Economiadi Redazione
pubblicato il 25 novembre 2009 alle 20:09 dallo stesso autore - torna alla home
Un’indagine della procura di Roma su Unicredit e la Banca del Vaticano. Un conto da 60 milioni di euro all’anno i cui titolari sono “protetti”. Si muove anche Bankitalia. Che ipotizza un reato gravissimo per la Chiesa.
Un conto da milioni di euro i cui veri titolari sono per ora sconosciuti e “protetti” da uno”schermo opaco“, come lo hanno definito gli investigatori, costituito dallo Ior, l’Istituto di opere religiose. Ora la procura di Roma vuol conoscere chi si cela sotto l’acronimo della Banca del Vaticano che dal 2003, questa la scoperta, ha aperto un conto corrente presso una filiale Unicredit della Capitale.
UN CONTO DA 60 MILIONI – La banca in questione è una succursale di Via della Conciliazione al confine con le Mura Leonine e il conto è stato aperto quando quella filiale era ancora sotto il marchio della Banca di Roma, istituto tradizionalmente vicino agli interessi del Vaticano (e guidato dal piissimo Cesare Geronzi), prima che arrivasse la fusione con Unicredit. Dietro quel conto potrebbe esserci chiunque, osservano in procura. Su quella provvista, una sorta di bacino finanziario che assicurerebbe flussi di denaro da e per i correntisti protetti dalla discrezione che caratterizza la finanza Oltretevere, transitano dal 2003 circa 60 milioni di euro all’anno. Per ora la procura ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato che riguarda la violazione della legge 231 del 2007 che disciplina, per gli istituti di credito, una serie di norme antiriciclaggio, tra cui la trasparenza della titolarità, sul deposito di conti correnti. L’indagine è appena agli inizi e coinvolge i rapporti tra l’Istituto Opere di religione e Unicredit. L’istituto guidato da Alessandro Profumo si sarebbe quindi fatto da tramite, ereditando il ruolo di Capitalia.
INCHIESTA RISERVATA – Si tratta di una inchiesta, coperta dal massimo riserbo, che riguarda secondo quanto si è appreso uno o più conti correnti, nella titolarità dello Ior, aperti in una filiale Unicredit di Roma. Depositi su cui sarebbero transitati almeno negli ultimi tre anni somme di circa 60 milioni di euro all’anno. La segnalazione della «non trasparenza» della titolarità dei conti correnti è stata fatta dall’Unità di informazione finanziaria, la struttura di «Financial intelligence» italiana della Banca d’Italia al Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di finanza che indaga su delega del procuratore aggiunto della Capitale Nello Rossi e del pm Stefano Rocco Fava. L’indagine della procura di Roma, per il momento senza indagati, mira a svelare la effettiva titolarità del conto aperto sulla filiale Unicredit di Roma e intestato all’Istituto opere di religione.
CHI C’E’ DIETRO? – Il sospetto di chi indaga è che dietro la sigla Ior, che costituisce secondo gli investigatori «uno schermo opaco», si possano celare persone fisiche o società che tramite il conto presso la ex Banca di Roma – il periodo preso in esame risale appunto a quando la filiale che si trova in via della Conciliazione era ancora della Banca di Roma – abbiano costituito un canale per il flusso di risorse tra la banca del Vaticano e l’Italia. Secondo quanto si è appreso, per l’indagine non sarà necessario attivare richiesta di rogatoria con lo Stato Vaticano per indagare sulla titolarità dei conti correnti. Lo Ior, secondo le indagini, ha emesso assegni e bonifici intestati sempre all‘Istituto di opere di religione. Anche su questo aspetto sono in corso indagini del nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza per risalire ai beneficiari dei titoli bancari e anche a chi ha emesso sia bonifici, sia assegni.
http://www.giornalettismo.com/archives/42917/profumo-di-ior-e-di-riciclaggio/
Nessun commento:
Posta un commento