A questa domanda impropria risponde in maniera sbagliata il periodico di divulgazione scientifica (sigh!) FOCUS DR. Ho inviato per conto del Comitato Scientifico di Aspoitalia la seguente precisazione.
Gentile Direzione di FOCUS DR,
nel n. 21 della Vostra rivista è presente un dossier sull’energia che contiene alla pagina 72 diverse imprecisioni che rischiano di ingenerare un falso ottimismo circa l’effettiva disponibilità di risorse petrolifere nel mondo.
Alla domanda: “Quanto durerà il petrolio?”, voi rispondete: “Le stime sono contraddittorie. Alcune sono molto pessimistiche (20 anni o poco più), altre parlano di secoli. Negli ultimi anni, tuttavia, le riserve mondiali sono andate crescendo, anziché calando, in seguito alla scoperta di nuovi giacimenti e all’introduzione di nuove tecnologie d’estrazione… Secondo dati dell’OPEC… i giacimenti noti e sfruttabili in tutto il mondo garantirebbero ancora 1300 miliardi di barili, sufficienti per altri 85 anni. Il World Factbook della Cia ha stilato una lista dei paesi con le maggiori “riserve sicure”… e stima in 54 anni la durata media delle riserve dei primi 17 paesi di questa classifica, guidata da Arabia Saudita, Canada e Iran.
Tralasciamo il fatto che evitate di citare le fonti definite impropriamente pessimistiche (il pessimismo e l’ottimismo non sono categorie scientifiche). Innanzitutto, nessuna stima, “pessimistica” o “ottimistica” che sia, prevede che il petrolio finirà fra vent'anni. Anche le stime più conservative vedono una "coda" di produzione che si estende ben oltre i vent'anni. Confutare inoltre le previsioni “pessimistiche” sulla disponibilità di petrolio, con la notizia che le riserve mondiali starebbero crescendo, anziché calando, è sbagliato e infondato, perché in questo modo cadete anche voi nella confusione che spesso viene fatta tra i termini risorse e riserve. Le prime rappresentano la quantità totale di petrolio potenzialmente estraibile, le seconde sono le risorse effettivamente accertate e disponibili in un determinato momento. E’ evidente che, quando una parte delle risorse diviene realmente estraibile, perché viene scoperto e messo in produzione un nuovo giacimento di petrolio, questa quota va ad aumentare le riserve. Ma l’entità delle risorse rimane purtroppo inalterata ed è questa che conta quando si vuole fare una previsione ragionevole sulla disponibilità futura di petrolio.
Per quanto riguarda le citate previsioni di durata delle risorse petrolifere, la domanda che correttamente dobbiamo porci non è quando ma come finirà il petrolio. Spesso, i commentatori non esperti della materia, tendono superficialmente a considerare il meccanismo di esaurimento dei giacimenti petroliferi come quello che io definisco a “botte di vino”: nella cantina di una casa della ricca borghesia c’è una botte piena di vino. Durante una festa i proprietari cominciano a far spillare il vino, aumentando l’estrazione man mano che arrivano gli ospiti, fin quando l’ultima goccia di vino presente nella botte viene bevuta. Anche quando si fanno previsioni sulla durata del petrolio spesso si ragiona con questo schema mentale: posta x la quantità di risorse petrolifere ancora disponibili, si divide per la produzione annuale di petrolio e si ottiene in via approssimata (non tenendo conto della tendenza alla crescita della domanda petrolifera) la durata in anni delle potenzialità estrattive. Sfortunatamente però, la dinamica di esaurimento dei giacimenti petroliferi non segue uno schema così semplificato ma, per motivi geologici ed economici, raggiunto un picco di estrazione, la produzione comincia gradualmente ed irreversibilmente a declinare secondo un modello a campana, in cui il picco è approssimativamente collocato in corrispondenza di metà delle risorse disponibili.
Questo è il punto fondamentale: raggiunto il picco avremo consumato metà delle risorse, ma a produzione crescente, superato il picco avremo ancora disponibile l’altra metà delle risorse, ma a produzione decrescente e, aggiungo, a costi più elevati. Quindi la domanda giusta è: quando ci sarà il picco del petrolio? Secondo ASPO internazionale il picco potrebbe essere già passato o al massimo si collocherà in un breve intervallo intorno al 2010. Anche l’Agenzia Energetica Internazionale, dopo avere per anni negato l’esistenza del picco, ne ha ammesso l’esistenza e le loro previsioni, ogni anno che passa, si avvicinano sempre più a quelle di ASPO. Inoltre, di recente, l’autorevole giornale “Guardian” ha svelato che l’AIE avrebbe deliberatamente nascosto negli anni scorsi le difficoltà dell’offerta mondiale di petrolio rispetto alla crescita costante della domanda sostenuta dalle economie emergenti, per non “turbare i mercati internazionali”.
Per approfondire le tematiche sintetizzate in precedenza, vi consigliamo di consultare i nostri siti http://www.aspoitalia.it/ e http://www.peakoil.net/ .
Etichette: comunicazione, picco del petrolio
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