Le calende greche della rivoluzione fiscale di Tremonti

Economiadi Pietro Salvato
pubblicato il 15 marzo 2010 alle 11:00 dallo stesso autore - torna alla home

Il ministro promette, per l’ennesima volta, la ”Riforma delle riforme”. Noi ve l’anticipiamo (tanto è sempre la stessa) e vi spieghiamo perché, se un giorno vedrà mai la luce, produrrà solo danni.

Il governo Berlusconi farà la riforma del fisco entro due o tre anni“. Ennesimo solenne giuramento del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, questa volta al “forum” di 8161b1ee02d97710d32c46dbdb45d329 immagine det Le calende greche  della rivoluzione fiscale di TremontiConfcommercio di sabato scorso a Cernobbio. In realtà, a cadenza più o meno fissa, il ministro originario di Sondrio ripropone questa promessa che poi, altrettanto puntualmente, viene dallo stesso sempre disattesa e rinviata alle calende greche. A proposito, ma cosa sono queste “calende greche”? Nell’antica Roma era il primo giorno del mese. Giorno dedicato, appunto, al pagamento dei tributi e degli interessi. Per i debitori erano quindi “tristes calendae”. Nel calendario greco, invece, non c’erano le calende. Di conseguenza, rinviare un impegno alle “calende greche” significa di fatto non onorarlo mai. Proprio come ha fatto in tutti questi anni la destra berlusconiana, innanzitutto con i suoi elettori.

BLADE RUNNER E LA “SUA SIGNORA” - Il ministro Tremonti per dare sostanza al suo ragionamento davanti alla preoccupata platea di commerciati – i quali, a proposito, vedono il futuro della nostra economia molto cupo, tanto che si attendono un Pil in crescita solo dello 0,8% nel 2010 – ha sostenuto che: “L’attuale sistema fiscale fu pensato negli Anni ‘60 e tradotto in legge negli Anni ‘70: una gestazione di circa otto anni. Poi è stato rattoppato e non so quanto sia rimasto dello spirito originale. Oggi la realtà è totalmente diversa: le piccole imprese hanno preso il posto della grande industria, c’è internet e l’economia dei servizi, abbiamo più vecchi e meno giovani“. Verrebbe da dire meno male che Giulio c’è! Lui sì che riesce a scrutare come il protagonista di Blade Runner cose che noi umani non potremmo nemmeno immaginare… Ma Tremonti che non è solo un “profeta dell’ovvio” ma è pure, per parafrasare Maurizio Ferrara (il padre di Giuliano) “un ovvio di genio”, ha confermato come “il prelievo va adeguato, anche se noi non abbiamo introdotto nuove tasse né modificato le aliquote. La pressione fiscale, una ’signora’ mai incontrata per strada, è aumentata grazie al maggior gettito dei giochi e a quello dello scudo fiscale“. Sta di fatto però che quella stessa signora è ingrassata e non poco, proprio grazie alle cure del ministro Tremonti, riuscendo persino a superare le abbondanti “misure” raggiunte ai tempi del duo “Visco-Padoa Schioppa”. Non male per chi, pubblicamente, accusava di “macelleria sociale” il passato esecutivo di centrosinistra.

LA RIFORMA È SEMPRE LA STESSA - L’ipotesi di “riforma dell’Irpef” a cui Tremonti e Berlusconi lavorano ormai da un decennio sarebbe basata su sole due aliquote (su tre, se si considera la prima pari a zero). Si tratta di una vecchia idea, riproposta oramai a cadenza fissa, in particolare quando si avvicina qualche tornata elettorale. A fare da corollario, ogni volta, troviamo economisti, tributaristi e vari “opinion leader” che sui media dibattono dell’utilità o meno di questa riforma sempre annunciata e come detto mai realizzata. Con ogni probabilità – ma non vogliamo porre limiti alla lungimiranza del nostro Blade Runner cisalpino – sarà lo stesso cosa anche questa volta. L’obiettivo, in realtà, è quello di vellicare le speranze del cosiddetto “ceto medio”, ossia quei contribuenti titolari di redditi medi e medio alti, a quali viene prospettato così un considerevole risparmio. Inutile dire che se questi annunci non si sono mai tradotti in pratica, nonostante nell’ultimo decennio la destra berlusconiana abbia governato per ben 8 anni, è perché si tratta di una promessa non solo gravosa da sostenere per il bilancio dello Stato, ma anche perché apporterebbe notevoli distorsioni in termini sociali e forti riduzioni dello stesso gettito fiscale.

DUE ALIQUOTE E VECCHI MERLETTI - Tanto per intenderci, la proposta di un sistema fiscale a due aliquote (23% e 33%), con la prima applicata ai redditi fino a 100.000 euro e la riforma fiscale 300x224 Le calende greche della rivoluzione  fiscale di Tremontiseconda per quelli oltre questa cifra (si tratta più o meno dello 0,5% del totale dei contribuenti; di fatto quindi, quasi il 100% dei contribuenti pagherebbe una sola aliquota al 23%) fu presentata nelle elezioni del 2001 col famoso “Contratto con gli italiani” siglato nello studio televisivo del “notaio” Bruno Vespa. Solo due anni più tardi, proprio mentre il secondo governo Berlusconi era in calo di consensi, divenne il fulcro della legge delega N. 80/2003, presentata da Giulio Tremonti. In realtà, in quella proposta, l’aliquota al 23% era solo apparente. Infatti, la delega prevedeva la sostituzione per gradi delle detrazioni in deduzioni e la diminuzione delle deduzioni. In questo modo, sosteneva Tremonti, si sarebbe garantito una sia pur fittizia progressività e quindi aggirato, almeno formalmente, le pregiudiziali di costituzionalità della legge. Le spese deducibili si allargavano ai più svariati settori: famiglia, casa, sanità, istruzione formazione e via declinando. Fu immediatamente fatto notare che un meccanismo di deduzioni (detrazioni) decrescenti è identico ad uno con una deduzione fissa e una struttura di aliquote più elevate. Di fatto, tutti i redditi compresi tra quelli più bassi interamente coperti dalle deduzioni e quindi con imposta nulla e quelli più elevati per i quali progressivamente la deduzione si annulla, subivano un’aliquota più alta di quella formale (nel nostro caso il 23%), perché al 23% si doveva aggiungere l’aliquota implicita derivante dalla progressiva perdita delle deduzioni che aumenta al margine il prelievo. Ciò significa che l’aliquota marginale effettiva sui redditi più bassi è molto più elevata di quella apparente. La “grande riforma” fu perciò rimodulata, pena la sua palese incostituzionalità (oltre che dannosità) e le due aliquote – tre se consideriamo quella zero per le fasce più basse (gli incapienti), una se, come detto, teniamo conto che oltre i 100.000 euro sono davvero pochi i contribuenti che dichiarano tale reddito – accantonate. Scommettiamo che andrà così pure la prossima volta, se mai davvero dovesse esserci? http://www.giornalettismo.com/archives/55307/%ef%bb%bfle-calende-greche-della-riforma/

Nessun commento: