16 febbraio 2010 (MoviSol) - I capi di governo dell'Unione Europea riuniti a Bruxelles l'11 febbraio non hanno fatto assolutamente nulla per evitare il crollo imminente dell'eurosistema. Pur avendo promesso formalmente "solidarietà" alla Grecia, ciò era solo per meglio imporre una politica di austerità decisa dall'UE.
Il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy ha detto molto chiaramente alla conferenza stampa conclusiva che l'idea è quella di stabilire una dittatura UE, trasformando il Consiglio in una giunta imperiale con poteri sempre maggiori rispetto agli stati membri. Prima del vertice, stando alle indiscrezioni pubblicate dall'Independent, Van Rompuy aveva spedito una lettera ai capi di governo scrivendo in uno degli allegati: "I membri del Consiglio Europeo sono responsabili della strategia economica nel loro governo. Dovrebbero fare lo stesso a livello UE. Che si chiami coordinamento della politica o governo economico, solo il Consiglio Europeo è in grado di formulare e sostenere una strategia europea comune per una maggiore crescita e più posti di lavoro". Aggiunge che "le finanziarie, i programmi di riforme strutturali ed i rapporti sui cambiamenti climatici dovrebbero essere presentati simultaneamente alla Commissione. Questo consentirà un'esauriente visione d'insieme".
Van Rompuy prosegue: "I recenti sviluppi nell'area dell'Euro mettono in luce l'urgenza di rafforzare la governance economica. Nelle nostre economie interdipendenti, le riforme devono essere coordinate per massimizzarne l'effetto… La crisi ha rivelato le nostre debolezze. Il nostro tasso di crescita strutturale è troppo basso per creare nuovi posti di lavoro e sostenere i nostri sistemi sociali".
Pur evitando di usare il termine "governo economico", alla conferenza stampa Van Rompuy ha utilizzato la formulazione citata sopra, aggiungendo che il "Consiglio Europeo è molto ambizioso. Vogliamo la padronanza, vogliamo fungere da guida… anche se, naturalmente, in consultazioni con gli stati membri" aggiungendo: "Ecco perché ho proposto che il Consiglio si riunisca regolarmente, ogni mese".
I disegni imperiali degli architetti dell'UE sono stati espressi ancor più sfacciatamente da Alberto Giovannini, un agente chiave del sistemo Euro, in un'intervista a Il Sole 24 Ore il 10 febbraio. "La storia ci insegna", scrive, "che gli imperi sono più efficienti e raggiungono grandi prosperità perché il modello imperiale ha successo con una geografia estesa ma con un centro che svolge un ruolo politico efficace e funzionale".
Ex allievi del guru mondiale della valuta unica Robert Mundell, Giovannini presiede un comitato di consulenza dell'UE creato originariamente per sovrintendere alla transizione dalle valute nazionali all'Euro (il cosiddetto "Giovannini Group"). Tra le tante credenziali fallimentari, è stato anche nel consiglio di amministrazione dell'LTCM ed ha creato la piattaforma EuroSTMS per la vendita elettronica di titoli di stato.
Nella stessa intervista sostiene un progetto che circola nell'Unione Europea, che chiede che l'80% del debito pubblico dei membri dell'UE diventi debito UE, mentre il resto potrebbe restare legato ai singoli rischi sovrani nazionali ed esposto al default.
Il "Giovannini Group", dice, aveva discusso uno schema di Eurobond: "Le soluzioni tecniche si possono trovare, ma il problema è politico. Il problema politico è in fondo un problema di soldi: chi contrae il debito? Chi lo paga e lo garantisce? Come vengono distribuite le risorse raccolte con questi bond? L'Europa non è ancora una macchina politica efficiente in grado di tenere a bada gli interessi dei singoli operatori rispetto all'interesse generale". Venendo da un fautore dell'impero, l'implicazione è chiara. Una soluzione che propone è questa: "Si potrebbe istituire una tassa europea, non nazionale, abbinata al bond europeo. In questo modo il Parlamento europeo, che al momento è coacervo di interessi particolari e non svolge alcun ruolo di leadership, potrebbe rafforzarsi per esprimere un'unione politica europea".
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