IL CASO/ Chi vincerà la guerra tra Ryanair ed Enac?

martedì 29 dicembre 2009

Nuove turbolenze nel mercato aeronautico italiano: Ryanair, primo vettore per passeggeri trasportati sulle rotte internazionali da/per l’Italia e secondo, dopo la nuova Alitalia, sulle rotte domestiche, ha comunicato la sospensione dal prossimo 23 gennaio di tutti i voli sulle rotte interne italiane in reazione alla richiesta dell’Enac, l’ente di regolazione tecnica del trasporto aereo, che impone a Ryanair di accettare una molteplicità di documenti per l’identificazione dei passeggeri al momento dell’imbarco.

La questione, in sintesi, è la seguente: Ryanair, che effettua check in solo online, richiede per l’imbarco su voli nazionali la stessa tipologia di documenti prevista a livello comunitario per quelli internazionali, cioè carta d’identità o passaporto, mentre l’Enac, applicando una norma nazionale che fu approvata con ben altri intenti (quello di semplificare i rapporti tra cittadino e P.A.), richiede che tutti i vettori accettino anche altre tipologie, quali ad esempio le patenti di guida, le patenti nautiche e, sembrerebbe, persino le licenza di pesca.

Ryanair si rifiuta, sostenendo che tali tipologie abbasserebbero gli standard di sicurezza, e ha conseguentemente sospeso tutti i suoi voli nazionali dal prossimo 23 gennaio, interrompendo le prenotazioni e comunicando la decisione ai passeggeri già prenotati. Ryanair ritiene illegittima la posizione di Enac ed è pur vero che accanto alla motivazione ufficiale vi è probabilmente anche il fatto che non intende accollarsi i costi per adeguare le sue procedure, ma si tratta di una posizione ragionevole per un vettore che ha fatto dei voli a prezzi stracciati il suo cavallo di battaglia e ha reso il trasporto aereo alla portata di tutte le tasche. L’Enac d’altra parte si affida alle norme italiane per giustificare la propria posizione.

Chi ha ragione? Da un punto di vista strettamente normativo sicuramente l’Enac, dato che se c’è una legge in tal senso va rispettata. Tuttavia non ci si può sottrarre a un esercizio di valutazione della norma: la legalità è il rispetto delle leggi, ma le leggi che vogliono farsi rispettare dai cittadini debbono anche essere eque e razionali, come già Aristotele aveva ben chiaro nell’Etica Nicomachea: “È giusto sia ciò che è legale sia ciò che è imparziale, è ingiusto sia ciò che è illegale sia ciò che è iniquo”.

Rispettare la legge è giusto, ma anche la legge che rispettiamo deve essere equa e razionale. Ci si attende quindi che se una legge ha contenuti non più attuali, perché divenuti nel tempo controproducenti o assurdi, dovrebbe essere cambiata al più presto e che un ente di regolazione dovrebbe, sulla base della sua competenza tecnica, chiedere con urgenza tali modifiche al legislatore anziché correre il rischio che l’applicazione delle norme generi effetti non previsti e non desiderati dallo stesso legislatore che le aveva emanate.

Nel caso specifico è lecito dubitare che il legislatore, abilitando una pluralità di documenti all’identificazione delle persone, avesse in mente di favorire la sicurezza dei voli nazionali dopo i tragici eventi dell’11/09/2001. Che i documenti “alternativi” prima ricordati abbiano una minore affidabilità è indubbio e quindi se sulla forma ha ragione Enac, sulla sostanza ha sicuramente ragione Ryanair.

La stessa patente di guida è un documento che non permette il riconoscimento certo delle persone, dato che viene rinnovata ogni decennio tramite l’applicazione di un bollino ma conserva la foto applicata al momento dell’emissione. È quindi usuale che un adulto e perfino un anziano abbiano sulla loro patente una foto risalente all’epoca della loro maturità.

Ci si sarebbe aspettato in conseguenza che l’Enac, istituzionalmente tenuto a garantire la massima sicurezza dei voli, chiedesse al legislatore di rimuovere tali documenti da quelli utilizzabili per l’imbarco anziché ostinarsi a esigere che i vettori li accettino. Perché non lo ha fatto?

I passeggeri delusi dalla sospensione dei voli Ryanair e dalle mail di annullamento ricevute, tra i quali anche molti studenti che grazie ai vettori low cost si possono permettere l’Erasmus e fanno parte della prima vera generazione di cittadini europei, sospettano che sia l’ennesimo aiutino in favore di una nota compagnia nazionale, già pubblica e di bandiera. Intanto si iscrivono in massa al gruppo Facebook di protesta “Non chiudete Ryanair - Mobilitazione on-line” che ha superato in pochissimi giorni i 30 mila iscritti.

Ma cosa prevede esattamente la controversa norma all’origine del duello Ryanair-Enac? Dovrebbe trattarsi (il condizionale è d’obbligo quando si pesca nel mare della normativa nazionale) dell’art. 35, comma 2, del D.P.R. 445/2000 (Testo unico sulla documentazione amministrativa), il quale così recita: “Sono equipollenti alla carta di identità il passaporto, la patente di guida, la patente nautica, il libretto di pensione, il patentino di abilitazione alla conduzione di impianti termici, il porto d’armi, le tessere di riconoscimento, purché munite di fotografia e di timbro o di altra segnatura equivalente, rilasciate da un’amministrazione dello Stato”.

Come si può osservare, si tratta di un elenco non chiuso dato che qualsiasi amministrazione dello Stato può rilasciare tessere di riconoscimento. In conseguenza il vettore aereo, che è tenuto ad adempiervi per le sole rotte nazionali, dovrebbe conoscere tutte le possibili tipologie di documenti e accettarli per l’imbarco, consentendone l’inserimento online dei relativi dati.

Dovrebbe ovviamente conoscere in via preliminare tutte le amministrazioni dello Stato e le caratteristiche di ogni possibile documento di riconoscimento da esse emesso. Cosa dovrebbe fare, inoltre, un vettore aereo nell’ipotesi che tutti o molti paesi dell’Unione godano di una “semplificazione amministrativa” simile alla nostra?

Ci sembra pertanto ragionevole che O’Leary preferisca sospendere i voli della sua compagnia, con grave danno per i consumatori italiani, per il settore turistico e per il nostro Pil, piuttosto che trasformarsi in una sorta di Indiana Jones alle prese con la giungla della nostra burocrazia. La questione Ryanair-Enac sembra più una storia di ordinaria assurdità burocratica che un problema aeronautico.

È ben strano un paese nel quale un provvedimento finalizzato alla semplificazione amministrativa anziché ridurre solo a 1-2 i documenti validi per l’identificazione, uniformandoli allo standard europeo, li moltiplica potenzialmente all’infinito come le scope nel cartoon di Topolino apprendista stregone. Non ci dobbiamo in conseguenza stupire del fatto che noi italiani ci salviamo da norme assurde semplicemente ignorandole e disapplicandole.

Chi scrive non conosceva questa norma “pluralista” sui documenti e non l’ha mai applicata nell’identificare gli studenti agli appelli d’esame; fortunatamente neanche gli studenti la conoscevano (o forse sono dotati di maggiore razionalità del legislatore) e non si sono mai presentati muniti di licenza di pesca o porto d’armi (col rischio nel primo caso di far pensare a una presa per i fondelli e nel secondo a una forma di pressione).

Non si comprende proprio perché si debba fare una guerra patriottica a Ryanair per difendere il diritto a imbarcarsi di un’esigua minoranza di cacciatori, pescatori, piloti nautici e addetti alla conduzione di impianti di riscaldamento dotati della rispettive patenti e tesserini ma privi di passaporto e carta d’identità. Almeno per una volta potremmo essere un po’ più seri.

http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2009/12/29/IL-CASO-Chi-vincera-la-guerra-tra-Ryanair-ed-Enac-/58537/

1 commento:

Anonimo ha detto...

Questo dimostra per l'ennesima volta, come se ce ne fosse poi bisogno, che abbiamo un parlamento di stronzi e tarati mentali, che emanano leggi assurde come i loro cervelli di cacca.