Kερδοσκοπία: speculazione

scrooge-mcduck-make-it-rainAbbiamo dato anche di recente diverse informazioni sulla crisi della Grecia - scoppiata da realtivamente poco tempo e in preda ad un percorso ancora oggi non pienamente concluso - e sul pesante attacco speculativo sviluppato contro la zona dell’euro. Ma gli spunti utilizzabili per sviluppare altri ragionamenti anche importanti sulla finanza, la speculazione, gli attuali rapporti tra finanza e politica, il possibile futuro della stessa costruzione europea sono tantissimi.

Oggi ci limiteremo ad analizzare alcune notizie che ruotano strettamente intorno a vari misfatti, grandi e piccoli, compiuti dalla speculazione intorno al caso del paese ellenico, partendo per farlo da alcune notizie di cui in queste settimane è ricca la stampa internazionale, soprattutto anglosassone, per quanto riguarda in particolare le modalità tecniche degli interventi. Accenneremo in particolare a due questioni. Cominciamo da una notizia che appare veramente sconvolgente e che spiega facilmente molte delle cose che sono accadute, almeno sul piano tecnico. Ci informa il quotidiano britannico Guardian, che i costi da sostenere per speculare sui mercati valutari sono diventati persino ridicoli. Oggi bastano poche sterline, quanto nella sostanza il costo di un caffè in un bar di Londra, per speculare per molti milioni di sterline contro l’euro. Si tratta di un’occasione molto attraente per chiunque ne voglia approfittare. Così il mercato delle valute è diventato la principale fonte della speculazione internazionale. Ogni giorno i contratti sulle valute a livello mondiale ammontano a circa 4 trilioni di dollari; il 90% di essi sono di tipo puramente speculativo e non sono legati a rapporti industriali o commerciali sottostanti, mentre lo stesso mercato valutario è dominato dagli operatori londinesi.

I costi della speculazione sono abbattuti, tra l’altro, dal fatto che prendere dei soldi a prestito in questo momento non costa sostanzialmente niente per le investment banks e gli hedge funds, prevalentemente statunitensi, che si stanno dedicando in questo momento all’esercizio. Nel 2009 i cinque principali operatori sul mercato valutario sono stati comunque complessivamente la Deutsche Bank, l’UBS, la Barclays, la RBS, la City. Intanto compare sui giornali la notizia che sulla speculazione contro la Grecia e contro l’euro stanno persino indagando i servizi segreti oltre che greci, spagnoli e francesi e che sarebbero tra l’altro presi di mira dalle indagini in corso quattro fondi di investimento, di cui tre statunitensi e uno britannico –solo quest’ultimo ha smentito per il momento il proprio coinvolgimento nelle operazioni citate-, mentre il ministro spagnolo per lo sviluppo economico dichiara che nulla di ciò che è successo nelle ultime settimane è casuale o innocente.

Un’altra notizia che si trova questa volta su diversi organi di stampa riguarda la Goldman Sachs e altri istituti più o meno del suo calibro. Apparirebbe che la stessa Goldman ed anche altre banche di investimento avrebbero aiutato in passato la Grecia, a partire dal 2001 - ma sembra, in passato anche l’Italia e la Spagna, sempre comunque apparentemente in presenza di governi di centro-destra - a nascondere per diversi anni la reale dimensione dei suoi debiti. Come ha commentato in proposito il cancelliere tedesco Angela Merkel, è uno scandalo che le stesse banche che ci hanno portato qualche tempo fa sull’orlo dell’abisso abbiano anche aiutato a manipolare le statistiche.

Il trucco sarebbe stato messo in piedi attraverso il solito meccanismo dei derivati, il che non costituisce certo una sorpresa per i vecchi lettori di finansol.it, sito che ha affrontato ampiamente il tema dell’uso nefasto dello stesso strumento parecchio tempo fa, costruendoci sopra anche una campagna. Nella sostanza, le banche avrebbero versato dei soldi subito nelle casse pubbliche in cambio di versamenti futuri, distribuiti su molti anni, da parte dei governi; di tali versamenti non c’era peraltro in alcun modo traccia nei conti pubblici. Nel caso greco del 2001, i pagamenti dovrebbero continuare sino al 2019.

La Grecia avrebbe sborsato ben 300 milioni di dollari di commissioni alla Goldman per l’accordo citato. Qualcuno intanto ha ricordato che i derivati sono stati a suo tempo abbondantemente adoperati per nascondere la reale situazione dei conti pubblici già negli anni novanta, prima dello scoppio della crisi asiatica del 1997-98 e di quella messicana del 1994. Comunque la Goldman Sachs si sarebbe rifatta viva con il governo greco nel novembre del 2009, subito dopo le ultime elezioni, per riproporre la manovra, ma questa volta il nuovo esecutivo avrebbe respinto le sue avances. La Goldman Sachs si rifiuta di commentare le notizie in merito. Fonti bancarie e anche dei funzionari pubblici greci hanno dichiarato che al momento della conclusione di tali operazioni esse erano considerate lecite, mentre Eurostat ha smesso di accettarle solo qualche anno dopo. Comunque, la stessa Eurostat ha chiesto ora alla Grecia di chiarire meglio la questione. Intanto il primo ministro greco, G. Papandreu, ha dichiarato che sarà istituita una speciale commissione parlamentare per investigare meglio sui fatti denunciati e, dato che essi si sono svolti quando era al governo il partito avversario, probabilmente fra poco, a meno di accordi sottobanco e di pressioni di varia origine cui facciamo cenno di seguito, si conoscerà la verità sulla questione.

Il fatto è che operazioni come quelle indicate aiutano a spiegare almeno in parte gli elevatissimi profitti di Wall Street, dal momento che tali contratti sono molto redditivi. Dato che le banche anglosassoni vivono per la gran parte di contratti di questo tipo, evidentemente esse ora cercheranno di contrastare in tutti i modi la possibilità che la verità venga a galla sino in fondo, come scrive Newsweek del 17 febbraio 2010. Ma la storia non finisce a questo punto. Al momento di chiudere questo articolo arrivano ulteriori notizie di stampa sul caso e che riguardano in particolare sempre la Goldman ed altri istituti statunitensi. Le notizie più recenti dicono che le stesse banche che hanno aiutato la Grecia a nascondere una parte dei suoi debiti, la stanno portando ora più vicina alla catastrofe finanziaria, speculando contro il paese attraverso manovre sui Credit Default Swaps, CDS. Un funzionario straniero della Unicredit ha così commentato la notizia, come riporta un articolo comparso sul Nyt del 25 febbraio: “è come comprare un polizza di assicurazione contro l’incendio della casa del vostro vicino; voi create un incentivo per bruciare la casa”.

Nel momento in cui le banche ed altri attori corrono a comprare questi cds sul debito greco il costo dell’assicurazione sullo stesso debito aumenta e gli investitori, allarmati da tale segnale, scappano dai titoli di stato del paese; così i tassi di interesse sullo stesso debito aumentano, mentre cresce anche il rischio di default. Il processo può ripartire all’infinito, creando alla fine un circolo vizioso. Per oggi basta comunque con la finanza cattiva. Ma vedremo di dedicare prossimamente un’altra puntata sullo stesso tema delle operazioni dubbie delle banche, seguendo le vicende a suo tempo sviluppate dalla Bank of America con la Merryll Lynch e che ora stanno venendo a galla negli Stati Uniti.

http://www.finansol.it/?p=3483

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