Perché i megaricchi stanno distruggendo il pianeta

di Roberto Sestito - 23/03/2010 Fonte: cpeurasia

Riflessioni intorno al libro di Hervé Kempf

Se decido di scavare nei miei libri di storia che vanno dall’impero romano ai nostri giorni mi pare di ricordare che un impero succedeva al precedente, quando il precedente era divenuto “vecchio”e decadente ed il “nuovo” si affermava in base al concetto che aveva qualcosa di nuovo o di più “moderno” da dire e da proporre.
Non ricordo un sistema o un impero che succedesse al precedente col fermo proposito di fare un passo indietro o un ritorno al passato: i conservatori sono stati sempre battuti dai progressisti.
Su questo ragionamento che mi passa per la testa baso la mia convinzione che la catastrofe annunciata nel libro che ho appena finito di leggere (Hervé Kempf – Perché i megaricchi stanno distruggendo il pianeta – Garzanti, 2009) sia inevitabile. È inevitabile perché i popoli e i governi che li guidano non sono minimamente disposti a fare un passo indietro, a rivedere i loro modelli di sviluppo basati sul progresso indefinito e sui consumi illimitati.
Quando leggo che governi e istituti di statistica dei paesi cosiddetti emergenti si rincorrono a suon di percentuali di crescita, di numero di veicoli immatricolati, di aumenti complessivi di consumi, senza dare la minima importanza a fenomeni atmosferici catastrofici come tre mesi continui di pioggia battente in grandi capitali come San Paolo e disastri di questo genere (per non parlare dei terremoti che oltre a spostare città alterano l’asse terrestre), credo proprio che la catastrofe annunciata sia prossima, anzi è già in corso.
Provate però ad interrogare l’uomo della strada di Città del Messico o di Seul o di Mosca e vi risponderà che anche lui ha diritto, come l’uomo di Londra e di New York alla sua autovettura, alla sua coca-cola, alla sua birra e... alla sua dose di cocaina da usare i sabato sera nelle nottate di sballo collettivo. Come vedete siamo alla frutta: una intera umanità sotto il giogo di un modello economico globalizzato che sta portando alla catastrofe.
Qualcuno, per esempio gli ecologisti o i socialisti che in altri tempi predicavano la giustizia sociale e la distribuzione equa della ricchezza, sarà in grado non solo di frenare questo modello ma di cambiarlo? Non fatemi ridere!
Lasciate stare i governi, guidati dai vari Obama, Lula, Putin, Berlusconi coi loro rispettivi bagagli di buone intenzioni e di tante promesse: ma chi butta giù dai loro scranni di potere i veri padroni del mondo, seduti nei grandi centri dove si decide il valore di una moneta o le quotazioni di borsa e gli scambi finanziari e che sono i grandi responsabili dello sfruttamento delle risorse della terra e dell’ingiustizia sociale? Chi sarà in grado – questo si che sarebbe un passo indietro in senso politico e un grande passo in avanti in senso sociale ed ecologico nella coniugazione auspicata dall’autore del libro – di restituire potere e sovranità ai popoli e alle nazioni?
Io non lo vedo né oggi e né farsi largo all’orizzonte, né tra gli ambientalisti e nemmeno tra i socialisti: di conseguenza, la catastrofe annunciata sarà una catastrofe reale. E a dire il vero tutto ciò, magra consolazione, combina con tutte le profezie antiche e moderne.
D’altra parte, dov’è scritto e dov’è stabilito che la razza umana debba vivere in eterno? Potrebbe vivere se avesse almeno il buon senso di organizzarsi in una forma di vita onesta e rispettosa dell’ambiente, ma se tutti i suoi comportamenti ed azioni vanno in direzione totalmente opposta al buon senso, per non dire al resto, per quale ragione deve sopravvivere, me lo sapete dire?
Faccio un solo esempio: da oltre quarant’anni, un piccolo popolo che si considera predestinato da Dio seguace di un libro fra i più pubblicati al mondo, tortura ed opprime al fine di distruggerlo il legittimo proprietario di un piccolo territorio, e questo avviene tra l’indifferenza dei cosiddetti “grandi” della terra e dell’ONU pomposamente ritenuta l’assise più rappresentativa del pianeta.
Di fronte ad una così palese ed eclatante ingiustizia, cosa volete che facciano gli altri? Dovrebbero reagire invece di recitare il rosario, ma poiché recitano il rosario e non reagiscono, il destino della razza umana è ormai segnato. Infatti, l’avete capito o no che la globalizzazione è stata inventata solo per asservire i popoli e non per liberarli da antiche e nuove schiavitù?
Ho fatto un esempio, tra i tanti che si potrebbero fare. Il caso della Grecia: scioperi e cortei non servono più a nulla, sono strumenti del passato, come non serve andare in giro per il mondo con il cappello in mano. Il parlamento ellenico deve emettere un decreto composto da un solo articolo: NON PAGHIAMO I DEBITI, RITORNIAMO ALLA SOVRANITA’ MONETARIA E CHE I VARI SOROS E COMPAGNIA VADANO ALL’INFERNO!
Voglio dire, parafrasando l’autore del libro, che problemi come quello palestinese o greco, non vanno più lasciati unicamente alla sfera politica ma vanno integrati come problemi ambientali, geografici, nel senso che comportamenti come quelli dei sionisti o del capitalismo finanziario non fanno più solo danni politici, ma ambientali e quindi vanno classificati come armi di distruzione di massa, peggiori dell’arma atomica perché provocheranno la distruzione dell’umanità.
“La sinistra, – scrive Kempf a pag. 42 – ossia quelli per cui la questione sociale – la giustizia – resta al primo posto. Vestita con quel che resta del marxismo, ripete incessantemente le parole d’ordine del XIX secolo, in cui s’inabissa nel “realismo” del “liberismo moderato”. Così, l’emergenza sociale – segnata dall’aumento dell’ingiustizia e dalla dissoluzione dei legami di solidarietà sia privati che collettivi – che sembra ricoprire l’emergenza ecologica, serve de facto a eliminare quest’ultima dal campo.”
Alla sinistra, perciò, non resta da fare altro che un passo indietro nel tempo e nella storia, ripescare negli ideali di una sinistra nazionale libera dalle ideologie del materialismo storico e dall’utopia marxista, ma forte della saggezza popolare che nei momenti più cruciali della storia le fornì l’impeto giusto, il coraggio di reagire di fronte ai grandi soprusi e alle grandi violenze dei potentati economici.
L’autore del libro aggiunge: “Ci si imbatte dunque in ecologisti naif – l’ecologia senza il sociale - , una sinistra incollata al 1936 o al 1981 – il sociale senza l’ecologia, e in capitalisti soddisfatti: “Discutete, brava gente, e soprattutto continuate a pensarla diversamente”.
Noi, sembrano dire, siamo più bravi di voi, siamo i migliori e continueremo regolarmente a mettervelo in quel posto... mentre voi continuate a discutere e a sfilare nei cortei.
È ora quindi che la sinistra ritrovi la sua vera unitaria anima nazionale e guerriera ed anche se la guerra non dovesse vincerla e la catastrofe non potesse evitarla, almeno potrebbe dire di avere combattuto con dignità e ove necessario di essere caduta sul campo con l’onore delle armi.
Il libro va letto e meditato con calma: ma è bene far precedere la lettura da una buona camomilla perché le molte e documentate informazioni accompagnate da opportuni commenti critici potrebbero farvi imbestialire e farvi venire pericolosi istinti aggressivi... Buona lettura!
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