Shock economy e la tragedia dei Commons I

Mag 10 5

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Pubblicato da Pietro Cambi alle 10:00 in Apocalypse now, Finanza, Ordine Pubblico, Psicologia, Reimparare, Vita quotidiana, politica

giovanni fattori  pecore

Se siete nostri fedeli lettori; se avete letto l'omonimo libro di Naomi Klein ( non l'avete fatto?? Male, malissimo!! Fatelo!!); se siete almeno mediamente informati sul bi ed il ba della matrigna di tutte le crisi, ovvero sulla temperie culturale che ci troviamo, piu' o meno scientemente, ad attraversare, non siete certo tra quelli che si chiedono come mai la Grecia e con lei l'Europa siano arrivate al punto in cui sono arrivate, ovvero a fare da cavie ai teorici e praticoni della Shock Economy. Con quel che inesorabilmente ne segue, il collasso, in una sintetica ma realistica parola.

Lo imponevano i semplici, implacabili, numeri, come lo impongono, con palmare, lampante, sfolgorante, evidenza, anche per le altre economie, occidentali e non. Ovviamente con modalità, tempi, destini e caratteristiche peculiari per ciascuna di essa.

Immaginiamo ora, stando in precario equilibrio sul nostro esile rametto, di osservare dall'alto, con occhio da naturalista, il mare magno dell'economia mondiale. Vedremo una Savana, piu' che una giungla, uno spazio aperto ed interconnesso, con un equilibrio precario tra prede e predatori, dove ultimamente i predatori hanno imparato a predare con maggiore efficienza e cominciano a rendersi conto che le prede non sono infinite ed anzi sono in pericolo, con esse essendo in pericolo anche la loro stessa esistenza.

Fino a poco tempo fa pensavo che questa consapevolezza non fosse cosi diffusa ne implementata ai piani alti della finanza mondiale. Se preferite, pensavo che i grandi speculatori alla Soros, gli oscuri manovratori di sistemi esperti, reti neurali artificiali autorganizzanti autoapprendenti e semi cognitive, le iperprezzolate agenzie di rating, insomma quelli a cui viene imputato l'attuale sconquasso agissero, praticamente, per necessità "ontologica", secondo uno schema descritto per primo da Garret Harding nella cosidetta "tragedia dei commons". Si tratta di un classico "attrezzo" da giardino utilizzato da noialtri decrescentisti, Cassandristi, limitisti, odiatori di insulse gattine vestite da Minni, per dissodare le impervie menti degli sfortunati a cui intendiamo spiegare l'ABC del raggiungimento dei limiti. In breve: se vi è una risorsa a cui si può attingere liberamente, ciascuno secondo le proprie capacità, come era il caso dei "commons", ovvero dei pascoli comuni dell'antica Inghilterra, le leggi dell'economia "naturale" confliggono inesorabilmente con quelle di natura, dato che ciascun allevatore ha l'interesse di portare il massimo di animali possibile a pascere sui commons. Senza regolamentazioni e/o accordi i pascoli vengono sovrasfruttati ed alla fine non possono sostenere nessun animale. TUTTI i pastori muoiono di fame, insieme alle loro bestie.

Questa è stata la situazione, in termini schematici, dell'economia mondiale almeno dell'ultimo decennio, un grande pascolo comune dove far pascolare le proprie greggi. L'erba ( o le Gazzelle nel paragone-Savana) sono i risparmi e l'economia reale, le pecore ( o i predatori nell'esempio Savana) i grandi gruppi investitori, complessi bancari, agenzie di rating...

L'overgrazing, il sovrasfruttamento, è arrivato, inesorabile. Le risorse CALANO, in termini reali, i predatori si chiedono se sia arrivato il momento di regolamentare lo sfruttamento.

A parte il fatto che sono lontani le mille miglia dal riuscirci, tatticamente devono intanto metterci una pezza. Il guaio è che non sembra questo quello che sta succedendo, anzi pare proprio che trionfi il mors tua vita mea del paradosso appena citato.

Non credo tuttavia che sia questa la spiegazione reale di quel che sta avvenendo. Dopo qualche giorno in cui la parola PERCHE' era quella che mi veniva piu' spesso alle labbra, con i miei bei limiti, ho elaborato una bozza di schema provvisorio, un para-ragionamento che qualcosa, forse, spiega.

Certo: è solo una POSSIBILE spiegazione di quel che succede, semplice o addirittura semplicistica, ma, spero, con una sua ragionevolezza. Diciamo che POTREBBE essere un punto di partenza, per costruire qualcosa di piu' strutturato.

Ve ne parlo tra sei ore, ok?

http://crisis.blogosfere.it/2010/05/shock-economy-e-la-tragedia-dei-commons-i.html

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