra il 1995 e il 2001 si assiste ad una convergenza del reddito primario tra le diverse ripartizioni italiane, a partire dal 2001 esso tende nuovamente a divaricarsi in modo sensibile a svantaggio del Sud: il reddito cresce tra il 2001 e il 2007 del 3,5% al Nord e del 3,7% al Centro, mentre nel Sud esso aumenta solo del 2,8%. Attenzione: questo avviene nonostante la crescita del Pil sia molto simile: al Nord del +3,5% e al Sud del +3,3%. Quindi, la perdita relativa di quota di prodotto del Sud sta in un “trasferimento” di ricchezza tra Sud e resto d’Italia (soprattutto verso il centro) o verso l’estero. L’arretramento più sensibile è nei redditi da capitale (che crescono poco ovunque, ma nel Sud calano addirittura in termini nominali) e nel reddito derivante dalle abitazioni. Ma è meno sostenuta anche la dinamica del reddito d’impresa, mentre recover lost money L’erosione dei sudati guadagni degli italianinon c’è differenza nell’andamento nei diversi territori del reddito da lavoro dipendente.

IL REDDITO DISPONIBILE – Il Sud riceve però una lieve contropartita grazie al processo di redistribuzione del reddito: infatti, analizzando il reddito disponibile, la divaricazione tra sud e resto d’Italia si attenua. Il reddito disponibile cresce infatti in modo analogo nelle varie ripartizioni, provocando quindi un”recupero” del mezzogiorno, grazie ad un prelievo fiscale lievemente inferiore e soprattutto ad un maggior peso delle prestazioni sociali. Il risultato finale è un calo nel tempo della quota di reddito disponibile delle famiglie in rapporto alla ricchezza prodotta omogeneo in tutte le regioni italiane. Ma “dentro” l’aggregato famiglie, il Sud si vede “sottrarre” parte della ricchezza prodotta, che poi gli viene (parzialmente) ritrasferita con il processo di redistribuzione del reddito. A livello procapite, come si vede dal grafico disponibile qui, le quote di reddito primario si avvicinano molto a quelle del Pil prodotto. Le regioni meridionali sono le uniche a mostrare quote di reddito primario superiori al valore aggiunto prodotto per periodi e ammontare significativi, segno che i fattori di produzione cercano impiego e remunerazione al di fuori della regione. D’altra parte, la redistribuzione opera a vantaggio delle regioni meridionali, le uniche in cui la quota di reddito disponibile sia superiore a quella del reddito primario.

LA NECESSITA’ DELLA CONVERGENZA – Tutte le famiglie italiane in questi anni hanno perso ricchezza. Quelle che l’hanno persa di più sono quelle del Sud, quelle che ci perdono di meno sono invece quelle del centro Italia. Il sud ha perso sia in termini di Pil, che di reddito primario. Può ancora contare sul processo di redistribuzione, che però è in attenuazione, e che soprattutto alla luce dei cambiamenti istituzionali in atto, a partire dal federalismo fiscale subirà presumibilmente una drastica riduzione. Già ora si parte (vedi qui) da una differenza di Pil per abitante di circa 13 mila euro tra sud e nord, con una differenza di reddito disponibile che invece si attenua a 7.600 euro. Al sud serve quindi la convergenza in termini di Pil pro capite, ma anche una maggiore possibilità di trattenere la ricchezza “primaria” detenuta dalle famiglie in loco. L’Istat ci consegna invece una traiettoria di divergenza economica che si accentua dal 2001. E il guaio di questa fotografia, poco confortante, è che i dati si fermano proprio all’esplosione della crisi.

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