Mercati efficienti e bolle speculative: cicli economici, finanza e psicologia

Il ciclo di Kondratieff

Sebbene il ciclo in questione, della durata di 50-60 anni e riguardante i prezzi, i tassi d’interesse ed altre variabili, fosse in qualche modo menzionato già in un articolo scritto dal Dr. Hyde Clark sul British Railway Journal nel 1847, la formalizzazione di un modello dettagliato è dovuta ad un altro studioso: il professor Nikolai Dmyitriyevich Kondratyev, che come suggerisce il nome, era un economista russo, il quale riteneva che l’iterazione tra fenomeni correnti generasse un pattern ripetitivo su un periodo di tempo lungo. Per aver contraddetto le tesi marxiste riguardo all’ estinzione dei sistemi capitalisti, il governo sovietico lo spedì in Siberia, dove morì ad un’età di 46 anni.

Egli integrava un’analisi economica e politica all’interno di un contesto storico fatto di guerre, scoperte importanti e cambiamenti nell’opinione pubblica, giungendo al risultato che in un’economia capitalistica si sarebbero susseguiti dei trend, ognuno della durata approssimativa di 54 anni. I suoi studi furono tradotti all’inizio degli anni ’30, e si scoprì che Kondratieff aveva previsto non solo la depressione di quegli anni, ma anche la bolla speculativa che la aveva preceduta.

In seguito cominciarono diversi studi sui cicli economici e Schumpeter pubblicò il suo lavoro in due tomi. Gli anni che seguirono furono dominati dalle teorie Keynesiane fino a quando negli anni ’70 una crescita stagnante accompagnata da inflazione (stagflazione) generata dalle politiche monetarie ricordò molto gli anni 1912-1921, e questo rese di nuovo attuali le teorie di Kondratieff, proprio a distanza di 50-60 anni.

Figura 6. Schema di un ciclo di Kondratieff.

Un “ciclo-K” è scomponibile in 4 fasi, cui corrispondono diversi “umori psicologici” e quindi comportamenti diversi da parte degli individui: tali fasi sono la crescita, la recessione primaria, il periodo di stabilità e la depressione secondaria. Nella prima fase, che richiede in genere circa 25 anni per completarsi l’inflazione gioca un ruolo importante, ed accompagna la crescita. Questo è un periodo in cui il benessere si diffonde, sottoforma ad esempio di risparmio ed accumulo di ricchezza.

Aumenta l’occupazione ed i salari, nuovi prodotti e bisogni vengono diffusi, e la tecnologia viene migliorata. L’aumento della produzione e del volume dei beni richiede una maggiore velocità della moneta, contribuendo a spostare i prezzi su un livello più alto. Quando il limite di questo trend sopraggiunge comincia la prima fase di inversione, in cui la parte di capitale che prima veniva destinata all’investimento e al risparmio, in questa fase viene impiegata tutta in consumi, creando una distribuzione dei beni prodotti che a sua volta tende a saturare il mercato.

Contestualmente l’inflazione comincia a mangiare parte dei profitti e si instaura una fase di recessione inflazionaria che può essere accompagnata da quella che si chiama “peak war”, come nel caso della prima guerra mondiale, o del Vietnam. Questa fase, sebbene duri in media 4-5 anni, è in grado di orientare l’umore di una popolazione per diversi anni successivi. Si comincia a cercare la stabilità, e l’isolamento, ed incomincia a un Plateau di altri 7-10 anni.

Da qui lentamente e selettivamente si fanno strada determinati settori ed idee innovative che successivamente si tramutano in euforia, torna il desiderio di consumo ed aumenta l’indebitamento: questa è la fase più feconda all’insorgere di bolle speculative, le quali danno il colpo finale ad un’economia già di per sé “drogata”. A questo punto la fase che segue ha tutte le premesse per essere negativa.

L’accumulo esasperato di benessere costringe l’economia ad una fase di austero ritracciamento, in genere costituita da tre anni di collasso, seguiti da una quindicina di anni di contrazione economica. Questo secondo Kondratieff è l’unico modo che l’economia ha di depurarsi dagli eccessi precedenti.

Tabella 2. scomponimento in 4 fasi del mercato USA (periodo 1800-2000). Dati forniti da Globalfindata.com

La tabella 2 propone la scomposizione del trend di mercato, per gli Stati Uniti dall’800 al 2000 in un susseguirsi di crescita inflazionistica, stagflazione, crescita deflazionistica e depressione.

Nella figura 7 sono stati invece sovrapposti l’andamento dell’indice dei prezzi alla produzione per gli Stati Uniti dal 1800 al 2000, e l’andamento rispettivo dei cicli di Kondratieff.

Figura 7. Indice dei prezzi alla produzione (USA) comparato con i cicli-K.

L’andamento dei prezzi, come si vede, è compatibile con le diverse fasi del ciclo, almeno nei primi tre cicli osservati. A partire dalla fine del terzo però, sembra che l’indice dei prezzi si sia permanentemente impennato, eludendo le fasi deflazionistiche precedenti. Come fa notare Mike Alexander (2000) il problema risiede nel considerare il fatto che a partire dagli anni ’70 l’economia è stata stimolata da politiche fiscali e monetarie, che influenzano rispettivamente la spesa pubblica e l’offerta di moneta.

Si può di fatto mettere più moneta in circolazione e riassorbirla con le tasse per aumentare complessivamente i consumi e far fronte ad un deficit. Ma questo oltre a creare, almeno nel breve, una crescita economica, genera uno spostamento verso l’alto della struttura dei prezzi.

Figura 8. Fonte Alexander, M. Stock Cycles.

Il modello della figura 8, tratto dal libro Stock Cycles, di M. Alexander, mostra come sarebbero si comporterebbero i prezzi se la stimolazione fiscale e monetaria fosse il solo fattore ad influenzarli. Il percorso in nero rappresenta la somma del debito pubblico e dell’offerta di moneta espressi come percentuale del PIL reale. In blu è rappresentato l’andamento su scala logaritmica dell’indice dei prezzi (come si vede influenzato dal trend del debito o dell’offerta di moneta).

Infine il tracciato in rosso indica l’evoluzione che l’indice dei prezzi avrebbe laddove fosse neutralizzato l’effetto della stimolazione fiscale e monetaria. Tale indice è ottenuto rapportando i prezzi correnti e quelli attesi (i quali generalmente non coincidono). Con questa correzione si nota come l’andamento dell’indice dei prezzi sia più comparabile con i cicli-K[20].


20 Alexander, M. Stock Cycles: Why stocks won’t beat money markets over the next 20 years. Novembre 2000.

Marco Primavera

http://www.performancetrading.it/Documents/MpMercati/MpM_Index.htm

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