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Krugman dice si tratti di un ben noto fenomeno ma senza dargli un nome. Che intenda abbia qualcosa a che fare con la iella? | | |
| Scritto da Marcello Foa | |
| giovedì 17 dicembre 2009 | |
| ... Sul Giornale di ieri racconto la storia emblematica di un imprenditore di origine francese, Alain Houli, che vive e lavora da 30 anni in Italia, il quale sebbene abbia retto benissimo alla crisi senza mandare in cassa integrazione neanche un lavoratore, è ostacolato dalla Cgil che anzichè aiutarlo a risolvere i problemi con un manipolo di operai assenteisti cronici, li protegge, chiudendo gli occhi di fronte a minacce gravi in fabbrica. Anzi, fa di tutto per boicottare l’azienda e lo gratifica di un linguaggio da anni Settanta: lo accusa di “trattare gli operai come bestie”, i quali invece hanno stipendi superiori alla media e condizioni ineccepibili, di essere “un padrone che sfrutta i lavoratori” e via dicendo Sia chiaro: io credo che il sindacato abbia un’utilità sociale e che certe lotte in presenza di soprusi. Non lo demonizzo, ma ho l’impressione che le organizzazioni più estreme, come la Cgil, anziché proteggere i lavoratoi onesti e meritevoli, sovente tuteli soprattutto quelli disonesti, gli assenteisti i fubri che, nelle aziende private e in quelle pubbliche, abusano dei diritti e delle protezioni garantite dalla legge. Sarà forse per questo che sempre più persone decidono di non iscriversi al sindacato? Mi chiedo: quando avremo anche in Italia un sindacato moderno,capace di difendere i lavoratori senza danneggiare le aziende che danno ricchezza a questo Paese? PS Se conoscete o siete stati protagonisti di storie come quelle di Houli inviatemele sul blog o al mio indirizzo di email, le considererò volentieri… Da:http://blog.ilgiornale.it/foa
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| Scritto da Marcello Foa | |
| giovedì 17 dicembre 2009 | |
| ... Sul Giornale di ieri racconto la storia emblematica di un imprenditore di origine francese, Alain Houli, che vive e lavora da 30 anni in Italia, il quale sebbene abbia retto benissimo alla crisi senza mandare in cassa integrazione neanche un lavoratore, è ostacolato dalla Cgil che anzichè aiutarlo a risolvere i problemi con un manipolo di operai assenteisti cronici, li protegge, chiudendo gli occhi di fronte a minacce gravi in fabbrica. Anzi, fa di tutto per boicottare l’azienda e lo gratifica di un linguaggio da anni Settanta: lo accusa di “trattare gli operai come bestie”, i quali invece hanno stipendi superiori alla media e condizioni ineccepibili, di essere “un padrone che sfrutta i lavoratori” e via dicendo Sia chiaro: io credo che il sindacato abbia un’utilità sociale e che certe lotte in presenza di soprusi. Non lo demonizzo, ma ho l’impressione che le organizzazioni più estreme, come la Cgil, anziché proteggere i lavoratoi onesti e meritevoli, sovente tuteli soprattutto quelli disonesti, gli assenteisti i fubri che, nelle aziende private e in quelle pubbliche, abusano dei diritti e delle protezioni garantite dalla legge. Sarà forse per questo che sempre più persone decidono di non iscriversi al sindacato? Mi chiedo: quando avremo anche in Italia un sindacato moderno,capace di difendere i lavoratori senza danneggiare le aziende che danno ricchezza a questo Paese? PS Se conoscete o siete stati protagonisti di storie come quelle di Houli inviatemele sul blog o al mio indirizzo di email, le considererò volentieri… Da:http://blog.ilgiornale.it/foa
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16 dicembre 2009 (MoviSol) - Il movimento di LaRouche ha dato voce agli oppositori della truffa del riscaldamento globale facendo circolare al vertice di Copenhagen un appello che attacca la politica economica genocida ivi discussa e chiede di sostituirla con il Piano LaRouche per un nuovo sistema creditizio internazionale che garantisca lo sviluppo economico reale in tutto il mondo.
Anche se ai giornalisti dell'EIR sono state negate le credenziali stampa col pretesto che non ci fosse spazio sufficiente all'interno, un gruppo di attivisti del movimento di LaRouche sul posto è intervenuto con forza distribuendo migliaia di volantini, discutendo coi delegati e concedendo interviste alle TV di tutto il mondo, nonché creando un apposito sito per l'occasione (www.copenhagenscandal.org), partecipando alla conferenza alternativa anti-riscaldamento globale ed informando il corpo diplomatico in Danimarca. Dissipando la folta nebbia di lavaggio del cervello anti-crescita che permea la conferenza, gli attivisti del movimento di LaRouche sono stati un fattore importante che si è inserito nella esistente polarizzazione al vertice, aumentando le probabilità che fallisca il tentativo di imporre un accordo vincolante suicida sulle emissioni di CO2.
Denunciando apertamente le vere intenzioni degli oligarchi che si celano dietro la frode del riscaldamento globale, il movimento di LaRouche ha creato il podio per altri che hanno messo in dubbio l'ordine del giorno della conferenza. Questo si nota nelle dichiarazioni dell'attuale capo del G77, il sudanese Lumumba Stanislaus Di-Aping, che ha denunciato "l'Impero" che cerca di "colonizzare l'atmosfera". I 10 miliardi di dollari ai paesi in via di sviluppo proposti nella bozza di accordo danese, ha detto "non saranno neanche sufficienti a comprare le bare" per questi paesi.
Gli attivisti del movimento di LaRouche hanno distribuito migliaia di copie di due volantini, "La frode del riscaldamento globale significa genocidio: adottare il piano LaRouche per lo sviluppo!" e "La frode del riscaldamento antropico: vuoi davvero una dittatura mondiale?". Dopo aver letto il volantino molti delegati di diversi paesi hanno invitato i rappresentanti di LaRouche a discutere con loro la questione dello sviluppo economico. Un delegato africano è tornato dopo aver letto il volantino per dire "sono affermazioni forti, ma probabilmente vere". Ha aggiunto che all'interno della conferenza tutti stavano parlando dell'intervento dello Schiller Institut.
Molte TV e media internazionali, tra cui la TV russa, un quotidiano cinese, ABC Radio dall'Australia, la TV del Kenya, un settimanale francese, diverse TV web, soprattutto dalla Gran Bretagna, hanno registrato brevi interviste coi rappresentanti di LaRouche.
In un servizio dal titolo "gli scettici sfidano il vertice sul riscaldamento globale di Copenhagen" Russia Today, un programma in lingua inglese della TV russa che in precedenza aveva intervisto anche Lyndon LaRouche, ha mandato in onda una breve intervista all'attivista larouchiano Sebastian Perimony (vedi www.movisol.org) che afferma: "Abbiamo discusso con molte persone qui. Sembra che facciano parte di una setta, che dice che il pianeta si disintegrerà se non facciamo qualcosa subito, subito, subito. E ritengo che sia solo propaganda".
Lo Schiller Institut ha avuto anche un forte impatto sui cosiddetti "clima-scettici", partecipando alla Contro-Conferenza sul Cambiamento Climatico dell'8-9 dicembre, organizzata da Climate-Sense (www.climate-sense.com), CFACT (Comitato per un Domani Costruttivo) e NIPCC (NGO sul cambiamento climatico). Gli interventi degli scienziati hanno documentato la frode della teoria del riscaldamento globale.
Il movimento di LaRouche in Danimarca ha in serbo altre iniziative per la seconda ed ultima settimana del vertice.
http://www.movisol.org/09news246.htm
16 dicembre 2009 (MoviSol) - Il movimento di LaRouche ha dato voce agli oppositori della truffa del riscaldamento globale facendo circolare al vertice di Copenhagen un appello che attacca la politica economica genocida ivi discussa e chiede di sostituirla con il Piano LaRouche per un nuovo sistema creditizio internazionale che garantisca lo sviluppo economico reale in tutto il mondo.
Anche se ai giornalisti dell'EIR sono state negate le credenziali stampa col pretesto che non ci fosse spazio sufficiente all'interno, un gruppo di attivisti del movimento di LaRouche sul posto è intervenuto con forza distribuendo migliaia di volantini, discutendo coi delegati e concedendo interviste alle TV di tutto il mondo, nonché creando un apposito sito per l'occasione (www.copenhagenscandal.org), partecipando alla conferenza alternativa anti-riscaldamento globale ed informando il corpo diplomatico in Danimarca. Dissipando la folta nebbia di lavaggio del cervello anti-crescita che permea la conferenza, gli attivisti del movimento di LaRouche sono stati un fattore importante che si è inserito nella esistente polarizzazione al vertice, aumentando le probabilità che fallisca il tentativo di imporre un accordo vincolante suicida sulle emissioni di CO2.
Denunciando apertamente le vere intenzioni degli oligarchi che si celano dietro la frode del riscaldamento globale, il movimento di LaRouche ha creato il podio per altri che hanno messo in dubbio l'ordine del giorno della conferenza. Questo si nota nelle dichiarazioni dell'attuale capo del G77, il sudanese Lumumba Stanislaus Di-Aping, che ha denunciato "l'Impero" che cerca di "colonizzare l'atmosfera". I 10 miliardi di dollari ai paesi in via di sviluppo proposti nella bozza di accordo danese, ha detto "non saranno neanche sufficienti a comprare le bare" per questi paesi.
Gli attivisti del movimento di LaRouche hanno distribuito migliaia di copie di due volantini, "La frode del riscaldamento globale significa genocidio: adottare il piano LaRouche per lo sviluppo!" e "La frode del riscaldamento antropico: vuoi davvero una dittatura mondiale?". Dopo aver letto il volantino molti delegati di diversi paesi hanno invitato i rappresentanti di LaRouche a discutere con loro la questione dello sviluppo economico. Un delegato africano è tornato dopo aver letto il volantino per dire "sono affermazioni forti, ma probabilmente vere". Ha aggiunto che all'interno della conferenza tutti stavano parlando dell'intervento dello Schiller Institut.
Molte TV e media internazionali, tra cui la TV russa, un quotidiano cinese, ABC Radio dall'Australia, la TV del Kenya, un settimanale francese, diverse TV web, soprattutto dalla Gran Bretagna, hanno registrato brevi interviste coi rappresentanti di LaRouche.
In un servizio dal titolo "gli scettici sfidano il vertice sul riscaldamento globale di Copenhagen" Russia Today, un programma in lingua inglese della TV russa che in precedenza aveva intervisto anche Lyndon LaRouche, ha mandato in onda una breve intervista all'attivista larouchiano Sebastian Perimony (vedi www.movisol.org) che afferma: "Abbiamo discusso con molte persone qui. Sembra che facciano parte di una setta, che dice che il pianeta si disintegrerà se non facciamo qualcosa subito, subito, subito. E ritengo che sia solo propaganda".
Lo Schiller Institut ha avuto anche un forte impatto sui cosiddetti "clima-scettici", partecipando alla Contro-Conferenza sul Cambiamento Climatico dell'8-9 dicembre, organizzata da Climate-Sense (www.climate-sense.com), CFACT (Comitato per un Domani Costruttivo) e NIPCC (NGO sul cambiamento climatico). Gli interventi degli scienziati hanno documentato la frode della teoria del riscaldamento globale.
Il movimento di LaRouche in Danimarca ha in serbo altre iniziative per la seconda ed ultima settimana del vertice.
http://www.movisol.org/09news246.htm
1.800mila miliardi di Euro, è il nuovo record toccato dal nostro debito pubblico. Questo mentre proprio in questi giorni la Grecia ha sfiorato il “default” del suo. Perché in pochi parlano di questo enorme fardello che grava su ognuno di noi e, soprattutto, peserà sulle future generazioni?
Ieri su Giornalettismo, sia Carlo Cipiciani nel suo editoriale, sia Luca Conforti nella sua inchiesta, si sono occupati del nostro Debito pubblico. L’editoriale di Cipiciani, in particolare, mi è parso più allarmato rispetto alla pur puntuale e precisa inchiesta di Conforti. Cipiciani, in sostanza auspica una decisa presa d’atto della gravità della situazione italiana. “E’ bene – scrive Cipiciani nel suo articolo – che il paese cominci a rendersene conto. E che qualcuno cominci a prendere dei provvedimenti, prima che sia davvero troppo tardi”. Io sono d’accordo con lui. Il debito pubblico italiano ha superato soglia 1.800mila miliardi di euro. Un cifra impressionante. L’Italia ha in valore assoluto – ossia non in relazione al Pil, su cui viene calcolato rispetto al parametro di Maastricht che, comunque, si avvia verso il picco del 120% – uno dei debiti più alti al mondo. La crescita del debito su base mensile è stata di ben 14,7 miliardi ed è imputabile, secondo il bollettino di Bankitalia, per la maggior parte alle spese delle amministrazioni pubbliche. Forse pochi lo sanno, ma se non avessimo questo macigno sulle spalle, frutto dei deficit accumulati ogni anno, lo Stato potrebbe indirizzare le sue risorse per ammodernare l’apparato pubblico, potenziare la rete delle sue infrastrutture, rendere efficienti i servizi sociali, promuovere programmi di sviluppo in settori strategici dell’economia come quello delle nuove tecnologie e della conoscenza, creando così nuova occupazione. Insomma, come ci insegnano al corso di economia, potrebbe praticare quel ruolo del buon padre di famiglia che, liberatosi dopo lunghi sacrifici di tutti i debiti contratti nel passato, comincia finalmente a guardare con ottimismo al futuro suo e della sua famiglia.
RERUM CONOSCERE CAUSAS – Il debito pubblico italiano è di gran lunga più consistente dell’insieme dei beni e dei servizi che il nostro paese è in grado di produrre in un anno (il cosiddetto Prodotto interno lordo, Pil). In particolare, alla fine di quest’anno si prevede che il rapporto tra debito pubblico e reddito nazionale (Pil) supererà quota 115%, per salire ancora l’anno prossimo addirittura al 120% (record negativo, peraltro, già raggiunto nel lontano 1995). Per cogliere l’esatta dimensione del problema basta ricordare che il “famoso” Trattato di Maastricht prevedeva che tale valore non dovesse eccedere il 60%. Quanto poi al disavanzo annuale, il limite è del 3% del Pil. Quest’anno l’Italia quasi lo raddoppierà superando largamente il 5%. Poco male si obietterà, del resto anche altri paesi europei (per non parlare degli stessi Usa) hanno visto crescere il loro debito e il loro deficit, dopo la congiuntura negativa legata alla crisi economica del 2009. Vero, sta di fatto però, che negli altri paesi si sono largamente praticate politiche di “deficit spending”, ovvero di spesa in deficit per tutelare il welfare dei cittadini e proteggere meglio i settori economici più esposti (quello finanziario e quello manifatturiero, in particolare). In Italia, viceversa, si è speso relativamente poco e soprattutto si è speso male. Nonostante ciò, il nostro debito pubblico è il più alto del continente. L’antico motto della London School of Economics, Rerum conoscere causas (prima occorre conoscere le cause dei problemi), per poi giudicarli e valutarli criticamente, oggi dovrebbe valere più che mai. Purtroppo, dubito che questa capacità d’analisi ed eventualmente di critica sia nelle “corde” di questo governo. Quando le entrate, che affluiscono sotto forma di tasse e contributi, non sono sufficienti a coprire sia le spese correnti che gli interessi sul debito accumulato in precedenza si crea, come detto, un disavanzo nei conti pubblici. Lo Stato, in pratica, è costretto a ricorrere ai prestiti dei risparmiatori e soprattutto agli investitori esteri, offrendo ai sottoscrittori dei suoi titoli un rendimento appetibile e, quindi, indebitandosi ulteriormente. Il debito pubblico, quindi, non è altro che l’insieme dei debiti contratti all’interno e all’estero dallo Stato, per finanziare i deficit annuali. In sostanza, è il totale del passivo accumulato nel corso del tempo, per far fronte al fabbisogno finanziario dello Stato.
UN CASO CONCRETO: LA GRECIA - Proprio in questi giorni la Grecia ha sfiorato il cosiddetto “default”, ovvero la “bancarotta” finanziaria del suo sistema economico. Oltre alla Grecia, altri paesi europei sono considerati a rischio insolvenza del debito da mercati e agenzie di rating. L’Italia, al di là dei giudizi spesso ballerini delle agenzie di rating, resta uno di questi. Ma quali sono differenze e analogie tra la nostra situazione e quella greca? In Grecia lo squilibrio è dato da un disavanzo primario molto elevato. Nel nostro Paese, invece, è la fortissima recessione seguita alla crisi a creare problemi. L’agenzia di rating Standard&Poors ha messo in “negative watch” il debito greco, attualmente classificato A-, preludendo a un probabile declassamento; il giorno dopo Moody’s lo ha declassato a BBB+, con un “outlook” negativo. Nel frattempo, sul mercato sono aumentati vertiginosamente gli spread sui Cds greci, ossia i premi pagati per assicurarsi contro l’insolvenza. Le ripercussioni, ovviamente, si sono riverberate su tutte le piazze economiche europee, ma il vero terremoto economico-finanziario, come è facile immaginare, ha interessato soprattutto Atene. Quasi certamente il premier greco, George Papandreou, in questi giorni, si starà pentendo di aver vinto le recenti elezioni politiche. Quello che ha trovato nel bilancio dello Stato è un buco gigantesco: un deficit per il 2009 del 13%, contro il dato del 5% che veniva diffuso dal vecchio governo, che aveva quindi taroccato i dati. La fuga dal debito pubblico greco, come detto avallata dalle varie agenzie di rating, però è ingiustificata e il governo greco non ha nessuna necessità di dichiarare bancarotta. Ma è anche vero che per più di trent’anni l’indisciplina fiscale è stata la regola dell’azione dei vari governi che si sono succeduti. La pressione dei mercati finanziari dovrebbe ora essere interpretata come il segnale di un ritorno alla serietà e al rigore. Per procedere a tagli immediati e radicali della spesa pubblica e a una riforma delle procedure di bilancio. Interventi politicamente dolorosi, ma inevitabili.
QUANTO SIAMO A RISCHIO? – Nel breve termine, diciamolo subito, come del resto sostiene Conforti nella sua inchiesta, è certamente vero l’Italia non corre il rischio di finire come la Grecia o peggio ancora come l’Argentina di qualche anno fa. Però elementi di preoccupazione nel medio, lungo termine ce ne sono, eccome. L’Italia è sicuramente un Paese con molti problemi, fra i quali il fardello pesantissimo di detenere il terzo debito pubblico al mondo. La conseguenza più dirompente è un’iniqua ed inefficiente redistribuzione della ricchezza, poiché abbiamo il fardello di dover devolvere una parte crescente del gettito fiscale (peraltro, quest’anno in calo per via della crisi e delle stesse politiche fiscali attuate dal governo) al pagamento degli interessi e, nel contempo, si distolgono risorse dagli investimenti produttivi sia pubblici che privati. E’ proprio di ieri la notizia che le disuguaglianze economiche nel nostro Paese stanno aumentando. I “pochi” ricchi, in sostanza, risultano sempre più ricchi e i “molti” poveri sempre più poveri. Il problema principale sarà soprattutto per le prossime generazioni – e non è cosa da poco – che dovranno fare i conti con il minore capitale produttivo ereditato dai loro padri e quindi con una quantità di risorse destinate agli investimenti notevolmente ridotta. Inutile dire che nel nostro Paese sarebbe necessario aprire, quanto prima, un serio dibattito su questo tema. Ma dato l’aria che tira, specie negli ultimi giorni, è facile immaginare che per molto tempo saremo inchiodati a parlare solo di opposti estremismi e mandati morali.
http://www.giornalettismo.com/archives/44655/1milione-e-800mila-miliardi-di-ragioni-per-essere-preoccupati/
DI F. WILLIAM ENGDAHL
Global Research
La catastrofe economica porta ad un deterioramento delle condizioni sanitarie
I decessi attribuiti in Ucraina dall'OMS (Organizzazione mondiale della sanita') e dalle autorita' ad una epidemia incontrollata di influenza suina, non sono le conseguenze dell'H1N1, un virus la cui esistenza non e' mai stata dimostrata dall'OMS. La mortalita' sembra essere una conseguenza del crollo dello stato di salute generale, cosi' come degli approvvigionamenti di cereali base. E' nelle condizioni preliminari di stabilita' imposti dall'FMI all'Ucraina e non nella influenza suina, che dovremmo ricercare le cause.
Fatto decisamente rivelatore, da quando in seno all'Organizzazione Mondiale della Sanita' a Ginevra l'estate scorsa, e' stata presa la decisione politica di dichiarare il livello di pandemia dell'influenza A del virus H1N1 come una minaccia, non comprovata, contro l'umanita', gli avvertimenti precedenti dell'OMS riguardanti l'epidemia di tubercolosi e i ceppi tubercolosi farmacoresistenti in Ucraina, sono misteriosamente spariti. E' forse perche' l'OMS, e la Big Pharma dietro di lei, preferiscono chiamare questa, influenza suina e vendere nuovi vaccini pericolosi, non testati, addizionati di coadiuvanti possibilmente mortali o invalidanti?
Nella foto: il Primo Ministro ucraino Yulia Tymoshenko
Nelle definizioni recentemente aggiornate delle �cause di decesso� dell'OMS, la morte per tubercolosi o per disturbi polmonari si trova nella stessa categoria dei decessi per influenza. Il WHO (World Health Organization) International classification of diseas, ICD-10, capitolo 10, � Malattie del sistema respiratorio�, codice J09-18, raggruppa sotto un solo titolo: Influenza e Polmonite. La causa di decesso per tubercolosi non trattata e' registrata come una polmonite e classificata negligentemente sotto la dicitura J09-18. Il sospetto e' che questo sia avvenuto per ragioni politiche e che tutte le morti segnalate dall'aprile 2009, attribuite all'H1N1 dell'influenza A, siano di fatto dei decessi di pazienti che soffrivano di malattie polmonari gravi, come la tubercolosi non curata che si e' trasformata in una polmonite mortale.[1]
Un numero record di tubercolosi
Nel febbraio 2008, l'OMS aveva pubblicato un avvertimento sulla propagazione mortale della tubercolosi in Ucraina. Secondo un dispaccio della Reuters del 26 febbraio 2008, l'OMS aveva dichiarato che, �I casi di tubercolosi farmacoresistenti esistenti sono registrati complessivamente ai tassi piu' elevati mai visti, in zone particolarmente vulnerabili della vecchia Unione Sovietica�.
Il rapporto dell'agenzia della sanita' dell'ONU continua, � Sulla base dei dati provenienti da 81 paesi , l'OMS ha stimato che, ogni anno, quasi mezzo milione di persone nel mondo sono colpite da una forma di tubercolosi resistente a due o piu' dei principali farmaci utilizzati per il suo trattamento. Questo numero giustifica circa il 5 % dei 9 milioni di nuovi casi di tubercolosi ogni anno. Molto resistente alle cure, la forma di tubercolosi piu' difficile da curare e' stata individuata in 45 paesi, e potrebbe essere presente in altri, dal momento che i dati disponibili dall'Africa erano estremamente limitati.�[2]
Il dottor Mario Raviglione, direttore dello Stop TB Department, dell'OMS ha dichiarato durante un colloquio telefonico , �Ecco da dove e' nata la mia frustrazione: il mondo non prende seriamente questa epidemia. Cio' che mostra il rapporto e' semplicemente che siamo in grande difficolta' in numerose regioni del mondo.�
L'OMS aveva riferito poi che Russia, Azerbaijan , Moldavia e Ucraina sono tra i paesi piu' duramente colpiti dalla tubercolosi farmacoresistente. Raviglione ha attribuito questo fenomeno ad anni di deterioramento socio-economico, allo smantellamento dei sistemi di sanita' pubblica, alle condizioni di vita mediocri e ad altri fattori.
Secondo gli studi dell'OMS nel 2008, il piu' alto tasso di quella che viene chiamata tubercolosi multi-resistente, o TB-RMR, e' stato registrato nella capitale dell'Azerbaijan, Bakou, dove il 22 % di tutti i nuovi casi di tubercolosi sono stati segnalati in questa categoria. E' il tasso piu' alto mai segnalato in una popolazione. Il rapporto dell'OMS ha mostrato che si era notato che la TB-RMR era stata eccezionalmente frequente in Moldavia (19% di nuovi casi di tubercolosi) oltre che in certe regioni dell'Ucraina, della Russia e dell'Uzbekistan.
Questo studio era il primo corposo rapporto dell'OMS sulla tubercolosi dal 2004.Le Americhe, l'Europa centrale e l'Africa hanno dichiarato le proporzioni piu' basse di TB-RMR, fatta eccezione per Peru' , Ruanda e Guatemala.[3]
Nel Novembre 2008, come condizione preliminare per il un prestito per la stabilizzazione d'urgenza , il Fondo monetario internazionale (FMI) ha preteso e continua ad esigere che il governo ucraino tagli i pagamenti delle pensioni come anche le spese pubbliche della sanita' e di altri servizi, creando un terreno di poverta' di massa per l'epidemia attuale dei decessi, provocati non dall'H1N1, come si crede, ma dalla tubercolosi virulenta.
Sfruttare il disastro
Ad aggravare la crisi , una penuria del raccolto minaccia l'Ucraina, la terra una volta considerata il �granaio d'Europa�. Secondo l' SGS Services Agricoles de Gen�ve, la societa' di ispezione agricola ufficiale, i danni degli insetti sono un problema grave in questa stagione del raccolto del grano nella regione del Mar Nero. Si segnalano che i danni degli insetti nei raccolti in Ucraina saranno in media molto elevati, del 4,6% e che in certe regioni dell'Ucraina, si attestano a non meno dell'80%.[4]
La ragione, secondo l' SGS, e' che oltre alle considerazioni di ordine climatico, c'e' il fatto che gli agricoltori non hanno i soldi per comprare i pesticidi a causa della crisi economica del paese. Gli Stati Uniti e i fornitori di grano dell'UE non si preoccuperebbero di certo per le perdite dell'Ucraina. Eppure ci sono conseguenze potenzialmente disastrose per i prezzi in Ucraina, per il pane, alla base dell'alimentazione, e in piu' per la riduzione del livello nutrizionale di una popolazione gia' vulnerabile. Forse la GlaxoSmithKline [multinazionale farmaceutica N.d.t.] farebbe meglio a spendere le proprie energie nella ricerca di un vaccino contro il FMI.
NOTE
[1] OMS, Classificazione Statistica Internazionale delle malattie, versione 2007: apps.who.int/classifications/apps/icd/icd10online
[2] Will Dunham, Drug-resistant TB seen at record levels globally, Reuters, 26 febbraio 2008.
[3] Ibid.
[4] J. Borejan, Presentation at Global Grain 2009, 25 novembre 2009: www.sgs.com/j_boerjan_presentation_at_global_grain_2009?viewId=641
Titolo originale: "Ukraine: H1N1 is not the Problem. Economic Catastrophe Conducive to Deterioration of Health Conditions "
Fonte: http://www.globalresearch.ca
Link
04.12.2009
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MICOL BARBA