"Tutto giusto, analisi condivisibile: ma nel concreto, cosa si può fare?"
Si tratta di una domanda che puntualmente si ripropone, in luoghi come questo, ed è giusto che sia così.
L'analisi e lo studio di ciò che ci circonda sono passi indispensabili, ma tutta la comprensione possibile avrebbe poco senso se non si dovesse tradurre in una sorta di azione, in un certo momento.
Ma che tipo di azione?
Per quanto ci possa piacere o meno, la risposta a questa domanda non può che essere personale.
Ognuno interpreta in maniera diversa la realtà che lo circonda, ognuno ne è toccato in maniera differente.
C'è chi ha il sonno agitato pensando alle iniquità del mondo, chi soffre anche fisicamente osservando l'inganno in cui siamo immersi; e c'è chi in questo inganno tenta di sopravvivere al meglio.
Ognuno, a seconda della sua inclinazione, del suo coraggio, delle sue debolezze e dei suoi compromessi, decide il ruolo da intepretare in questo palcoscenico.
Qualcuno poi rimane indietro, e si sofferma più del dovuto ad osservare il velo.
Che fare, quindi?
La risposta, ancora una volta, sarà individuale.
Quello che segue fu uno dei primissimi brani che pubblicai in questo blog, più di tre anni fa, ormai.
Per chi ancora non lo conoscesse, ritengo si tratti di una lettura preziosa.
C’era una volta un leone, che venne catturato e rinchiuso in una grande gabbia: con sua grande sorpresa, trovò dei leoni che vi erano rinchiusi da anni, alcuni persino da tutta la vita, essendo nati e cresciuti là dentro.
Presto imparò a conoscere le attività sociali che si svolgevano all’interno del recinto.
I leoni si riunivano in gruppi.
Un gruppo, ad esempio, era costituito da leoni desiderosi più che altro di stare in compagnia; un altro gruppo si dava la pena di organizzare spettacoli; un altro ancora si occupava di attività culturali, avendo per scopo la conservazione dei costumi, delle tradizioni e della storia del tempo in cui i leoni erano liberi; altri gruppi erano religiosi, e usavano riunirsi prevalentemente per comporre e cantare canzoni commoventi, che parlavano di una futura giungla senza recinzioni; altri gruppi attiravano i leoni con velleità artistiche, o leoni letterati; altri ancora avevano intenti rivoluzionari, e si riunivano per complottare contro i carcerieri o contro altre associazioni di ribelli; v’erano poi gli adoratori della gabbia, ed altri, infine, che ne contestavano la stessa esistenza.
Ogni tanto scoppiava una rivoluzione, un gruppo veniva sopraffatto da un altro, oppure venivano uccise tutte le guardie e poi sostituite da altre.
Guardandosi attorno, il nuovo venuto osservò un leone che stava in disparte, assorto nei propri pensieri, e che non sembrava appartenere a nessun gruppo.
La sua presenza destava impressioni contrastanti, dall’ammirazione alla diffidenza.
Egli disse al nuovo arrivato: «Non unirti stabilmente a nessuno di questi gruppi.
Si danno da fare per molte cose, alcune anche buone, ma ne trascurano una ch’è davvero essenziale».
«E quale sarebbe?», domandò l’altro.
«Esaminare la natura della recinzione».
Segnalato dal Piccolo Zaccheo
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