Altro giorno, altro atto della tragedia greca, che sta volgendo rapidamente in farsa. Il premier George Papandreou si è messo in testa, non è chiaro per quale motivo, che il suo paese deve potersi indebitare ad un non meglio identificato “tasso normale” europeo, altrimenti il costo del nuovo indebitamento finirà col rendere vano ogni sforzo di risanamento.
Questa è una mezza verità, nel senso che la seconda parte della proposizione è innegabilmente vera. Il problema sta nella prima parte: per quale motivo un paese che ha delle metriche di debito e (soprattutto) di crescita così disastrate dovrebbe essere premiato dal mercato con un tasso “normale”, ammesso e non concesso di capire che diavolo sia un tasso normale? Questo è il punto della questione, l’unico. La manovra greca è fortemente recessiva, e non potrebbe essere altrimenti. Ma oltre al risanamento serve la crescita, altrimenti il rischio di credito resta e si aggrava, e da quello deriva il costo del debito. Purtroppo, la Grecia non pare disporre né di armi né di munizioni per sostenere la crescita (leggasi competitività), dopo che gli anni della ubriacatura di consumi a credito hanno coinciso (sono correlati, in realtà) con un andamento esplosivo del costo del lavoro per unità di prodotto.
A questo punto, Papandreou segue la sua strategia lunare: non ci servono aiuti, dice alla Ue, ma se non ci date aiuti ci rivolgeremo al Fondo Monetario Internazionale. Ora, poiché i greci minacciano di ricorrere alla stessa struttura a cui, secondo i tedeschi, dovrebbero rivolgersi, resta da capire chi sta bluffando, e su quali basi. L’Ue traccheggia, i tedeschi ripetono ogni giorno, dai più disparati pulpiti, che i paesi che non risanano devono esser espulsi dall’euro (ne resterà uno solo, in quel caso, e forse neppure quello), ed i mercati stanno tornando ad innervosirsi, dopo essersi resi conto che non esiste alcun “piano europeo”, ma solo un astuto (si fa per dire) tentativo di infinocchiare i mercati medesimi, ribattezzato “ambiguità costruttiva” (sic), il cui beneficio si è ormai esaurito, come dimostra anche la ripresa dell’allargamento degli spread sulla Grecia, sia in credit default swap che sul governativo tedesco. Nel frattempo, prosegue la caccia alle streghe della speculazione. Per la serie “quattro passi nel delirio”, è oggi il turno del ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, che ha proposto al Bundestag di utilizzare i servizi segreti per scoprire chi sta cospirando contro la moneta unica europea. Dove si dimostra che il passo dall’euro alla neuro è assai breve. Qualcuno ha fatto presente ai tedeschi che un euro più debole non sarebbe poi così male?
L’economia e i mercati hanno questo, di bello: non si riesce ad ingannarli, se non per brevi periodi. Noi restiamo della nostra opinione: le probabilità che la Grecia vada in default non sono diminuite, anzi. Paradossalmente (ma non troppo), dopo la prima manovra di rientro sono aumentate.
- Sul tema, leggasi anche Oscar Giannino, che riprende il tema-chiave di queste settimane: i tedeschi che non riescono a capire che un surplus è un deficit visto allo specchio, e che stanno deflazionando l’intera Europa. In questo quadro l’Italia appare la vera vittima della politica economica tedesca, a causa del nostro immobilismo, inteso come assenza di riforme per rilanciare crescita, produttività e competitività. Ma questa non è una notizia.
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