Nelle stazioni ferroviarie si giocherà d'azzardo

 

Marco Cedolin

All’interno delle stazioni ferroviarie italiane sta diventando sempre più difficile riuscire ad acquistare in tempo utile il biglietto del treno. In quelle piccole la biglietteria non esiste neppure più ed occorre rivolgersi ad un bar o tabaccheria autorizzati, mentre in quelle grandi bisogna fare i conti con le code spesso interminabili ai pochi sportelli aperti e con lo stato di degrado delle macchinette automatiche che troppe volte risultano fuori servizio.
In compenso a partire dal 17 novembre (data dell’inaugurazione a Savona della prima stazione – casinò) i viaggiatori il cui treno è stato soppresso o hanno perso la coincidenza a causa dei cronici ritardi, potranno trastullarsi e dimenticare la peripezia, giocando d’azzardo a slot machine, videolotterie e altri intrattenimenti “culturali” di quelli che ogni anno riducono sul lastrico un notevole numero di famiglie italiane.
Si tratta del risultato di un accordo stipulato fra Centostazioni, società partecipata dalle Ferrovie di Moretti e dalla cordata privata Archimede1 che è attualmente impegnata a “riqualificare” 103 stazioni ferroviarie italiane, ed il colosso Lottomatica. Accordo che prevede appunto l'apertura di spazi all'interno delle stazioni, dedicati a slot machine, videolotterie e giochi di vario genere, con l’obiettivo di offrire possibilità di intrattenimento e tempo libero per gli utenti delle stazioni.
Dietro al “nobile” intento di rallegrare la via crucis giornaliera di pendolari e viaggiatori, si nasconde naturalmente la volontà di sfruttare un mercato come quello del gioco d’azzardo che in tempi di crisi sta mostrandosi sempre più fiorente e raggiungerà in Italia nel 2009 un volume di 52 miliardi di euro giocati, equivalente ad una media di circa tre euro al giorno per ogni italiano.
L’iniziativa, giudicata dall’ad di Trenitalia Mauro Moretti semplicemente un “esercizio commerciale”, non ha riscosso il gradimento del ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola che invitato alla cerimonia d’inaugurazione della stazione – casinò di Savona ha ribadito come il gioco d’azzardo sia poco educativo, ricordando anche un suo caro amico al quale è costato la vita.

Alla luce dello stato di degrado e dei disservizi diffusi presenti nelle stazioni italiane, suscita più di qualche perplessità il fatto che Moretti ed i suoi soci, equamente ripartiti fra società immobiliari, cooperative, banche e gestori di aeroporti, abbiano inteso mettere in atto una riqualificazione che privilegia aspetti (come la trasformazione in case da gioco) non proprio consoni alla destinazione d’uso delle stesse, anche se forieri di facili profitti. Guardando alle nuove stazioni, intese dai gestori come “luogo d’intrattenimento e tempo libero”, le perplessità aumentano ulteriormente, dal momento che siamo avvezzi a considerarle semplicemente degli spazi di servizio, funzionali ai viaggiatori che (se le coincidenze e le soppressioni di convogli lo consentono) ambiscono a permanervi il meno possibile. E riteniamo che le dinamiche concernenti la loro riqualificazione avrebbero dovuto privilegiare l’efficienza dei molti servizi attualmente carenti, al fine da rendere più facile la vita dei viaggiatori, anziché trasformarle in sale da gioco dove continuerà a rimanere molto difficile reperire un biglietto per il treno, ma diventerà al contrario facilissimo dilapidare il proprio stipendio nell’attesa che arrivi il prossimo convoglio.

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