di Mario Seminerio
Eccellente grafico interattivo dell’Economist sulla rivalutazione dei prezzi immobiliari in giro per il mondo. Scegliete il trimestre di partenza ed i paesi da confrontare, e potrete verificare che la bolla immobiliare è stata pressoché globale, con buona pace del ritornello di una bolla costruita negli Stati Uniti per effetto dei finanziamenti agevolati concessi alle minoranze. Purtroppo questa è una leggenda metropolitana di matrice repubblicana con cui dovremo abituarci a convivere, malgrado robuste evidenze del contrario, e che peraltro non spiega in alcun modo la bolla del Commercial Real Estate. E quindi, quali le cause?
Giorni addietro Ben Bernanke ha spiegato che, a suo avviso, non vi sarebbero correlazioni significative tra il livello dei tassi d’interesse e le bolle immobiliari, mentre più significativo sarebbe il legame con i flussi di capitale, cioè con il deficit delle partite correnti e, in ultima istanza, con la presenza di scostamenti nei livelli di equilibrio nei tassi di cambio. Questo squilibrio macro potrebbe essersi innestato su uno squilibrio micro, a livello cioè di standard di credito immobiliare piuttosto laschi, e di più o meno benevola negligenza (à la Greenspan, per intenderci) nella supervisione degli intermediari creditizi. Altra concausa, sostenuta tra gli altri da Paul Krugman, è quella che ipotizza che le maggiori pressioni sui prezzi si siano sviluppate in aree densamente popolate e altrettanto rigidamente regolamentate nelle autorizzazioni a edificare (Florida e California, nell’esempio di Krugman). La ricerca del colpevole continua.
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