"Un governo globalizzato contro terrorismo e smog"
La sfida del premier britannico Gordon Brown: "Vincerò le elezioni"
A maggio sfiderà i conservatori guidati da David Cameron
dal corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA - "Il mondo ha globalizzato l'economia ma ora deve globalizzare anche la politica, se vuole evitare il ripetersi di una grande recessione come quella degli ultimi due anni. E io mi batterò per questo". Battagliero e fiducioso, Gordon Brown entra nella volata finale della campagna elettorale con la speranza di conservare il posto: i sondaggi lo danno in rimonta sui conservatori, si moltiplicano le previsioni che, sebbene di un soffio, seppure solo formando un governo di coalizione con i liberal-democratici, il 59enne primo ministro laburista potrebbe uscire vincitore dal voto del 6 maggio prossimo. Subentrato nel 2007 a Tony Blair dopo un decennio come ministro del Tesoro, ripetutamente criticato per lo scarso carisma e il carattere irascibile, Brown recupera consensi perché la gente sembra fidarsi più di lui, per affrontare le insidie dell'economia, che dei conservatori rinnovati da David Cameron. "Non deluderò chi crede in me", promette il premier in questo incontro con la stampa organizzato dalla Thompson Reuters Newsmaker.
Signor primo ministro, ci sono errori che si rimprovera nei lunghi anni trascorsi al governo? E quale è stato il più grande?
"Mostratemi un soldato che non ha commesso errori, disse Churchill, e vi mostrerò un soldato che non ha combattuto alcuna battaglia. Dunque certo che ne ho fatti anch'io. Quello che più mi rimprovero è non avere costruito un coordinamento economico mondiale, a fine anni Novanta, dopo la crisi scoppiata nei paesi asiatici, campanello d'allarme di quello che è avvenuto nell'ultimo biennio a livello globale. Non potevo farlo da solo, ma dalla mia postazione di ministro del Tesoro britannico partecipai a numerose riunioni per creare una struttura mondiale in grado di arginare il collasso dell'economia. Però non lo facemmo, non facemmo abbastanza, in ogni caso non ci riuscimmo".
E che lezioni ha tratto da quell'errore?
"Che il mondo ha globalizzato l'economia, ma ora deve globalizzare anche la politica. Occorre creare un coordinamento globale a ogni livello, perché i problemi non sono più nazionali ma internazionali. Occorre una supervisione globale non solo dell'economia, ma per la proliferazione nucleare, il cambiamento climatico, il terrorismo e la sicurezza. Il ritmo della globalizzazione richiede in ogni campo risposte globali".
Si candida lei a trovarle, le risposte globali?
"Sono stato tra i primi a battermi per una risposta globale alla crisi finanziaria ed economica degli ultimi due anni, e la risposta coordinata del G20, ovvero dei paesi che rappresentano l'80 per cento dell'economia mondiale, è servita ad arginare il problema. Ora ci stiamo muovendo, sempre a livello del G20, in vista del summit di giugno, per promuovere una regulation globale dell'economica che ci metta al riparo dal ripetersi degli eccessi che hanno provocato questa crisi. È un'iniziativa in cui credo fermamente e continuerò a battermi per portarla avanti".
Negli ultimi tempi lei è stato pesantemente criticato per il suo carattere. Pensa di avere una personalità migliore di David Cameron?
"Sta agli elettori giudicare. Alcuni dicono che le prossime elezioni saranno decise dal carattere dei due candidati. Altri dicono che saranno decisivi i nostri programmi. Per me, carattere e programma sono una cosa sola. Gli elettori devono chiedersi se vogliono un leader che dice quello che è necessario dire, non quello che alla gente piace sentire. Un leader che vuole ridurre il deficit, ma senza togliere il sostegno a un'economia che rischia altrimenti di ricadere nella recessione da cui è appena uscita. Un leader che vuole una Gran Bretagna decisa a giocare un ruolo attivo in Europa, e non propensa a richiudersi su se stessa".
I sondaggi ipotizzano che dalle urne esca un "hung parliament", in cui né voi né i conservatori avrete la maggioranza assoluta, ma in cui il suo Labour potrebbe governare in una coalizione con il terzo partito britannico, i liberal-democratici. Sarebbe disposto a formare un'alleanza con loro?
"Risponderò a questa domanda, se sarà necessaria, tra un paio di mesi. Per adesso, dico che spero e credo che il partito laburista possa vincere e governare da solo, come è ovvio che dica qualsiasi partito in campagna elettorale. Mi dispiace, ma per ora non posso rispondere diversamente".
Visto che ci incontriamo nella City, continuerà a sostenere e a proteggere Londra come capitale della finanza mondiale?
"Assolutamente sì, perché è uno dei punti di forza della nostra economia. Ne ricaviamo grandi vantaggi. Ed è un ruolo che solo noi, insieme a New York, possiamo svolgere, per la lingua inglese che è la lingua globale, per una legislazione che è un punto di riferimento internazionale in materia finanziaria, per gli alti standard di affidabilità, per la competitività e la libertà. Al tempo stesso, stiamo lavorando affinché anche altri settori della nostra economia si risollevino e giochino un ruolo importante in futuro. Per questo stiamo facendo grandi investimenti nel settore del digitale, delle biotecnologie, dell'energia sostenibile".
Signor primo ministro, la crisi economica è davvero superata?
"Il peggio della bufera è passata. Ma restano nubi sulla strada per uscirne. Ci saranno altri incidenti di percorso. Ma a mio parere siamo a un punto di svolta, sia sulla via della ripresa interna britannica, sia su quella della governance globale. Per questo dico che le prossime elezioni, qui nel Regno Unito, saranno le prime elezioni dell'era globale. E io sono qui per vincerle. Non deluderò".
http://www.repubblica.it/esteri/2010/03/11/news/brown_sfida-2588141/
P.S. Gordon Brown è nel Bilderberg Group sin dal 1991
http://www.youtube.com/watch?v=f0xkIVnuRQc
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