Chiedi e ti sarà dato

Inchiestadi Luca Conforti
pubblicato il 14 gennaio 2010 alle 10:30 dallo stesso autore - torna alla home

Anno nuovo, vita nuova? Nemmeno per idea. In Borsa si continua a giocare coi soldi dei risparmiatori che sembrano sempre più contenti di farsi spennare.

Una sintesi della filosofia con cui le imprese arrivano e vivono la propria filosofia in borsa in Italia, non bisogna cercarla nelle massime di Warren Buffet e nemmeno negli strali di Galbraith contro le moderne società per azioni. Basta, più modestamente, citare il rapper Frankie Hi Nrg e il ritornello della sua canzone Chiedi Chiedi.

NEWS 1246297342 borsa Chiedi e ti sarà datoIERI E DOMANI – Nel 2009 la società quotate hanno chiesto come non mai, tra ristrutturazioni e aumenti di capitale, tutto a carico di azionisti vecchi e nuovi: 18,5 miliardi di euro è il computo totale delle ricapitalizzazioni nell’anno appena trascorso, divise tra 28 gruppi/società. Le 6 operazioni già deliberate per gennaio-febbraio 2010, guidate dai 4 miliardi del nuovo aumento di Unicredit, dimostrano che si potrebbe persino battere il record. Le iniezioni di nuovo capitale valgono 1,5% del Pil nazionale, di gran lunga il più importante sostegno all’imprenditoria realizzato durante questa recessione: tutti soldi privati e direttamente dalle tasche dei risparmiatori. La spiegazione più ovvia è sostanzialmente falsa: sarebbe bello scoprire che proprio dal mercato azionario sono arrivati i capitali più a buon mercato per sostenere le aziende trovatesi prive di una quota importante del loro fatturato e della disponibilità delle banche a concedere credito. Questo significherebbe che il valore creato dalla ripresa tornerà nelle tasche di chi ha rischiato e dato fiducia alle Spa in difficoltà. La recessione 2008-2009, e ancor prima il crollo dei mercati immobiliare e finanziario, è stata l’occasione per reiterare le care vecchie. La musica è sempre la stessa.

WE ARE THE CHAMPIONS – A smontare l’idea che la richiesta dei capitali sia un segnale dell’utilità del mercato azionario nel dare flessibilità al sistema economico nei momenti di crisi basta la considerazione che le due operazioni più importanti Enel (8 miliardi) e Snam (3,5) ci sarebbero state comunque. Entrambe sono dettarisparmiare sullenergia elettrica Chiedi e ti sarà datote dalle strategie di crescita delle capogruppo coinvolte, mai messe in discussione dall’azionista pubblico, sempre disposto ad assecondare le richieste dei propri campioni nazionali anche quando è evidente che ci rimetterà del denaro come qualsiasi altro socio. Enel ha finanziato così la sua costosissima campagna di crescita internazionale, Eni invece ha trasformato in moneta sonante alcuni asset (Italgas e Stogit), difficilmente vendibili a chiunque, spostandoli alla controllata Snam Rete Gas. In pratica Snam ha chiesto soldi al mercato per l’acquisto e ha girato il tutto alla capogruppo. L’ad di Eni, Paolo Scaroni, peraltro si prepara a incassare due volte visto che potrebbe anche vendere un parte del 50% posseduto di questa “nuova” Snam. Gli azionisti Eni ed Enel invece hanno dovuto contabilizzare un calo del valore dei loro titoli per effetto dell’aumento della carta in circolazione e la prospettiva (certa nel caso di Enel, probabile nel caso di Eni) di una riduzione dei generosi dividendi percepiti finora.

ANCORA TU? – Un’altra pattuglia di ricapitalizzazioni “patologiche” è quella delle società in crisi da molti anni e che vivacchiano tra quasi-fallimenti, rinascite, piani disperati e salvataggi improbabili. A questa categoria appartengono Seat Pagine Gialle, Tiscali, Camfin, Pininfarina e Chl: paradossalmente per costoro la difficoltà generalizzata dei settori in cui operano si è rivelata utile nell’ottenere dal mercato un’ennesima possibilità senza che le loro deludenti performance del passato spiccassero rispetto alla solidità dei concorrenti. Naturalmente le storie aziendali differiscono, così come i demeriti dei manager e dei proprietari, ma non c’è dubbio che Seat o Tiscali avevano bisogno di nuovo denaro già nel 2007 e nel 2009 sono riuscite ad ottenerlo con sorprendente facilità.

L BALLO DEL MATTONE – Più scontato trovare ben 6 società immobiliari (Ipi, Pirelli Re, Gabetti, Uniland, Aedes, Risanamento per 900 milioni complessivi) costrette a presentarsi con il cappello in mano a Piazza Affari. Ricapitalizzazione rischiose per chi vi ha aderito visto che sono tutti gruppi molto indebitati i cui attivi (gli immobili 347czkk Chiedi e ti sarà datoposseduti) hanno perso di valore e lo recupereranno molto lentamente. Eppure tranne alcune situazioni molto compromesse (Ipi e Risanamento su tutte) queste operazioni sono tra le più lineari dell’anno: molti soci, specie banche, hanno contestualmente svalutato i crediti vantati sulle società aumentandone le possibilità di sopravvivenza. Per le immobiliari i partecipanti alla ricapitalizzazione sono in larga parte soci preesistenti, imbarcatisi in un’avventura rischiosa e che ora cercano di limitare i danni.

MONEY FOR NOTHING – Infine le banche (Unicredit, Bpm, Ubi banca, Bpm, Popolare di Spoleto, Banca Profilo,Credito Valtellinese, Banca Profilo) che in 13 mesi (gennaio 2009 – febbraio 2010) si porteranno a casa più di 10 miliardi, cifra che quasi si raddoppia considerando i vari strumenti di raccolta del risparmio (prestiti convertibili, obbligazioni perpetue, etc) non considerabile come debito a tutti gli effetti. È evidente che il capitale di rischio (che costa zero o poco più), è stato di gran lunga preferito ai Tremonti Bond (a cui va corrisposto un interesse superiore all’8%). Anche qui vanno fatte delle distinzioni: l’iniezione di sostanze fresche chiesta da Banca Italease (1,2 miliardi) va senza dubbio assegnato alla categoria “Ancora tu” delle crisi preesistenti, mentre Banca Profilo (soli 30 milioni) ha chiesto i soldi per finanziarie la nuova avventura di Matteo Arpe. In generale però la grande facilità con cui proprio gli istituti di credito (il settore più colpito e dalla prospettive più incerte) riescono a ottenere capitale fa emergere il vero interrogativo: “Quale il ritorno che si devono aspettare gli azionisti e in quanti anni?”. La lunga lista di delusioni e perdite inflitte agli azionisti negli ultimi dieci anni, sia dalla borsa milanese in generale, sia dai molti dei titoli coinvolti in questa tornata di ricapitalizzazioni non sembra aver accresciuto la diffidenza dei risparmiatori o di chi amministra il loro denaro. Le crisi passano, il parco buoi resta.

http://www.giornalettismo.com/archives/46920/chiedi-e-ti-sara-dato/

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