Santoro replica. Povero Travaglio…

Angela Azzaro

Nell’articolo pubblicato lunedì scorso dal Fondo sullo scontro Travaglio-Santoro [vedi di seguito a questo], avevo sbagliato su due valutazioni. Ero convinta che Santoro sarebbe stato molto più morbido nel rispondere a Travaglio e avevo sottovalutato la piccolezza del giornalista del Fatto. Sì, certo, avevo scritto che non accettando le polemiche nei suoi riguardi si era dimostrato incapace di vivere sulla sua pelle le stesse pressioni e critiche a cui lui sottopone i suoi avversarsi, ma non avevo pensato che arrivasse a dimostrarsi piccolo così.

Alla lettera di Travaglio pubblicata sabato sul Fatto, in cui il giornalista si diceva offeso perché Santoro non lo aveva difeso dagli attacchi di Nicola Porro del Giornale, il conduttore di Annozero ha risposto, come promesso, questa mattina sullo stesso quotidiano. Ma non ha tentato di conciliare. Ha bensì detto: «Se lasci non sarebbe una catastrofe irreparabile». Di più. Ha messo in discussione la santità presunta e pretesa del giornalista e principale animatore del Fatto. Leggete qui. «Hai saputo – scrive Santoro – schivare e anche incassare molti colpi bassi ma questa volta è bastata una banalissima insinuazione di Porro (e non un’aggressione squadristica) per farti perdere il lume della ragione. Hai frequentato un sottufficiale dell’Antimafia prima che venisse condannato per favoreggiamento. Scusa, qual è il problema morale?». Poi il colpo finale: «Se la televisione è perfino peggiorata non è solo colpa di Berlusconi e dei suoi trombettieri ma di chi avrebbe dovuto contrastarlo e anche di quelli che scelgono di battersi pensando di essere gli unici a farlo con coerenza».

Il riferimento alla presunzione dell’ex amico è evidente. Così come è evidente la presa di distanza da un comportamento che potremmo definire infantile se dietro non ci fosse un vero e proprio sistema politico-giornalistico. Cioè la convinzione, finora assoluta, che al cosiddetto nemico si può dire tutto impunemente, mentre per se stessi si pretendono prove e atteggiamento garantista.

Davanti alla durezza della replica di Santoro, del resto pari alla durezza della richiesta, ci saremmo aspettate un Travaglio all’altezza del ruolo prescelto di martire. Invece ha subito fatto marcia indietro. E ha risposto: resto. Anzi, per la precisione, ha scritto: «Non lascio Annozero. La darei vinta a quei personaggi e al loro padrone». Insomma davanti alla possibilità di perdere soldi e pubblico, ha fatto subito marcia indietro, rimettendosi in carreggiata. Non senza, però, rinunciare all’arte che conosce meglio, quella dell’insulto. Come altro definire il modo in cui definisce «quei personaggi e il loro padrone»? Il riferimento è appunto a Porro e anche a Maurizio Belpietro direttore di Libero. Il padrone è chiaramente Berlusconi. Un’accusa per un giornalista infamante. La peggiore insinuazione che si possa fare. E allora, ancora una volta ci chiediamo: dove sono le prove? Non basta dire che il Giornale è di proprietà della famiglia Berlusconi per poter dire che un giornalista prende i soldi da qualcun altro a mo’ di servo. E’ una diffamazione da querela. Ma soprattutto, lo ripetiamo, è un modo di fare giornalismo che non fa bene a nessuno. Men che mai a chi pensa che Berlusconi vada sì battuto, ma su un altro piano e nel rispetto delle regole e delle libertà.

http://www.mirorenzaglia.org/?p=12257

1 commento:

luigi ha detto...

"Quei personaggi ed il loro padrone" non è un insulto, è un dato di fatto.
A tal proposito forse non tutti ricordano come diede in escandescenze il buon Belpietro quando gli si fece notare che dipendeva da Berlusconi, altro che attacco isterico!
Non basta dire che il Giornale è della famiglia Berlusconi, ha ragione, basta leggere cosa scrive per capire che, pagato o meno, è assolutamente appiattito ai voleri del sommo, magari senza neanche ricevere chissà quali soldi.