Dai Cds segnali di allarme sul debito britannico

30 aprile 2010
Dai Cds segnali di  allarme sul debito britannico Gli investitori sono preoccupati. Nuovamente pericoli in arrivo dalla Grecia? No, a guardate i dati relativi ai credit default swap (Cds), le nuove ansie arrivano dal Regno Unito...

Gli investitori sono preoccupati. Nuovamente pericoli in arrivo dalla Grecia? No, a guardate i dati relativi ai credit default swap (Cds), le nuove ansie arrivano dal Regno Unito. La quantità di capitali investiti infatti per acquistare tali prodotti derivati - attraverso i quali ci si assicura contro l’eventuale default di un debito sovrano - è schizzata a 443 milioni dollari.

A riferire il dato è la Depository Trust e Clearing Corp., secondo quanto riportato questa mattina dal Wall Street Journal. Qualche motivo di reale preoccupazione c’è del resto, se il totale dei Cds in circolazione raggiunge ormai gli 8,2 miliardi dollari e se George Soros, il miliardario a capo del fondo di investimenti reo di aver messo ko la sterlina britannica negli anni Novanta, ha dichiarato recentemente di aver ragione di credere che il Regno Unito possa trovare una maniera per gestire i propri debiti che non sia entrare nella zona Euro. E non è il solo, Parlamento britannico in testa. L’ammontare dei titoli di “protezione” nel Regno Unito è quasi raddoppiato dall’inizio dell’anno e supera di gran lunga la rincorsa ai Cds avvenuta in Grecia lo scorso autunno. Sebbene questo trend non abbia ancora dato luogo ad alcun crollo dei prezzi, come era invece accaduto in altre recenti situazioni, il comportamento del mercato britannico, in qualche modo, riecheggia quello che ha preceduto altre crisi, quella greca e altre simili.

Tra l’altro, è interessante notare come al contempo l'acquisto di Cds in Portogallo sia aumentato di soli 10 milioni di dollari la settimana scorsa, mentre risulta in calo sia per la Spagna che per l'Italia. E se c’è chi considera questi Paesi come possibili mete di contagio del virus in arrivo da Atene, i dati potrebbero suggerire che anche il Regno Unito sia tra i possibili bersagli.

http://www.valori.it/italian/finanza-globale.php?idnews=2306

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