La Bolla cinese pesa sullo sviluppo

Anno nuovo, nuova tornata di critiche alla politica valutaria cinese che tiene il renminbi agganciato al dollaro. Mantenendo il tasso di cambio artificialmente basso, la Cina espande ancora di più il suo già enorme surplus delle partite correnti. Ciò impoverisce il resto del mondo e ostacola il processo di riequilibrio globale. Ecco un pronostico facile: il renminbi nel 2010 sì discosterà dal dollaro più che nel 2009 - difficilmente potrebbe muoversi di meno. Ecco invece un pronostico più azzardato: si muoverà di parecchio e potrebbe farlo in entrambe le direzioni. È tempo di crisi per la Cina. Non consentendo ora un sostanziale apprezzamento del renminbi, le autorità cinesi stanno correndo il rischio che in un secondo momento esso si deprezzi fortemente. Ora un apprezzamento contribuirebbe a raffreddare i surriscaldati mercati degli asset cinesi. Altrimenti la Cina rischia un collasso e un rallentamento dell´economia con una valuta più debole perché le esportazioni saranno l´unico gioco possibile. I mercati cinesi presentano tutti i sintomi di una bolla. Il perché non è un mistero: impedendo la fluttuazione del cambio, la Cina importa dall´estero condizioni monetarie accomodanti. Dei tassi d´interesse pari a zero possono essere giusti per un´Europa o per degli Usa ancora depressi, ma non lo sono per una Cina che marcia a pieno vapore e che assomiglia sempre di più a un motore surriscaldato. Gli eccessi sono visibili a occhio nudo. Nel 2009, sono triplicate le nuove costruzioni abitative; i prezzi degli appartamenti sono saliti del 25% a Shanghai e forse anche del 35% a Pechino solo nel secondo semestre. Date le limitate alternative, gli appartamenti sono diventati lo strumento principale della febbre speculativa che, ci è stato detto, pare stia cominciando a coinvolgere anche il mercato dell´aglio e quello dei peperoncini secchi, tutti segnali classici di un prossimo incidente. I funzionari cinesi si sono accontentati finora delle mezze misure, mentre per evitare che il fuoco che brucia già nel mercato immobiliare divampi ulteriormente, occorrono delle condizioni monetarie più stringenti. Lo scorso giovedì, la Banca Centrale ha finalmente alzato di poco i tassi d´interesse, a un livello tuttavia ancora pericolosamente basso per un´economia in pieno boom. Occorre che le autorità irrigidiscano ulteriormente la politica monetaria. L´unico modo per restringere in maniera efficace il credito è un sostanziale apprezzamento del renminbi. Finché esso resterà agganciato al dollaro, i tipi d´interesse alti non faranno altro che attrarre i capitali degli investitori cinesi di oltremare i quali, convinti che il renmimbi possa soltanto apprezzarsi, continueranno a superare i controlli. L´unica soluzione è una rivalutazione in un sol colpo. Con le mezze misure, il mercato immobiliare e l´economia continueranno a surriscaldarsi. Alla fine, la bolla scoppierà e ciò implicherà per la crescita un notevole rallentamento, anche superiore a quello compatibile con la stabilità sociale. Le autorità cinesi tentennano perché queste politiche hanno sostenitori influenti: gli esportatori, ma anche le società di costruzione che sono parte del boom immobiliare. Predire le crisi è facile, prevenirle è più difficile, in particolare quando ciò implica abbandonare delle politiche che, stando a tutte le apparenze, hanno funzionato così bene nel recente passato. Barry Eichengreen, (professore di economia e scienze politiche all´Università della California a Berkeley) Fonte: www.repubblica.it 14.01.2010 (Traduzione di Guiomar Parada)

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