Secondo il Financial Times Deutschland, la banca ipotecaria tedesca Hypo Real Estate (HRE), già salvata dal governo federale da sicuro fallimento, avrebbe una esposizione al debito greco pari a 4 miliardi di euro. Se questa esposizione dovesse essere svalutata a zero, ad HRE servirebbe una ricostituzione della sua base di capitale per 100 miliardi di euro, dato il grado di leva finanziaria con cui opera. Naturalmente non è realistico assumere che un eventuale default della Grecia avrebbe valore di recupero pari a zero, ma il dato di leverage resta. Da ciò si evince che il salvataggio di Atene sembra restare l’alternativa più a buon mercato.
Ma vi sono anche altre utili evidenze statistiche. Il debito totale di Grecia, Spagna e Portogallo verso banche europee è di circa 800 miliardi di euro, con un rilevante peso, tra i creditori, di istituti tedeschi e francesi anche se l’Olanda, con 100 miliardi di euro di crediti, ha la maggiore esposizione relativa al Pil. E non è tutto: anche i crediti reciproci tra paesi coinvolti mostrano un enorme potenziale di contagio: ad esempio, l’esposizione delle banche portoghesi a Spagna e Irlanda è pari al 19 per cento del Pil portoghese. Quindi, la situazione è la seguente: l’eventuale default greco manderebbe a gambe all’aria il sistema bancario europeo, segnatamente quello tedesco, che non è per nulla in forma ed è già oggi tra quelli a maggiore opacità dei propri conti. Chi sostiene che la Grecia non è too big to fail non sa di cosa parla.
La “dichiarazione d’intenti” di giovedì scorso serve ai tedeschi e all’Europa per prendere tempo, sperando che il governo greco realizzi l’austerità promessa e che i cittadini greci l’accettino. Per questo il nostro timore è che l’Europa possa imporre ben poche condizioni al governo greco, che è un debitore con il coltello dalla parte del manico. Il rischio, altissimo, è quindi quello di arrivare ad un bailout con condizioni finte e che non sono assolutamente in grado di mordere. A quel punto i mercati, in assenza di un vero risanamento fiscale e soprattutto di una crescita vera, che rappresenta l’unica garanzia di rimborso dei debiti, punteranno decisamente su Portogallo e Spagna.
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