18 marzo 2010 (MoviSol) - La bella vittoria della candidata larouchiana al Congresso Kesha Rogers alle primarie democratiche del 2 marzo scorso in Texas ha trasformato fondamentalmente il panorama politico negli Stati Uniti. Il fatto che la Rogers abbia condotto una campagna per l'impeachment di Obama, e che i democratici dell'area di Houston le abbiano dato il 53% dei voti, lasciando al candidato sostenuto ufficialmente dal Partito Democratico solo il 27% ed il restante 20% ad un terzo, ha lasciato di stucco la Casa Bianca e la leadership del partito. Dopo undici giorni, la direzione del Partito Democratico nel Texas ha approvato una mozione che censura i suoi elettori ritirando il proprio sostegno alla sua campagna.
In un'intervista al LaRouche Show il 6 marzo, Kesha Rogers spiega come la sua campagna abbia mobilitato gli elettori: "Quando abbiamo iniziato la nostra campagna, la nostra intenzione non era di vincere le elezioni, ma di organizzare una nuova generazione di leadership nella popolazione, guidare quello che abbiamo definito un processo di sciopero di massa, sfidare ed educare la popolazione ad assumere la responsabilità del proprio futuro". A parte la questione dell'impeachment, il tema principale è stato una vera politica di ripresa economica, nota come il Piano LaRouche. "Ritengo che la nostra campagna esemplifichi una qualità di leadership, per far uscire la popolazione dallo stato mentale di chi sta lì ad aspettare che succeda qualcosa, o pensa 'sono troppo piccolo in questo processo, non posso cambiare niente'".
Siamo andati porta a porta dai nostri elettori, ha spiegato Kesha, molti dei quali erano demoralizzati e avevano perso il posto di lavoro, ed abbiamo detto loro: non si tratta di votare democratici o repubblicani. Si tratta di partecipare a un processo che salvi la repubblica ed abbiamo bisogno di voi, perché siamo in guerra con i nemici degli Stati Uniti. La politica di Obama sulla NASA, sui posti di lavoro e sulla sanità dimostra che il Presidente ha voltato le spalle al popolo americano. "E' una battaglia dei veri patrioti contro i traditori" abbiamo detto loro. E la gente ha cominciato a muoversi.
Benché i media più importanti negli Stati Uniti continuino a censurare la notizia di questa vittoria elettorale, lo Houston Chronicle ha pubblicato un articolo di prima pagina il 6 marzo. L'articolo riflette correttamente il contenuto della campagna della Rogers e di LaRouche. L'autore intervista Gerry Birnberg, presidente del Partito Democratico nella contea di Harris, che loda la capacità della Rogers di mobilitare il voto giovanile e fa notare che il pensiero economico di LaRouche è in linea con quello di Franklin Roosevelt, inclusi gli investimenti in opere pubbliche, separare le banche ordinarie da quelle d'affari e opporsi al corporativismo.
Il quotidiano conservatore American Spectator ha pubblicato un articolo del blogger Brian O'Connell l'8 marzo, affermando che i democratici "hanno espresso la propria volontà che Obama si dimetta". Alla domanda con quali motivazioni sottoporre Obama ad una procedura di impeachment, la Rogers ne ha citati vari: "Quello che sta facendo adesso va contro il suo giuramento costituzionale. Non solo continua il salvataggio di Wall Street, e impone tagli all'esplorazione dello spazio, ma agisce per conto di interessi stranieri, gli interessi dei banchieri di Londra e di Wall Street, per conto del sistema imperiale britannico. Se questo non è tradimento, non so che altro sia".
Lo Spectator sottolinea che la Rogers è a favore della colonizzazione dello spazio e di progetti ferroviari ad alta velocità, così come di un ritorno al modo di fare banca regolato dalla legge Glass-Steagall, e conclude chiedendosi "se questo sia un esempio isolato di battaglia all'interno del partito, o ci sia una rivolta sempre più vasta contro il Presidente nel Partito Democratico".
All'estero la vittoria della Rogers è stata ripresa seriamente dal quotidiano online di Berlino Telepolis, che titola il proprio articolo "Houston, abbiamo un problema!", e da vari blog russi ad ampia diffusione nazionale.
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