Sul Foglio del 18 dicembre, Felli Ernesto e Tria Giovanni, esplorano un inconsueto elogio, al "Paradosso della parsimonia", il risparmio in tempo di crisi, quella dinamica economicamente "negativa" in un momento nel quale l'economia avrebbe bisogno di consumi. Non tutti i mali vengono per nuocere, come la febbre nelle malattie, è necessaria per permettere all'organismo di riprendersi, il risparmio e la sobiretà, sono necessarie a questa società, per trovare una nuova e migliore dimensione di sostenibilità.
Non si può nascondere che il risparmio medio della famiglia italiana, il suo virtuosismo passato, tralasciando alcune tendenze odierne, ha evitato alla nostra nazione, una dinamica ben più terribile di questa crisi. Oggi altri sono i problemi, altri gli squilibri, altre le ombre che avvolgono questo paese, dove la Famiglia è lasciata a se stessa, in balia degli eventi, ma il discorso sarebbe ben più complesso e non è possibile affrontarlo in due righe. L'Italia è uno dei paesi al mondo dove per la famiglia il sostegno economico è sostanzialmente assente. Mi affascina e allo stesso tempo irrita, la continua ricerca delle cause sociali di questa crisi antropologica, in maniera particolare mi irritano le tavole rotonde e i forum, sul disagio giovanile, sulle dinamiche sociali, alla ricerca di una risposta che sta sempre e solo nella Famiglia, Famiglia che nel tempo si è contribuito a minare nelle sua fondamenta.
Benvenuta sobrietà, benvenuto risparmio dunque, anche se non naturale, anche se determinato da una necessità, dopo anni di eccessi, di demenziale consumo esponenziale.
" Non solo Draghi. Ecco gli insospettabifi economisti che elogiano il risparmio come motore della ricchezza nazionale Ci si può compiacere dell'evidenza empirica che scaturisce dall'ultima rilevazione di Bankitalia sulla ricchezza delle famiglie italiane (2008). E darne una lettura consolatoria, come fa ad esempio il Foglio di giovedì in uno dei commenti di pagina tre. Il succo di questo tipo di lettura è che il comportamento prudente delle famiglie italiane ha risparmiato al nostro paese gli effetti più perversi della crisi finanziaria, che invece si sono scaricati brutalmente sui meno previdenti risparmiatori degli altri paesi europei e dell'area anglosassone. Naturalmente, un'interpretazione rassicurante dei dati della rilevazione della Banca d'Italia non è un esercizio d'ingiustificato ottimismo patriottico, giacché gli elementi di solidità non sono un miraggio statistico."
" Forse il dato migliore nel confronto internazionale è rappresentato dall'ammontare di passività delle famiglie italiane il 74 per cento del reddito disponibile, il valore più basso tra i paesi considerati da Banlcitalia, contro il 100 per cento in Francia e Germania, il 130 negli Stati Uniti, il 140 in Canada e il 180 per cento nel Regno Unito. Tuttavia, nel 2008 la ricchezza netta complessiva delle famiglie italiane, ossia la somma di attività reali (abitazioni, terreni, ecc.), attività finanziarie (titoli, azioni, depositi, ecc.) e passività (mutui, prestiti personali, ecc.) è diminuita sia a prezzi correnti (-1,9 per cento), soprattutto a causa del calo della componente finanziaria (per effetto della forte diminuzione delle attività e di un aumento delle passività), sia a prezzi costanti (-5 per cento), Ora, tenendo presente che le variazioni della ricchezza in termini reali sono dovute a due componenti guadagni e perdite in conto capitale e risparmio c'è da dire che il comportamento virtuoso del risparmio è riuscito a compensare solo in parte le perdite in conto capitale (521 miliardi di euro), dovute principalmente alla riduzione dei corsi azionari. D'altra parte, nel periodo 1995-2008, è il risparmio che ha contribuito in modo pi consistente (per il 60 per cento) e stabile alla crescita della ricchezza. Ci detto, se guardiamo alla ricchezza netta per famiglia si notano due andamenti. Una riduzione della ricchezza reale tra il 2007 e il 2008, che l'ha ri portata sui livelli d'inizio decennio, e il perdurante elevato grado di concentrazione. Nel 2008 il 10 per cento pi ricco delle famiglie italiane deteneva il 44 per cento della ricchezza complessiva, mentre la metà pi povera si doveva accontentare del solo 10 per cento. Un altro elemento distintivo della situazione italiana, è costituito dalla preponderanza delle attività reali quasi il 70 per cento della ricchezza netta e delle abitazioni all'interno di dette attività (l'82 per cento). Alla fine del 2008 la ricchezza in abitazioni detenuta dagli italiani ammontava a circa 4700 miliardi (196 mila euro in media per famiglia). La propensione degli italiani all'investimento immobiliare è una faccenda di tradizioni, cultura e spiriti animali, dalla quale per non è estraneo un relativo ritardo del sistema finanziario , come scrivono i ricercatorì della Banca d'Italia. "
" Quale sia il valore del risparmio è notoriamente oggetto di controversia. Se John Maynard Keynes ne sottolineava gli aspetti paradossali, nella storia del pensiero e della morale non mancano sia coloro i quali ne hanno tessuto l'elogio incondizionato, sia coloro che ne hanno messo in risalto la sordidezza. E tuttavia, il saggio del risparmio resta un fattore fondamentale della crescita di lungo periodo, secondo la teoria economica di base, essendo alla base appunto dell'accumulazione di capitale."
" E' vero che di recente gli economisti sono stati distratti da altri fattori ma ce ne sono di quelli che continuano a battere sul ruolo fondamentale del risparmio. Uno di questi è Martin Feldstein, l'insigne economista conservatore di Harvard che fu consigliere di Reagan, il quale da sempre cerca di convincere individui e nazioni, a cominciare dal suo poco parsimonioso paese, a risparmiare di più . E a decantare le virtù del risparmio come mezzo per diventare ricchi grazie alla magia dell'interesse composto, che trasforma un maggiore risparmio precoce negli anni iniziali di lavoro in una sostanziosa ricchezza all'atto di andare in pensione. "
"Ma l'elogio del risparmio arriva anche da due insospettabili economisti liberal come il premio Nobel George Akerlof e il rivelatore della esuberanza irrazionale Robert Shiller. Nel loro recente libro (Animal Spirits, 2009), imprevedibilmente Akerlof e Shiller indicano, soprattutto agli americani, la Cina, il cui risparmio complessivo (personale, aziendale e statale) è circa la metà del pil, come modello da prendere ad esempio. Magari drappeggiando le strade con quegli enormi striscioni rossi di tradizione maoista su cui per ora campeggia la scritta: risparmiare è glorioso ."
Un interessante prospettiva ci viene offerta da questo articolo di Usnews diciassette motivi per riscontrare un cambiamento epocale nella mentalità del leggendario consumatore americano:
a) Meno credito più contanti! E' il deleveraging bellezza, aggiungo io, il deleveraging e nessuno può farci niente, nessuno!
b) Basta pagamenti mensili! Basta pagamenti con carte di credito o credito al consumo!
c) Grande Sospetto, mancanza di fiducia! La fiducia si sta estinguendo, nelle istituzioni, nelle banche, nelle grandi imprese e nel governo.
d) Maggiore intraprendenza! Se non è possibile contare su qualcun altro, allora è necessario incominciare a contare sempre più sulle proprie forze, assumendosi le proprie responsabilità.
e) Meno fedeltà alla stessa marca di prodotti! Nessun motivo di pagare di più alcuni prodotti solo in base al nome o alla moda, quando la qualità è in sostanza la stessa delle alternative.
f) Piccolo è grande! Molte cose sono sempre più piccole, come i bilanci delle famiglie e le ambizioni personali, le porzioni, come l'ambizione di una casa piccola, un'auto piccola, porzioni più piccole e la riscoperta delle comunità locali.
g) Il ritorno all'era della locazione! The "ownership society" is over. La società della proprietà è finita. Inutile ricordare come lo tsunami di pignoramenti ha spazzato via il sogno americano, sogno permesso anche a coloro che mai avrebbe potuto aspirare ad un simile sogno. Crollo dei valori immobiliari e conseguente crollo del costo degli affitti. Più pignoramenti, significa più affitti, ma minori prezzi significa nuovo sogno americano e minor costo degli affitti.
h ) Meno shopping, più risparmio! Con un piccolo accenno alle quattro dinamiche che potrebbero far deragliare il treno della ripresa: 1 ) Il proseguimento della depressione immobiliare. 2) Un crollo dei mercati azionari 3 ) un'esplosione del debito pubblico americano 4 ) il paradosso della parsimonia, ovvero il risparmio quando adesso servirebbe il consumo.
i) Reciclo e riutilizzo! Credo non vi sia nulla da aggiungere, una dinamica inevitabile, visto l'alto livello di disoccupazione.
l ) Frugalità alimentare! Meno pizze al ristorante, più pizze da portare a casa.
m) Più hobby e giardinaggio! n) Meno rifiuti, meno spreco! o) Meno assistenza sanitaria! Con l'esplosione della disoccupazione, milioni di anime hanno perso la copertura assicurativa sanitaria o l'hanno tagliata per risparmiare denaro.
p) Maggiori trattative! Meno imbarazzo a chiedere sconti e un'esplosione delle aste su eBay.
q ) Più volontariato! Più tempo libero da dedicare a chi ne ha bisogno, maggiori gratificazioni umane.
r) Redefinizione della parola successo! Secondo l'autore gli americani hanno usato il denaro e il possesso di beni materiali come parametro di successo. Con la situazione occupazionale odierna e la stretta monetaria, gli americani sono in cerca di un posto di lavoro soddisfacente e rinunciano ai beni materiali per poterlo fare.
Una carrellata in ordine sparso del nuovo e obbligato " American Dream ", qualcuno sussurra che mai e poi mai, il consumatore americano potrà intraprendere, la strada del risparmio, non è nella sua indole e nel suo dna. Ci sono dinamiche obbligate che non hanno nazione, non hanno popolo, che necessariamente non sono patrimonio di una o dell'altra cultura.
La Storia insegna che tutto è possibile e se Keynes diceva che ogni volta che risparmi 5 scellini togli a un uomo un giorno di lavoro, sarebbe interessante conoscere cosa pensasse di coloro che invece di risparmiare in maniera sostenibile, accumulano, accumulano, accumulano.....
Perchè.....di tutto conosciamo il prezzo, di niente spesso, il valore, Gibren ci ricorda che il valore di un uomo si misura dalle poche cose che crea, non dai molti beni che accumula.
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La "filosofia" di Icebergfinanza resta e resterà sempre gratuitamente a disposizione di tutti nella sua "forma artigianale", un momento di condivisione nella tempesta di questi tempi, lascio alla Vostra libertà, il compito di valutare se Icebergfinanza va sostenuto nella sua navigazione attraverso le onde di questo cambiamento epocale!
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