BORSA: CORRONO PREZZI CINA, PAURA STRETTA; GIU' WALL STREET

(ANSA) - NEW YORK, 11 mar - Torna a riaccendersi il timore di una possibile stretta monetaria in Cina, con l'inflazione salita oltre le attese. E Wall Street cala, appesantita anche dalle indicazioni congiunturali non positive provenienti dall'economia. Intorno alle ore 19.00 il Dow Jones cede lo 0,08% a 10.559,17 punti, il Nasdaq lo 0,11% a 2.356,41 punti, e lo S&P 500 dello 0,14% a 1.143,96 punti. In calo risultano i titoli piu' sensibili a possibili cambiamenti economici, quali 3M che perde l'1%, Caterpillar lo 0,8% e General Electric lo 0,7%. In febbraio i prezzi al consumo in Cina sono del 2,7%, piu' del previsto, riaccendendo le preoccupazioni di possibili nuove iniziative di Pechino per raffreddare i prezzi. Nei primi due mesi dell'anno la produzione industriale cinese e' aumentata del 20,7% rispetto a un anno fa, un rialzo maggiore del previsto. Gli altri dati diffusi da Pechino segnalano un rallentamento della corsa delle spese per investimento e dei prestiti delle banche, indicando come il governo cinese stia gradualmente ritirando le misure di stimolo messe in atto contro la crisi. ''L'inflazione e' certamente un problema. Per gli Usa comunque e' meglio avere un problema di crescita eccessiva - spiega Jim Paulsen, chief investment strategist di Wells Capital Management - piuttosto che una Cina che cresce poco''. Un'eventuale stretta cinese avrebbe delle implicazioni anche per la Fed. ''Con l'atteggiamento delle banche centrali che inizia a diversificarsi, la pressione sulla Fed aumenta. Nel tempo non avere un atteggiamento comune di politica monetaria puo' causare preoccupazioni''. Il presidente americano Barack Obama e' tornato a premere oggi su Pechino affinche' il tasso di cambio dello yuan sia piu' ''orientato al mercato'', sottolineando come questo sarebbe ''un essenziale contributo'' a una crescita mondiale piu' bilanciata. Ad influenzare la seduta anche le indicazioni congiunturali provenienti dagli Stati Uniti. La scorsa settimana il numero delle richieste di sussidio alla disoccupazione sono scese di 6.000 unita', lasciando perplessi gli analisti. Il deficit commerciale e' sceso del 6,6% a 37,29 miliardi di dollari, meno del previsto. (ANSA).

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