FINANZA/ Per salvare la Grecia l’Europa toglie soldi ai suoi cittadini

giovedì 11 febbraio 2010

Alla fine, vinse la paura. Al vertice europeo di oggi - cui parteciperà anche il capo della Bce, Jean-Claude Trichet, di ritorno anticipato da un viaggio in Australia - la Germania darà il via libera al piano di salvataggio della Grecia. Ne sono certi i media tedeschi, tanto che hanno anticipato la notizia in base alla quale il ministro delle Finanze, Wolfgang Schauble, avrebbe subito messo al lavoro i suoi tecnici affinché preparassero a tempo di record la bozza di progetto da presentare oggi in sede comunitaria.

Le opzioni sul tappeto sono due: un prestito dagli altri paesi europei oppure una risposta istituzionale dell’Unione in quanto tale. Non è un caso che, appena appresa la decisione, l’euro abbia messo a segno il forte apprezzamento sul dollaro nel singolo giorno di contrattazioni da un anno a questa parte. Anche i titoli di Stato greci a 10 anni sono precipitati di 36 punti base toccando il 6,39% in poche ore mentre gli speculatori cominciavano a sentire scottare le dita e si precipitavano a diversificare le loro scommesse scappando dalla Grecia e spostandosi su bond portoghesi, spagnoli e italiani.

Michael Meister, capogruppo dei Cristiano democratici tedeschi, ha detto chiaramente al Financial Times Deutschland che questa crisi non poteva essere lasciata entrare in una spirale: «La nostra principale priorità è la stabilità dell’euro. Se la Grecia otterrà aiuto, questo avverrà soltanto a condizioni molto chiare e dure e con la promessa di riforme alla radice». Una mossa paradossalmente necessaria ma anche un’arma a doppio taglio, questa scelta tedesca: da un lato potrebbe portare a un collasso della disciplina fiscale all’interno del cosiddetto Club Med e, inoltre, crea un precedente con la crisi irlandese.

Dublino, infatti, ha combattuto la sua situazione di quasi default tagliando i salari, alzando le tasse, facendo insomma quella che in Italia viene definita “macelleria sociale”, ma non ha ricevuto il becco di un euro dall’Ue: per Atene, invece, pare che sarà diverso. Ma, come anticipavamo qualche settimana fa, Berlino ha scelto di dare il via libera anche perché questa singola mossa cambia drasticamente il carattere stesso del progetto politico legato all’euro: da un lato, infatti, è innegabile che il cosiddetto kickstart è stato dato dal rischio di una crisi in stile Lehman che facesse partire un domino sul debito in tutto il Club Med, capace di portare instabilità sistemica in tutta l’eurozona.

L’esposizione tedesca nell’area, pur non essendo da incubo, è tutt’altro che trascurabile: 43 miliardi di euro verso la Grecia, 47 verso il Portogallo, 193 verso l’Irlanda e ben 240 verso la Spagna, stando ai dati della Bank of International Settlements. I creditori tedeschi, poi, sono già di per sé molto vulnerabili avendo il più basso capital ratio con aggiustamento di rischio dopo il Giappone. Insomma, rischi di sistema ma anche un’opportunità: dare vita, da subito e in ossequio all’emergenza, agli Stati Uniti d’Europa, con capitale formale a Bruxelles ma politica a Berlino.

A sancirlo, nei fatti, sarà il summit di oggi. Herman Van Rompuy - l’uomo messo a capo dell’Ue dal Bilderberg Group, nota consorteria internazionale che al di là delle leggende complottistiche punta da sempre al progetto federale europeo, molto gradito anche ad ambienti Usa - ha infatti già firmato una richiesta per la creazione di “un governo economico europeo” che veda spostarsi le responsabilità per la programmazione economica dalle autorità nazionali a un “Ue level” come recita il testo. Con una mossa parallela, il capo della Commissione, il sonnachioso Jose Manuel Barroso, si è affrettato a dire che Bruxelles, attraverso i trattati, ha già i poteri necessari per prendere le redini della politica economica.

Insomma, gli euroburocrati sono ben contenti di sfruttare l’emergenza Grecia per tagliare fuori popoli e governi dai processi decisionali. Per Barroso, infatti, «la nostra situazione economica e sociale ci impone un radicale cambio dello status quo. E il Trattato di Lisbona ce lo consente». Ora si capisce meglio il ricatto a cui ha dovuto sottostare la traballante Dublino, rivotare il referendum o fare la fine dell’Argentina. E ancora, sempre uno stranamente loquace Barroso, ha tenuto a farci sapere che «la politica economica non è una questione nazionale ma europea. Nessuna moderna economia è un’isola. Quando uno Stato membro non compie le riforme necessarie, ne soffrono tutti».

Ma, perché un ma c’è sempre, non è affatto detto che quanto deciso oggi sia sufficiente a rimettere in carreggiata la Grecia e l’intera competitività del Club Med. I cittadini greci più facoltosi hanno infatti già spostato qualcosa come 7 miliardi di euro su conti correnti all’estero nel timore di una sorta di misura di emergenza governativa che congelasse i capitali. Un qualcosa che ricorda molto la Tequila Crisis messicana del 1994, quando gran parte dei grossi capitali finirono nei caveau della banche statunitensi.

Questa politica, però, rischia di minare i depositi base e le riserve delle banche greche, portando come conseguenza un’ulteriore contrazione del debito: c’è, insomma, il rischio di un effetto Northern Rock. Guarda caso, proprio ieri Goldman Sachs ha attuato il downgrade di National Bank of Greece e SPSB: «La Grecia corre un rischio sia a livello di liquidità che di solvibilità. Noi continuiamo a pensare che le banche greche siano ben gestite, ma i problemi che stanno per affrontare sono al di fuori del loro controllo operativo».

Ancora una volta, una crisi finanziaria e politica eterodiretta. Benvenuti nella nuova Europa federata e senza più sovranità nazionale: senza falsa modestia, qualcuno doveva avvertirvi del cambiamento in atto. Dubito lo faccia la grande stampa, ora speriamo che almeno il rischio di default più imminenti sia scongiurato. Controllare il Chicago Merchantile Exchange potrà essere un buon barometro: vediamo, da venerdì, dove sposteranno le loro scommesse gli speculatori internazionali. Fingers crossed.

http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2010/2/11/FINANZA-Per-salvare-la-Grecia-l-Europa-toglie-soldi-ai-suoi-cittadini/66384/

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