Per una volta l’Italia fa bella figura e risulta non tra i paesi considerati a rischio default. Mentre invece alcuni Stati hanno giudizi politici non coerenti con la realtà economica.
Ormai lo sapete benissimo. Il grande pericolo (percepito dal mercato) non è più il debito corporate. Non sono più i derivati e non è più la leva finanziaria. Sarebbe più corretto dire che in questa fase economica il mercato si sta interessando ad altre tematiche tralasciando queste ultime che restano comunque ampiamente (soprattutto in Europa) irrisolte.Leggendo sul blog del Financial Times, ho trovato una tabella molto interessante che sintetizza ad oggi il rischio finanziario percepito sui vari emittenti governativi. Ovviamente il metro utilizzato è sempre il nostro caro CDS, alias il credit default Swap, uno strumento di copertura del rischio default che, purtroppo, come molto altro, ultimamente ha acquisito soprattutto un appeal speculativo.
Però attenzione. La cosa sicuramente interessante di questa “mappa” è il fatto che non troviamo solo i Credit Default Swap, ma anche molto altro. - saldo bilancia commerciale - potenziale crescita PIL - debito pubblico - debito privato - e altro ancoraIo mi focalizzerei soprattutto sull’importanza della somma tra debito pubblico e privato. Troppo spesso ci si fossilizza esclusivamente sul debito pubblico, caratteristica che da sempre è una croce per la nazione italiana.
Però è giusto anche ricordare che l’impatto del debito privato in Italia non è influente come da altre parti d’Europa, il che rende il Bel Paese in una posizione migliore rispetto ad altre nazioni spesso meglio quotate. Se poi andassimo a sommare ancora una componente che qui è stata ignorata (in futuro vedrò se riuscirò a fare una griglia “come dico io”) ma che io reputo molto importante, ovvero il tasso e al quantità di risparmi presenti, l’Italia si porrebbe in una posizione ancora migliore.
Infatti, se mi permesso dirlo, la crisi qui, da noi, non è ancora sentita come in moti altri paesi d’Europa e del mondo, grazie appunto ad un basso tasso di debito privato e ad un buon quantitativo di risparmi che vengono utilizzati nel momento di difficoltà. Ma ora bando alle ciance e guardiamo la tabella di cui vi parlavo.
Global Risk Map: la mappa del rischio emittenti sovrani
Vi dico subito dove voglio arrivare. La vedete l’Italia? E’ al 15 ° posto di rischiosità. E vedete chi si trova subito dietro e con quale margine di differenza? Ebbene si, la corazzata USA è ad un passo da noi… (cliccate sulla mappa per ingrandirla!)
Il sogno americano e gli stati insolventi…
E parlando proprio di USA, guardate questo articolo e capirete che gli Stati USA, non tutti ma una buona parte di essi, si trovano in forte difficoltà. Ma il mercato lo ignora. Gli USA si pregiano ancora della tripla AAA di merito, che è ovviamente un premio di tipo politico più che di solvibilità economica. Dicevo, molti stati USA sono in crisi ma non tutti. Anche se… quelli in crisi sono ben 43!
Non male eh? E allora. Per una volta ammettiamo che ci meritiamo un po’ di orgoglio in più e ammiriamo questa slide tratta dal Wall Street Journal, magari col sorriso tra i denti, in quanto per una volta non ci vede presenti. E che quindi, ogmi tanto, il nostro prato è più verde di quello del vicino…
STAY TUNED!
http://intermarketandmore.investireoggi.it/la-mappa-della-crisi-del-debito-sovrano-9784.html
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