Scritto da Mario Lettieri e Paolo Raimondi
mercoledì 25 novembre 2009
Il presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet in una recente conferenza a Francoforte ha denunciato il pericolo di “una eccessiva volatilità del mercato dei cambi che è un nemico per la stabilità e la prosperità dell’economia globale”.
Qualche giorno prima anche il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, si era espresso negli stessi termini.
Il dollaro ha infatti superato la soglia di 1,50 sull’euro con una svalutazione dall’inizio del 2009 di oltre il 20% in rapporto alla moneta europea.
C’è una reale perdita di competitività delle esportazioni europee sui mercati internazionali dove il dollaro resta la moneta di riferimento nei commerci, ma c’è anche il rischio immediato di una grave crisi monetaria, dopo essere stati investiti dalla crisi finanziaria globale, .
Chiaramente il dollaro è debole e sempre più in difficoltà ad essere la sola moneta di riferimento mondiale e la principale moneta di riserva. L’economia americana, come è noto, è in picchiata mentre crescono la disoccupazione, il debito pubblico e il deficit di bilancio e quello del commercio estero. Di conseguenza c’è una perdita del 18% di introiti fiscali in rapporto all’anno precedente.
Alcuni dati finanziari evidenziano ulteriormente la pericolosità dell’evolversi della crisi e del suo riversarsi sui mercati monetari.
Nel 2009 il Tesoro americano ha emesso ben 1.270 miliardi di dollari in titoli di stato, di cui soltanto 298, cioè il 23,5% del totale, sono stati acquistati dalla Fed. Il resto è stato acquistato da vari paesi, a cominciare dalla Cina. Evidentemente, nonostante la debolezza del dollaro, si confida sempre nel governo americano applicando agli USA il principio del creditore di ultima istanza e del “too big to fail”.
L’anno scorso il bilancio della Fed è più che raddoppiato superando i 2.000 miliardi di dollari. Essa ha semplicemente stampato altri dollari e questa grande liquidità si è riversata sui mercati internazionali.
Siamo di fronte al paradosso che da un lato si registra una eccedenza di liquidità e dall’altro vi è una drammatica carenza di dollari!
Infatti la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea ha pubblicato uno studio dal singolare titolo “Scarsezza di dollari USA nelle attività bancarie globali” in cui spiega che dopo il fallimento della Lehman Brothers il sistema si è trovato in gravi difficoltà per ottenere crediti in dollari a breve termine. La Fed è arrivata a concedere aperture di credito swap illimitate alle altre banche centrali, soprattutto quelle europee, e ha fornito liquidità in dollari per oltre 600 miliardi a non residenti, cioè a istituti bancari e finanziari stranieri.
Questo perché nei passati dieci anni vi è stata una crescita straordinaria dei bilanci globali delle banche, in particolare quelle europee, operanti come entità multinazionali. Si ricordi che i diritti di pagamenti esteri (foreign claims) delle banche erano 10.000 miliardi di dollari nel 2000 e che sono saliti a 34.000 miliardi nel 2007!
La famosa “tecno-finanza” dei derivati e dei titoli tossici è cresciuta in modo esponenziale gonfiando i bilanci, incidendo anche sulla domanda a breve di dollari.
Infatti, se non fosse per questa forte domanda di dollari necessari a mantenere il funzionamento di questo grande meccanismo speculativo, la moneta americana avrebbe perso molto più del suo valore!
Questa enorme liquidità ha invaso tutti i mercati. Anche il G8 di Lecce aveva avvisato che essa era andata anche nella speculazione in “commodities”, come petrolio e altre materie prime e prodotti primari anche alimentari.
Parte di essa si è riversata nei mercati emergenti tanto che ad esempio i valori delle azioni e obbligazioni del Perù sono cresciuti del 139%, quelli dell’Indonesia del 112%, quelli della Turchia del 99%. La Banca Mondiale ha lanciato l’allarme sul pericolo di nuove bolle nelle borse e nei settori immobiliari di alcuni paesi dell’Asia, a cominciare dalla Cina, Hong Kong e Singapore.
La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) perciò ha opportunamente invitato i paesi dell’Europa centrale e orientale, fino a pochi mesi fa sull’orlo della bancarotta, a fermare la loro “corsa drogata verso il debito in valuta straniera”.
Purtroppo non si è ancora fatto nulla di concreto per riformare a fondo il sistema finanziario. Anzi c’è una nuova euforia speculativa che pervade le banche americane e potrebbe contagiare il mondo intero.
I governi d’Europa e lo stesso Mario Draghi che ha la responsabilità del Financial Stability Board, accelerino l’approvazione di nuove regole stringenti, altrimenti esploderà una nuova crisi nel sistema finanziario e monetario. Di ciò, lo stesso Lorenzo Bini Smaghi, rappresentante italiano nel board della BCE, è consapevole, tanto che ha detto:”C’è il rischio di una nuova imminente ondata di svalutazioni delle attività bancarie nell’area dell’euro, con conseguenti riduzioni patrimoniali”.
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=26753
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