Google, Microsoft, Murdoch: una guerra inutile

 

Economiadi Alessandro D'Amato (Gregorj)

 

pubblicato il 24 novembre 2009 alle 11:00 dallo stesso autore - torna alla home

La News Corp si accorda con Gates contro la Big G. Ma davvero questo aiuterà gli editori ad aumentare i profitti?

Due colossi contro uno. Secondo l’autorevole Financial Times, la News Corp. di Rupert Murdoch sarebbe in trattativa con Microsoft per cedere a quest’ultima il diritto esclusivo d’indicizzare nel proprio motore di ricerca Bing, che, soprattutto nei Paesi anglofoni, vuole proporsi come vera alternativa a Google, i risultati inerenti ai siti di proprietà dello squalo. In parole povere (davvero molto povere, come vedremo), Bill Gates sarebbe disposto a pagare per sottrarre a Mountain View il traffico generato dai risultati delle ricerche che riportano ai siti di Murdoch, i quali scomparirebbero dalla lista di siti indicizzati da Google.

LA RESA DEI CONTI - A prima vista, sembrerebbe davvero che siamo arrivati alla sfida finale. Quando a muovere contro il ‘gioiello’ di Brin & Page sono due titani come Gates e Murdoch, l’unione dovrebbe fare la forza. D’altronde, l’ostilità contro Google di Microsoft e di News Corp. è palese. Quella di Seattle risale a qualche anno fa, da quando Mountain View ha cominciato a “uscire” dal format di motore di ricerca per cominciare a proporre gratuitamente servizi e prodotti che Microsoft faceva pagare. Ha appoggiato la diffusione di Open Office, che sostituisce il pacchetto Office, software per la videoscrittura, i fogli di calcolo e così via. Ha diffuso un browser per navigare in internet (Google Chrome) che andava a colpire il monopolio di Internet Explorer nel settore. Ha annunciato addirittura un proprio sistema operativo basato sul web (Chorme OS), che sarà pronto l’anno prossimo e caricherà i programmi per il proprio funzionamento direttamente dalla rete. Tutte tecnologie “aperte”, sulla quale gli sviluppatori potranno far nascere applicazioni: l’esatto contrario della filosofia chiusa e monopolistica di Microsoft.

UNA COALIZIONE - Con Murdoch l’ostilità è più recente. Alle accuse dell’imprenditore australiano, che ha parlato senza mezzi termini di furto di contenuti da parte di Big G., Google ha sempre replicato che il motore di ricerca porta traffico ai siti e che per titolari dei domini web in qualsiasi momento è possibile decidere di escludere il loro sito dall’indicizzazione di Google. Ma si vede che Murdoch non ci crede, visto che a farsi con Gates, secondo le fonti industriali citate dal FT, è stata la stessa New Corp, da settimane in attrito con Google. Ma sempre secondo il quotidiano finanziario, sembra nel frattempo Microsoft abbia contattato altri grandi editori online per persuaderli a rimuovere i loro siti dal motore di ricerca di Google. Creare una coalition of the willings di editori che passano a farsi indicizzare soltanto da Microsoft e a pagamento? L’idea sembra buona, soprattutto se sarà davvero remunerativo il prezzo pagato da Gates; solo che a quel punto i costi di lancio del suo motore, che oggi raccoglie il 9% delle ricerche sul web in America (in Italia la sua quota è irrisoria, tutti continuano a preferire Google) potrebbero davvero esplodere. E il gioco varrebbe davvero la candela?

NEGOZIATI ? - Anche se c’è da considerare che la trattativa scoperta e palese (tanto palese da finire sui giornali) potrebbe essere invece una pura pretattica. Secondo il Financial Times le mosse di Microsoft rappresentano un «assalto diretto» a Google, perché mettono la società sotto pressione proprio sull’ipotesi di esborsare fondi alle case editrici. In precedenza Google aveva sminuito la questione, con il direttore della divisione britannica, Matt Brittin che aveva affermato che le news non rappresentano una porzione significativa della generazione di fatturato del gruppo. Ma secondo il quotidiano le sue affermazioni vanno interpretate come mosse di preparazione a possibili negoziati. Costringere Google a pagare per quei contenuti, per lo meno per quanto riguarda i grandi editori, rappresenterebbe comunque una vittoria per Gates che così toglierebbe risorse che Big G. poteva destinare ad altri business. E il tutto costituirebbe anche una boccata d’ossigeno per gli editori della carta, che vivono una crisi del modello di mercato dalla quale difficilmente potrebbe uscire altrimenti. Ma per essere credibile una minaccia deve essere anche economicamente sostenibile. Paid Content nota come la questione per i giornali sia capire se il denaro di Bing potrebbe essere sufficiente a coprire le perdite di traffico (e dunque di ricavo pubblicitario) derivanti dalla scomparsa da Google.

Allo stato attuale delle cose, anche uno studio ottimistico difficilmente potrebbe sostenerlo: la quota di mercato della Big. G. è troppo preponderante, specialmente nei paesi non a lingua inglese, per poterne anche solo discutere. Quindi Bing dovrebbe aumentare in maniera considerevole la propria quota di ricerche sul web per rendere anche solo sostenibile economicamente lo sforzo di pagare per contenuti. “Ma è possibile?”, si chiedono sui siti americani dove la notizia è l’argomento del giorno.

FINE DEL TUNNEL - Chi sta dalla parte di Google fa notare che le armi di minaccia di Microsoft e News Corp sono un po’ spuntate: non è vero che è obbligatorio per ogni media essere iscritto al servizio di news, né che l’uscita dall’indicizzazione di GNews comporta in automatico l’espulsione dai risultati del motore di ricerca: per la prima basta una mail, per la seconda è sufficiente utilizzare un file chiamato robot.txt. Quindi, volendo, Murdoch potrebbe uscire da Google domani mattina. E la stessa cosa vale per gli altri editori. Che però a quel punto dovrebbero rinunciare a quel 25% di visite in più che, secondo le statistiche, il motore di ricerca trasferisce ai siti internet dei quotidiani nazionali. E quindi, giocoforza, anche del 25% di pubblicità pay-per-click che generano. Basterà l’indennizzo teorico di Microsoft (non si precisa se è un forfait, oppure Gates propone una forma di remunerazione in percentuale alla pubblicità raccolta) a coprire il calo di visite? “Gli editori vedono un raggio di luce in fondo al tunnel della crisi”, scriveva il FT. Bisogna solo sperare che la luce non sia il faro del treno in arrivo in direzione contraria.

( Pubblicato anche da Liberal )

http://www.giornalettismo.com/archives/42778/google-microsoft-murdoch-una-guerra-inutile/

Nessun commento: